Autore: SC Topic: LA COOPERATIVA APOLLO E IL FRIGOMACELLO  (Letto 3532 volte)

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LA COOPERATIVA APOLLO E IL FRIGOMACELLO
« il: 14:43:38 pm, 07 Giugno 2015 »
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  • Pubblico la relazione del dr. Giuseppe Messina il presidente della cooperativa apollo, letta al consiglio comunale aperto sul Frigomacello



    http://www.coopapollo.it/prestashop/it/content/44-frigomacello
    Citazione
    LA COOPERATIVA APOLLO E IL FRIGOMACELLO

    Premessa

    Mi preme innanzitutto ringraziare i decisori politici che hanno voluto questo incontro per discutere di una questione che non appartiene alla categoria degli imprenditori agricoli ma all’intera comunità degli Iblei per le sue implicazioni nel caso si vada in una direzione o in un’altra.
    Un ringraziamento particolare va al Presidente del Consiglio Comunale che con tempismo ed efficienza ha posto in essere l’iniziativa in parola.

    Il contesto per capire
    In una situazione di smobilitazione generale, di emarginazione del settore agricolo e della zootecnia in particolare, una dozzina d’anni fa l’Amministrazione Provinciale decise di realizzare nell’area montana e segnatamente nel Comune di Palazzolo Acreide, centro del territorio degli Iblei e baricentro fra due province a segno spiccatamente agricolo e zootecnico, Ragusa e Siracusa, un frigo macello. La possibilità di realizzare l’opera si creò con il Patto territoriale per l’agricoltura Val d’Anapo, utilizzando le economie di interventi privati i cui titolari avevano rinunciato ai finanziamenti e superando le logiche spartitorie in funzione di favorire l’intero territorio per un’opera di interesse comune.
    Non possiamo parlare in senso stretto di programmazione ma di un’opportunità occasionalmente fornita. Paradossalmente se quegli imprenditori non avessero rinunciato ai finanziamenti per i quali avevano pure sottoscritto un impegno, stasera non saremmo qui a discutere del frigomacello.

    C’è da chiedersi quindi se la scelta voleva essere una risposta in cui, nolenti o volenti, l’agricoltura costituiva e costituisce l’asse portante dell’economia di un territorio rivolto, suo malgrado, alla qualità totale attraverso i suoi beni paesaggistici, monumentali, archeologici e culturali destinati a patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco e nel quale l’agroalimentare è il fondamentale collante per la riqualificazione e il rilancio dell’economia dell’intero territorio ibleo. Se così è appare logico che il valore aggiunto che si realizza con l’attività di macellazione sia assicurato all’allevatore e quindi al territorio ibleo. Oppure se la scelta è stata una semplice operazione di facciata, frutto degli uffici preposti che non sapevano cosa fare.
    Vedremo questo nei fatti.

    E’ però da ricordare che con il Protocollo d’Intesa sottoscritto il 4 aprile 2013 dai sette sindaci dell’area iblea, il presidente del Gal e il Presidente della Provincia Regionale di Siracusa, con l’obiettivo di coordinare le azioni di valorizzazione del mattatoio comprensoriale di Palazzolo Acreide, vennero definiti i principi-quadro dell’affidamento a terzi del servizio di gestione del Mattatoio comprensoriale. In essi, pur riconoscendo l’importanza della struttura al servizio del territorio e degli allevatori, veniva ipotizzato un gestore privato che operasse nel solco di una gara ad evidenza pubblica nella forma del pubblico incanto con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Con la Perizia di Variante del 9 agosto 2013, approvata con Determina Dirigenziale n.75 in considerazione della particolare stato di crisi in cui versa l’intera filiera delle carni in Sicilia, si decise di: 1) ridurre i costi legati ai consumi energetici e quelli relativi all’impianto di depurazione; 2) attrezzare la zona lavorazioni carni destinandole maggiori spazi e dotandola di attrezzature per il sezionamento e il confezionamento delle carni pronte per la commercializzazione; 3) prevedere all’interno del bando per la gestione dell’opera delle condizioni che consentano l’effettuazione della fertirrigazione attraverso l’utilizzazione dei reflui del mattatoio.

