Autore: sebyali Topic: Le domande sul parco su cui riflettere  (Letto 68676 volte)

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Re:Le domande sul parco su cui riflettere
« Risposta #45 il: 23:30:45 pm, 06 Agosto 2010 »
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  • carissimo dottore è vero lo ribadisco se nel parco si può fare tutto, persino coltivare gli ogm come dice lei allora sono per il parco che problemi ci sono

    ma è abbastanza evidente che la mia è una provocazione perchè so già da pareri molto + autorevoli dei suoi che queste cose non sono possibili

    vuole sfatare le mie posizioni alla racconti se esiste il caso di un'autostrada costruita all'interno di un parco già esistente
    oppure un industria agroalimentare cresciuta all'interno di un parco.
    oppure un parco eolico/solare di tipo industriale fatto all'interno di un parco.

    altrimenti la finisca di citare leggi che lei interpreta a suo modo e senza alcuna autorevolezza, visto che  avvocati e un ingegneri  ne sanno + di lei in materia e dicono l'esatto contrario di quello che dice lei.

     e ora la saluto sul serio
    « Ultima modifica: 23:37:53 pm, 06 Agosto 2010 da SC »
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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #46 il: 23:49:31 pm, 06 Agosto 2010 »
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  • Da dove si è partiti ha poca importanza,sta di fatto che al momento in pochi sono favorevoli al parco punto.

    Pino Guzzardi non riesce a capire questa cosa  importante,  per quindi adeguarsi al sentire comune, non crede a quello che dicono gli altri, o che si possano verificare i fatti che preoccupano la maggioranza delle persone.

    Abbandonare le proprie posizioni a volte e necessario per vedere le cose da un altro punto di vista, può essere una dote questa di grande sagacia.

    I parchi in ogni dove sono dei carrozzoni, dimostrabile e dimostrato. Anche se la teoria dice che sono delle istituzioni virtuose, ma mi dispiace dirlo la realtà e ben diversa.

    I politici giocano su questa forme di associazionismo per placare la loro sete di potere e poter sistemare alcuni dei loro clienti e portaborse. Dimostrabile e dimostrato nelle discussioni.

    I soldi sono pochi e saranno sempre meno, come si farà a gestire un parco di cosi vaste dimensioni. Dimostrabile e dimostrato ( che i soldi non ci saranno).

    Che il parco possa portare ricchezza alle maestranze  e che possa avere ricadute di un qualche rilievo sul territorio, come da teoria, E tutto da dimostrare.

    La nascita di un parco è auspicabile la dove non ci sono conflitti sociali e qui i conflitti seppur minimi ci sono, bisogna arrivare per forza a problematiche più pesanti. Non credo.

    Non vedo idee chiare neppure sulla sistemazione delle varie aree del parco. Io dicevo di prendere in considerazione la proposta dell'unione dei comuni e Pino Guzzardi mi dice di stendere un velo pietoso anche su questa.

    E non mi sembra possibile accettare, allo stato attuale, il parco così come è stato pensato non ci sono le condizioni sociali,culturali ed economiche per farlo.

    Servono proposte, magari  contrapposte ma fattive e terra terra, che tengano conto del tessuto sociale degli Iblei.

    Può darsi che i politici vogliano fare da sè senza il sostegno popolare ma mi sembra molto rischioso e poco proficuo.

    Questi sono i fatti che piaccia o no, e bisogna tenerne conto nella discussione, solo per non finire in un muro contro muro che non porta da nessuna parte se non a fare il gioco di chi vuole approfittarne.     

     

       

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #47 il: 09:43:46 am, 07 Agosto 2010 »
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  • Ancora con "  avvocati e un ingegneri  ne sanno + di lei in materia e dicono l'esatto contrario di quello che dice lei", come se non avesse letto il sign. Caligiore  le singole prese di posizione ufficiali dell'Ordine degli Ingegneri e degli Architetti.

    Di avvocati locali che non condividono l'idea del Parco degli Iblei ne conosco solo uno il quale, a vederlo e sentirlo in alcuni servizi di questo forum, oltre che a leggerlo in un periodico locale, a parte il  dimostrato Suo errore nei presupposti concettuali, si era schierato, allora decisamente, contro l'idea del parco sostenendo una strana tesi che così si può riassumere: io non conosco la problematica del parco e quando uno  non conosce una cosa si schiera contro, a prescidere, come affermava  Totò.     

    Non sa più cosa dire il nostro s.c., è in affanno come quell'altro " primus" nazionale del quale, ieri, l'ex berlusconiano di ferro, Gabriele Albertini, nel recente tempo passato sindaco di Milano: " Berlusconi ha costruito un partito dove ciò che piace al principe ha vigore di legge e dove chi non è d'accordo viene messo alla porta".

    E non vorrei applicare la proprietà transitiva.

    Rispetto alle affermazioni del pacato utente " sebyali" non posso convenire sulle stesse.

    In un forum ibleo parallello a questo si può visualizzare un convegno ( sessione HD video) tenutosi a Buscemi ed avente quale oggetto " Il Parco degli Iblei - opportunità e problematiche" con la partecipazione in primo luogo dei cittadini iblei e poi dal Direttore  del parco nazionale degli Abruzzi, del Presidente del parco nazionale delle cinque terre ( in video conferenza) e da un dirigente  dello stesso citato ultimo parco.

