Autore: negi Topic: Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana  (Letto 5447 volte)

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Offline negi

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Per chi lo volesse, nel link in basso de La Civetta, si possono seguire le registrazioni video delle corferenze con Marco Bersani, Maurizio Pallante, Tonino Perna e Leonardo Becchetti, interessantissime e che a noi che abbiamo partecipato hanno dato nuove consapevolezze e desiderio di partecipazione.
Uno stimolo forte e concreto che ci spinge ad agire dal basso verso l'alto, che ci spinge ad agire localmente per sviluppare cambiamenti globali. Utopie, sogni, che possiamo far diventare realtà restando insieme e solidali. Nella pagina creata nel sito de La Civetta potete leggere anche le interviste ai personaggi invitati e il manifesto dell'associazione Siracusa Resiliente, che ha anche tra i suoi propositi quello di espandersi nella provincia, per cui io e altri concittadini che hanno partecipato alla sua nascita, e ai quali stanno a cuore questi temi trattati e gli altri che affronteremo in fututo, ci prenderemo il compito di  presentare, dopo l'estate, questa associazione ai cittadini di Palazzolo, con la speranza che molti di voi partecipino e collaborino con le proprie idee e competenze per realizzare quello che ci insieme proporremo di realizzare, creando anche un manifesto che si ponga lo scopo di risolvere le emergenze locali. Buona letturae grazie per l'attenzione.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=64&Itemid=175

Siracusa Resiliente, giovane creatura della società civile siracusana, ha portato in porto questo primo ciclo di seminari che servivano all’approfondimento delle tematiche che stanno alla base del documento “Quale economia per una società più giusta?” che abbiamo approvato e divulgato da gennaio u.s.

Siamo partiti dalla riflessione che viviamo in un momento di grave crisi che non riguarda soltanto l’aspetto economico di cui tutti parlano, ma riguarda anche l’aspetto  ambientale, sociale e democratico.
Quattro crisi che trovano alimento reciproco e che si incrementano contemporaneamente. Pensiamo che l’opinione pubblica e la politica si interroghino poco su queste quattro crisi e sulle risposte che dovrebbero essere messe in atto prima che sia troppo tardi.
Per questo abbiamo invitato quattro esperti ( Marco Bersani, Maurizio Pallante, Tonino Perna e Leonardo Becchetti) che hanno confermato le nostre preoccupazioni, che ci hanno illuminato sui motivi che hanno causato e che perpetuano queste crisi e che ci hanno dato nuovi spunti per un lavoro ed un impegno politico in tal senso.
E’ stato utile coinvolgere nel dibattito alcune voci critiche di sindaci, parlamentari, sindacati, rappresentanti delle forze produttive perché senza un dibattito schietto ma leale non potrà mai esserci il cambiamento e la reale sensibilizzazione della classe dirigente.
Non voglio ripercorrere in questo intervento i temi sollevati, La Civetta ne ha dato ampio risalto nei mesi scorsi e su You Tube si possono trovare le registrazioni integrali, ma vorrei solo segnalare che a queste 4 crisi sono anche collegate due problematiche che preoccupano molto l’opinione pubblica, il fenomeno dell’immigrazione di massa ed il terrorismo, che trovano risposte sempre più da “israelizzazione del territorio europeo”, cioè trovano risposte autoritarie, di guerra e di chiusura se non si riusciranno a trovare soluzioni per attenuare le 4 crisi suddette e se non si comincia a ragionare in termini di cittadinanza mondiale.

Elenchiamo ora le strade percorribili per potere continuare a dare il nostro contributo alla risoluzione di questo quadro così complesso:

1.   A livello individuale: a) promuovere un cambiamento culturale ed interiore che punti ad una scala di valori fondata sull’accoglienza, il rispetto, il dono, la partecipazione, la solidarietà: non ci può essere alcun cambiamento se non partiamo da noi stessi; b) acquisizione di nuovi stili di vita che punti sull’autoproduzione, il risparmio energetico, la sobrietà, l’adesione a Gruppi di acquisto solidale; c) il voto con il portafoglio acquistando solo in punti vendita che privilegiano le produzioni locali, il biologico, la condizione dei lavoratori, il sostegno ai paesi del Sud del mondo come la rete del commercio equo e solidale e  che non abbiano al suo interno slot machine e scegliendo solo Banche che abbiano bilanci trasparenti, che non facciano speculazioni finanziarie e che finanziano progetti reali di sviluppo, solidarietà e di aiuto ai cittadini come la Banca Etica.

2.   A  livello formativo e di animazione del territorio: a) nei comuni della nostra provincia, dove sarà possibile, creare dei gruppi di riflessione e di approfondimento su questi temi, anche per interagire con le amministrazioni locali per chiedere i cambiamenti possibili così come dopo specificato; b) chiedere uno spazio nelle scuole per dialogare con il corpo docente e con i ragazzi su tutte queste tematiche.

