Autore: SC Topic: La videocrazia lo spot censurato di erik gandini  (Letto 8262 volte)

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La videocrazia lo spot censurato di erik gandini
« il: 01:19:56 am, 05 Settembre 2009 »
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  • se ne sta parlando da qualche giorno ma sembra che le nostre tv abbiano censurato ossia non mandato in onda uno spot su in film documentario a detta di qualcuno critico verso il governo.

    la rete fortunatamente, anche se qualcuno anche a livello locale la vorrebbe imbavagliare e ricondurla al "sistema", ci permette ancora di dare un giudizio nostro magari di condanna ma nostro.

    per dire la verità la videocrazia  è qualcosa che era stata preventivato dal grande filosofo Karl Popper nel suo "cattiva maestra televisione" 40 anni fa.
    ma ora che l'oscenità e la mediocrità hanno raggiunto un apice che si spera non sia un asintoto

    Videocracy Documentario di Erik Gandini: La tv in Italia ha preso il posto della democrazia.


    la cosa più curiosa  è che di tutte le gravi accuse che sono state fatte a berlusconi sembra che l'unica che gli sta procurando danno politico è quella di essere un puttaniere.
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    Re:La videocrazia lo spot censurato di erik gandini
    « Risposta #1 il: 12:48:46 pm, 16 Settembre 2009 »
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  • Dialoghi politologici su una forma alternativa di governo.
    (mi scuso, in anteprima, se il discorso potrebbe risultare poco chiaro. Disposto a chiarimenti)
    [...] Detto questo Le dico che anch'io sono molto interessato al tema della democrazia e per questo mi sono imbattuto nella "demarchia".

    Si tratta di una teoria ripresa da F.A. von Hayek (austriaco), alla fine degli anni '70. In estrema sintesi l'autore si pone in maniera critica nei confronti dell'intero assetto governativo in cui si strutturano le democrazie moderne.
    Si fa riferimento, per questo, al sistema common law come l'unico che possa, effettivamente, soddisfare l'evoluzione in campo giuridico e sociale senza calpestare il concetto di libertà. L'ingerenza, infatti, della macchina politico-amministrativa nelle libertà personali di ognuno, inibirebbe capacità e possibilità evolutive insite nell'interazione tra persone diverse.
    In estrema sintesi, poi, il concetto di un sistema democratico farebbe eccessivo (nonchè erroneo) affidamento ad una componente "aggressiva" inerente con riferimento all'organizzazione della/nella società, ovvero, la detenzione, gestione ed esercizio del potere (demo-kratos). Hayek propone, di contro, di far maggior affidamento alle modalità organizzative attraverso cui il popolo può gestire il cambiamento attraverso il governo (o l'autogoverno aggiungo). Da qui DEM -ARCHIA, ovvero governo del popolo.
    Un passo emblematico di questa filosofia è racchiusa in queste righe:

    “ Demarchia sarebbe il nuovo nome di cui si ha bisogno, se si vuole preservare l’ideale alla sua radice, in un’epoca in cui, dato il crescente abuso del termine democrazia per designare sistemi che tendono alla creazione di nuovi privilegi attraverso coalizioni o interessi organizzati, un numero sempre crescente di persone si allontana dal sistema prevalente […]. Se tale reazione giustificata contro l’abuso del termine non si vuole che porti a discreditare l’ideale stesso, e a far accettare alla gente disillusa forme di governo molto meno desiderabili, sembra necessario avere un nuovo termine come ‘demarchia’ che descriva l’antico ideale con un nome non macchiato da un lungo abuso”.