    Una conferenza molto riuscita alla quale però, caso strano, non partecipò il sign. Salvo Caligiore nella Sua, per altri versi ed occasioni, eccellente funzione " testimoniale" .

    Gli dia una occhiata, sign, " sebyali" e forse, con  sagacia, cambierà idea sul concetto parco/carrozzone.

    Una domanda : quali sono le attuali non esistenti " condizioni sociali, culturali ed economiche per farlo" ?.

    Ed altresì Le chiedo di chiarire meglio questa Sua osservazione " La nascita di un parco è auspicabile la dove non ci sono conflitti sociali e qui i conflitti seppur minimi ci sono, bisogna arrivare per forza a problematiche più pesanti. Non credo".

    A meno che Lei non confonda le diversità di opinioni con i conflitti sociali che sono tutta un'altra cosa e dei quali mi permetto di indicarne una delle tante definizioni, tralasciando di citare Carlo Marx:

    " l'espressione conflitto sociale deriva dalla sociologia moderna e definisce i contrasti fra gruppi sociali riguardo a valori immateriali (prestigio, onore), allo status sociale, all'esercizio del potere o alla divisione delle risorse disponibili in maniera limitata (Disuguaglianza sociale). I conflitti possono manifestarsi apertamente o rimanere allo stato latente. Essi si esprimono attraverso diverse forme di alterazione dell'ordine sociale costituito, e spaziano da azioni individuali a forme rituali e simboliche circoscritte ad aree ristrette, fino a sfociare in scontri potenzialmente senza limiti (guerra civile)".

    Non penso assolutamente  che la discussione sul parco degli blei sfocerà in una guerra civile.

    Non è uno scontro tra " classi".

    Rispetto a quel " velo pietoso" sulla proposta di un parco " gattopardato"   ne ho cercato di dimostrare le motivazioni rispetto a quel sostenuto mio " stendere" e nessuno è intervenuto a confutare, nel merito, quelle mie osservazioni, ed io aspetto.

    Ed è proprio in relazione a quelle osservazioni che Fabio Granata così si è espresso: 

    " Sul Parco degli Iblei è in corso una campagna di disinformazione tendente a diffondere paura e sospetto: da qui una serie di strambalate teorie su perimetrazioni limitate e salvaguardia delle attività produttive. L’esperienza dei Parchi insegna invece che la loro istituzione non solo non condiziona le attività produttive di qualità ma le fa crescere enormemente."

    Fabio Granata, deputato di questa Repubblica oltre che avvocato, come quell'altro.



                                                                                                                          pinoguzzardi



     

     
    « Ultima modifica: 09:51:52 am, 07 Agosto 2010 da pinoguzzardi »

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #48 il: 10:06:28 am, 07 Agosto 2010 »
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  • Ancora con "  avvocati e un ingegneri  ne sanno + di lei in materia e dicono l'esatto contrario di quello che dice lei", come se non avesse letto il sign. Caligiore  la presa di posizione ufficiale dell'ordine degli Ingegneri e degli Architetti.

    dottore questo si chiama estrapolare frasi del contesto, non ho citato ingegneri e architetti e avvocati in quanto  favorevoli o sfavorevoli al  parco su questo so benissimo che ci sono posizioni differenti, valga per tutti quella dell'ing. Turibio presidente del comitato pro parco.
    promotore del  parco ma che mi ha negato personalmente la possibilità delle serre in zona C che lei ha cassato come infondata.
    ho parlato con architetti che mi hanno confermato che l'ente parco tende a bloccare le strade da costruire, fatto accaduto ad un architetto palazzolese per il parco di bronte.

    ma lei mi nega questo. il documento dal lei citato non è relativo al discorso vincoli tecnici che nasceranno  ma un parere generico sulla fattibilità e sostenibilità del parco

    rispetto + un ambientalista che mi dice i vincoli ci sono e me li dice, che lei che quasi dice che non ci sono vincoli cercando di ingannare me e  la gente mettendomi davanti al fatto compiuto ma purtroppo ho visto e dimostrato che è sua consuetudine e questo rende la conversazione noiosa e mediocre.


    P.S. anche Titti Bufardeci è avvocato come quegli altri, così come lo è l'avv.Nigro (reticolare) così come lo è Bono (e votato contro al parco in parlamento a suo tempo) che guarda caso ha dimezzato la superficie proposta degli ambientalisti, mi scusi quindi se me ne sbatto i coglioni della sua stella polare Fabio Granata
    « Ultima modifica: 10:12:40 am, 07 Agosto 2010 da SC »
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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #49 il: 10:38:15 am, 07 Agosto 2010 »
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  • Invece di " sbattersi i cabasisi", termine più gentile rispetto a quello da Lei usato in linea con la Sua ostinata tradizione scurrile, perchè non si legge, a proposito di Fabio Granta, uomo lontano da me dal punto di vista ideologico ma sicuramente onesto e culturalmente preparato, l'ultimo Suo saggio, edito da Lombardi,  " L'Italia a chi la ama".le cui conclusioni politiche si possono così riassumere: " Urge uscire dall'afasia. Una politica non più rassegnata alla ripetizione dell'esistente chiama oggi all'attivismo laico e appassionato per una nuova Italia da costruire insieme ai nuovi italiani che la amano"

    A parte la prefazione di Giancarlo Fini che riproduco:

    " Non è solo un invito all’amor di patria –espressione cara ai nostri padri e ai nostri nonni, ma che scalda sempre il cuore- né soltanto un’esortazione all’impegno civico. “L’Italia a chi la ama” contiene anche una certa idea della nazione, della nazione come patrimonio collettivo che cresce e si rinnova con l’impegno dei cittadini. ...Le nazioni camminano: sono progetto e politica, non solo memoria e folklore. Men che mai sono idoli neopagani, fondati sui miti foschi e rovinosi del “sangue” e del “suolo”.