3.   A livello imprenditoriale sostenere le imprese sociali che puntano al rispetto dell’ambiente, al turismo sostenibile, all’inclusione sociale. In tal senso durante i seminari abbiamo ascoltato le esperienze dell’Arcolaio e di Terra di Pace.

4.   A livello associativo sostenere le iniziative delle associazioni ambientaliste che lottano per l’educazione dei cittadini per la salvaguardia e la buona fruizione dei nostri beni archeologici, architettonici ed ambientali, per la difesa del territorio contro i continui attacchi edificatori e per il sostegno delle istituzioni, come la Sovraintendenza, quando si mette a servizio dei nostri beni su menzionati; inoltre le iniziative di Associazioni come Libera da sempre schierata contro la corruzione e  la mafia.

5.   A livello politico-amministrativo sostenere e stimolare le amministrazioni locali per scelte coraggiose ed innovative che puntino al rispetto dei beni comuni ( acqua pubblica e le case dell’acqua, rispetto dei luoghi, rigenerazione urbana, mobilità, verde pubblico, spazi sociali etc.), al risparmio energetico ( applicazione rigorosa delle certificazioni energetiche), alla partecipazione dei cittadini alla vita democratica e sociale della città, alla creazione di una moneta locale ed a politiche di inclusione sociale.

6.   A livello politico regionale chiedere una forte azione riformatrice in favore di una legge che permetta il riciclaggio dei rifiuti con la crezione di filiere produttive, di iniziative che favoriscano politiche energetiche innovative senza l’appiattimento sui combustili fossili e di politiche di reale integrazione di tutti i cittadini.

7.   A livello politico nazionale chiediamo una attenzione ed una capacità di affrontare le problematiche della finanza e delle banche ( legge sulle transazioni finanziarie, distinzione chiara tra banche commerciali e banche di investimento, nuova politica di gestione del debito pubblico coalizzandoci con i paese del Sud europa a partire dalla Grecia ed una reale vigilanza sugli investimenti in derivati che tanto danno hanno fatto alle casse dello Stato e degli enti locali), il rispetto per le banche popolari e di credito cooperativo, una politica energetica che dipenda sempre meno dai combustibili fossili ed infine il rispetto per i principi fondamentali della nostra carta costituzionale che non faccia mai venire meno la rappresentanza delle minoranze, l’equilibrio dei poteri e la reale partecipazione dei cittadini.

In queste direzioni si muoverà Siracusa Resiliente nei prossimi mesi nella speranza di sensibilizzare le coscienze dei cittadini e della politica per tentare di affrontare e risolvere problematiche che diventano di giorno in giorno sempre più complesse e drammatiche.
Il portavoce di Siracusa Resiliente Tati Sgarlata.


« Ultima modifica: 14:59:42 pm, 21 Giugno 2015 da negi »

Offline negi

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L'idea, che può sembrare stupida e inconsistente, che segue ai propositi del portavoce di Siracusa Resiliente, e che NOI abbiamo individuato per legare la comunità acrense è quella delle "PAROLE" e del loro senso, PAROLE individuate come strumenti capaci di creare società e quindi "COMUNITA'". Vocabili fondamentali che oggi sono svuotati del loro vero vero significato. E' un sogno, un'utopia, ma in un mondo sempre più egoista e individualista vale la pena tentare.

Iniziamo a porre in evidenza la prima parola che ci ha riuniti in questo progetto "RESILIENZA".

1) Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
2) In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

La resilienza è in altri termini la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita  nonostante situazioni difficili che fanno pensare a un esito negativo. Che nel nostro caso è una crisi profonda in cui oggi gli eventi globali ci obbligano a vivere. Una crisi finanziaria, ma anche e soprattutto di legami sociali, legami, questi, che noi crediamo indispensabili per creare una comunità unita e solidale, che ci permetterebbe, a nostro avviso, di affrontare con meno difficoltà il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Ognuno di voi, da qui alla presentazione dell'associazione, potrà, se lo vuole, mettere in evidenza una o più "PAROLE", spiegandone il significato e il perchè della scelta, parole che ci permetteranno, cercando di attuarne concretamente il loro significato,  di proseguire nel nostro comune progetto  di rendere la nostra vita migliore all'interno della COMUNITA'.

Io inizio questo gioco, che un gioco non è con una parola a me molto cara, e che reputo importantissima"CULTURA", le riflessioni e gli spunti che seguono dedicate ad essa sono tratte liberamente da un piccolo saggio di G.Zagrebelsky: "Fondata sulla cultura"ed. Einaudi.

"Il posto della CULTURA". .....Cultura come fatto sociale che ha che vedere con lo stare insieme, con il formare società. Cultura e Coltura hanno la stessa radice, comune alla voce verbale  colere. Come c'è per esempio, l'agri-coltura , così si potrebbe dire socio-cultura. Nell'una - la coltura - l'ambiente è la terra; nell'altra - la cultura - quel terreno di vita comune che è la società. Si può coltivare se stessi, ma ciò ha a che fare con il perfeziaonamento personale, non certo con la cultura come fenomeno sociale. Fino a quando non si istituisce un rapporto con altri, non si crea un ambiente di relazioni........

