Egregio sign. Enrico Tomasi,
non è certo con l'economia assistita che si sviluppa un territorio ed in questo sono assolutamente d'accordo con Lei.
Non mi sembra però che le norme previste dalla legge quadro delle aree protette abbiano i crismi dell'assistenzialismo di Stato.
Tutt'altro.
tutt'altro signor guzzardi, lei ha ragione,
ecco come viene applicata la legge quadro:
"Parco nazionale degli sprechi"
di Primo Di Nicola
Assunzioni in aumento. Eppure mancano biologi e veterinari. I boschi bruciano, la fauna soffre ma solo un decimo dei fondi serve per la natura. Il resto in paghe e opere inutili. Per coltivare feudi elettorali
(29 febbraio 2008)
Gli orsi muoiono ma gli organici si gonfiano. Capita in Abruzzo, fiore all'occhiello dei parchi nazionali: 22 enti che dovrebbero tutelare il tesoro verde nazionale, ma che sembrano ormai diventati carrozzoni mangiasoldi attenti più alle esigenze dei politici che alla conservazione della natura. Nel parco abruzzese le risorse per il sostentamento della fauna scarseggiano e il foraggiamento degli animali ne risente. Circostanza che ha pesato molto nella vita di Bernardo, un magnifico orso le cui foto facevano il giro del mondo. Spinto dalla fame Bernardo si è avventurato persino per le strade dei paesi dell'area protetta. E alla fine proprio la fame gli è stata fatale: morto avvelenato con bocconi di carne alla stricnina. Fatto secco proprio quando nel parco si gioiva per l'infornata di precari che dopo anni di pressioni politiche hanno ottenuto l'agognata stabilizzazione. Una circostanza che ha suscitato il disappunto della Corte dei conti, secondo la quale il parco spende troppo per il personale mentre non fa più nulla per sfamare gli animali.
E l'Abruzzo non è un episodio isolato di mala amministrazione. Un caso da manuale viene dal parco del Gargano, dove i dirigenti continuano a protestare per la carenza di fondi. Il parco pugliese ogni anno viene divorato dalle fiamme. Ci vorrebbe una sorveglianza più efficiente. Cosa si aspetta a realizzarla? "Non abbiamo soldi", sostiene il presidente Giandiego Gatta. Peccato però che Gatta le risorse le trovi per allietare i turisti: ha finanziato i concerti di Nicola Piovani e Renzo Arbore e lo spettacolo di Enrico Brignano, quest'ultimo a Manfredonia dove Gatta, esponente di An, ha il suo feudo elettorale e si è appena candidato a sindaco.
Ma c'è un altro capitolo, forse ancora più scandaloso: quello dei parchi impegnati a bruciare risorse per fornire ai comuni finanziamenti a pioggia per opere che servono solo a racimolare consenso elettorale. Dallo Stelvio al Pollino è tutto un fiorire di interventi: si va dagli impianti per la distribuzione del metano ai cinema, dalla ristrutturazione di chiese a musei chiusi per gran parte dell'anno. Una sagra dello spreco: "Bisogna ripensare il ruolo dei parchi", dice Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf: "Ormai sono visti da politici e amministratori soprattutto come un'opportunità da sfruttare per l'occupazione e lo sviluppo locale". Stessa riflessione del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che dopo essersi battuto per aumentare le risorse delle aree protette ha preteso un giro di vite: "Ho avviato un'indagine sull'utilizzo dei finanziamenti pubblici", annuncia il ministro, "ci vuole un drastico cambio di indirizzo".