    Si impegni anche Lei, sign. Caligiore, la ami questa Italia oltre al nostro bellissimo " sacro suolo" ibleo", questo non certo " mito fosco e rovinoso". 

    Una "chiosa".

    perchè non chiede all'ing. Turibio quale è la norma giuridica che espressamente vieta di installare serre nella zona C di un parco nazionale, io da "ignorante", come sostiene Lei, non la conosco.

    E se me la partecipa, quella risposta, sarà un modo per diminuire la mia ignoranza.

    So solo che l’agricoltura intensiva in serra  presuppone di solito l’uso massiccio di pesticidi e fitofarmaci ed allora quel divieto potrà essere, ma non è detto, inserito nel Regolamento del Parco, se condiviso anche dalla Comunità di Parco e quindi dai Sindaci del territorioseppure  un condizionamento sull'uso dei pesticidi e fitiofarmaci nelle serre lo ritengo personalmente opportuno, nell'interesse dell'ambiente e della salute della gente .

    Ma Lei con i pesticidi, i fitofarmaci e le colture OGM ha un buon rapporto.

    Io, invece, No.

    Questione di diversità di opinioni.

    Rispetto ai vincoli Lei mistifica le mie affermazioni: non ho mai detto che vincoli non ce ne saranno ho detto invece che, se le "norne di garanzia" saranno scritte come da proposta degli ambientalisti fatte proprie, in definitiva, dalla nostra Provincia Regionale, nel territorio del Parco non vi sarà alcun vincolo in più rispetto a quelli oggi fortunatamente esistenti.

    Il rischio è, per i " troppo furbi", che l'Ente Parco sono certo li farà rispettare.

    Per il  resto saranno solo "regole condivise sul fare le cose" al fine di tutelare la bellezza del nostro, anche Suo, bel territorio ibleo. 


                                                                                                                            pinoguzzardi

    « Ultima modifica: 11:04:30 am, 07 Agosto 2010 da pinoguzzardi »

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #50 il: 11:24:12 am, 07 Agosto 2010 »
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  • perchè non chiede all'ing. Turibio quale è la norma giuridica che vieta di installare serre nella zona C di un parco nazionale, io da "ignorante", come sostiene Lei, non la conosco.

    E se me la partecipa, quella risposta, sarà un modo per diminuire la mia ignoranza.


    dottore io ai miei allievi nei corsi dico sempre che l'ignoranza è una condizione superabile la stupidità no

    mi dica cosa devo pensare ora che mi chiede di citare una norma da lei stesso citata e su cui abbiamo dibattuto proprio la prima volta che abbiamo parlato di turibio,  mi sembra un assoluta perdita di tempo è evidente che lei è convinto di avere + autorevolezza di Turibio nell'interpretare quella norma

    So solo che l’agricoltura intensiva in serra  presuppone di solito l’uso massiccio di pesticidi e fitofarmaci ed allora quel divieto potrà essere, ma non è detto, inserito nel Regolamento del Parco, se condiviso anche dalla Comunità di Parco e quindi dai Sindaci del territorio.


    aaahhhhhhhhhhh quindi  lei lo sa ma lo nasconde, stiamo scoperchiando gli altarini.

    mi faccia capire una cosa sta comunità del parco ha potere di veto sul regolamento? e se non si raggiunge un compromesso cosa succede si ferma il parco o si applicano le regole + strette possibili? e sopratutto se già lei dimostra di non accettare la proposta dei sindaci sul parco reticolare  cosa dovrebbe farmi pensare che i sindaci contino così tanto da poter imporre un regolamento non tanto vincolante?

    ah per favore mi eviti i panegirici sui politici che attualmente le stanno simpatici, io non sono un leccaculo di nessuno manco dei politici con cui condivido amicizia, se l'hanno informata diversamente l'hanno informata male.

    e sinceramente preferisco leggere un buon libro di letteratura anche se contiene termini scurrili che un'opera di propaganda di granata

    anzi mi hanno consigliato Charles_Bukowski che in compagno di sbronze  parla di un tale che si "fotteva" un cocomero e poi lo faceva mangiare ad un altro.
    se non ci crede guardi qua

    http://books.google.it/books?id=-87po2CKxLoC&pg=PA99&lpg=PA99&dq=cocomero+bukowski&source=bl&ots=E-luypZ9CC&sig=ONNGoqrFV09c_JgAv0n24-G2PeY&hl=it&ei=2iNdTMCqG4yjsQaKp9jyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBUQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false

    lo legga pure lei forse le farà bene
    « Ultima modifica: 11:27:22 am, 07 Agosto 2010 da SC »
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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #51 il: 11:34:17 am, 07 Agosto 2010 »
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  • LEI HA DICHIARATO SIG. GUZZARDI:
    "So solo che l’agricoltura intensiva in serra  presuppone di solito l’uso massiccio di pesticidi e fitofarmaci ed allora quel divieto potrà essere, ma non è detto, inserito nel Regolamento del Parco, se condiviso anche dalla Comunità di Parco e quindi dai Sindaci del territorio seppure  un condizionamento sull'uso dei pesticidi e fitiofarmaci nelle serre lo ritengo personalmente opportuno, nell'interesse dell'ambiente e della salute della gente ."

