Autore: a.merenda Topic: Un nuovo Federalismo per le identità  (Letto 3165 volte)

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Un nuovo Federalismo per le identità
« il: 17:26:22 pm, 24 Maggio 2011 »
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  • Così Gianfranco Miglio rispondeva, nel 1993, a Massimo Cacciari
    Per secoli la cultura europea ha ossessivamente coltivato i miti del centralismo statale



    Questa lettera fu scritta nel 1993 da Gianfranco Miglio a Massimo Cacciari, nell’ambito dell’incalzante dibattito sul Federalismo.


    GIANFRANCO MIGLIO
    Caro Massimo, ho gradito la tua lettera, anche perché mi conferma che il nuovo impegno in campo amministrativo non cancellerà la tua preziosa partecipazione ai dibattiti in tema di pensiero politico.
    Quello che ormai la cultura americana chiama il “nuovo federalismo “, è (come del resto anche tu riconosci) una vera e propria “rivoluzione”: è forse la più importante delle molteplici rivoluzioni che si intrecciano a illuminare la meravigliosa “fine secolo” in cui viviamo. Mentre il vecchio “federalismo” era uno strumento (tollerato) per generare, presto o tardi, uno Stato unitario il “nuovo federalismo” è un modello istituzionale creato per riconoscere, garantire e gestire le diversità. Per quattro secoli la cultura europea ha, ossessivamente, coltivato i miti dell’unità e dell’omogeneità, funzionali allo “Stato moderno”. Dentro lo Stato tutti uniti e solidali, nell’ordine e nella pace; fuori dello Stato la guerra e la legge della jungla. Prestissimo, nei miei “Arcana Imperii”, uscirà la traduzione dei libro di Patrick Riley sulla Volontà generale, in cui si scoprono le origini teologiche del mito dell’unità.
    Con il declino dello Stato “unitario” (“nazionale”) tramontano anche i miti della sovranità e dei confini.
    Circa la prima, ciò che contrassegna il vero ordinamento federale è la presenza di una pluralità di “sovranità”; almeno due: quella degli Stati- membri e quella dello Stato-federazione. Ma pluralità di sovranità equivalenti significa: nessuna sovranità.
    Circa i “confini” essi sono uno sciagurato prodotto dello “Stato moderno” (e, prima ancora, dell’egemonia degli agrimensori nella costruzione del diritto romano di proprietà): prima del Seicento, e sopra tutto nel mondo medioevale, i confini non erano un “destino”.
    Ma il flauto che guida la danza del cambiamento, è il (periodico!) declino del “patto politico” (fedeltà) e l’emergere del contratto-scambio. Il “federalismo”(dai tempi di Giovanni Althusio!) è sempre stato legato al primato del “contratto”: e un contratto non crea mai un potere “sovrano”, perché l’efficacia di un sistema di contratti riposa sul fatto che i contraenti hanno interesse ad osservarli, sotto pena di essere esclusi dalla convivenza di coloro i quali “scambiano”. La fortuna attuale del diritto internazionale “privato” nasce da qui, e non dal fatto che esista la Corte dell’Aja.
    Noi stiamo entrando in un’età caratterizzata dal primato del “contratto” e dall’eclissi del patto di fedeltà (pensa alla fine dell’indissolubilità` del matrimonio!). Dopo due secoli di ossessivo e crescente appello al patto di fedeltà (e alla “politica”) il pendolo della storia ci porta verso l’individualismo e la libertà di contratto.