"Riconoscersi senza conoscersi".......La società non è la mera somma di molti rapporti bilaterali concreti di persone che si conoscono reciprocamente, ma è un insieme di rapporti astratti di persone che si ri-conoscono come facenti parte di una medesima cerchia umana.....Come può esserci vita comune, cioè società, tra perfetti sconosciuti? Qui, secondo Zagrebelsky, entra in gioco la CULTURA!!!!!!
Nei piccoli numeri ci si basa su quelle persone che hanno rapporti che possono essere di parentela, di amicizia, lavoro, e stanno insieme e formano unità senza una cultura comune, stanno insieme per i sentimenti, affetti e interessi. Ma come può accadere che ci senta parte di un'unità quando non vi sono legami concreti? Quando sono numerosi coloro che non si conoscono reciprocamente, ma si riconoscono nella stessa cosa, nel nostro caso la comunità acrense, che si può allargare alla zona montana e a quella provinciale, ecco formata una società. Questo qualcosa di comune è "un terzo" che sta al di sopra di ogni uno e di ogni altro e questo "terzo" è la condizione sine qua non di ogni tipo di società.. quel punto che ci sovrasta, e da questo riconoscimento, discende il senso di una appartenenza e di un'esistenza che va al di là della semplice vita biologica individuale e e dei rapporti interindividuali......Quando parliamo di fraternità(nella tradizione illuminista) o di solidarietà (nella tradizione cattolica socialista) ci riferiamo a qualcosa che sta più su dei singoli fratelli o sodali: fratelli o sodali in quanto partecipano alla convergenza nel medesimo punto di riferimento: che sia un valore, una visione della vita, un compimento di una missione....... oggi in questa società in crisi etica perdurante, si sente il bisogno di un "terzo unificatore" che io individuo nella "CULTURA".
Non serve cambiare fornaio per avere il PANE buono se la farina è marcia...... La farina della nostra società siamo NOI, e da NOI inizia il cambiamento in meglio essa. E per me il cambiamento può iniziare solo con una solida base "culturale". Sta a noi trovarla e metterla in pratica.

« Ultima modifica: 17:01:53 pm, 06 Luglio 2015 da negi »

Offline sebyali

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La parola che vorrei indicare, per dare spunto alla discussione è SOLIDARIETA’.

Vorrei mettere  in risalto alcuni punti di vista nella quale la parola diventa importante, se non da un punto di vista legislativo, quantomeno da un punto di vista etico e morale.

L’Italia dal canto suo ha dimostrato negli ultimi tempi, di essere campione di solidarietà, non cosi l’Europa che si è estraniato sia dai problemi dei migranti che ha colpito i migranti e l’Italia stessa, sia la Grecia (parlo del popolo greco e non di governanti e faccendieri di tutte le risme che hanno portato la Grecia allo sfacelo).

Sul piano etico e sociale,si indica con la parola solidarietà un  rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno che collega i singoli componenti di una collettività sulla base del sentimento di comune appartenenza a essa e di condivisione di un’identità collettiva, e in funzione della coscienza di comuni interessi e finalità da perseguire.
Si parla di "solidarietà sociale" in riferimento ad attività svolte dalle istituzioni per sollevare persone costrette ai margini della società a causa di problemi economici (disoccupati, sottostipendiati, pensionati etc.) o di altro genere (malati, invalidi, stranieri immigrati etc.)

La solidarietà, quando viene esercitata durante il tempo libero dai singoli cittadini o da cittadini riuniti in associazioni no-profit, assume il nome di volontariato, attività civile regolata da leggi concernenti le Onlus.

Nell'ambito delle prerogative dell'Unione europea viene annoverato anche il principio di solidarietà che ha il fine di salvaguardare e incentivare il benessere dei cittadini europei tramite l'assolvimento degli obblighi economici, politici e sociali da parte dei governi degli stati membri dell'unione.
Il "Trattato di Lisbona" del 2007 (entrato in vigore dal 2009), ha modificato il "Trattato istitutivo della Comunità Europea" (ora denominato "Trattato sul funzionamento dell’UE") introducendovi una clausola di solidarietà (art. 222) che impone agli stati europei di agire «in uno spirito di solidarietà» con tutti i mezzi possibili, compresi quelli militari, in caso di richiesta di aiuto
•   per attentati terroristici,
•   per calamità naturali o causate dall'uomo.
Gli interventi di solidarietà sono stabiliti dal "Consiglio dell'Unione Europea" deliberante a maggioranza qualificata o all'unanimità nel caso di operazioni militari.