    Non necessariamente in serra si devono usare pesticidi e fitofarmaci i maniera massiccia, si usano quando è strettamente necessario e con i giusti tempi di carenza.
    anche in serra si può fare un agricoltura biologica. Anche la sono gli uomini che devono sapere come e quando usare i fitofarmaci. Gli stessi uomini che stiamo formando nelle scuole agrarie alla quale spieghiamo come funziona una serra e come la si usa. che sia tutto tempo perso?????
    Da un lato si investe per dare questo tipo di cultura dall'altro si tende ad eliminare le coltivazioni in serra, che poi se ben usate sono il solo punto forte dal punto di vista economico, vedere  pachino con il ciliegino, il  ragusano con i fiori e le primizie, lei vuole affossare ancora di più la nostra economia.


    Per quanto concerne i conflitti ho estrapolato il concetto dal file che mi ha indicato lei
    signor Guzzardi ed i conflitti verbali possono diventare conflitti sociali nel momento in cui alcune famiglie potrebbero perdere il lavoro a causa del parco. E come consigliato dai Georgofili bisognerebbe evitarli.


    SE NEL PARCO DEGLI ABRUZZI VA TUTTO A MERAVIGLIA ALLORA, L'INCHESTA DI PRIMO DI NICOLA E' UNA BUFALA ANCHE QUELLA. ALLORA QUALSIASI COSA SIA CONTRO VA CESTINATA
                                                                                                                           

    Offline pinoguzzardi

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #52 il: 11:37:31 am, 07 Agosto 2010 »
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  • Egregio sign. Caligiore, in tema di agricoltura in generale ma soprattutto di quella auspicabilmente praticabile nelle individuate zone protette, quale è il Parco degli Iblei, perchè non da una occhiata a queso link?

    Servirà ad incrementare le sue già vaste conoscenze ed a confutare meglio le opinioni degli " ignoranti" e degli " stupidi" come me, stante le Sue " pacate" definizioni.


    http://www.itr.si/javno/youth_farm/it/non-agric-activities5.html

    Rispetto ai " cocomeri" se ne faccia una scorpacciata, seppure per favore non già assieme ai " liquidi semini" di Herb,  alla Bukovshi, sconcezza alla quale Lei si è ispirato,  è il periodo: il cocomero, al naturale e senza condimenti,rinfresca il palato ed anche le menti.

    Non mi risulta che Lei sia un " lecchino" ( a non volere usare il Suo scurrile termine) di nessuno, tant'è che non lo ho mai affermato.

    Rispetto alle serre il pacato " sebyali" ci ha ricordato che " anche in serra si può fare un agricoltura biologica" così come abbiamo appreso questi insegnare nelle scuole agrarie.

    Si tranquillizzi, sign. Caligiore.

    Ergo, il Regolamento del parco, a quelle condizioni, potrà benissimo non nibire l'agricoltura in serra nella zona C, fermo restando che nessun divieto è legittimamente possibile nella zona D soddisfacendo il giusto obiettivo di salvaguardare sia la salute dei cittadini che vorranno consumare quei prodotti biologici, oltre che l'ambiente.

    In tal senso si parla di " agricoltura d'eccellenza".

    Il sign. " sebyali" ha fatto una affermazione che condivido in generale rispetto al concetto: "i conflitti verbali possono diventare conflitti sociali nel momento in cui alcune famiglie potrebbero perdere il lavoro a causa del parco. E come consigliato dai Georgofili bisognerebbe evitarli"

    L'accademia dei Geogofili non ha mai parlato di " famiglie che potrebbero perdere posti di lavoro a causa del parco", affermazione, pertanta la Sua, priva di riscontro anche teorico.

    A meno che  non la si  supporti con specifiche proprie argomentazioni.


                                                                                                                                           pinoguzzardi
    « Ultima modifica: 12:15:50 pm, 07 Agosto 2010 da pinoguzzardi »

    Offline pinoguzzardi

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #53 il: 12:37:06 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • Io ho un sogno, sign. Caligiore.

    Il " rosso del Parco", vino biologico prodotto nelle nostre belle colline blee.

    Ma il medesimo concetto può essere esteso anche all'olio.

    Dia uno sguardo:

     http://www.italiaatavola.net/articoli.asp?cod=14549

    ed altresì:

    venerdì 6 agosto 2010

    Vigneti biologici: la Spagna sorpassa l'Italia

    Dopo aver perso il primato europeo delle coltivazioni biologiche, l'Italia ha ora perso anche il primato mondiale (e quindi anche europeo) per i vigneti biologici. Dopo il Mondiale di calcio del Sud Africa, così, gli spagnoli portano a casa altri due sorpassi ai nostri danni.

    Con 53.959 ettari di vigneti bio (il 9,43% della superficie bio totale), infatti, nel 2009 la Spagna avrebbe raggiunto e superato il nostro paese. In Italia, nel 2009 gli ettari di colotivazione biologica della vite erano

    43.614 (dati Sinab, 2009).

