Autore: Visitatore Topic: A Buccheri, in contrada Travana e Stretta, i resti di fornaci per la calce  (Letto 10559 volte)

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giordanobruno

  • Visitatore

La prima volta che per caso mi capitò di imbattermi in quella strana struttura pensai in un primo momento a un qualcosa di "naturale" tipo un qualche fenomeno vulcanico che facendo risalire in superficie una "bolla" di gas caldissimo proveniente dal centro della terra questo fosse rimasto "intrappolato" in una formazione argillosa, fondendone e rendendone compatto uno strato di un paio di centimetri mentre l'argilla circostante rimaneva friabile.
Dai resti superiori, quasi perfettamente semisferici pero' pensai anche a un probabile intervento dell'uomo e allora mi immaginai un qualcosa tipo un grande contenitore, probabilmente una cisterna, o un silos per contenere acqua o granaglie, o una variante delle famose "pidde" delle quali mi parlavano i vecchi (che me le indicavano come "scavate nella pietra nera" ma mai ne ho vista una) che venivano usate come depositi di vino quando le annate erano particolarmente abbondanti.

Una cosa era comunque chiara: la fusione che aveva subito l'argilla era dovuta a un "intenso calore"; e quindi ipotizzando l'intervento dell'uomo, più che il suo uso, mi interessava scoprire COME era stata realizzata quella "fusione dell'argilla" con temperature notevoli oltre i 900-1000 gradi raggiungibili solo insufflando aria a una combustione che immaginavo comunque a legna, non essendo ipotizzabile l'uso di "carbon fossile" visto che da noi non ne è mai stato trovato e verosimilmente non è mai stato utilizzato in epoca antica.

Parlandone in piazza con i miei amici, Antonio Vacirca mi mise sulla buona strada indicandomi che poteva trattarsi dei resti di una delle fornaci per produrre la calce viva che erano abbondanti in quella zona e che venivano utilizzate fino alla prima metà del secolo scorso.
In effetti sull'altro versante della dorsale a sud di Travana in contrada Frassino ne avevo vista una quando ero ancora bambino proprio all'interno del mio uliveto, che mio padre mi raccontava era utilizzata da mio nonno, ma la forma era "diversa" ovvero intanto era "quadrata", a ridosso di una parete rocciosa, e senza quella specie di "semi-duomo" nella parte superiore.

Fu così che un bel giorno, con un altro amico siamo andati a esplorare la zona alla ricerca di altre fornaci che lui ricordava bene e in effetti una assolutamente integra l'abbiamo trovata, nascosta fra rovi e arbusti dove, con estrema fatica, siamo riusciti a fare "un buco" per entrarci e quanto meno intravederla nella sua interezza.
Un'altra me l'ha indicata, da una distanza di un centinaio di metri ma si trova in una zona ormai inaccessibile mentre di altre, francamente non riusciva più a raccapezzarsi dove potevano trovarsi visto che la natura, dopo diversi anni si era "riappropriata" di quelle zone rendendocele ormai inaccessibili.
Per me che amo la natura la cosa ha fatto piacere, perché è l'unico modo che abbiamo di "conservare" certe cose del passato, altro che "valorizzarle".
Immaginate quanto può interessare una cosa relativamente recente a un eventuale pubblico di visitatori.
Nemmeno se glielo organizzi gratis, figurarsi poi a farlo a "pagamento".

Noi limitiamoci a far vedere questi resti, a farne uno schizzo, a indicarne l'ubicazione e quanto meno lasciare memoria che una cosa del genere esiste e verosimilmente continuerà ad esistere se nessuno le distruggerà prima, per migliaia di anni a venire.

