Autore: SC Topic: L'aeroporto di Comiso non apre perchè litigano su chi deve pagare i pompieri  (Letto 2753 volte)

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14/08/2010 | Riggio:"L'aeroporto è privato e comunale".

Comiso - La verità sull'aeroporto, secondo Vito Riggio. Il presidente Enac dice la sua sulla sua situazione attuale dello scalo e sulle vicende che si stanno vivendo in questi giorni. Ripercorre le tappe che hanno scandito questi anni e afferma: "Se l'aeroporto è comunale e privato, i costi non possono essere sostenuti dallo Stato, ma esso si paga tutti i servizi. O meglio: si può contrattare con lo Stato, ma non si può dare nulla come scontato". Nelle ultime settimane, il "protocollo d'intesa" per la cessione delle aree del "Vincenzo Magliocco" alla regione ha portato anche degli ostacoli inattesi. O meglio: hanno fatto venir fuori il "nervo scoperto" dello scalo comisano che è stato realizzato con fondi pubblici (Cipe e Por Sicilia), ma che il comune di Comiso (che è stato il promotore del progetto e la stazione appaltante) considera suo. Comiso è stato classificato come "privato" (non esistono altri aeroporti pubblici con questa tipologia). Riggio, e con lui, il presidente della provincia, Franco Antoci, hanno contestato tale posizione, ma un parere dell'Avvocatura dello Stato ha dato il "via libera" ad un'impostazione "originale" voluta dal comune di Comiso e da Pippo Digiacomo. Ora, però, i "nodi" vengono al pettine.
Se l'aeroporto è privato e comunale, lo Stato è pronto a cedere il sedime alla regione. Questo potrebbe voler dire nessuna garanzia per i costi del servizio Enav e Vigili del Fuoco, che potrebbero gravare sulla regione stessa o, più direttamente, sulla società di gestione e quindi sulla "competitività" dello scalo. E la regione ha puntato i piedi: Lombardo ha rifiutato di firmare il protocollo d'intesa. Tremonti è pronto a farlo, ma non vede di buon occhio che lo Stato ci metta i suoi soldi. Il sindaco Giuseppe Alfano ha garantito che i soldi ci saranno, che c'è la disposnilbità dei ministri Matteoli e La Russa. Il deputato Nino Minardo ha svolto un difficile lavoro di mediazione e, lo scorso anno, è riuscito ad ottenere che un emendamento alla Finanziaria prevedesse anche i finanziamenti per Comiso almeno per i primi quattro anni. Ma Lombardo vuole nero su bianco. E, stavolta, al suo fianco c'è Pippo Digiacomo che accusa il governo (e, con esso, l'amministrazione kasmenea) di voler svendere e declassare lo scalo del Magliocco. Il presidente della provincia, Franco Antoci, lancia un appello per un "patto istituzionale" che coinvolga tutti i soggetti interessati. Senza rimuginare sugli errori del passato (che sono stati commessi e che Antoci ha cercato di evitare, senza riuscirci), ma con un nuova e ritrovata sinergia verso un comune obiettivo. Replica Pippo Digiacomo: "Il Codice della Navigazione equipara gli aeroporti di proprietà dello Stato e quelli di proprietà di un Ente Pubblico Territoriale, come Comiso. L’aeroporto è stato costruito secondo i criteri di ENAC, con soldi pubblici. Si sta enfatizzando il problema della proprietà del sedime, che non esiste. Sono dei tentativi mascherati di smobilitare l’aeroporto, declassandolo al ruolo marginale di aeroporto regionale. Se un progetto come questo fosse stato realizzato al nord, tutti gli amministratori avrebbero coagulato le energie per difenderlo. In Sicilia, invece, sin dall’inizio riscontro opposizioni proprio nelle istituzioni locali”. E il segretario della Cgil, Giovanni Avola. Avola pone tre condizioni perché si avvii il percorso del “patto istituzionale: “Che si concretizzi il decreto interministeriale perché la copertura finanziaria sia garantita dallo Stato; è inaccettabile che l’aeroporto sia classificato regionale perché valutandolo tale i voli internazionali non sarebbero garantiti. Inoltre, l’aeroporto di Comiso deve avere la qualifica di aereo stazione alternata a Fontanarossa in modo che entrambi possano completarsi e sinergicamente governare il traffico aereo della Sicilia orientale. E mentre si susseguono le prese di posizione (tante e numerose, difficili da contenere in un articolo), giungono anche le parole di Vito Riggio. Lucide, come sempre, a fotografare la situazione attuale. E le sue parole non disegnano segnali di speranza "L’’aeroporto è stato costruito su un terreno che il demanio che non più utilizzabile per scopi militari, ma non si seguì la procedura prevista, cioè quella del trasferimento del bene dal demanio nazionale al demanio regionale. Noi facemmo quest’obiezione, però si disse: “Intanto il comune è stato designato come stazione appaltante, durante il corso dei lavori, durante il periodo di costruzione, ci sarà tempo per risolvere questo problema. Naturalmente in questi 4 anni, non si è risolto, adesso si era arrivati ad un protocollo, che prevedeva il trasferimento. Il presidente Lombardo contesta questa scelta perchè, a suo modo di vedere, la dizione “interesse regionale” comporterebbe il mancato pagamento, da parte dello Stato, degli oneri relativi ai servizi dei vigili del fuoco, agli altri servizi pubblici quale quello della navigazione. Cose peraltro note perché tutti noi ritenemmo che si potesse affidare in concessione senza gara al medesimo comune, stazione appaltante, sulla base di un parere dell’Avvocatura dello Stato che equiparava un aeroporto comunale ad un aeroporto privato, quindi era del tutto ovvio che i servizi avrebbero dovuto essere pagati dalla società. Si è poi tentato di inserire l’aeroporto in una rete di aeroporti nazionali, ma questo sarebbe una concessione che lo Stato farebbe, non un diritto. Perché delle due l’una: o l’aeroporto è comunale, e quindi equiparato a privato e si paga tutti i servizi, o è statale, e in tal caso il trasferimento non va fatto al Demanio regionale, ma all’Enac che dovrebbe poi procedere ad una gara per la gestione. Questo comporterebbe l’annullamento di tutto ciò che si è fatto e sarebbe molto grave perché ci sono investitori privati che hanno acquisito quote di società. Se invece l’aeroporto che è di interesse locale, si trasferisce al demanio regionale, poi la regione potrà negoziare con lo Stato eventuali forme di collaborazione ai costi. Oppure, sarà la regione a sostenerlo, come io ho sempre spiegato”. E sulla posizione del governo, che oggi sembra contrapposta rispetto a quella della regione, Riggio aggiunge: “Tremonti ha ragione. Noi non possiamo consentire che aeroporti regionali vengano finanziati dallo Stato. Ci avviamo d un fase in cui gli aeroporti finanziati dallo Stato saranno appena una ventina, tutti gli altri saranno trasferiti alla regione. Le regioni dovranno decidere se sostenerli, anche contro le ragioni di mercato, o se affidarli al mercato. Non c’entra niente col fatto che il demanio sia statale o regionale. Attualmente, manteniamo in vita aeroporti come quelli di Albenga, Cuneo o Parma che sono improduttivi. Si faranno scelte politiche, sulla base dei rapporti tra Stato e Regione dopo la riforma dell’articolo 117 della Costituzione”.

