Abstract: L’interazione e la reciproca contaminazione fra le istituzioni dell’Unione europea e quelle degli stati membri hanno generato, soprattutto a partire dall’introduzione dell’Atto Unico Europeo (1986) e dai successivi adeguamenti legislativi nazionali, una modalità politico-amministrativa fondata sull’inerzia tra approccio top down e bottom up, laddove, ruolo di rilievo è stato assunto dalle regioni e dalle aggregazioni territoriali localizzate all’interno di esse.
L’elaborato mette in evidenza come sia indispensabile osservare la dimensione locale per trarre delle informazioni inerenti l'efficacia delle politiche di sviluppo europee. Il metodo Leader (Liasons Entre Actions de Dévelopement de l'économie Rurale ) rappresenta, in questo senso, un importante campo di prova per ciò che riguarda l'effettiva capacità d'influenza che i principi comunitari vanno a rivestire nella governance istituzionale territoriale.
Nella fattispecie si tratta del Gruppo di azione locale “Hyblon Tukles” il quale, raggruppando comuni e stakeholders dell’interland siracusano, ha ottenuto interessanti risultati sia in un’ottica di comparazione regionale che europea negli anni afferenti al ciclo di programmazione 2000-06. Un lasso temporale in cui anche grazie agli indirizzi contenuti nel documento “Agenda 2000”, le istituzioni cercano di diffondere una cultura e una mentalità “sovrastatale” fra le amministrazioni pubbliche, gli operatori economici e in generale i cittadini degli Stati membri. In tal senso, fra gli strumenti adoperati, i programmi d’iniziativa comunitaria rivestono un ruolo di primo piano, poiché orientano i soggetti che intendono parteciparvi a seguire regole e parametri che portano ad operare in un’ottica europea.
Dal punto di vista delle regioni, nel senso di istituzioni, il ricorso ai programmi comunitari (latu sensu) è dovuto al perseguimento di obiettivi legati da una parte al reperimento di finanziamenti altrimenti indisponibili e dall’altra alla realizzazione di finalità proprie dell’ente, vicine agli obiettivi generali della programmazione comunitaria. Le risorse a sostegno dei programmi comunitari rientrano quindi nella categoria degli "strumenti di attuazione delle politiche regionali" il cui ambito d’azione è definito in termini di aree obiettivo ed è caratterizzato dalla centralità della dimensione territoriale.
L'analisi da un punto di vista socioeconomico rappresenta, per questo, una dimensione da cui non è possibile prescindere se si intende mettere in risalto condizionamenti e fattori che contribuiscono alla progressiva costruzione di una nuova governance del territorio ibleo e siciliano in genere. Cercare di misurare gli effetti di una siffatta impalcatura politica consentirebbe di valutarne, anche in parte, eventuali fattori ostativi.
In tal senso il ruolo centrale rivestito dai Gruppi gestori dello sviluppo locale (GAL) e dagli imprenditori politici locali posti ai vertici delle istituzioni pubbliche che con essi collaborano ci consente di delineare un quadro cognitivo entro il quale possa prendere le mosse una metodologia di valutazione degli interventi scientificamente condivisibile. Per far questo sembra necessario incrociare dati con altre realtà territoriali (siciliane e non) che possano far emergere punti di forza e debolezza inerenti la dimensione istituzional-gestionale delle politiche di sviluppo di stampo europeo al fine di cogliere eventuali buone pratiche utili alla causa.
Alla luce di quanto esposto sarà, quindi,la duplice espressione “metodo - strumento” del programma Leader ad essere approfondita, cercando di verificare come e se una simile pratica, una volta istituzionalizzata dall’Ue, abbia influito sulle regole regolative che governano l’agire sociale dei territori, contribuendo a caratterizzarne la governance ora istituzionale ora economica.
Antonio Merenda
http://www.sisp.it/convegno/2010/sezioni/30 - sezione 7.1 -