    Un balzo sorprendente della Spagna rispetto al 2008, quando gli ettari di vite biologica erano circa 30.000: un aumento di ben il 75%.

    La crescita dei vigneti bio in Spagna è del resto in linea con la grande crescita di tutto il settore biologico iberico, arrivato nel 2009 a 1,6 milioni di ettari.

    La coltivazione biologica della vite si concentra in un numero limitato di aziende ed in poche regioni: Castiglia-La Mancha (28.700 ettari), Murcia (quasi 11mila), Comunità Valenciana, Catalogna,  Castiglia y Leon ed Estremadura.



    Ha mai assagiato i vini della " rioja", in grandissima parte prodotti con metodi biologici?

    Mi venga a trovare e lo confronteremo con quello della mia modestissima produzione familiare, ma anche questa biologica.


                                                                                                                                 pinoguzzardi

                                                                                                             

    enrico tomasi

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #54 il: 12:54:45 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • e cosa c'azzeccano i parchi nazionali con l'aumento della produzione di vini in Spagna?

    Le riformulo la domanda: le risulta che in Spagna ci sia stato un balzo in positivo della produzione di coltivazioni biologiche grazie alla creazione di nuovi parchi nazionali, se si, quanti e quali dal 2008 ad oggi?

    A proposito di spagna, sa dirci in percentuale quante coltivazioni biologiche sono all'interno dei parchi e quante no, ha pure i numeri dell'Italia?

    Le risulta che il più grande produttore locale di alimenti biologici e' a favore del parco?
    sa dove e per quale motivo quest'ultimo produce il suo bel rosso " biologico", venduto in tutto il mondo e in grandi quantita?
    « Ultima modifica: 01:27:12 am, 08 Agosto 2010 da enrico tomasi »

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #55 il: 13:27:22 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • Che L'Accademia Dei Georgofili  parli di conflitti è innegabile a meno che non mi ritenga incapace di
     leggere e capire un testo. Sicuramente se si parla di parchi non si tratterà di conflitti bellici ne di conflitti a fuoco. Il conflitto nasce nelle  difficoltà di qualcuno rispetto ad altri la protesta in se è già un conflitto per una società che dovrebbe garantire pace e serenità a tutti.

    Non vorrei tediarvi con cose personali ma l'esempio calza a puntino.
    Il sottoscritto lavorava a Palazzolo da settembre dovrò recarmi ad Avola, trasferito perché qui si e dovuto tagliare un posto nella scuola grazie alla rimodulazione della legge Gelmini. Ringrazio sempre Dio per il posto di lavoro seppur lontano, me mi chiedo se non sia un impatto troppo forte per la mia famiglia e sulla sua organizzazione. Oltre agli aggravi di spesa che dovrò sostenere per spostarmi. Andrò a prendere il posto che era di un precario che forse rimarrà a casa. Conflitto sociale,attenzione  solo per i più poveri non mi vedremo mai Berlusconi e ed un altro riccone lottare per un pezzo di pane.
    Questo non sarà attinente al tema del topic ma mi sembra abbastanza pregnante per sondare il significato del e sul teme dei conflitti. Ripeto sempre da evitare in quanto arrivando dal basso sono pericolosi.

    Vuole sapere la stragrande maggioranza  delle produzioni biologiche in mano di chi sono?
    Sono in mano a  grandi gruppi che hanno soldi da investire (tra l'altro anche palazzolesi ) che hanno soldi da investire E SERRE NELLA QUALE PRODURRE

    E poi ancora da noi la stragrande maggioranza delle produzioni uva da vino sono biologiche seppur non certificate in quanto nessuno sulla vite si sognerebbe di usare fitofarmaci se non quelli consentiti anche in agricoltura biologica, come rame zolfo ed altro. Nelle nostre colline non c'è produzione di grandi quantità di uva per la vinificazione tranne quelle ad uso familiare. Per il biologico ci vuole la certificazione e questa costa,  non escludendo che chi ha la certificazione biologica non faccia uso di pesticidi , ma questa è un altra storia. 

       

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #56 il: 22:52:49 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • Aggiungo un articolo del corriere della sera

    CORRIERE DELLA SERA

    I TAGLI ALLE AREE PROTETTE
    L' Italia dei parchi a rischio chiusura
    Salviamo i nostri parchi naturali da una morte annunciata