    Il nostro punto di vista

    Per capire l’importanza dell’iniziativa, quale probabile ultima possibilità per un rilancio dell’allevamento da carne, occorre capire i segnali quasi impercettibili di crescita del comparto nella nostra provincia, segnali che dovrebbero trovare un riscontro coerente con le scelte dei decisori politici se non si vuole affossare definitivamente quel poco che gli imprenditori da soli sono riusciti a costruire in questi anni.

    La vicenda del frigomacello va vista dunque alla luce di questi fatti.

    Se si considerano i risultati della politica agraria in Sicilia degli ultimi 40 anni, scaturisce un bilancio decisamente negativo che si può rappresentare nella capacità di autoapprovvigionamento alimentare della regione che è sceso ad appena il 20% nel suo complesso; al 25 % per il latte e al 20 % per la carne!
    Un disastro di dimensioni epocali nonostante i miliardi spesi per i vari PSR, per la ricerca, la sperimentazione e che ha fatto del nostro territorio un luogo di conquista per chiunque ha da vendere del cibo per gli oltre 5 milioni di abitanti di quest’isola o collocare concimi, mangimi, materie prime, animali da allevare e quant’altro ai sempre meno imprenditori costretti a fare quel mestiere per mancanza di alternative se non quella dell’emigrazione.
    Con i sistemi produttivi adottati la zootecnia perde e i benefici vanno ai mangimifici, ai produttori di integratori, alle case farmaceutiche, ai macellai e a ben noti gruppi industriali che rastrellano ai prezzi che vogliono le vacche a fine carriera per farne hamburger così come i vitelloni, ecc. Per non parlare del latte!

    I dati che si commentano da sé non lasciano spazio alcuno a spiegazioni o giustificazioni e che hanno avuto e hanno una grave ripercussione sull’occupazione, sull’assetto del territorio, sulla tenuta dei suoli, sulla qualità del cibo (qui non si produce latte o carne senza alimenti geneticamente modificati!) e quindi sulla salute e la qualità della vita dei siciliani. Ripercussioni anche sul piano culturale che ha reso l’agricoltura un settore marginale.

    Seguendo la linea del ragionamento fin qui sviluppato, appare del tutto evidente ricordare come, in primo luogo “non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che lo ha creato”, come giustamente sosteneva Einstein.
    In secondo luogo, nel prendere atto che le risorse pubbliche spese in questi trent’anni in agricoltura e nella zootecnia non hanno di fatto generato alcun beneficio per gli imprenditori agricoli, per il territorio e per i consumatori, occorre pensare ad un nuovo modello che metta al centro l’agricoltore, l’azienda, il suolo agrario e il territorio, la sostenibilità ambientale e la qualità del cibo da offrire ai consumatori.

    Il frigomacello, in quest’ambito, costituisce quindi una tessera fondamentale del nostro ragionamento.

    Il frigomacello e il senso di una proposta

    Le problematiche legate al frigomacello e alla conseguente proposta per la gestione, si possono riassumere, a nostro parere, in due insiemi: le questioni tecniche e finanziarie e il percorso amministrativo.

    a)   Le questioni tecniche e finanziarie
    In questo ambito esistono due ordini di problemi legati il primo al mattatoio in senso stretto; il secondo alla fase di avvio e al capitale di esercizio occorrente per intraprendere l’attività del mattatoio.
    In linea di massima esprimiamo un giudizio largamente positivo sulla struttura e sulla qualità nella realizzazione. Le varie modifiche al progetto programmate, consentirebbero inoltre di realizzare una lavorazione e parziale trasformazione della carne, qualora si procederà all’acquisto dei beni relativi.
    L’opificio tuttavia presenta, dal nostro punto di vista, alcune insufficienze:
    1)   Area di scarico degli animali vivi;
    2)   Linea di macellazione suini;
    3)   Assenza di locali per la guardiania;
    4)   Apertura e chiusura automatica cancello principale;
    5)   Gruppo elettrogeno;
    6)   Macchinario per l’allontanamento rapido e meccanizzato degli stomaci;
    7)   N. 2 bobcat;
    8)   Gru per sollevare, cisterne, macchinari, ecc.;
    9)   Arredo e uffici (mobili, pc, ecc.);
    10)   Carro botte e spandiliquame;
    11)   Camion per trasporto animali vivi;
    12)   Furgone frigo per trasporto carne;
    13)   Attrezzature di riserva per la macellazione (coltelleria, ecc.).