Ora mi chiedo se si applicasse il principio di solidarietà in ogni momento della nostra giornata ed ad ogni livello il mondo sarebbe migliore?
Forse si, ma in genere guardiamo al nostro orticello.

Offline negi

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La parola che vi propongo oggi per questo cammino di idee e di riflessione è :PARTECIPAZIONE.

l'articolo che segue è preso dal sito di LABSUS, il cui obiettivo coincide con quello delle persone che hanno dato vita al gruppo di Siracusa Resiliente.
http://www.labsus.org/2015/07/ipotesi-psicologica-sulla-partecipazione-pubblica/
nel sito di LABSUS c'è anche una delibera comunale che alcuni mesi fa proposi ad alcuni consiglieri comunali di Palazzolo, e lo rifarò alla fine dell'estate, in concomitanza della presentazione di Siracusa Resiliente.

IL NOSTRO OBIETTIVO È SEMPLICE
Convincerti che ti conviene prenderti cura dei luoghi in cui vivi, perché dalla qualità dei beni comuni materiali e immateriali dipende la qualità della tua vita. Il tempo della delega è finito. L'Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.

Attivare i cittadini significa, in altri termini, stimolarne il coinvolgimento diretto nei processi di gestione della cosa pubblica, laddove la partecipazione è una condizione indispensabile per elaborare processi inclusivi e condivisi.

Un’ipotesi psicologica sulla partecipazione pubblica di Matteo Antonini 14 luglio 2015

Nel corso dei decenni a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale l’uso del termine “partecipazione” ha assunto un significato via via più complesso entro le retoriche politiche. Vediamo di esplorarne brevemente i cambiamenti. Attorno agli anni Settanta in Italia, ma anche in Francia o negli Stati Uniti, la parola partecipazione assumeva un senso collegabile alla militanza entro i movimenti sociali che spingevano per un diverso modello di società, necessariamente propugnato “dal basso”, proprio attraverso la partecipazione collettiva al cambiamento. Gli anni Ottanta, invece, si caratterizzarono per un oblio generale del tema e delle pratiche ad esso connesse ed una tendenza generale allʼimpegno in ambito prevalentemente individuale piuttosto che collettivo.

Lʼaccezione di partecipazione come specifica configurazione del rapporto tra cittadini ed istituzioni teso alla tutela della res pubblica comincia a diffondersi solo successivamente; è infatti a partire dagli anni Novanta che si fa largo lʼidea che la partecipazione possa entrare a far parte degli strumenti di policy attraverso nuovi modelli di governance.

Da quel momento, i processi partecipativi sono stati progressivamente integrati nelle arene decisionali, richiedendone in molti casi una trasformazione. Esemplificative di tale cambiamento di paradigma sono le teorie sulla democrazia deliberativa e partecipativa che, ispirandosi agli esperimenti di budget partecipativo realizzati in America Latina tra gli anni ’80 e ’90 si sono successivamente diffuse su larga scala, rappresentando dei modelli volti ad integrare, piuttosto che contrapporre, l’attivismo politico con i processi di policymaking.
Tale evoluzione è da ascriversi in parte alla complessificazione ed ai cambiamenti sociali occorsi negli ultimi decenni che hanno evidenziato l’obsolescenza dei modelli di amministrazione centralizzati e burocratico-centrici.

Uno sguardo al rapporto tra attivazione e partecipazione

Lo sviluppo e diffusione dei modelli di amministrazione partecipata può esser visto proprio come un tentativo di gestire tale complessificazione attraverso l’inclusione degli attori sociali nei processi di progettazione e formulazione delle scelte. A ben vedere, si tratta di un cambiamento legato proprio alla necessità di far fronte ad un contesto che non sembra più conformarsi in maniera lineare alle premesse dellʼazione pubblica da cui origina la necessità di includere tale complessità entro i processi decisionali.

Dai bilanci partecipativi, passando per le giurie cittadine, fino al modello dell’amministrazione condivisa, si fa largo una visione simmetrica del rapporto tra cittadini e istituzioni, dove l’efficacia della seconda è legata al coinvolgimento dei primi. Ne consegue che per stimolare la partecipazione una dimensione trasversale agli approcci inclusivi è l’attivazione della cittadinanza. Attivazione che si fonda su basi diverse rispetto alla partecipazione militante nei movimenti sociali.

In primo luogo si tratta di una partecipazione che non mira a sovvertire le istituzioni ed i valori di cui esse sono espressione. Al contrario, nei processi partecipativi si prevede che i cittadini si attivino proprio in un percorso inverso: nella gestione del territorio assieme alle istituzioni, ovvero una forma di collaborazione che rappresenta proprio il tratto distintivo di tale innovazione e che tende ad una costruzione condivisa dei valori.

Attivare i cittadini significa, in altri termini, stimolarne il coinvolgimento diretto nei processi di gestione della cosa pubblica, laddove la partecipazione è una condizione indispensabile per elaborare processi inclusivi e condivisi. Proprio a tal fine, lo sviluppo di specifici dispositivi e normative volti a favorire la collaborazione tra cittadini ed amministrazioni è in continua crescita e diffusione.