Non sarà facile. La mala gestione dei parchi viene da lontano. E in un concerto di inadempienze tira in ballo tutte le istituzioni chiamate a dire la loro sulla vita delle aree protette. Per potere operare correttamente i parchi devono dotarsi per esempio di strumenti di programmazione come il piano, il regolamento e il progetto pluriennale di sviluppo economico. La legge di riforma del 1991 detta vincoli precisi per la loro adozione ma, dopo 17 anni, per quanto riguarda i piani parco sono in vigore solo in quello delle Dolomiti Bellunesi e in quello dell'Aspromonte; soltanto Dolomiti Bellunesi e Cilento sono riuscite a varare i piani di sviluppo economico, mentre nessuna area protetta ha ancora il regolamento. Un caos, insomma, moltiplicato dall'instabilità dei vertici (presidenti e direttori) di nomina ministeriale e dal balletto dei commissariamenti: nel 2006, alla fine del governo Berlusconi, erano ben 8 i parchi commissariati. Oggi i commissariamenti sono tre, Gran Sasso, Sila e Gargano, di cui gli ultimi due decretati il 26 febbraio per gravi irregolarità amministrative. Un passo avanti, conseguenza della decina di nomine di nuovi presidenti scelti da Pecoraro Scanio. Il ministro ha così fatto uscire gli enti dall'emergenza ma si è attirato anche l'accusa di lottizzazione per le designazioni di Gaetano Benedetto (Circeo), Leo Autelitano (Aspromonte) e Massimo Marcaccio (Sibillini), il primo suo vicecapo di gabinetto all'Ambiente, gli altri due in passato presidente dei Verdi calabresi e assessore alla provincia di Ascoli per lo stesso partito.
È in questo tourbillon di dirigenti che i parchi danno fondo alle risorse pubbliche per mantenere anzitutto i loro apparati. Sfogliando i bilanci si scopre che tutti bruciano in spese fisse la gran parte degli stanziamenti statali: 50 milioni nel 2006, oltre 63 nel 2007. Qualche esempio: il parco d'Abruzzo nel 2007 dei circa 3 milioni di contributo ne ha utilizzati in spese fisse 2 milioni 200 mila, pari a oltre il 70 per cento; il Gran Paradiso 3 milioni 400 mila su 4 milioni 400 mila; il Gran Sasso 2 milioni e mezzo su 4. Chiaro che alla fine di questo salasso per le attività istituzionali, dall'affitto dei boschi al foraggio, resta pochissimo: l'Abruzzo si è ridotto al 5 per cento del suo budget, il Gran Sasso al 10 per cento.
La voce più pesante di queste spese fisse è quella per il personale, oltre 500 dipendenti sparsi per l'Italia. Ci sono poi un centinaio di collaboratori, generalmente contabili, biologi, veterinari (ma non mancano le eccezioni negative come quella di Mario Scaramella, il consulente della Mitrokhin ingaggiato dal parco del Vesuvio) indispensabili per svolgere le attività più importanti (bilanci, controlli sugli animali) e dei quali, nonostante le infornate di personale, i parchi sono sprovvisti. Come mai? Gli enti sostengono di non aver mai potuto assumere per concorso. La verità è che hanno preferito gonfiare gli organici reclutando personale non qualificato caldeggiato dai politici, a cominciare dai sindaci che, grazie alla presenza negli organi di gestione (comunità del parco, consiglio direttivo, giunta esecutiva) influiscono nelle assunzioni. È quello che è capitato nel parco d'Abruzzo, costretto dopo una lunga vertenza a stabilizzare i suoi 74 precari, in gran parte senza specializzazione, in passato ingaggiati con contratti a tempo determinato e borse di studio che Aldo Di Benedetto, direttore uscente, definisce "di stampo clientelare, frutto delle relazioni perverse con gli enti territoriali, dove i sindaci segnalano e il parco assume". Che almeno l'infornata abbia risolto tutti i problemi? "No", aggiunge Di Benedetto: "Continua a mancarci un esperto di urbanistica, magari un architetto, per il controllo del territorio".