     (F. Von Hayek, Law, legislation and liberty)

    Per quanto mi riguarda, ispirandomi all'idea di libertà, sia nella sua accezione positiva (Smith) che negativa (Nozic), esprimo la mia profonda criticità nei confronti del "partito" (a partire dalla sua radice etimologica) perchè legato, indissolubilmente al concetto di rappresentanza (non credo che sia possibile che qualcuno ci rappresenti nelle sedi istituzionali. Semmai possiamo aver fiducia - far affidamento su qualcuno che reputiamo degno e capace nella persecuzione degli interessi del popolo, siano essi diffusi o specifici.)
    Inoltre, il sistema partitico non può prescindere (a mio avviso) da un'ideologia, qualsiasi essa sia. E' per questo che, se è vero che le deologie sono state superate (ho i miei dubbi, semmai sono cambiate rispetto ad un secolo fa) dovrà essere anche vero che il partito è stato superato.
    Il risultato sarebbe rinominare anche questi (es: gruppo,organizzazione, lega, unione), cosa che di fatto sta già succedendo.
    In Italia, ad esempio, le nuove aggregazioni politiche tendono a non esternare più di tanto la dicitura "partito" (anche se di fatto lo sono tutti. Mi riferisco al Popolo delle Libertà, Lega, Movimento per l'Autonomia,Sinistra e Libertà, Italia dei Valori, Unione di Centro (o dei cristiani all'occorrenza!), Verdi..L'unico che sembra aver fatto una scelta opposta è il PD (che infatti paga, in termini elettorali, l'ambiguità tra la propria denominazione e la struttura gerarchico-dirigista del proprio apparato) e la costellazione comunista (legata al dirigismo gerarchico).

    Questo è, in sintesi quello che penso e credo di aver trovato anche alcuni buoni esempi. Uno fra tutti: gli enti di sottogoverno.
    Durante la redazione della mia tesi, infatti, ho studiato le modalità attraverso cui "imprenditori politici" non eletti direttamente dal popolo ma nonminati dai partiti secondo la logica del do ut des riescano a condizionare la vita della comunità ad essi sottoposta attraverso la gestione di politiche/fondi soprattutto di carattere europeo. Mi riferisco, nel mio caso, ai GAL (gruppi di azione locale) i quali sono società consortili miste partecipate da enti pubblici e da privati.
    Ecco, è su esempi di questo genere che mi viene da pensare come il popolo debba riacquisire, in primis, la consapevolezza del cambiamento. A questo si può giungere solo attraverso un'adeguata e chiara informazione al fine di otterenere una società che presti maggior attenzione alle proprie responsabilità circa l'indirizzo di governo del Paese.

    PS: a proposito della videocrazia: la viviamo da un ventennio ma si tratta di una distorsione. Non possiamo fare affidamento sull'apparenza per migliorare la società.
    Adesso è il momento di curare la SOSTANZA.
    Per questo mi piacerebbe continuare a discutere di democrazia-demarchia-videocrazia e quant'altro.


    Sicuro di trarre beneficio dalla tua risposta ti porgo i miei più cordiali saluti




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    Re:La videocrazia lo spot censurato di erik gandini
    « Risposta #2 il: 00:45:01 am, 24 Settembre 2009 »
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  • ho rato il mio parere sul alcuni concetti parlando dei dico

    ho letto la biografia del filosofo che hai citato era un liberista amico di karl popper,  ma popper mi risulta nei principi molto + semplice di questo suo amico.

    in particolare le costruzioni di stato che propone mi sembrano parecchio azzardate ed eccessivamente complesse
    http://digilander.libero.it/moses/hajek4.html

    in realtà i principi che sembrano animarlo è quello di costruire una società in cui lo stato non abbia potere alcuno o minimo, infatti è molto + moderato di anarco capitalisti che vorrebbe la scomparsa dello stato attraverso l'estensione dei concetti libero mercato anche a quello che in genere consideriamo PUBBLICO

    http://it.wikipedia.org/wiki/Anarco-capitalismo

    l'idea base è che lo stato qualunque esso sia è di per se una forma di coercizione dell'individuo.

    anche la democrazia nella ricerca di perfezionamento continuo conduce a limitazioni o a concentrazioni di potere da parte dei gruppi di potere partiti etc etc.

    e non sempre le leggi proposte risolvono i problemi talvolti li acuiscono

    per esempio la legge mammi nacque per limitare e regolare la televisione evitando la nascita di tv selvaggie ma di fatto ha sancito il potere di berlusconi e la concentrazione del suo potere

    del resto anche una legge che voleva mantenere allo stato tutto i diritti è avrebbe creato uno strapotere da parte dei partiti che controllavano la tv pubblica.