    Già oggi dappertutto l’esercizio del potere decisionale ha perso il suo carattere di “Machtspruch”, di “pronuncia di potenza”, e ha preso la forma di “arbitrato” e di “negoziato”. E gli ordinamenti “federali” sono sistemi in cui si tratta e si negozia senza soste.
    Un altro punto cruciale: poiché le “diversità” continuano ad evolversi e ad emergere, le Costituzioni federali saranno sempre più “a tempo determinato”, e non “atemporali” come il vecchio Stato unitario (fondato per l’eternità): saranno Costituzioni modificabili ogni trenta-cinquant’anni.
    Ma la più grande rivoluzione che si compie sotto i nostri occhi, con il declino dello “Stato unitario” (sovrano e “nazionale”) è la ricomposizione della originaria “convivenza delle genti”: prima che nascesse lo “Stato moderno”, e la così detta “Comunità internazionale”, sul piano giuridico e concettuale, non c’era un “dentro” e un “fuori” – un “dentro” legittimo e legale, e un Risposta a Cacciari di Gianfranco Miglio Annttoollooggiiaa 142 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 “fuori” abbandonato alla legge del più forte (o del più fortunato) -. Tutte le regole erano prodotto non di istanze “sovrane” (pensa alla debolezza delle pronunce papali o imperiali) ma di relazioni contrattuali. Oggi la gestione dei problemi interni degli Stati tende sempre più ad assomigliare a quella delle controversie un tempo chiamate “internazionali”; e la svolta è stata rappresentata dalla fine del “bipolarismo”: apogeo dell’”ordine” statal-internazionale, e quindi dei vecchio sistema.
    Sono queste considerazioni che vanno tenute presenti se si vuole capire il “nuovo federalismo” ed il suo significato storico: sopra tutto se si vuol distinguere il vero federalismo dal vari “autonomismi” e “regionalismi” in circolazione, che rappresentano soltanto travestimenti del vecchio Stato unitario. Io sto concentrando tutte le mie idee a proposito di questi temi, in una “plaquette” Costituzione federale. La ragione contro il pregiudizio; ma la farò uscire dopo le elezioni: quando si aprirà (se si aprirà!) il dibattito sulle riforme costituzionali (che tu, giustamente, giudichi indispensabile).
    Sono convinto che, fra quarant’anni, tutti gli ordinamenti dei paesi civili (tranne forse quello italiano) saranno “neofederali”.
    Certo (come sempre) decisivo è il problema di fissare (riconoscere) i due punti di aggregazione (“cantone”, o come lo si vorrà chiamare, versus “autorità federale”) per fondare il rapporto dialettico permanente su cui poggerà il sistema. Non per attribuire all’uno o all’altro una inutile “sovranità”: perché il potere di decidere le controversie sarà intermittente e suscitato da una clausola del contratto di fondazione.
    Tu hai ragione quando avverti che è molto importante determinare le funzioni e le strutture delle aggregazioni interne (a valle) dei soggetti membri della federazione (Municipi, Regioni, eccetera). È un capitolo tutto da inventare.
    Ma qui debbo rivelarti un dubbio che mi rattrista: come si atteggerà la tecnica dell’antico “jus publicum europaeum” (vulgo: cosa faranno i giuspubblicisti) davanti al compito enorme di “reinventare” il nuovo modello di ordinamento politico europeo? Ho paura che la capacità creativa della nostra cultura giuridica sia ormai spenta, e che arrivi quindi priva di forze all’appuntamento con la storia. Spero di sbagliarmi.