Sempre in tema di personale, c'è poi il capitolo dei lavoratori socialmente utili (Lsu) che molti parchi sono chiamati a utilizzare come fossero degli ammortizzatori sociali. Si tratta di manodopera generica (circa 250 in tutto) utilizzata nel Cilento, Gargano, Gran Sasso, Pollino e Vesuvio. Gente che i dirigenti dei parchi definiscono utili ma solo per evitare di inimicarsi sindaci e sindacati. Domenico Pappaterra, presidente del Pollino, di Lsu ne ha in carico 64. Si tratta perlopiù di operai che da un decennio il parco utilizza con contratti idraulico-forestali. Pur di tenerli occupati, le Regioni Calabria e Basilicata pagano i loro stipendi, il parco versa i contributi (150 mila euro). Ma siamo al puro assistenzialismo: vero che questi Lsu qualche lavoro lo fanno, ma Pappaterra (che segnala la carenza di di dottori forestali e veterinari) confessa che impiegherebbe volentieri quelle risorse per migliorare i servizi di sicurezza, i soli in grado di debellare gli incendi.
Identica musica al Gran Sasso dove gli Lsu sono 31. Molti sono operai in passato impiegati nella costruzione del traforo autostradale Roma-Teramo. Dopo tante peripezie 18 di loro sono in via di stabilizzazione: una buona notizia per gli interessati, ma che non risolve le esigenze del parco ancora sprovvisto di un veterinario.
Emblematica poi la vicenda dei 91 lavoratori socialmente utili del Vesuvio, una storia iniziata nel 1996. Racconta Ciro Seraponte: "Chi era metalmeccanico, chi ceramista. Insomma, non eravamo idonei per il parco. Facemmo un corso di formazione, ma non servì a nulla. Si andava in aula, un professore ci parlava un po' di Dante e un po' della storia del Vesuvio, a mezzogiorno mangiavamo il panino e andavamo via". Con questo background gli Lsu sono stati impiegati nell'area protetta. Ma a gennaio rischiavano di rimanere a spasso. Come hanno reagito? Occupando il parco e bloccando le loro attività. Alla fine hanno avuto quello che volevano: stipendio garantito (circa1.200 euro al mese) grazie a un intervento della Regione, ma l'ente di tutela, che dovrà impiegarli per altri sei mesi, spenderà per loro altri 300 mila euro."
Infine, il capitolo più dispendioso della mala gestione dei parchi: quello delle opere finanziate ai comuni. Franca Penasa, presidente del comitato trentino dello Stelvio, si è data molto da fare per dare fondi al comune di Rabbi: 183 mila euro per un campeggio, 250 mila per una pista da fondo. Piccolo dettaglio: la Penasa con una mano dava e con l'altra prendeva, visto che di Rabbi è sindaco in carica. Come Wolfgang Platter, primo cittadino di Lasa: anche lui, come presidente del comitato altoatesino del parco, è riuscito a finanziare il suo comune per la ristrutturazione della chiesa di San Marco (206 mila euro). Sovvenzioni a pioggia anche al Gran Sasso dove sono state ristrutturate chiese (Castel del Monte), realizzati impianti per la distribuzione del gas (Pietracamela) e persino l'illuminazione stradale (Pescosansonesco), mentre nel parco dell'Aspromonte restano negli annali i 650 mila euro spesi per un impianto per la produzione di idrogeno nel Villaggio De Leo mai realizzato. Come accade per tante opere foraggiate dal Pollino ('Un intervento in ogni comune', il suo slogan). Questo parco si distingue per i finanziamenti per i cinema (Castrovillari), i centri informativi in scuole abbandonate (San Lorenzo Bellizzi), ma soprattuto per le opere avviate e mai terminate, come la struttura polifunzionale di Aieta; il rifugio di Castronovo Sant'Andrea; il museo del costume Arberesh a Frascineto dove, con 150 mila euro, è stato ristrutturato un edificio ma del museo non c'è ancora traccia. E intanto i parchi calabresi rischiano un'altra estate di fuoco.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Parco-nazionale-degli-sprechi/1997007&ref=hpsp