Caro direttore sul un numero che non ricordo penso di Dicembre ho avuto il piacere di vedere un articolo sull’agricoltura proposto da due miei carissimi amici i quali intervistando alcuni imprenditori arrivavano a delle soluzioni a mio parere poco aderenti alla realtà attuale.
Il nostro centro come tutta la Sicilia è un centro agricolo che viveva del commercio del formaggio ,del latte , dell’allevamento dei bovini ,del commercio degli agrumi , la nostra comunità mi diceva mio nonno Vincenzo con orgoglio è stata la prima ad istituire un mercato a cadenze quindicennale per il commercio dei bovini e di tutti gli animali in genere, e la prima ad istituire il consorzio Cardinale per l’irrigazione degli agrumeti .
Oltre all’allevamento dove non vi era la possibilità di irrigare siccome il mostro territorio ha la caratteristica che nascono spontanei gli ulivi si è integrato all’allevamento sia la coltivazione dell’ulivo sia la coltivazione del frumento che servivano per il sostentamento della famiglia contadina.
Il prodotto che avanzava veniva venduto in un mercato locale che essendo poco in contatto con l’esterno aveva dei prezzi che erano abbastanza remunerativi per il tipo di prodotto , mi spiego meglio o quello o non ve ne era altro pertanto il prezzo non lo faceva la domanda ma l’offerta , cosa sbagliatissima in quanto se il prezzo lo fa chi produce si ha un mercato stagniante poco incline a fare ricerca e cambiamenti.
Il produttore in questo frangente non aveva né la necessità né la voglia di rendere la produzione più efficiente maggiormente competitiva si vivacchiava.
Prova né è negli anno 60 quando arrivarono gli aiuti alla produzione i proprietari li considerarono alla stessa stregua della manna , solo da mangiare, e invece non era così tali aiuti dovevano servire a sistemare i fondi a razionalizzare le produzioni a incrementare la produzione in termini di quantità e qualità e a creare una classe imprenditoriale più europea.
Invece i produttori , per la maggior parte usarono quei soldi per rifarsi la casa , in paese , metterli in banca e lucrare interessi .
Tutte le volte che la ricchezza non viene utilizzata per quello che serve si hanno dei guai, in quanto ora quei soldi non servono più in quanto l’euro li ha erosi in maniera spropositata e i terreni per rimettersi a dare il loro frutto non hanno che li coltiva in quanto chi lavorava a costretto i propri figli a non fare nulla in quanto vergogna lavorare in campagna e a lasciare la propria terra e andare a lavorare oltre lo stretto dove il più delle volte si fanno lavori ancora più umilianti ma non li vede nessuno.
Ora cari amici se vogliamo dare un futuro alla nostra economia di Canicattini non sarà certo con dei contributi ma si deve riaccendere la fiammella dell’operatività cominciando da dove avevano cominciato i nostri progenitori , in quanto la storia è maestra di vita .
Vi saluto e resto a vostra disposizione per eventuali altre delucidazioni che a mio parere sono necessarie in quanto la nostra cittadina può risollevarsi ma deve prendere coscienza di dove è arrivata con delle scelte sbagliate sia a livello familiare , sia politico
Cordialmente Enzo Cirinnà