    Riteniamo che per quanto riguarda il camion per trasporto animali vivi; il furgone frigo per trasporto carne e le attrezzature di riserva per la macellazione (coltelleria, ecc.) si potrebbero utilizzare, con la proposta di seguito illustrata, in quanto in possesso del Comune di Palazzolo per effetto della dismissione del mattatoio comunale contestualmente all’apertura di quello in trattazione.

    Alle mancanze degli altri macchinari, ecc. si dovrà necessariamente far fronte con capitali da parte dell’ente gestore cui si aggiungeranno le spese relative ad una assicurazione contro furti, incendi e attentati oltre alla provvista necessaria per far fronte a tutta la fase di avvio (pagamento personale, materiali di consumo, energia, acqua, smaltimento rifiuti, ecc.).
    E’ bene sottolineare che le problematiche della gestione di un mattatoio, oltre alla contrazione dei consumi della carne che rende più rischiosa la gestione, ruotano attorno ai costi energetici (corrente elettrica e acqua), a quelle sullo smaltimento dei rifiuti e al personale. La possibilità della fertirrigazione mentre risolverebbe parzialmente i costi energetici, non risolverebbe quello del costo dell’acqua e del suo “spreco” (da 300 a 500 litri per UBA - Unità Bovino Adulto) in quanto non è stato previsto presumiamo per motivi finanziari un suo riutilizzo; cosa che, invece, andrebbe verificata in termini di costi già da subito. Si pone inoltre la necessità di realizzare un impianto per la produzione di biogas da rifiuti organici prodotti nel mattatoio e magari un impianto fotovoltaico (ftv) per abbattere i costi dell’energia elettrica; mentre per il riscaldamento dell’acqua per la lavorazione dei suini macellati, ecc. questo verrebbe assicurato dal metano. Si ricorda infine che ancora l’Enel non ha provveduto ad installare la cabina, mentre non è dato sapere se qualcuno dei responsabili deciderà di utilizzare il ribasso d’asta, nell’attesa che il Ministero dello Sviluppo Economico prenda una decisione sul punto e proporre quindi una variante in sanatoria.
    Non è stato previsto, infine, nell’appalto l’obbligo all’impresa costruttrice di gestire almeno per 24 mesi il manufatto, cosa del tutto normale per lavori pubblici del genere. Tale fase di gestione sarebbe servita per verificare l’effettiva funzionalità ed efficienza degli impianti anche da un punto di vista dell’economicità oltre che ad evidenziarne ed eliminare eventuali vizi. Di tanto si dovrebbe tenerne conto nella proposta e ipotesi di gestione.

    Con queste premesse appare del tutto illusorio ipotizzare che la gestione del frigomacello, possa essere affidata a un soggetto diverso da un gruppo industriale o finanziario, e non certo a una cooperativa di semplici allevatori, ammesso pure che ci sia questa volontà sul piano politico e conseguentemente, su quello amministrativo, sui quali, peraltro, si è tentato a vari livelli e circostanze di non far costituire.

    b)   Il percorso amministrativo
    Il ragionamento su cosa fare sul piano amministrativo deve partire, a nostro giudizio, dalla variante del 9 agosto 2013.
    Con tale perizia di fatto il Protocollo d’Intesa viene annullato, posizionando gli allevatori come primo soggetto giuridico per la futura gestione del frigomacello e inserendo questo quale segmento del ciclo di produzione e della filiera. Il Protocollo, tuttavia non è stato né revocato né modificato. Né si hanno notizie circa atti o azioni, come previsto dall’art. 5 del citato protocollo del Coordinamento politico-amministrativo o magari di semplici iniziative politiche e amministrative.
    Fatto sta che nel novembre 2014 è nata la Cooperativa Zootecnica Apollo che raccoglie ben 18 aziende con una produzione annuale di bovini da macellare che supera il migliaio oltre al Suino nero siciliano, ecc. e che prevede già per statuto la possibilità di applicare le fertirrigazione così come previsto dalla citata normativa. E’ da ricordare inoltre che nell’ambito della cooperativa esistono ben sei aziende che producono con il metodo biologico con conseguenze dirette circa le norme e l’organizzazione interna del macello.

