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Il cottarellismo all'italiana.
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Paolo Giardina:
Un commissario alla spending rewieu fa pari con colui che vuol cominciare la dieta, ma la rinvia sempre a domani. Tutto il lavoro del "Cottarello" e di tutti i cottarelli che lo hanno preceduto e seguiranno, si può ridurre a questa massima: "ad ogni spreco riscontrato, anche il più piccolo, corrispondono posti di lavoro, in carne ed ossa".
Bene. Negli ultimi cinquantanni, evitando di affibiare responsabilità a destra e a manca, al cielo ed alla terra, in quanto vanno ripartite in egual misura a tutta la politica ed a tutti i cittadini, siamo stati capaci di creare una quantità infinita di “carrozzoni”, in numero smisuratamente maggiore rispetto a quello che Cottarelli ha individuato, caratterizzati da inutilità ed inefficienza impareggiabili. Abbiamo “ingegnato” un meccanismo, una macchina sociale perfetta, che in quanto invenzione, è tale da far specie ad Archimede e Leonardo messi insieme, con la quale, tramite una trattativa permanente tra Stato e cittadini, talune volte con l'aiutino di organizzazioni più o meno criminali, abbiamo distrutto la nostra ricchezza. Ancora oggi, questi carrozzoni, continuano ad essere “concepiti”, dalla provincia di Trento a quella di Siracusa. Al momento della nascita si sprigiona una felicità terrena coinvolgente, paragonabile solo a quella di un vero nascituro. Il meccanismo è questo. Mettiamo, alla guida qualche politico, per pseudo meriti acquisiti sul campo, e un numero di “lavoratori” indefiniti, anche loro per pseudo qualità, poi dopo qualche tempo ci accorgiamo, sorpresi (per finta) dell'inutile errore, gridiamo allo scandalo, al punto da inventarci un commissario, con il compito di... scoprire l'acqua calda.
Ebbene, la nostra sfacciataggine è illimitata, questo meccanismo ci piace e lo consideriamo sacrosanto se ne siamo partecipi, lo deploriamo e lo biasimiamo se soccombiamo e sono gli altri a goderne.
Nell'attimo in cui tentiamo di guardare in faccia la realtà... è una botta di fine del mondo, per cui è “più meglio” riattivare la modalità gioco, quella della lotta politica per il potere, che consente soltanto di cambiare il "manovratore", fermo il resto.
“Munnu ha statu e munnu è”. A “spartire” le carte è la natura che continua a prendersi gioco di noi da sempre, e fin dall'origine il nostro ruolo è quello di lasciarci prendere...
paolo.giardina@virgilio.it
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