    voglio essere sincero io penso che la colpa dello strapotere mediatico di berlusconi sia imputabile alla cultura di sinistra

    non è affatto vero che le ideologie sono cambiate , purtroppo sono rimaste  e quelle vecchie

    e attenzione non parlo di comunismo
    in italia c'è un ideologia da destra a sinistra che pensa che non crede e non rischia affinche la gente si educhi nella scelta.

    non c'è il coraggio di proporre cose diverse al grande pubblico.

    la rai è un servizio pubblico dovrebbe dare programmi + educativi ma poi perde ascolti? allora propone chiappe e pacchi.

    perchè?

    perchè TUTTI non vogliono che si abbia possibilità di scelta?


    le ideologie in italia rispondono a concetti e idee superate sono state adattate ma niente di + , spesso gli adattamenti sono solo delle nostalgie regresse.

    la cosiddetta prima repubblica è andata in crisi per questo non per mani pulite, è stata uncrisi culturale
    negli anni 50
    la dc, il psi, il pc e altri si fondavano su radici culturali profonde , se leggete gramsci vi rendente conto dell'idea totalitaria sistematica e rigorosa che aveva della cultura criticabile o meno era quello in cui credeva lui e chi lo seguiva per cui si imepgnava in politica.

    il cattolicesimo aveva una sua cultura radicata e diffusa  ma nel momento che la gente non ha sentito + l'attaccamento a qeusta cultura la tensione morale all'interno dei partiti di quell'ispirazione sono venuti meno

    peggio ancora per psi mutato genicamente fino a generare berlusconi dal socialismo nasce il capitalismo + rampante d'italia


    la realtà è che la società si è distaccata da quei valori che costituivano l'ideologia dei partiti di una volta e l'ideologia stessa è diventato un collante vuoto.

    se non vengono inventate delle nuove ideologie capaci di rispondere alla realtà capaci di dare visioni nuove dela realtà (resto interdetto dal fatto che tutti i programmi siano uguali e tutti si propongano di essere migliori delgi altri solo sulla base persona) allora i partiti saranno solo delle associazioni mutevoli al fine di spartirsi il potere
    « Ultima modifica: 12:24:18 pm, 24 Settembre 2009 da SC »
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    Re:La videocrazia lo spot censurato di erik gandini
    « Risposta #3 il: 18:09:15 pm, 13 Ottobre 2009 »
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  • Non credo che il problema stia nella "carenza di ideologia", piuttosto in quella di idee.

    Passeggiando per le strade dei nostri comuni, infatti, è raro trovare una persona "politicamente impegnata" che sia critico nei confronti della propria formazione-corporazione politica.

    Ciò che si è perso è la consapevolezza che la critica (costruttiva) dell'esistente è il sale della politica (con la P maiuscola). I termini cari alla vecchia sinistra, per esempio, come "conflitto", "lotta" lasciavano intendere una tensione continua verso il dibattito, la discussione sullo stato delle cose, sulla qualità dell'ambiente sociopolitico generato dalle interazioni tra persone diverse.

    Adesso è tutto un focalizzarsi sulla tattica, la strategia, la gestione ed il mantenimento del potere, l'immagine. Ma lo scopo della politica non sta (solamente) nell'istinto di autoconservazione del potente di turno. La salute di una comunità dovrebbe misurarsi sulla relativa capacità di confronto orientata alla produzione di beni comuni (materiali e immateriali) che giovino allo sviluppo umano di ognuno.

    Ma le colpe non possono attribuirsi solamente "alla cultura di sinistra" come fa SC.
    La destra italiana, infatti, ha perso un treno . Ha avuto la possibilità di trasformarsi in una formazione liberale, aperta ai temi del mercato e della concorrenza, come a quelli del recupero di tradizioni ed orgoglio territoriale (Fini doveva pensarci prima). Invece, credo per paura dell'ignoto, ha deciso di gettarsi tra le braccia del despota di turno: la guida carismatica, populista, autoritaria.
    Ha contribuito ad acuire un conflitto di interessi che non attiene soltanto alla dimensione economica, infangando, così, la memoria di chi si professava di destra ostentando un certo orgoglio (rif. Indro Montanelli per dirne uno).

