Autore: Maurizio La Rosa Topic: REBUS!  (Letto 3837 volte)

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Offline Maurizio La Rosa

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REBUS!
« il: 14:17:31 pm, 16 Giugno 2011 »
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  • La quasi totalità  della popolazione sortinese si è espressa contro la privatizzazione dell'acqua. Corrono voci di contatti tra i vertici di Sai 8 e e la nuova amministrazione comunale. Il neo sindaco Buccheri ,da voci di "corridoio", sembra essere decisamente contrario a questa scelta.
    Qualcuno ha notizie più fresche delle mie?



    Rimuovo il contenuto originale del topic originale su esplicita richiesta dell'interessato. Mi scuso con i lettori del forum. Com
    « Ultima modifica: 17:46:43 pm, 16 Giugno 2011 da Maurizio La Rosa »

    Offline a.merenda

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    Re:REBUS!
    « Risposta #1 il: 15:58:54 pm, 16 Giugno 2011 »
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    Re:REBUS!
    « Risposta #2 il: 17:09:05 pm, 16 Giugno 2011 »
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  • Sarebbe folle, stupido, beffardo che l'amministrazione pensasse di affidare a SAI8 il servizio idrico,..almeno per tre motivi:
    il risultato del referendum
    la risoluzione dell'ato idrico che ha deciso di risolvere il contratto con l'azienda
    la direttiva del consiglio comunale del 2010 che si è chiaramente espresso in modo contrario.

    Cmq sia, ..stiamo a vedere...se dovesse essere così( il che mi pare fortemente improbabile) darò il mio modesto contributo alla lotta per impedirlo.

    Offline SC

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    Re:REBUS!
    « Risposta #3 il: 17:16:03 pm, 16 Giugno 2011 »
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  • Sarebbe folle, stupido, beffardo che l'amministrazione pensasse di affidare a SAI8 il servizio idrico,..almeno per tre motivi:
    il risultato del referendum


    a questo punto ritengo sia anche illegale, sai8 poteva operare in un contesto di normative che ora non c'è +

    può gestire temporaneamente quello che già ha, ma per il resto devo fermarsi a mio parere
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    Offline SC

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    Re:REBUS!
    « Risposta #4 il: 18:03:57 pm, 16 Giugno 2011 »
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  • rimossi i commenti aggiuntivi di un errore oramai penso rimediato, evitate di farvi riferimento e attenetevi al topic


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    Offline cherumubeddi

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    Re:REBUS!
    « Risposta #5 il: 18:15:22 pm, 16 Giugno 2011 »
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  • Quindi??????  cosa dobbiamo dire?????  adesso si che il titolo lo devi cambiare!!!!!!! eh eh eh    non tiene più!!!!


    Riguardo l'acqua pubblica volontà dei sortinesi e ciò che il nuovo sindaco farà in futuro, c'è da dire che l'inghippo ATO è da sradicare alla nostra beneamata Regione Siciliana..........


    Nulla può u sinnichetru, solo attenersi agli accordi!!!!!!  e chissà quali accordi fece l'ex Sindaco sfiduciato!!!!!


    Il referendum a carattere nazionale dovrebbe agire su ciò che ci lasciò il governatore Cuffaro!!!!!!  e sulle disgrazie ATO!!!!!!    Che pena mi fanno tutti assi sordi!!!!!!!    PICCATU!!!!!!  QUANTI ANNI PERSI!!!!!!!


    chi semu beddi!
    Az

    Offline Franco Nero

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    Re:REBUS!
    « Risposta #6 il: 13:23:55 pm, 17 Giugno 2011 »
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  • Due italiani su dieci non hanno le fogne. Dai rubinetti del sud, in un caso su due, esce acqua non depurata. E i 300mila chilometri di tubi che trasportano l'oro blu alle case tricolori perdono per strada (dice il Censis) il 47% del prezioso liquido che raccolgono alle sorgenti. Si può votare sì o no. Sostenere che l'acqua è bene comune inalienabile o che per farla funzionare bene - vista l'inefficienza del pubblico - è meglio affidarla ai privati. Una cosa però è certa: due riforme (incompiute) in 15 anni, prima la legge Galli e poi il decreto Ronchi, ci hanno lasciato in eredità un sistema idrico pieno di falle. Per farlo funzionare servono (stima Utilitatis) 64 miliardi di investimenti nei prossimi 30 anni. Che qualcuno - Stato o mercato - dovrà mettere sul tavolo.