La spinta individuale e collettiva alla partecipazione

Tuttavia, seppur condizione fondamentale per la costruzione di processi partecipativi, la predisposizione delle condizioni normativo-strutturali non è di per sé garanzia di un effettivo coinvolgimento dei cittadini. In altri termini, si pone la necessità di attivare i cittadini affinché arrivino ad implicarsi direttamente nei percorsi partecipativi, a partire dall’assunto che l’introduzione o prescrizione normativa tout court di un dispositivo non sempre corrisponde ad un effettivo coinvolgimento pubblico nei processi decisionali.
Più in particolare, occorre intervenire entro i processi che determinano la spinta individuale e collettiva alla partecipazione. Tali processi sono di natura prettamente psicosociale, ovvero attengono alle relazioni sociali ed ai processi psicologici che le organizzano.

Infatti, più in linea generale, si può sostenere che il significato di cui si investe la realtà viene costruito, condiviso e organizzato in rappresentazioni collettive, proprio per mezzo delle relazioni sociali. La cultura di un gruppo può esser vista proprio come l’insieme di tali rappresentazioni, che a loro volta si compongono di categorie atte a dare senso alla realtà in cui il gruppo è inscritto. Tali categorie vengono costantemente negoziate in maniera dichiarativa ma soprattutto implicita nei rapporti sociali, presiedendo ricorsivamente il senso che gli individui attribuiscono agli eventi.
In questo senso, gli eventi, gli oggetti ed i fenomeni di cui la realtà si compone vengono significati in maniera del tutto specifica, proprio in ragione delle particolari configurazioni psicologiche delle relazioni che caratterizzano un gruppo. Ogni gruppo poi, in virtù di una specifica storia che lo contraddistingue, organizza categorie di senso del tutto particolari e per certi versi uniche, in quanto ascrivibili alla propria specifica storia ed esperienza della realtà.

Da questo punto di vista, la stessa partecipazione ai processi decisionali assume un senso specifico da contesto a contesto, proprio in virtù della particolare cultura (e sistema di convivenza) entro cui viene categorizzata. L’attivazione dei cittadini è dunque funzione del senso che essi precipuamente attribuiscono al partecipare.
Non intervenire su tali aspetti, significa correre il rischio di identificare tra loro obiettivi e strumenti della partecipazione, forzando l’attivazione dei cittadini entro proposte valoriali che, in quanto tali, non insistono sulle determinanti psicosociali soggiacenti. In altre parole, potrebbe verificarsi una condizione paradossale dove si vuole realizzare partecipazione (obiettivo) prescrivendo partecipazione (strumento) esulando dal trattare i processi che intervengono nella riproduzione della fenomenologia.

Una possibile conseguenza di tale identificazione obiettivi-strumenti è la forzatura del processo entro una cornice ideologica e valoriale, con diverse possibili conseguenze. Come ad esempio che i cittadini partecipino unicamente sulla base di una condivisione valoriale del processo o che, al contrario, si rifiutino di partecipare se non ne condividono tali presupposti ideologici. Seppur esposti in maniera semplificata, entrambi i casi evidenziano come la dimensione valoriale-ideologica si sostituisce alla finalità generale dei processi inclusivi, ovvero lo sviluppo in termini di efficacia delle politiche pubbliche.

Come il contesto sociale influenza il senso di partecipazione

A partire da tali premesse, partecipare, assume la connotazione di un evento che non rimanda ad un senso univoco e generalizzabile. Le sue stesse finalità non sono del tutto intrinseche ed auto-evidenti. Al contrario, la partecipazione assume significato e fini precipui proprio in rapporto al contesto di convivenza entro cui viene inscritta (già nel primo paragrafo si è fatto un esempio in questo senso in rapporto al diverso significato assunto nel corso dei decenni), in quanto significata attraverso rappresentazioni e categorie situate in uno specifico contesto culturale.

Per attivare i cittadini dunque, assume centrale importanza l’intervenire nelle relazioni, perché è attraverso di esse che viene elaborato, condiviso e replicato il senso del partecipare da contesto a contesto. Relazioni non solo interne alla cittadinanza ma anche tra cittadini ed amministrazioni, in quanto la partecipazione si connota proprio come un particolare assetto di tale rapporto.
Torniamo per un attimo al tema della complessità contestuale dell’attuale momento storico. Assieme ed in ragione dei cambiamenti storici in corso, essa attiene ad un rinnovato sentire sociale, non più omogeneo e prevedibile, ma frazionato e distribuito in molteplici universi di senso. E’ proprio attraverso l’intervento entro tali universi di senso che sarà possibile traguardare allo sviluppo del rapporto tra cittadini ed amministrazioni,verso la costruzione di processi partecipativi attenti alla complessità contestuale.

