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Pensare senza ringhiere

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Paolo Giardina:

Tutta la politica italiana si è ridotta nell'insignificante “essere o non essere con Renzi” (mica prima era diverso, c'era un altro soggetto). Ancora una volta l'Italia rotola attorno a se stessa, come un trottola, ecco giochiamo a “trottola”. Dove Renzi, gira attorno a se stesso e le opposizioni tentano di fermarlo, per metterlo sotto. Ma il gioco può durare all'infinito, incuranti del fatto che mentre noi giochiamo, il mondo va avanti, prosegue, si muove, modificandosi attimo dopo attimo.
Le derive autoritarie oppure i ladri di democrazia, sono soltanto effimere considerazioni di chi non ha le carte per distribuirle, vorrebbe averle. L'unica deriva autoritaria in cui crede è la propria.
Mentre discutiamo di derive autoritarie, un altra deriva è all'orizzonte, una specie di “soluzione finale”, che ci sta impoverendo anche culturalmente.
Si rende necessario ripensare la politica al di fuori degli schemi tradizionali. L'individuo può affermarsi come tale solo nella pluralità. Solo nel rapporto con gli altri l'uomo può vivere l'esperienza della libertà. (Arendt)
Ripensare la politica non è quello che fa Renzi, che assomiglia sempre più al comportamento di tanti Sindaci, da Siracusa ad Udine: rappresentare i cittadini nelle istituzioni con un mandato che non vincola i rappresentanti ma i rappresentati e li vincola alla volontà dei rappresentanti.
Il processo decisionale nasce da una discussione e termina nella decisione. Quello che manca è la discussione, perchè chi ci rappresenta crede di essere depositario di tutte le verità possibili ed immaginabili, per cui ritiene inutile ( a volte improponibile) ogni confronto.
E noi, come gli asini, prendiamo la paglia anziché l'oro (Eraclito).
L'unica cosa certa è che siamo pecore, alcuni appartenenti al gregge renziano, altri a quello berlusconiano, altri a quello grillino, e poi ci sono i “moralisti”, ma quelli sono una razza perfetta, superiore, che non transige sull'esteriorità dell'etica, persone che vanno in giro con la Costituzione e un paio di pensioni, e non appena “uno” sbaglia un congiuntivo sono pronti a crocifiggerlo.

Nella sostanza, siamo più uguali di quanto possiamo immaginare, non solo tra di noi, ma siamo uguali alle bestie.
Fino a quando, le pecore, possono tirare a campare lo stato delle cose è accettato, ad un certo punto scatta la modalità rivoluzione, un pò di casino, più o meno cruento, per poi ritornare al centro, al punto di partenza.
Il vero limite della (nostra) società è la sua parcellizzazione, l'esistenza di migliaia di diritti ad ognuno dei quali corrisponde un piccolo gruppo che li rivendica.
Le lotte per l'emancipazione devono essere totali, ogni lotta di parte è negativa ed è destinata a fallire. Le lotte elitarie, servono soltanto per spostare singoli individui dalla precarietà al “posto fisso” nella società.

Tutto dovrebbe tradursi in un indispensabile “armonia degli opposti”. A quel punto anche l'asino, sceglie l'oro, piuttosto che la paglia.

paolo.giardina@virgilio.it

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