    Cosa succederà consegnando nelle mani dei privati - ancorché sorvegliati da un'authority fresca di nomina - la gestione (proprietà e reti rimarranno pubbliche) di questa montagna d'oro e del ricco business delle bollette? Qualche parziale risposta ce la dà la storia dei primi 15 anni di semi-liberalizzazione degli acquedotti tricolori. Un esercizio che consente di far piazza pulita di qualche luogo comune e spiegare, cifre alla mano, cosa potrebbe capitare al servizio idrico e alle nostre bollette una volta traghettati del tutto nel mondo del profitto.

    Il pubblico non funziona. Falso (almeno in parte). L'acqua italiana è ancora in buona parte in mano agli enti locali - 54 Ambiti territoriali ottimali (Ato) su 92, più altri 13 affidati a multiutility a forte presenza pubblica - e nel mazzo c'è di tutto. Enti inefficienti trasformati in poltronifici e macchine da voti sul territorio. Ma anche aziende che funzionano come orologi: Milano ha l'acqua (pubblica) meno cara d'Italia e perde dai tubi 11 litri su 100, livelli quasi tedeschi. L'Acquedotto pugliese, una volta simbolo della malagestio degli enti locali, è diventato oggi un'azienda sana che investe, promossa a più riprese persino dalle arcigne agenzie di rating. La Smat di Torino è uscita alla grande da uno studio comparativo sull'efficienza pubblico-privato dell'Istituto Bruno Leoni, think tank iper-liberista. Tra i privati (basta chiedere ai cittadini di Agrigento) ci sono gestioni che faticano ancora a portare l'acqua ai rubinetti tutti i giorni della settimana. E in fondo persino Parigi e Berlino, dopo aver provato sulla loro pelle gioie e dolori dell'acqua privata, hanno deciso di fare marcia indietro rimettendo le mani sulla gestione dei loro acquedotti.

    Tariffe più alte con i privati. Vero. Ma con una parziale spiegazione. Dal 2002 al 2010, con lo sbarco del mercato negli acquedotti, le bollette degli italiani sono cresciute del 65%. Nove anni fa ogni italiano pagava in media 182 euro l'anno, oggi siamo a 301. Colpa della privatizzazione? A guardare la classifica delle città più costose, verrebbe da dire di sì: 21 dei 25 Ato più cari d'Italia sono in mano a privati o in gestione mista. I cittadini di Latina lamentano aumenti fino al 3000% dopo il parziale ritiro del pubblico, rialzi a tre cifre si sono registrati anche in Liguria e Toscana. Un'enormità.
    La ragione, sostengono i diretti interessati, è semplice: le bollette più alte sono quelle che scontano i maggiori investimenti. I privati ne mandano in porto in media l'87% di quelli previsti (che però faticano a tradursi in reali recuperi d'efficienza, dice il Forum dei movimenti per l'acqua). Il pubblico molto meno del 50%. Un po' perché mancano i fondi, ma pure per evitare impopolari aumenti delle bollette. Il saldo dare/avere dei primi 15 anni di liberalizzazione idrica è però sconfortante: negli anni '90 l'Italia dell'acqua pubblica - all'epoca pagava Pantalone, alias lo Stato, attraverso la fiscalità - investiva ogni anno 2 miliardi sui suoi acquedotti. Oggi siamo scesi a 700 milioni.

    Il nodo di investimenti e controlli. Da dove arriveranno allora i 64 miliardi necessari per rimettere in sesto i tubi d'Italia? Pubblico o privato, meglio rassegnarsi: lo Stato, calcola il Censis, sarà in grado di mettere sul piatto circa il 14% di questa cifra. Il resto, se si vorrà spenderlo, dovrà arrivare dalle tasche della collettività. Solo i lavori previsti tra il 2011 e il 2020, calcola Utilitatis, le faranno salire del 18% portandole comunque, assicura l'organizzazione delle utility nazionali, ben al di sotto della media dei prezzi pagati nel resto d'Europa. I privati scaricheranno i costi sull'utente finale. Comuni o enti locali - già oggi in condizioni finanziarie da incubo - potranno al limite tagliare investimenti altrove o finanziarsi su altre voci del bilancio pubblico. Alla fine però il conto lo salderanno sempre i cittadini.
    Chi controllerà il mercato dell'acqua che uscirà dal referendum? Per vegliare sul settore è stata appena creata - con colpevole ritardo - un'authority. I cui poteri però sono ancora in buona parte da definire. Il problema - vista la stretta correlazione tra quantità e bontà degli investimenti e aumenti delle bollette - sarà di dotarla degli strumenti necessari per una reale attività di supervisione. La torta in ballo vale 64 miliardi e ha scatenato l'appetito di molti profeti (non proprio disinteressati) del libero mercato. E visti i risultati, anche tariffari, delle privatizzazioni degli altri monopoli naturali italiani, non c'è da essere troppo ottimisti.
    Fonte: La repubblica del 10 giugno 2010

