Dialogo tra uno del continentale ed uno siciliano, sulla Mafia.

[Paolo Giardina]

La mafia è qualcosa di “terribilmente serio e grave”, che scherzarci su può apparire irriverente. Però considerato che i mafiosi pretendono di essere presi sul serio, noi li prendiamo per... quel posto. In sostanza ci fidiamo di Peppino Impastato: “La mafia che è una cosa seria, si può sconfiggere soltanto con la derisione e l’ironia, che sono due armi micidiali”.

Immaginiamo allora, un non siciliano, un settentrionale, propriamente uno del continente, che arriva in Sicilia, e al primo malcapitato passante, dovesse chiedere:

Ma la mafia in Sicilia esiste?

Dutturi Sabbinirica, ma che domande fa. Se esiste l’antimafia certo che esiste la mafia. Ma se lei  l’avesse domandato all’Onorevole Salvo Lima, avrebbe risposto (La Stampa-Novembre del 1989): “Non sarò io a negare l’esistenza della mafia , ma per lo più sono voci, sussurri, sospetti”.
Poi c'è quel buttanissimo fiore germogliato nel cuore di un deserto, conosciuto come Pietrangelo Buttafuoco, apologeta della solennissima trinità, cioè dell'esistenza contemporanea di “mafia, lotta alla mafia e mafia dell'antimafia.”

Ma qui, in Sicilia, come fate a capire se una persona è mafiosa?

“Ci” rispondo con le parole di Pino Caruso, grande comico Palermitano,“I mafiosi sono intelligentissimi. Gli manca solo la parola”,

Ma questa è una profonda riflessione, considerando che il mafioso proprio sull’omertà, fonda il suo potere.

Però, gli anti-mafiosi hanno la parola, e parlano per loro e per gli altri.

Mi scusi, ma come si può sconfiggere la mafia?

Caro mio, qui è dove il discorso diventa terribilmente serio e grave. Vengo e mi spiego. Ma se esiste l’onore degli uomini di mafia, perché non dovrebbe esistere l’onore degli uomini antimafiosi.

Gliela dico con il più immenso dei siciliani, Giovanni Falcone, un uomo di parole e di fatti, la faccio breve: “non tutti i Siciliani sono mafiosi, e non tutti i mafiosi sono delinquenti”, e ci sono molti mafiosi e delinquenti, anche al nord, senza “cuoppila”, “allicchittiati”, con giacca e cravatta, anche nel Palazzo. Glielo dico, altrimenti... “pari ca unu è babbu e nun capisci”.

E poi c'era un altro signore siciliano, di intelligenza raffinata, Giuseppe Fava, di figli così la natura non ne ha più fatti, che dopo aver intervistato un capo mafia di quelli importanti, quasi ne esaltò il suo essere, ma nel momento stesso in cui pensò questo, si ricordò della mafia, e non se ne fece niente.

Oppure, in ultima istanza, le posso rispondere con le parole di un altro siciliano, illuminato e  spirito libero, Leonardo Sciascia, “si rici ca rissi”: “Se lo Stato italiano volesse davvero sconfiggere la mafia, dovrebbe suicidarsi!”. In questo modo ci mettiamo un pizzico di Trattativa, che è proprio “comu o zucchiru” non guasta bevanda, ne parlano tutti libri, giornali, televisione, films, e vendono, “e comu”.

Ma c'è un modo per sconfiggere la mafia, ed è tutto nelle parole di una “picciridda” Rita Adria:
“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci”.


Il dialogo finisce qui, la lotta per la legalità stenta ancora a decollare.


A proposito dell'autore:
Archivio > P.S.