    Questo è un appello, un appello contro una morte annunciata. All' allarme generale sul paesaggio, minacciato dal cemento, dall' assurda collocazione delle pale eoliche, dall' inquinamento delle acque e dal degrado delle periferie e dei centri storici, si aggiunge un' altra minaccia concreta. La manovra taglia il 50% delle risorse ai parchi naturali. I parchi sono creature fragili. Hanno bisogno di manutenzione continua e di sorveglianza. I parchi sono considerati, oggi, riserve della biosfera. Proteggono la fauna marina e quella montana, preservano specie vegetali e il loro complesso sistema. Sono fonte di bellezza, certo, però anche riserve di natura. Parchi e riserve sono distribuiti in tutto il mondo, censiti dall' Unesco, garantiti dall' impegno finanziario e organizzativo degli Stati. Sono, nelle classifiche dell' Unesco, «patrimonio dell' umanità», meglio, nella definizione inglese, world heritage, ovvero patrimonio del mondo, vale a dire non soltanto un patrimonio per l' uomo, ma per tutto quel delicato sistema che è l' intero mondo, un sistema cui proprio l' uomo ha arrecato danni immensi. In termini d' immediato ritorno, i parchi sono una grande risorsa turistica per un Paese come il nostro che dal turismo ricava il 12% del Pil, che riceve ogni anno oltre 43 milioni di turisti, che dispone di oltre 130 mila strutture ricettive e che dunque dà lavoro a una parte rilevante della popolazione mentre incassa valuta. La Federparchi, la struttura cui fanno capo 23 parchi nazionali e 130 parchi regionali, prevede la chiusura del 50% dei suoi federati. Sarà allora una triste conta quella che deciderà sui parchi da chiudere. Eliminiamo prima lo Stelvio o il Gran Paradiso, l' Abruzzo o l' Etna oppure le Cinque Terre? E perché no il parco marino di Punta Campanella nel golfo di Sorrento, o quello delle Tremiti? Il Gennargentu si metta in fila, i Monti Sibillini aspettino il loro turno, magari dopo il Parco del Ticino, poi verranno le Dolomiti Bellunesi, il Vesuvio, il Pollino, le Foreste Casentinesi, l' Arcipelago Toscano... L' elenco dei parchi comprende quasi tutte le bellezza naturali d' Italia, i pochi biosistemi ancora vivi, animali sopravvissuti alla caccia, come il lupo bruno marsicano, o agli erbicidi e agli insetticidi. Il fatto è che più che mai i parchi hanno bisogno di essere protetti da quanto li contorna. Quando leggiamo che nello scorso aprile nella zona dei Regi Lagni, in provincia di Caserta, sono stati arrestati, per danno ambientale, 22 imprenditori, chiusi 4 impianti di depurazione delle acque, presi provvedimenti contro 25 aziende zootecniche, abbiamo la percezione netta di quali sono i rischi per l' ambiente in cui viviamo e come tanto più sia necessaria una coraggiosa e generosa politica in favore dei parchi che sono, oltre che riserve della natura, riserve della cultura e presidi della bellezza, modelli educativi di rispetto del territorio. In una simile prospettiva di tagli sconsiderati, l' impegno del ministro Prestigiacomo, che si è battuta contro il dimezzamento dei fondi, da solo non basta: serve una presa di posizione del governo, un intervento del premier Berlusconi. Altrimenti rischia di apparire contraddittoria anche la campagna promossa dal ministro del Turismo che invita a godere della bellezza del «giardino d' Europa». Se i tagli sono imposti da Bruxelles, è anche vero che il patrimonio naturale italiano, dallo Sciliar all' Etna, dalla foca monaca al lupo appenninico, non è soltanto nostro ed è un bene già diminuito nei secoli, che solo con una politica e una spesa costante può essere salvato. La politica, appunto, dei parchi, per i quali noi occupiamo uno dei primi posti nel mondo. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Bertelli Carlo

    del 18 luglio 2010

    il link dell'articolo

    http://archiviostorico.corriere.it/2010/luglio/18/Italia_dei_parchi_rischio_chiusura_co_9_100718002.shtml
    « Ultima modifica: 22:59:26 pm, 07 Agosto 2010 da sebyali »

    Offline sebyali

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #57 il: 22:57:23 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • PROTESTE CONTRO I TAGLI AI PARCHI. PRATESI (WWF) E CRESPI (FAI) SCRIVONO A BERLUSCONI

    venerdì 23 luglio 2010      
    “Signor Presidente, in questi giorni milioni di italiani hanno sentito la sua voce in uno spot pubblicitario che, in nome del Ministero del Turismo, invitava a viaggiare in Italia: il paese più bello del mondo per la sua cultura, la sua arte, il suo paesaggio”. Così inizia la lettera scritta a Berlusconi dal Presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi e della Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi, per sollecitare un autorevole intervento del premier affinchè fermi il taglio delle risorse ai parchi nazionali incluso nel testo della finanziaria. Il dimezzamento del “già magro contributo devoluto dal Ministero dell'Ambiente” (quasi 52 milioni di euro nel 2009) secondo i due ambientalisti porterà i parchi ad una “morte certa”.
     
    Per Pratesi e Crespi, che danno voce sui quotidiani ad sit- in di protesta tenutosi in queste ore davanti al Ministero della Prestigiacomo, in gioco c'è il futuro ambientale della nostra terra. Opinione condivisa da Cianciullo su Repubblica, che fa eco ai vari appelli delle associazioni e del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, sostenendo che le risorse elargite non basteranno nemmeno per l'ordinaria amministrazione e che i parchi si troveranno sprovvisti di difese contro abusivismo edilizio, incendi, inquinamento e bracconaggio.
     
    L'intera operazione poi metterebbe a rischio un settore che da lavoro a 86 mila occupati. Una serie di dati alla rinfusa, quelli forniti dalla Federparchi, per alzare il tiro sul rischio che tutta la comunità correrebbe. Una cosa, fra tutti questi dati, però è certa. Dal 70 all'80 per cento dei contributi va ai costi del personale. Per esempio, il Gran Paradiso ha quasi cento dipendenti (con un tasso di assenza medio del 13%, soprattutto grazie all'abnegazione dei guardaparco) che costano quasi tre milioni e 800mila Euro, su un bilancio di sei milioni e 500mila Euro, di cui quattro milioni e 800mila di contributi statali e regionali (anno 2007). 119 sono invece i dipendenti del Parco d'Abruzzo (tasso di assenteismo del 34%!) e costano quasi cinque milioni di Euro su un bilancio di settemilioni e 400mila Euro (con contributi pubblici per più dell'80%).
     