tratto da
http://www.aeroportodicomiso.it/news.asp?id=282


l'aeroporto di comiso può aiutare l'economia dei monti iblei garantendo flussi turistici diretti e sbocchi commerciali per i nostri prodotto agricoli

che aspettano le amministrazioni comunali del monti iblei a chiedere una soluzione della vicenda?

si fanno tanti punti agli ordine del giorno inutili nei consigli comunali come" auspicare le soluzioni alla crisi agricole"

ma non si chiedono cose concrete come l'immediata definizione della vicenda dell'aeroporto di comiso che aiuterebbe concretamente il territorio
« Ultima modifica: 14:30:00 pm, 19 Agosto 2010 da SC »
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La questione è di vitale importanza per il nostro territorio dato che risolverebbe (anche se solo in parte) l'annosa questione del deficit infrastrutturale nel settore dei trasporti.

Probabilmente, adottando criteri economicistici tanto cari agli alti dirigenti pubblici, si creerebbero le precondizioni per una effettiva spinta propulsiva verso il successivo completamento della rete autostradale (siracusa gela e poi gela agrigento) e ferroviaria (il nostro primo obiettivo sarebbe avere un perimetro ferroviario siciliano che possa dirsi decente).

L'interessamento della Rayan air a Comiso è una riprova, poi, delle potenzialità di afflusso turistico che la zona riserva. Gli investitors in strutture ricettive nei pressi dell'areostazione vedono scendere la redditività delle somme invistite a causa del dilatarsi dei tempi.

Le aziende agricole e del biologico potrebbero abbattere i costi dell'internazionalizzazione anche grazie al potenziamento di voli cargo "tarati" sulle esigenze di queste realtà (come il potenziamento di alcune tratte strategiche con annesso abbattimento dei costi di trasporto)


Insomma, dal 2001, quando ci fu la discesa di D'Alema per inaugurare l'aeroporto Pio La Torre (poi tramutato in Magliocco) si sta ancora apsettando la fine dell' "anno di collaudo"...


C'è un sacco di gente che vuole andare a Barcellona con 10 euro....gli stipendi dei giovani precari impongono uno stile di vita low cost...
Non abbiamo in vista nessuna pensione da nababbo che ci permetterà continui spostamenti con alitalia &co..

Ergo un appello al Presidente Lombardo...Si dimostri, per una volta, che questa autonomia i siciliani la vogliono sul serio.
Che la Regione diventi partner forte del progetto. La Sicilia sudorientale rappresenta un'area dinamica a livello sociale, economico e culturale in genere.

Politicamente sarebbe un giusto investimento. Elettoralmente pure.

Contemporaneamente i privati devono fare la loro parte.
Ad esempio: che quote hanno le banche ed in particolare la Banca agricola popolare di Ragusa nell'affare Comiso?

Pare che il primato sia come al solito dei catanesi (sicuramente più esperti nella finanza ed in ambito aeroportuale)

per info sulla governance economica e gestionale dell'aeroporto:

http://www.aeroportodicomiso.it/main.asp?what=La%20SO.A.CO.%20S.p.A.

http://www.soaco.it/

http://sicilia.travelnostop.com/NEWS_dettaglio.php?idArticolo=46266



« Ultima modifica: 10:05:36 am, 20 Agosto 2010 da Tito »

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è raro ma concordo perfettamente con antonio, no so si possa parlare di deficit, ma sicuramente è assurdo che un opera resti inutilizzata per anni, quando era estremamente efficiente quando la usavano i militari americani
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