Autore: Visitatore Topic: Pascoli montani , perdita della biodiversità , mancano culture adeguate.  (Letto 14032 volte)

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Offline salvatore pepe

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Siamo in tanti a sostenere la tesi che l'eccessivo carico per ettaro dei pascoli bradi , stia portando alla perdita della biodiversità nei nostri pascoli , occorrono interventi mirati che ne salvaguardino l'aspetto estetico , nutrizionale , paesaggistico , colturale e culturale.

Ma quali interventi sono possibili se non abbiamo personale professionalmente preparato a difendere detto patrimonio ?

Quali sono le cause reali del degrado ?

Quali le possibili soluzioni ?
Salvatore Pepe

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Già tempo fa questa discussione fu motivo di dialogo tra utenti che avevano motivi diversi per intervenire , alcuni motivati solo dal fatto che l'essere presenti in ogni topic avrebbe oscurato l'immagine di qualcuno che dava fastidio , altri che interessati al problema  intervenivano con metodi d'intervento seri e costruttivi , non voglio riprendere le discussioni fatte prima , voglio solo evidenziarne alcuni :

Fra le cause che si sono accertate ne menziono alcune , le più verosimili :

Il carico per ettaro eccessivo da parte degli allevatori , i quali cercando di sfruttare al massimo le srisorse naturali non  si avvedono del deperimento della coltre pascolina ;

L'uso incondizionato di diserbanti chimici e disinfestanti ;

La mancanza di coltura di risemina dei pascoli per integrare le essenze più appetibili o inserire quelle miglioratrici dopo che le sfruttanti abbiano avuto il sopravvento.

E' stata mia richiesta fatta al dipartimento di ricerca dell'Università di Catania , facoltà di Agraria , quella di censire il cotico pascolino dell'area iblea per vedere cosa manca e come integrare le fallanze.

Nell'attesa di risposte da parte dell'Università , aspetto le vostre proposte per valutare insieme i metodi d'intervento comuni da adottare.
Salvatore Pepe

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Stamattina ho incontreto all'Università di Catania un mio amico Geometra che lavora presso l'Ispettorato Forestale di Siracusa , il quale , così come me , sta approfittando del fatto che l'ateneo sta mettendo a disposizione facoltà appropriate alle proprie esigenze e si è iscritto in Pianificazione del territorio.

Lo stesso mi diceva che è in corso un progetto di riqualificazione dei demani forestali nel comprensorio del Buccherese con progetti che investiranno al cuni milioni di € , ma che se fatte con le dovute sinergiche intenzioni , potrebbe portare occupazione nel comprensorio.

Capita purtroppo che stamani ho lezioni in orario mattutino e non mi posso dlungare più di così , ma stasera vi enuncerò tutti i dettagli in mio possesso e poi ne faremo motivo di discussione.
salvatore Pepe

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Eccomi quà :

Le cose che mi hanno colpito per importanza sono state due :

1) La Forestale ( non ho capito se l'Ispettorato o L'azienda ) hanno intenzione di esercitare l'azione di un cambio colturale dei demani , portandolo dall'attuale conifero al tanto atteso latifolia pregiata , Quercie , Noci , Ciliegio giustamente le seconde da legno e non da frutto.
Da quello che sono riuscito a capire , la vera vocazione forestale è quella di occupare territorio con piante per incentivare il bosco , occuparlo con essenze a cresciata veloce , ecco spiegato l'insediamento del Pinus Halepensis , Pinus D'aleppo per poi dare una sterzata al cambio colturale con essenze più pregiate che intercalate nell'esistente bosco hanno il tempo di accrescersi svilupparsi per accrescersi definitivamente dopo il taglio delle conifere.
2) cosa se ne farà con il ceduo ?
Si spero che l'Amministrazione si adoperi per fornirsi di caldaie con conbustione a trucioli da ceppatrice , perchè la Fortestale ha già acquistato la ceppatrice per sminuzzare rami e tronchi per renderli in trucioli e di conseguanza bio massa da ardere.

A questo piano di sviluppo territoriale vorrebbero intervenire alcune aziende private , una è quella che si aggiudica la raccolta del sughero ogni stte anni , la quale avrebbe interesse ad incentivare il bosco di sughero per ovvi motivi , e mi è stato chiesto se avessi pure io la volontà a diventare parte attiva del progetto , naturalmente ho accettato l'invito e sono pronto ad intervenire alla riunione che parlerà anche del nascituro parco degli Iblei e del ruolo che giocherà la comunità montana e Buccheri in primo luogo.

Mi toccava fare un inciso con il mio interlocutore , la perdita della biodiversità per i motivi detti nei precedenti topic , sarà anche questo motivo di discussione poichè a suo dire , il pascolo se dimensionato e saputo gestire è un modo per mantenere la crescita delle erbe per mantenere il rtischio fuoco estivo , per concimazione involontaria e monitoraggio del territorio da parte degli allevatori stessi.

Alla fine qualcosa si muove , e tutto quello che vi sto prospettando è anche opera degli amministratori locali che in concertazione con la forestale stanno stilando il protocollo per fare decollare questo progetto.

Dettagli non appena avrò notizie più concrete.
Salvatore Pepe

Offline salvatore pepe

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Riprendo questo topic perchè più volte dibattuto in altre testate , dove i classici cartoni animanti si animavano ancora di più al solo sintomo di ecologico pensiero che li portava all'accanimento del dialogo solo ai fini prettamente enfatici e non costruttivi.
Si parlava di fitofarmaci ( da oggi chiamati agrofarmaci e non più fitofarmaci ) e sopratutto di diserbanti e della loro pratica per l'utilizzo.
Spiegai che i diserbanti più comuni come marche di aziende produttrici usano come principio attivo il GLIFOSATE , formula bruta chimica C3H8NO5P , il quale è : ( leggo testualmente da muccinelli prontuario di fitofarmaci , pagina 536 dell'ottava edizione ) Un erbicida sistemico , non selettivo e non residuale che trova indicazioni d'impiego  per diversi diserbi.
Nel terreno subisce una rapida biodegradazione che si attua nell'arco di due settimane.
Letto in lingua Italiana significa che :
L'azione sistemica  avviene per assorbimento fogliario e viene assorbita dalla pianta e portato nell'apparato radicale , rizomi , tuberi , stoloni che vengono devitalizzati.
Non essendo residuale , dopo il tempo di carenza ( che non è espresso perchè irrilevante ) il principio attivo risulta biodegradato al 100% senza lasciare traccia della sua azione.
Pertanto , alla luce di quanto detto su , lo stesso può essere usato anche in prossimità di sorgenti d'acqa come nello specifico , fontana di bilingeli .
Mi auguro che qualche cartone animato abbia la compiacenza di smontare quanto detto.
« Ultima modifica: 09:31:19 am, 14 Giugno 2009 da salvatore pepe »

Offline salvatore pepe

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Non è stata una mia idea ma del mio docente di floricoltura quella di non chiedere al dipartimento  di Catania la ricerca ed il censimento del cotico pascolino , ma di farne motivo della mia tesi di laurea che avverrà , se tutto procede così come adesso , tra un anno circa.

Pertanto conto di pubblicare la tesi per intero spiegando tutto quello che c'è da sapere sul degrado dei pascoli montani e nello specifico di quello dell'altopiano Ibleo.
Fino ad allora non interverrò su questo argomento , almeno chè qualcuno non voglia discutere la cosa insieme.
Salvatore Pepe

 

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