    Conclusioni
    Occorre innanzitutto sottolineare che è essenziale considerare, prevedere e attuare un periodo di avvio dell’impianto per almeno 24 mesi a cura del gestore e con oneri a carico dell’ente o se dovessero emergere vizi o problematiche connesse all’effettiva funzionalità del frigomacello alla ditta costruttrice

    In secondo luogo è bene che i decisori politici dichiarino da subito se l’impianto deve rimanere per la gestione al territorio, assicurando il controllo pubblico e con la determinazione di restituire il valore aggiunto al settore zootecnico in generale e agli allevatori in particolare, organizzati e strutturati non escludendo opportune collaborazioni o associazioni o effettuare una gara ad evidenza pubblica nella forma del pubblico incanto con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per la ex Provincia.

    Questa è una scelta politica!


    Da quanto precede, a nostro modesto avviso, e previo verifica sul percorso amministrativo si possono prefigurare due scenari possibili:
    1)   Una gara d’appalto “aperta” al migliore offerente che presenti i titoli di legge che, sufficientemente dotato di risorse e di esperienza sia nelle condizioni di gestire l’opificio nel suo proprio interesse, con tutti i rischi che tale scelta, se risultasse errata, potrebbe avere sul territorio e sull’economia locale;
    2)   L’attribuzione da parte dell’ex Provincia, quale concessionario o altra forma giuridicamente corretta, al Comune di Palazzolo Acreide che, nell’ambito delle sue prerogative potrebbe promuovere forme di gestione che rispettino le seguenti condizioni:
    a)   Una società mista costituita da un socio pubblico e almeno due soci privati di cui uno che possa apportare alla compagine capacità imprenditoriali e gestionali, e in grado di poter affrontare, anche economicamente, la difficile fase di start up, e uno costituito da allevatori locali, opportunamente organizzati, che garantisca la qualità delle carni, la possibilità della fertirrigazione in terreni vicini, giustificando un investimento così importante con un altrettanto importante impatto sull’economia locale;
    b)   Ai soci privati spetterebbe di svolgere le prestazioni definite in modo chiaro e preciso nella convenzione e rientranti nell’oggetto sociale;
    c)   Il socio pubblico svolgerebbe il ruolo del “controllore” in seno agli organi decisionali dell’impresa comune.
    Va osservato, infine, che tale proposta non realizza una “privatizzazione” del servizio dal momento che il governo resterebbe in capo all’ente pubblico visto anche che la maggior parte dell’attività sarà svolta a favore dell’ente (comunità locale e quindi territorio) affidante.
    Altro aspetto rilevante è che le eventuali ulteriori infrastrutture quali l’impianto di biogas e altro potrebbero realizzarsi come opere pubbliche con tutti i benefici formali e burocratici immaginabili.
    La Cooperativa Apollo è sufficientemente dotata di competenze ed esperienza, maturate da diversi soci nell’ambito dell’attività di commercializzazione, macellazione, lavorazione e trasformazione in numerosi anni di attività; oltre, naturalmente a mettere a disposizione le risorse umane per il lavoro e i terreni per la fertirrigazione. L’ente, tuttavia, per la sua recente costituzione, non dispone allo stato delle risorse necessarie per far fronte in toto per la gestione e funzionalità del frigomacello. Un secondo partner privato, con specifiche caratteristiche potrebbe completare il quadro della struttura manageriale dell’intrapresa.

    Dr. agr. Giuseppe Messina – Presidente Cooperativa Apollo – Palazzolo Acreide (SR)


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