
I primi ad avere un idea di uomo universale furono i Greci, ma da sempre l'umanità si è rappresentata nella divinità. Gli “
antichi” si “
inventarono" dei modelli da imitare, dandogli sembianze umane, a voler dimostrare la superiorità dell'uomo sugli altri animali.
Senofane, attorno al 500 a.c. Scriveva “
… Lo pensi se i cavalli ed i leoni e i bovi al par degli uomini sapessero dipinger con le mani e usare lo scalpello come presenterebbero gli dei agli uomini stupìti? I cavalli farebbero i cavalli e i bovi i bovi e noi vedremmo dei, col corpo di cavalli, con la criniera fulva dei leoni e con le corna impavide dei tori...”
Duemila anni dopo,
Niccolò Machiavelli, descrisse una figura ideale di
“principe” nella quale convive la doppia natura,
uomo- animale, rifacendosi alla mitica figura del centauro, come metafora essenziale ed efficace per la gestione del potere.
Non esiste quindi una netta frattura tra il mondo degli antichi e quello dei moderni, l'esigenza di rappresentarsi è sempre stata propria dell'uomo.
E noi, nel nostro tempo “
contemporaneo”, come potremmo rappresentare noi stessi, a quale divinità possiamo ispirarci?
Ecco, mettendo insieme Senofane e Machiavelli, il “
potere” si ispira al “
principe”,(la capacità di usare la forza come gli animali e la ragione come l'uomo), il nostro mito, quello del "
popolo", potrebbe essere un centauro, con i piedi ed il busto umano, ma con la testa di... “
sceccu”.
Da queste parti si dice “
Attacca u sceccu unni voli u patruni”, attacca l'asino dove vuole il padrone, per dire di fare sempre quello che vuole chi comanda.
Guardando un pò indietro nel tempo, chi comanda cambia ogni tanto. Fermo il resto.paolo.giardina@virgilio.it
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