    Valori approssimativi e sommari, che a molti danno l'idea che più che parchi, questi siano carrozzoni. Basta sapere, come relaziona la Corte dei Conti, che per uno di questi due parchi le spese per le attività istituzionali (fra il tecnico, lo scientifico e il gestionale) sono passate dai novecentomila euro del 2003 ai trecentoquarantamila del 2007.

    il link dell'articolo

    http://www.bighunter.it/Natura/ArchivioNews/tabid/220/newsid734/5965/Default.aspx

    Offline sebyali

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #58 il: 23:06:57 pm, 07 Agosto 2010 »
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  • di Matteo Fusilli Presidente Federparcho
    Data : 23 - 24 luglio 2004
    Fonte : Convegno La scommessa della qualità italiana Ravello Festival 2004

    L’istituzione dei parchi in Italia, nella prima metà del secolo scorso, è stato il sogno di pochi studiosi, uomini di scienza, giornalisti, naturalisti. Per far nascere il Parco d’Abruzzo numerose furono le iniziative della Lega per la protezione dei monumenti naturali, dell’Associazione Pro Natura e della Società Botanica Italiana. Inoltre, un forte impulso fu dato da Benedetto Croce, filosofo eminente, nato nel 1866 proprio a Pescasseroli.
    Nel 1922 fu istituito il Parco Nazionale del Gran Paradiso, prima area protetta italiana e, dopo oltre venti anni, l’Italia ebbe altri due parchi nazionali: il Circeo (1934) e lo Stelvio (1935).
    Bisogna attendere la seconda metà degli anni ’60, perché si produca una svolta importante nella cultura, nella politica e nella complessiva visione del mondo. Un movimento che nasce nell’università californiana di Berkeley e si estende a quasi tutto il mondo occidentale e pone con forza, tra tante altre questioni, anche quelle ambientali.
    Si fa strada nella comunità scientifica e soprattutto nelle coscienze la preoccupazione per il futuro del pianeta e l’allarme per lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. La mobilitazione dell’opinione pubblica porta alla dichiarazione dell’Anno europeo della conservazione della natura nel 1970 e negli Stati Uniti, il 22 aprile dello stesso anno, è proclamata la Giornata della Terra. Iniziative che segnalano un crescente interesse per le tematiche ambientali.
    Negli anni ‘70 e ‘80 che in varie parti d’Italia nascono movimenti, associazioni e gruppi spontanei, che attraverso campagne di stampa, raccolta di firme, petizioni e proposte di legge d’iniziativa popolare, si mobilitano per l’istituzione dei parchi.
    Dopo oltre cinquanta anni dalle prime istituzioni, la realtà è in movimento e la mobilitazione culturale, scientifica e sociale si salda con le iniziative parlamentari. Nel 1991 è approvata la “Legge quadro sulle aree protette”.
    In quegli anni la tensione positiva di un movimento di idee si incontra con le istituzioni parlamentari, scrivendo una delle pagine più belle ed entusiasmanti della nostra storia recente.
    Molte volte, da parte di nemici dichiarati, ma anche di giganti solitari dell’ambientalismo, si tende a presentare la vicenda dei parchi come un processo elitario, che ha come protagonisti minoranze evolute contro maggioranze disinformate e spesso rumorose. In parte è andata così e un ruolo decisivo lo hanno avuto sicuramente singoli studiosi, rappresentanti di associazioni, organi di stampa nazionali e locali, singole personalità della cultura e della scienza. Ma nei territori coinvolti direttamente dall’istituzione dei parchi vi è stato un confronto di idee e interessi contrapposti e uno scontro, in alcuni casi anche fisico, sul futuro di quelle aree che hanno visto la partecipazione diretta di migliaia e migliaia di cittadini. Questo confronto può essere paragonato, per l’intensità del coinvolgimento politico e culturale, anche se in scala minore, alle grandi passioni che si sono manifestate a livello nazionale in occasione dei referendum degli anni ’70. Molti di coloro che avevano dato vita a quel movimento, “la generazione della 394”, si ritrovano negli anni successivi ad amministrare e dirigere i parchi.
    Il sogno della costituzione dei parchi può diventare realtà. Ha inizio, tra mille contraddizioni, una fase “garibaldina”, con le intese sulle perimetrazioni, l’istituzione dei nuovi enti, la nomina degli amministratori, il coinvolgimento delle popolazioni, il rapporto finalmente positivo con le comunità locali e con gli operatori economici, i primi progetti di conservazione.
    I parchi crescono, si affermano, dimostrano che è possibile integrare ambiente e sviluppo, rendono visibili i territori, sollecitano orgogli locali, voglia di stare insieme, capacità di “riguardare i luoghi”, nel senso di averne riguardo e di riconoscerne il valore.
    Oggi i parchi italiani rappresentano una realtà importante, un punto di qualità del nostro Paese in ritardo su molte altre rilevanti questioni ambientali, ma che è, nel sistema internazionale delle aree protette, un’esperienza originale, innovativa e anche molto apprezzata nei consessi mondiali.
    Non voglio dare i numeri delle aree protette italiane che interessano il 12% del territorio nazionale, ma è bene sapere che esse assicurano al nostro Paese il primato europeo per la biodiversità, tutelano alcune delle più grandi riserve di acqua dolce d’Europa e custodiscono la gran parte dei boschi e delle foreste del nostro paese.
