Autore: negi Topic: Lettera di Claudio Fava ai Siciliani  (Letto 1638 volte)

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Offline negi

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Lettera di Claudio Fava ai Siciliani
« il: 15:30:10 pm, 09 Giugno 2012 »
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  • da: http://www.liberasicilia2012.it/


    Alle siciliane e ai siciliani

    Dov'è scritto che i siciliani debbano essere figli di un dio minore, costretti a subire la politica come una servitù? Dov'è scritto che non si possa costruire anche in Sicilia una stagione di governo senza inciuci né ammiccamenti, senza il fiato dei tribunali sul collo dei governatori? Dov'è scritto che un candidato debba essere sempre il frutto delle estenuanti mediazioni tra gruppi dirigenti di partito? E dov'è scritto che le donne e gli uomini della Sicilia non possano immaginare un futuro prossimo in cui i diritti non siano più ricompense, i costi della politica non siano privilegi, gli incarichi pubblici non siano questioni private del governatore di turno?

    Alcuni amici che stimo e che ascolto, donne e uomini che raccontano una Sicilia possibile e un'Italia migliore, mi hanno chiesto di candidarmi per la Presidenza della Regione. E io ho accettato. Senza verificare prima formule, convenienze, condiscendenze: perché la politica oggi sta più nella concretezza di un gesto che nella mediazione tra apparati di partito.

    In altre parole e con umiltà: io ci metto la faccia. Alle siciliane e ai siciliani chiedo adesso di metterci testa e cuore. Perché è a loro che mi rivolgo, alle donne e agli uomini liberi della Sicilia. A loro chiedo sostegno e condivisione su un'idea di governo radicalmente alternativa a questi quattro anni dolenti di presidenza Lombardo.

    So bene che ci sono tante persone e tante esperienze collettive che già incarnano una Sicilia migliore. Ma la Regione non è stata dalla loro parte per ciò che ha fatto e per ciò che non ha fatto. C'è una civiltà della terra, dell'ambiente, della cultura che possono dare nuovo lavoro di qualità arricchendo tutti. Quest'isola è un forziere di tesori storici, naturali e umani mai valorizzati davvero. E' una terra in cui a una donna su due è negato il lavoro.

    Penso a un progetto costruito sulla forza e la serietà di alcuni capisaldi: trasparenza, partecipazione, diritti, lavoro. Parole di cui aver cura. Perché è questa la missione della politica: prendersi cura dei cittadini, prendersi a cuore la loro vita, il loro tempo, il loro futuro. Tutto il resto ne è conseguenza: la legalità, la lotta alle mafie, la limpidezza amministrativa, la messa in sicurezza del territorio, i tagli agli sprechi e ai privilegi, un rapporto virtuoso con le istituzioni europee, un modello di sviluppo che parta da noi, da ciò che siamo e che possediamo.

    Fino ad oggi abbiamo posseduto molta retorica autonomista, e l'abbiamo spesa inseguendo la chimera di magnifiche e inutili opere pubbliche. Chi ci ha governati è andato con il cappello in mano a batter cassa a Roma mentre la sua amministrazione accumulava costi e privilegi da corte di Versailles. Il governo regionale ha mostrato all'Europa la parte peggiore di noi, sprecando risorse, tacendo o mentendo sul loro uso a fini clientelari. Le istituzioni pubbliche sono state occupate per gli amici e i famigli. I beni comuni sono stati privatizzati, la salute è diventata un business, il territorio un bottino di guerra. E alle mafie, ai loro innominabili amici, per molti anni la politica siciliana ha continuato ad ammiccare, furba e spregiudicata.

    Oggi che quel sistema di potere e di compromesso si sta sgretolando occorre costruire una proposta, non per mediare con il passato ma per cambiare il presente: linguaggi, pratiche, obiettivi. Un nuovo costume della politica, uno spazio nuovo per l'impegno civile. Che per una volta parta dal basso, dai cittadini, non dal perimetro delle segreterie politiche.

    La strada che propongo, quella di un rapporto diretto con le siciliane e i siciliani, è anche la stessa che più di ogni altra può rigenerare i partiti e la nostra democrazia. Solo in questo modo si può dar vita a un patto nuovo: dignità nel lavoro e come cittadini, a fronte di una politica pulita che sia al servizio del bene di tutti e non del potere di pochi. Senza l'una non può esserci l'altra.

    Non serve un uomo solo al comando: serve l'orgoglio dei Siciliani. Come avvenne in una lontana primavera di vent'anni fa. Vi chiedo di assumerci tutti la nostra quota di responsabilità e di impegno civile, anzitutto costruendo insieme un programma partecipato: se sfoglierete le "pagine" di questo sito vi troverete una proposta operativa sui tempi e sul modo di lavorare a questo nostro progetto.

    La Sicilia è un'isola, un laboratorio del bene e del male, è un porto in cui si approda e da cui si salpa, è una regione storicamente decisiva per il destino del Paese. La Sicilia è un luogo di contraddizioni e di linguaggi complessi, non sempre facili da decifrare. Il dramma di questa terra lo raccontano i suoi giovani che se ne vanno o che aspettano invano un lavoro o ne hanno uno incerto, parziale, umiliante. Devono poter tornare nella loro isola, restarci, viverci con dignità: solo così ci sarà un futuro.

    E' questa la mia, la nostra sfida. Diceva don Milani: a che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca?
    « Ultima modifica: 17:32:23 pm, 09 Giugno 2012 da negi »

     

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