    Articolo tratto da laPadania del 14/02/2008

     

    da: http://www.leganord.org/elezioni/2008/bossi_miglio/federalismo.asp



    RIPORTO QUESTO ARTICOLO POICHè RITENGO CHE LA LEGA ABBIA DA TEMPO DISATTESO LE IDEE DEL SUO IDEOLOGO FACENDOSI "CORROMPERE" DAL POTERE CENTRALISTA ROMANO CHE TANTO HA (GIUSTAMENTE!) CRITICATO.

    IN PARTICOLARE SOFFERMEREI LA VOSTRA ATTENZIONE SULLA FRASE IN GRASSETTO.

    « Ultima modifica: 17:59:25 pm, 24 Maggio 2011 da Tito »

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    Re:[i]“Un nuovo Federalismo per le identità”[/i]
    « Risposta #1 il: 17:42:54 pm, 24 Maggio 2011 »
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  • la lega non mira al federalismo, la lega mira alla nascita di un nuovo stato di una nuova nazione, mira alla secessione

    mira alla disgregazione dello stato italiano

    e non è affatto vero che non ci sta riuscendo, ogni giorno porta qualcosa in + a questa sua costruzione.

    ogni giorno i cittadini italiani diventano "legalmente" diversi da una regione all'altra mentre prima era solo un fatto economico ora sta diventando un fatto di diritto, giuridicamente effettivo.

    la richiesta dei ministeri al nord serve a costruire l'infrastrattura di questo futuro stato, le università alle regioni e quant'altro.

    i politici meridionali sono talmente cechi che non si accorgono di quello che sta succedendo.
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    Re:Un nuovo Federalismo per le identità
    « Risposta #2 il: 18:06:33 pm, 24 Maggio 2011 »
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  • con i ministeri in agricoltura, difesa e giustizia a tre siciliani?

    Direi che le cose non stanno esattamente così.

    Mi pare, piuttosto che la lega sia stata abile a recepire la tecnica del doppio linguaggio "una cosa la dico alla base elettorale, un'altra la faccio in parlamento"

    Stanti così le cose le la lega non dovesse più essere al governo le resterebbe ben poco da decidere nei territori. I cordoni della borsa, ad esempio, sono tutti ben tesi a Roma.

    Continuiamo a sottovalutare il trend relativo al decentramento politico iniziato 30anni fa...

    Sbagliare è umano...perseverare...


    Quello che ci frega è, invece, non puntare su una riforma costituzionale realmente confederale. E quì la sinistra ha immense responsabilità (sebbene parte del mondo accademico ad essa "vicino" la pensi diversamente)

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    Re:Un nuovo Federalismo per le identità
    « Risposta #3 il: 19:05:15 pm, 24 Maggio 2011 »
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  • con i ministeri in agricoltura, difesa e giustizia a tre siciliani?

    il ministro dell'agricoltura ossia uno "dei responsabili" dovrebbe essere di garanzia perchè siciliano?quei siciliani li sono l'espressione migliore del  "venduto al migliore offerente"

    larussa che si sente + milanese che siciliano dovrebbe essere una garanzia?

    oppure il ministro alfano pronto a creare leggi della giustizia ad hoc per il suo dominus milanese?


    in nessuno stato manco federale i ministri hanno sede diversi dalla capitale, ti immaggini una seduta del consiglio dei ministri?
    bisogna fare un decreto legge per il terremoto in calabria
    non possiamo il ministro dell'economia è fermo a milano al suo ministero causa nebbia a malpensa


    anche bossi  sa che questa cosa porta ad inefficienze nello stato centrale, ma l'obbiettivo è indebolire lo stato centrale e spremerlo come una mucca

    Continuiamo a sottovalutare il trend relativo al decentramento politico iniziato 30anni fa...

    antonio mi meraviglio che ancora si continui a pensare che questo sia solo una riorganizzazione in maniera decentrata.
    non lo è

    nelle cose bisogna cercare l'anima

    è l'anima di queste riforme non è una semplice riorganizzazione dello stato unitario, ma la ricerca di nuovo assetto politico sociale, la ricerca di nuovi valori di fondo.

    i principi con i quali fu creata la costituzione queli che ci sono stati insegnati e dati per scontati come la solidarietà, il rispetto umano, sono quelli che sono stati contestati da bossi e dalla sua lega.
    la troppa retorica attorno quei principi ci ha fatto dimenticare che come sono stati creati possono essere distrutti.

    quella solidarietà che con le tasse del nord ha modernizzato in maniera artificiale il sud con uno sviluppo finto ora sta cessando.

    la padania idea priva di qualsiasi valore storico e culturale creata da un solo rozzo uomo sta prendendo corpo mattone dopo mattone e i mattoni sono quelli dell'italia unitaria e solidale.

    la nostra mediocre classe dirigente meridionale è tanto incapace e venduta da non accorgersi di ciò che succede
    continuano a pensare che bossi sia un menomato imbecille.
    ma questo imbecille non è quello di 20 anni fa, 20 anni fa non faceva leggi ora le fa, non nominava uomini nelle grandi banche nei gangli del potere ora lo fa una struttura di uomini e leggi non si cambia facilmente.

    ti fa una pernacchia a formigoni così sa che tutti i giornali sopratutto quelli che lo odiano riporteranno le sue parole e lui potrà passare ai suoi "guardate che stiamo portando i ministeri." sottinteso "stiamo costruendo il nuovo stato del nord".

    leggi di bossi sono formalmente basate sulla costituzione ma il loro spirito non è quello della costituzione ma è quello della lega quello del razzismo strisciante , quello della secessione del nord.




