Ringrazio l'amministratore del blog per avermi informato circa le varie proposte del Parco esistenti sul tappeto e grazie soprattutto per essersi preoccupato di raccogliere il materiale e metterlo a disposizione. Sarà mia cura leggere e ragionare sui documenti in parola.
Mi corre l'obbligo però di sottolineare un concetto che ritengo fondamentale.
Un parco è un'area protetta e gli Iblei devono essere protetti. Il comprensorio ha tutte le caratteristiche perchè i decisori politici intervengano per garantire la tutela del bene e la ricomposizione di quanto si è perso anche in termini di biotopi.
Il problema credo che sia un altro. Il silenzio denunciato dall'amministratore, a mio giudizio, non sta tanto nel fatto che non si discuta più del Parco, della sua estensione, ecc. ma del fatto che nessuno discuta del proprio futuro e di come dovrebbero vivere i nostri figli nelle nostre terre. In altri termini un parco naturale genera, esige, richiama un titpo di sviluppo che nulla a che vedere con lo sfracelo materiale, economico, territoriale, ambientale e sociale cui è stata ridotta la nostra isola. Non solo la distruzione ma anche il fallimento. Fallimento di un progetto politico/economico di sviluppo basato sui poli e sugli assi; sui grandi agglomerati industriali e urbani; sulla distruzione fisica delle risorse naturali il cui risultato oggi è che oltre l'87% del territorio della Sicilia si trova a subire una desertificazione spinta e se non si provvederà con ogni consentita urgneza il collasso ambientale è alle porte.
A tutto questo non è corrisposto nè progresso e nenache sviluppo a pensarci bene. I tassi di disoccupazione hanno raggiunto e superato quelli del secondo dopoguerra e, soprattutto, sembra diffuso un sentimento di arresa e di mancanza di speranza. Sentimenti che portano i giovani, primi e principali vittime, a ritenere che vendendosi forse si riuscirà in qualche modo a "sistemare" la propria vita. Insomma, per dirla come i cattolici, si è preferito il purgatorio al paradiso.
E allora potrei anche addentrarmi in una discussione tecnica sul parco degli Iblei, ne ho scienza ed esperienza. Ma non credo che sia questo l'argomento all'ordine del giorno. Il problema è questo silenzio assordante che ha l'amaro sapore dell'accondiscendenza e di adesione ad un'idea, tutta sbagliata, di fare del nostro territorio un pezzetto del nord, ma sempre subalterno al Nord. Noi dobbiamo pensare al Sud per il Sud. E' questa terra che può insegnare la sobrietà e la cultura, senza con questo giustificare o passare sopra i nostri difetti e i nostri limiti. E' dal nostro passato (quello alto della Magna Grecia per non fraintendersi) con i suoi valori che possimao riannodare i fili con noi stessi e ricominciare.
Grazie per l'attenzione.
Giuseppe Messina