Quanto finora argomentato porta a mettere in luce l’importanza di affiancare all’intervento sulle condizioni strutturali quello entro i processi psicosociali soggiacenti. Intervento che peraltro implica, per chi se ne fa promotore, l’assunzione di responsabilità nei confronti dei cambiamenti che attualmente attraversano le nostre società. Cambiamenti che mettono in discussione alcuni degli assetti più profondi dei sistemi sociali contemporanei, rispetto ai quali la scienza e la ricerca, anch’esse in una fase di forte criticità, possono proporsi come importante fattore di sviluppo.
« Ultima modifica: 15:24:27 pm, 18 Luglio 2015 da negi »

Offline negi

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La società liquida è il tema ferragostano. Il tema ci viene spiegato con questo breve articolo scritto su l'Espresso da Umberto Eco, leggetelo attentamente e capirete perchè rinsaldare le fila della nostra comunità e le relazioni di mutuo soccorso sociale è importantissimo per il nostro futuro. Buona lettura e buone ferie.

La società liquida (la bustina di Minerva) di U.Eco
http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2015/05/27/news/la-societa-liquida-1.214625?ref=fbpe

Con questa idea Bauman illustra l’assenza di qualunque riferimento “solido” per l’uomo di oggi. Con conseguenze ancora tutte da capire
L'idea di modernità o società “liquida” è dovuta, come è noto, a Zygmunt Bauman. Per chi voglia capire le varie implicazioni di questo concetto può essere utile “Stato di crisi” (Einaudi, 18 euro) dove Bauman e Carlo Bordoni discutono di questo e altri problemi.
La società liquida inizia a delinearsi con quella corrente detta post-moderno (peraltro termine “ombrello” sotto cui si affollano diversi fenomeni, dall’architettura alla filosofia e alla letteratura, e non sempre in modo coerente). Il postmodernismo segnava la crisi delle “grandi narrazioni” che ritenevano di poter sovrapporre al mondo un modello di ordine, si è dedicato a una rivisitazione ludica o ironica del passato, e in vari modi si è intersecato con le pulsioni nichilistiche. Ma per Bordoni anche il postmodernismo è in fase decrescente. Esso era di carattere temporaneo, ci siamo passati attraverso senza neppure accorgercene, e sarà un giorno studiato come il pre-romanticismo. Serviva a segnalare un avvenimento in corso d’opera, ha rappresentato una sorta di traghetto dalla modernità a un presente ancora senza nome.
Per Bauman tra le caratteristiche di questo presente in stato nascente si può annoverare la crisi dello Stato (quale libertà decisionale rimane agli stati nazionali di fronte ai poteri delle forze supernazionali?). Scompare un’entità che garantiva ai singoli la possibilità di risolvere in modo omogeneo i vari problemi del nostro tempo, e con la sua crisi ecco che si sono profilate la crisi delle ideologie, e dunque dei partiti, e in generale di ogni appello a una comunità di valori che permetteva al singolo di sentirsi parte di qualcosa che ne interpretava i bisogni.

Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo “soggettivismo” ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità.

Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi, l’apparire come valore (fenomeni di cui mi sono sovente occupato nelle “Bustine”) e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo (il nuovo telefonino ci dà pochissimo rispetto al vecchio, ma il vecchio va rottamato per partecipare a quest’orgia del desiderio).

Crisi delle ideologie e dei partiti: qualcuno ha detto che questi ultimi sono ormai taxi sui quali salgono un capopopolo o un capobastone che controllano dei voti, scegliendoli con disinvoltura a seconda delle opportunità che consentono - e questo rende persino comprensibili e non più scandalosi i voltagabbana. Non solo i singoli, ma la società stessa vive in un continuo processo di precarizzazione.

Che cosa si potrà sostituire a questa liquefazione? Non lo sappiamo ancora e questo interregno durerà abbastanza a lungo. Bauman osserva come (finita la fede di una salvezza proveniente dall’alto, dallo stato o dalla rivoluzione), sia tipico dell’interregno il movimento d’indignazione. Questi movimenti sanno che cosa non vogliono ma non che cosa vogliono. E vorrei ricordare che uno dei problemi posti dai responsabili dell’ordine pubblico a proposito dei black bloc è che non si riesce più a etichettarli, come poteva avvenire con gli anarchici, coi fascisti, con le brigate rosse. Essi agiscono, ma nessuno sa più quando e in quale direzione. Neppure loro.