Prima di passare alle foto e alle coordinate da scrivere su Google Earth per vedere dove si trovano voglio chiarire che in effetti è stato l'eccessivo calore nel corso degli anni ad aver "fuso" e reso compatto lo strato di 2-3 cm. d'argilla 

Le 3 coordinate esatte per individuare le tre fornaci di cui abbiamo parlato sono:

Fornace Stretta: (dove sono state scattate le foto) 37°09'32.90"N - 14°52'55.93"E
Le foto sono queste:






L'altra fornace che abbiamo chiamato Fornace Travana: (quella integra che abbiamo riportanto nello schizzo seguente) 37°09'58.70"N - 14°52'36.11"E



E l'ultima:
Fornace Frassino: 37°10'23.53"N - 14°53'18.21"E


La cosa che colpisce di più sulle fornaci usate da noi riguarda il metodo di calcinazione delle rocce utilizzato, che verosimilmente, specialmente quella sita in contrada Frassino, veniva usato un metodo antichissimo, semplice e funzionale anche se poco efficiente, già conosciuto dal mondo antico (Fenici, Romani e probabilmente anche altre civiltà evolute).
In epoca "industriale" in Europa si usavano delle fornaci come quella disegnata su wikipedia risalente al 1906 certamente molto più efficiente dal punto di vista del rendimento e a ciclo quasi continuo.

Infatti quella su wikipedia consente una alimentazione relativamente continua di legna e pietrisco e una estrazione dal retro in basso del pulviscolo di calce viva.

Le nostre invece andavano "accese", alimentate con le pietre carbonatiche e legna finche' le pietre non venivano completamente "arrostite" liberando in atmosfera l'anidride carbonica (CO2) presente nelle rocce composte principalmente da Carbonato di Calcio CaCO3 (ma anche di Carbonato di Magnesio MgCO3 e a Solfati ai quali in percentuali variabili è sempre associato.)

La reazione chimica endotermica (che avviene fornendo calore al sistema, e quindi grazie al fuoco) è la seguente:

CaCO3 + Calore(Q1) ---> CaO + CO2

ovvero monossido di Calcio (CaO) e anidride carbonica (CO2).

L'anidride carbonica liberata dalle rocce carbonatiche va in atmosfera insieme a quella prodotta dalla combustione della legna mentre il monossido di calcio si deposita sotto forma di un pulviscolo fine che una volta finito il procedimento e possibilmente mentre era ancora caldissimo veniva raccolto e chiuso in recipienti chiusi trattandosi della famosa "calce viva" fortemente igroscopica e fortemente esotermica (sviluppa calore) se viene a contatto con l'acqua.
Successivamente questa "calce viva" veniva spenta poco prima dell'uso in edilizia buttandoci dentro dell'acqua e lasciando che avvenisse la reazione di idratazione trasformandola in idrato di calcio:

CaO + H2O ---> Ca(OH)2 + Calore(Q2)

I nostri muratori antichi che usavano la calce nelle costruzioni sapevano benissimo che la calce viva all'atto di "spegnerla" con l'acqua "bolliva" letteralmente portandosi a temperature molto vicine ai 100 gradi e gli schizzi erano pericolosissimi soprattutto per gli occhi.
Io ho due amici, il primo che oggi vive a Monterosso, poco più grande di me, l'altro un po' piu' piccolo che oggi vive a Sortino, che ci hanno perduto un occhio per colpa degli schizzi caldi di calce mentre questa veniva spenta.

Per concludere, e ritornando alla curiosità iniziale di come fosse stata costruita la parete della parte superiore della fornace, e' probabilissimo che al momento di "costruirla" vi sia stata posta dell'argilla impastata con semplice acqua, o più semplicemente che quella forma si fosse sagomata bagnando l'argilla circostante e dandogli quella forma caratteristica; successivamente gli si è acceso un primo fuoco diciamo "di consolidamento" e successivamente nel metterla in produzione e dopo anni di utilizzo i fuochi per produrre la calce hanno fatto il resto lasciando oggi quello strato d'argilla uniforme fusa e consolidata dello spessore di 2-3 cm.

Nota per i giovani "ricercatori":

per chi non avesse ancora conosciuto la chimica e la tavola periodica degli elementi diamo di seguito il significato dei simboli usati secondo la nomenclatura internazionale:

H = Idrogeno - il primo elemento della tavola periodica; Numero Atomico 1
C = Carbonio - elemento con Numero Atomico 6
O = Ossigeno - elemento con Numero Atomico 8
Ca = Calcio - elemento con Numero Atomico 20

Il numero che nelle formule chimiche segue immediatamente il simbolo dell'elemento (o i simboli tra parentesi) indica il numero di atomi di quell'elemento presenti in quel composto.

 

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