    Le aree marine protette italiane tutelano e valorizzano un patrimonio ecologico inestimabile e contribuiscono a qualificare l’offerta turistica del nostro Paese. Risorse territoriali importanti per la qualità e la competitività del sistema Italia. Una parte pregiatissima del “Made in Italy”, che rappresenta il maggiore elemento di forza della nostra economia e per il futuro del nostro Paese.
    Il movimento mondiale dei Parchi si è ritrovato a Durban, lo scorso settembre e ha indicato nuovi traguardi. I 3.000 partecipanti del III Congresso Mondiale dei Parchi, una comunità multietnica appassionata e rappresentativa di una rete mondiale di 100.000 aree protette, alla presenza di Nelson Mandela, hanno indicato che i parchi, in quanto “uno dei più formidabili impegni collettivi della storia dell’umanità in materia di utilizzazione della Terra”, devono contribuire alla “riduzione della povertà e allo sviluppo economico”, essere “sorgente di benefici oltre i confini degli stati, oltre le società, i sessi, le generazioni”, “scuole viventi, luoghi straordinari in cui l’uomo trova le proprie radici, in cui le culture, i sistemi di valori e di conoscenze si trasmettono di generazione in generazione” ed essere “fattori di amicizia e di pace”. La realtà di un nuovo sogno è nei parchi per la vita e nei parchi per la pace. Inoltre, Federparchi e Legambiente stanno promuovendo, con grande successo, la costituzione della Federazione dei Parchi del Mediterraneo.
    Il successo dei Parchi può produrre equivoci e strumentalizzazioni. La tentazione di istituirli in ogni collegio elettorale è forte, così come la falsa coscienza di pianificare sviluppo e infrastrutture distruttive e allo stesso tempo, istituire aree protette.
    All’opposto c’è chi propende per “…una politica per le aree protette basata essenzialmente sulla quantità di territorio da sottrarre allo sviluppo, sull’arroccamento in poche isole di natura, contrapposte al degrado circostante”.
    Non desideriamo quel futuro, “sarebbe solo compensazione, funzionale al mondo che ci circonda, l’ora d’aria del grande meccanismo della produzione”.
    I parchi in Italia, oltre a preservare ecosistemi di grande valore, hanno rappresentato la sola risposta di carattere nazionale a un modello di sviluppo distruttivo di risorse ambientali e culturali, che aveva prodotto cattedrali nel deserto, cementificazione delle coste, urbanizzazione selvaggia, abbandono delle campagne e delle aree montane e provocato modificazioni fisiche irreversibili del nostro Paese.
    Tutto questo non è considerato dagli economisti/sacerdoti del P.I.L. Non troverete le aree protette nel P.I.L. perché con questo antiquato strumento non è possibile misurare la coesione sociale, la riscoperta della cultura materiale, l’orgoglio dell’appartenenza.
    Dobbiamo provare a definire un’idea nuova di ricchezza, in cui il patrimonio ambientale e naturale è un’importante risorsa da proteggere e valorizzare per la qualità della vita e dello sviluppo.
    La forza dei parchi è nella capacità di “ricordarsi del futuro”.
    Bertold Brecht in “Vita di Galileo”, a un allievo, deluso dal fatto che il maestro ritratta le sue teorie di fronte alla minaccia delle torture e al rogo della Santa Inquisizione, fa dire: “Disgraziato il paese che non ha eroi” e Galileo risponde: “Felice quel paese che non ha bisogno di eroi”. Il sogno per il futuro deve essere proprio questo: “Felice quel paese che non ha bisogno di parchi”, perché appartiene alla normalità delle scelte politiche ed economiche e dei comportamenti quotidiani, il rispetto per le risorse ambientali.
    In questi anni abbiamo imparato a sognare e a rendere possibili i nostri sogni. Ora, semplicemente non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo smettere. Come canterebbero i Negrita “…c’è che ormai ho imparato a sognare, non smetterò”.

    il link dell articolo
    http://www.symbola.net/html/article/LarivalutazionedeiParchi

    Offline cherumubeddi

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    Re:Le domande sul parco su cui riflettere
    « Risposta #59 il: 02:38:53 am, 08 Agosto 2010 »
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  • E gli altri non li saluta, sign. " chisemubeddi"?

    Sono"belli" anche loro, monellino.


                                                                                                             pinoguzzardi

                                                                                                                       


    ...non ce ne bisogno egregio pinoguzzardi... di là ci parliamo continuamente... sà, na stu forum ci sono altri 1500 circa topic abbastanza importanti quanto lo è, per lei che vuole dire sempre l'ultima, quello sul pacco... ehm parcoibleo....
    Non sento il Sig Dott. Cascone...   starà montando un'altro video??? Ci stupirà di certo!!!

    PS4: una curiosità:ma lei è pensionato??? o libero professionista???

    chi semu beddi!
    Az

     

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