C’è un modo per sopravvivere alla liquidità? C’è, ed è rendersi appunto conto che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti. Ma il guaio è che la politica e in gran parte l’intellighenzia non hanno ancora compreso la portata del fenomeno. Bauman rimane per ora una “vox clamantis in deserto”.
« Ultima modifica: 15:15:27 pm, 11 Agosto 2015 da negi »

Offline negi

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Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
« Risposta #5 il: 10:15:08 am, 27 Settembre 2015 »
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  • Siracusa Resiliente, giovane creatura della società civile siracusana, ha portato in porto questo primo ciclo di seminari che servivano all’approfondimento delle tematiche che stanno alla base del documento “Quale economia per una società più giusta?” che abbiamo approvato e divulgato da gennaio u.s.
    Siamo partiti dalla riflessione che viviamo in un momento di grave crisi che non riguarda soltanto l’aspetto economico di cui tutti parlano, ma riguarda anche l’aspetto  ambientale, sociale e democratico.
    Quattro crisi che trovano alimento reciproco e che si incrementano contemporaneamente. Pensiamo che l’opinione pubblica e la politica si interroghino poco su queste quattro crisi e sulle risposte che dovrebbero essere messe in atto prima che sia troppo tardi.
    Per questo abbiamo invitato quattro esperti ( Marco Bersani, Maurizio Pallante, Tonino Perna e Leonardo Becchetti) che hanno confermato le nostre preoccupazioni, che ci hanno illuminato sui motivi che hanno causato e che perpetuano queste crisi e che ci hanno dato nuovi spunti per un lavoro ed un impegno politico in tal senso.
    E’ stato utile coinvolgere nel dibattito alcune voci critiche di sindaci, parlamentari, sindacati, rappresentanti delle forze produttive perché senza un dibattito schietto ma leale non potrà mai esserci il cambiamento e la reale sensibilizzazione della classe dirigente.

    Per continuare a coinvolgere cittadini e comunità stiamo iniziando programmare un incontro di presentazione a Palazzolo Acreide il 17 ottobre e ci proponiamo di creare, se sarà possibile, un gruppo di riflessione e di approfondimento su questi temi, anche per interagire con l'amministrazione per chiedere i cambiamenti possibili così come dopo specificato;  dialogare con i cittadini della comunità e con i ragazzi su tutte queste tematiche.

    A livello imprenditoriale sostenere le imprese sociali che puntano al rispetto dell’ambiente, al turismo sostenibile, all’inclusione sociale.

    A livello associativo sostenere le iniziative delle associazioni ambientaliste che lottano per l’educazione dei cittadini per la salvaguardia e la buona fruizione dei nostri beni archeologici, architettonici ed ambientali, per la difesa del territorio contro i continui attacchi edificatori e per il sostegno delle istituzioni,  inoltre le iniziative di Associazioni come Libera da sempre schierata contro la corruzione e  la mafia.

    A livello politico-amministrativo sostenere e stimolare le amministrazioni locali per scelte coraggiose ed innovative che puntino al rispetto dei beni comuni ( acqua pubblica e le case dell’acqua, rispetto dei luoghi, rigenerazione urbana, mobilità, verde pubblico, spazi sociali etc.), al risparmio energetico ( applicazione rigorosa delle certificazioni energetiche), alla partecipazione dei cittadini alla vita democratica e sociale della città, alla creazione di una moneta locale ed a politiche di inclusione sociale.

    « Ultima modifica: 10:24:50 am, 27 Settembre 2015 da negi »

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    Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
    « Risposta #6 il: 11:58:01 am, 27 Settembre 2015 »
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  • Un "post" molto interessante, come i temi proposti e "provocanti". Ma che richiedono approfondimenti prima di rispondere.
    Anche perché mi chiedo, come prima cosa il perché di "tanto interesse improvviso" dei "Resilienti siracusani" verso le cose di AKray, dopo lustri e lustri di menefreghismo, abbandono, ghettizzazione e altro verso il nostro paese. Perché questo "risveglio ONLUS" verso palazzolo Acreide finora considerata solo "trattoria all'aperto, o discoteca carnevalesca" dai Siracusani.
    Perdonami, ma il sospetto e la diffidenza(già tipiche dei montanari quali siamo), sono d'obbligo e se vedere il fumo ti fa percepire l'arrosto, potrebbe essere anche solo fumo. E non basta citare Bauman per fare audience.
    Ci risentiamo  dopo che avrò finito di esaminare per bene, proposte e inviti.
    Salvo figura
    « Ultima modifica: 12:01:51 pm, 27 Settembre 2015 da salvo figura »

    Offline negi

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    Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
    « Risposta #7 il: 15:33:14 pm, 27 Settembre 2015 »
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  • Non si richiedono risposte, ma condivisione di intenti. Siracusa Resiliente nasce a Siracusa e si pone determinate domande, organizza dei seminari di studio sugli argomenti proposti. Io e altri accrensi facciamo parte di questo gruppo, adesso sarebbe nostro desiderio iniziare un percorso a Palazzolo, che naturalmente ripercorre i temi porposti e cerca di attuarli nel nostro territorio e con la nostra comunità. Partecipazione, solidarietà e altruismo concreto per affrontare insieme questa crisi, per aiutare e aiutarci. Per creare una comunità degna di questo nome, senza egoismi e individualismo, ognuno porti quel che ha, in termini culturali e conoscenza per iniziare insieme questo percorso sociale virtuoso.