    Offline Maurizio La Rosa

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    Re:REBUS!
    « Risposta #7 il: 14:13:45 pm, 17 Giugno 2011 »
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    lo Stato, calcola il Censis, sarà in grado di mettere sul piatto circa il 14% di questa cifra. Il resto, se si vorrà spenderlo, dovrà arrivare dalle tasche della collettività
    Forse non capisco... ma qualcuno è in grado di spiegarmi la differenza tra stato e collettività?
    In ogni caso mi sono stufato di questo tormentone"Lo stato non ha soldi affidiamo ai privati". Mi chiedo chi sono in Italia questi privati in grado di investire?
    Gnutti? Agnelli? Marcegaglia? Berlusconi?
    Sul referendum dell'acqua c'era una cosa che nessuno, almeno in questo forum, ha rilevato. I privati chiedevano per legge una soglia minima di R.O.I (ritorno sull'investimento). Ossia lo stato tramite le tasche di noi cittadini doveva garantire a questi signori una percentuale minima di guadagno sull'investimento. Applicazione pratica: Io amico degli amici prendo in gestione un acquedotto, investo con dei soldi non miei, normalmente c'è sempre un grande istituto di credito tra gli amici degli amici, e non curante della gestione della mia impresa a fine anno presento il conto all'utente/cittadino. La percentuale minima garantita, se non ricordo male, era fissata al 7%. Considerato che una banca a "certi livelli" applica un tasso + o - equivalente all' Euribor (1,25%)con uno spread massimo di un punto % , lascio voi stabilire quanto ci avrebbero "fottuto" se fosse passato il referendum. Senza calcolare che i grandi istituti di credito, per la legge dei vasi comunicanti, lo sconto fatto a una grande impresa lo spalmano in costi per la piccola utenza.
    Credo che bisogna trasformare radicalmente questo sistema finto capitalistico senza capitali, dove una "elite di compari", mai confrontatasi con il mercato e la concorrenza, umilia e estorce denaro a una classe medio-bassa che non riesce a pagare gli studi ai propri figli. E' ora di finirla "Tutti in piedi" !

    Offline a.merenda

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    Re:REBUS!
    « Risposta #8 il: 14:36:13 pm, 17 Giugno 2011 »
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  • Condivido in pieno.

    Pare che abbiamo il cervello atrofizzato e non riusciamo a pensare altro rispetto a ciò che ci viene proposto.

    Effetto slavina o "qwerty" (il sistema vincente non è sempre il migliore!), per essere più precisi...


    Detto ciò ci si chiede dove si trovano i soldi per questo e per quest'altro:

    bene.

    1) tassazione regressiva transazioni finanziarie (pagare poco pagare tutti)
    2) taglio privilegi ai politici (cinema e ristoranti gratis ecc ecc)--> anche se,per questo, temo, servono politici onorevoli!
    3) riduzione del numero dei parlamentari - vedi sopra
    4) incompatibilità degli incarichi (un umano può essere al massimo prof all'università e presidente di un'associazione ma non prof di, membro di, nel cda di, nell'istituzione x e così via...). In questo modo si liberano posti di lavoro, quindi aumenta il gettito
    5) introduzione della flexsecurity - quindi riforma del lavoro - laddove, in breve: ti chiamano 3 volte e se rifiuti tutte e tre le volte perdi ogni aiuto economico. Al contempo se lavori, scade il contratto e cerchi un nuovo lavoro ti pagano il primo mese di inattività l'80% dello stipendio precedente, il secondo il 70% e così via). Nel frattempo vivi, compri e paghi tasse (IVA)
    6) potenziamento VERO riguardo alla ispezione sul lavoro e l'emersione del nero. Come? Dando la responsabilità dell'esazione e relativo gettito ai comuni. (la finanza locale ne godrebbe)
    7) legare (vincolare) gli introiti del lotto (sisal) a politiche di sviluppo di cui sopra (es: giochi al lotto e dai spazio alla tua voglia di arricchirti...benissimo! Con quei soldi finanziamo le rinnovabili. Creiamo lavoro ed energia e miglioriamo l'ecosistema.
    8) potenziamento del non profit  come spinta propulsiva del terziario creativo. Ricordo a tutti che siamo italiani e che abbiamo fatto della cultura e dell'arte la nostra potenza nei secoli.

    etc. etc. etc. etc.

     

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