    Quello che ci frega è, invece, non puntare su una riforma costituzionale realmente confederale. E quì la sinistra ha immense responsabilità (sebbene parte del mondo accademico ad essa "vicino" la pensi diversamente)

    la sinistra è stata la prima a puntare a soluzioni decentrate  l'idea del senato delle regioni è sempre stata una idea di sinistra e in effetti nella costituzione fu data un impronta regionale al senato sebbene  solo come base elettorale.

    fondamentalmente aveva delle sacche di potere regionali (es. emilia., toscana)  per cui aveva delle convenienze a perseverare in queste idee
    tuttavia  l'idea di fondo era unitaria e centrale non era federalismo ma come l'hai chiamato tu decentramento, ma l'anima era nazionale unitaria e centrale.

    bossi ha dato una nuova anima a quelle idee, un senso diverso, anche + pratico nella sua rozzezza.
    "i soldi dove si lavora" principio che scardina la solidarietà con cui è stata creata l'unità del dopoguerra


    l'autonomia in tutti i posti è sbagliata, crea l'anarchia delle regole.
    se tu fai una domanda di assunzione per la scuola i tuoi titoli possono essere valutati in maniera diversa se li presenti in una scuola piuttosto che in un altra senza che nessuno sappia dire realmente chi ha l'ultima parola
    fare un concorso fin'ora aveva assicurato criteri di valutazione + o meno omogenei in tutto il territorio nazionale la tua residenza non era una discriminante
    questo sta cambiando e si sta dando la possibilità di farlo.


    la struttura burocratica del sud è intrisecamente corrotta non sarà il federalismo a risanarla anzi per quel poco che ho visto l'autonomia sta peggiorando la situazione perchè ora in virtù dell'autornomia molti fanno quello che prima potevano fare solo di nascosto.

    apri gli occhi antonio
    « Ultima modifica: 10:18:42 am, 25 Maggio 2011 da SC »
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    Re:Un nuovo Federalismo per le identità
    « Risposta #4 il: 16:32:42 pm, 25 Maggio 2011 »
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  • io dico soltanto che di confederazione e decentramento di potere bisogna parlarne e che la sinistra, su questo, ha un ritardo storico.

    L'autonomia, vera, non peggiora la situazione. Aumenta la nostra capacità di autodeterminarci.

    Ecco perchè non bisogna lasciare campo libero alla lega sul tema come si è fatto, purtroppo, sin ora.

    Quello che si ottiene è una visione pregiudizievole nei confronti di un assetto decentrato.

    Personalmente sono convinto che, se applicato in maniera seria e ponderata (non mancano esempi concreti) questo possa favorire lo sviluppo siciliano ed incentivare il ritorno dei cervelli.

    Ps: tra i ministri c'è pure la Prestigiacomo. L'avevamo dimenticata. Tuttavia quello che volevo dire non è che apprezzo le doti di questi personaggi ma di guardare ciò che la Lega riesce a fare alla luce un compromesso fatto di benefici settoriali che questi potentati riescono a veicolare tra i loro gruppid'interesse/lobby

    apri gli occhi Salvo

    Ergo, cosa fare? Scrivere una propsta di riforma costituzionale confederale con un fondo di perequazione che non sia una sacca neoassistenzialista ed un prelievo fiscale commisurato ai costi standard.
    Trasferimenti statati ridotti a fronte di decentramento non solo di funzioni ma anche di capacità di prelievo fiscale (es: come dissi in un post tempo fa: dove vanno le tasse da lavoro? )

    etc. etc.

     

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