    Offline salvo figura

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    Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
    « Risposta #8 il: 13:05:47 pm, 28 Settembre 2015 »
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  • Non si richiedono risposte, ma condivisione di intenti. Siracusa Resiliente nasce a Siracusa e si pone determinate domande, organizza dei seminari di studio sugli argomenti proposti. Io e altri accrensi facciamo parte di questo gruppo, adesso sarebbe nostro desiderio iniziare un percorso a Palazzolo, che naturalmente ripercorre i temi porposti e cerca di attuarli nel nostro territorio e con la nostra comunità. Partecipazione, solidarietà e altruismo concreto per affrontare insieme questa crisi, per aiutare e aiutarci. Per creare una comunità degna di questo nome, senza egoismi e individualismo, ognuno porti quel che ha, in termini culturali e conoscenza per iniziare insieme questo percorso sociale virtuoso.

    @ Questa è già una... risposta!
    Supponente, ma lo è ;)
    Invece le risposte occorrono, prima di condividere gli intenti. Anche perché "Resiliente", da una piccola indagine condotta da me tra venti laureati e venti solamente diplomati, ha ottenuto il 99,9% di "Non so cosa significhi"!
    Allora, prima di parlare di intenti, parliamo... come mangiamo. Per la filosofia(In questo caso la psicologia), c'è sempre tempo.
    Non voglio apparire il "Grillo parlante" della situazione, ma da Akrense DOC, credo di avere tutti i titoli per proclamare la mia diffidenza: "Timeo Syracusanos et dona ferentes".
    Ci risentiamo appena avrò finito le oltre trenta pagine stampate del tuo post.

    Offline negi

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    Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
    « Risposta #9 il: 16:28:01 pm, 28 Settembre 2015 »
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  • Mi dispiace di aver dato l'impressione di supponenza, non era mia intenzione. Come lei, anche io "sugnu palazzulisi", al 100 per cento, e come lei amo guardare il dipinto e non la cornice. Il cibo e non il piatto che lo contiene...... mi affido alla storia di chi quel cibo me lo offre, per avere la certezza che è buono e che non contiene prodotti avariati. Chi ha dato l'imput ad amici di vecchia data per collaborare al progetto viene proprio dal mondo della psichiatria, ci ha spiegato il significato della resilieza e soprattutto cosa si proponeva di realizzare, senza paletti, ma tutto si è realizzato in divenire, con l'apporto e il contributo di tutti coloro che fino ad oggi ne hanno fatto parte. Non ci sono tessere e nulla che possa far pensare a calcoli prestabiliti. Poi attingendo a Wikipedia, come ho fatto anche io, è molto semplice comprendere il significato di "Resilienza" e bene si lega, a mio parere, alle problematiche della nostra epoca. Cordialmente, ng.

    ".....In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.

    Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti......"


    Comunità resilienti
    « resilienza sociale e di gruppo: quando un gruppo, struttura sociale, istituzione o nazione forma strutture di coesione, appartenenza, identità e sopravvivenza come strutture sociali illimitati o complesse; sviluppa modi di affrontare eventi e situazioni che mettono in pericolo il gruppo e l'identità, formando linee guida che consentono la sopravvivenza, l'espansione e l'influenza del gruppo. »
    (Oscar Chapital Colchado (2013))


    Applicato a un'intera comunità, anziché a un singolo individuo, il concetto di resilienza si sta affermando nell'analisi dei contesti sociali successivi a gravi catastrofi naturali o dovute all'azione dell'uomo quali, ad esempio, attentati terroristici, rivoluzioni o guerre.[2] Vi sono processi economici e sociali che, in conseguenza del trauma costituito da una catastrofe, cessano di svilupparsi restando in una continua instabilità e, alle volte, addirittura collassano, estinguendosi; in altri casi, al contrario, sopravvivono e, anzi, proprio in conseguenza del trauma, trovano la forza e le risorse per una nuova fase di crescita e di affermazione.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza_%28psicologia%29
    « Ultima modifica: 16:37:06 pm, 28 Settembre 2015 da negi »

    Offline salvo figura

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    Re:Siracusa Resiliente dopo l'estate anche a Palazzolo e nella Zona Montana
    « Risposta #10 il: 21:49:30 pm, 28 Settembre 2015 »
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  • Nessun problema. Ti avevo(possiamo darci del tu... immagino) anticipato della diffidenza di noi montanari e mi hai chiarito le tue intenzioni e altre cose. Se vuoi, il dialogo può iniziare qui, ma su cose concrete, NON su parole, tipo "accoglienza", governement" o "mission", anglofonismi e paroloni che preferisco lasciare ai politici di professione(quelli dai trentamila euro al mese in su). Lo iniziamo qui e lo proseguiamo anche a Palazzolo.
    Una buona serata.
    Salvo
    « Ultima modifica: 21:51:20 pm, 28 Settembre 2015 da salvo figura »

     

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