    Insomma, bisogna sforzarsi di pensare che la storia ci valuterà come ben poca cosa se le cose continueranno ad andare in questa direzione. Bisogna che ognuno si chieda quale sia il contributo che può dare alla propria comunità e non occuparsi esclusivamente dei propri "affari privati".

    Insomma, più che costruire nuove ideologie (quella ambientalista sembra la più solida) bisogna ripristinare la nostra capacità di pensiero. Il coraggio di dissentire.

    E se proprio si ritiene di non poter fare nulla almeno non si blateri solo per il gusto di contrariare chi ad futuro diverso ci crede sul serio.

    cià

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    Re:La videocrazia lo spot censurato di erik gandini
    « Risposta #4 il: 00:35:46 am, 14 Ottobre 2009 »
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  • Non credo che il problema stia nella "carenza di ideologia", piuttosto in quella di idee.

    se non esiste un ideologia, non esiste un giudizio sulla realtà non esiste un opinione quindi non esistono idee

    Passeggiando per le strade dei nostri comuni, infatti, è raro trovare una persona "politicamente impegnata" che sia critico nei confronti della propria formazione-corporazione politica.

    guarda io ne trovo molti basta fare le domande giuste, e non aspettarsi risposte che non possono dare.

    il problema + grave è che raramente trovi gente politicamente impegnata che sappia dare un giudizio o esprimere un idea secondo le idee che professa la maggior parte delle volte sono recuperati dal capo di turno

    una volta uno che si presenta sempre alle elezioni provinciali e comunali a sinistra (rifondazione o comunisti italiani) mi disse che il problema del lavoro nero era solo un problema mio personale

    mentre a destra vedo gente che sostiene a livello comunale l'attivismo in prima linea  delle amministrazioni contraddicendo l'idea liberale che il pubblico deve intervenire il meno possibile.

    c'è gente che parla di diritto di critica e di cronaca e mi ha minacciato di denuncia per la mia attività di pubblicista su internet

    ne potrei fare centinaia di esempi così

    Ciò che si è perso è la consapevolezza che la critica (costruttiva) dell'esistente è il sale della politica (con la P maiuscola).

    guarda non si è perso non c'è mai stato , giovannino guareschi e carlo manzoni furono condannati alla galera per una vignetta nel 1950 in cui ritraevano il presidente della repubblica stilizzato attorniato da bottiglie di vino che fungevano da corazzieri.
    satira dei vini prodotti nei vigneti personali del presidente di allora.

    I termini cari alla vecchia sinistra, per esempio, come "conflitto", "lotta" lasciavano intendere una tensione continua verso il dibattito, la discussione sullo stato delle cose, sulla qualità dell'ambiente sociopolitico generato dalle interazioni tra persone diverse.

    beh per lo meno quell'ideologia aveva una coerenza logica

    Adesso è tutto un focalizzarsi sulla tattica, la strategia, la gestione ed il mantenimento del potere, l'immagine. Ma lo scopo della politica non sta (solamente) nell'istinto di autoconservazione del potente di turno. La salute di una comunità dovrebbe misurarsi sulla relativa capacità di confronto orientata alla produzione di beni comuni (materiali e immateriali) che giovino allo sviluppo umano di ognuno.

    mai letto il principe vedo.

    Ma le colpe non possono attribuirsi solamente "alla cultura di sinistra" come fa SC.La destra italiana, infatti, ha perso un treno . Ha avuto la possibilità di trasformarsi in una formazione liberale, aperta ai temi del mercato e della concorrenza,

    evidentemente non mi sono spiegato bene, la cultura di sinistra ha distrutto l'ideologia  liberale, le ultime personalità politiche  di questo tipo furono Sturzo e Pella ma furono isolati all'interno della dc , l'ultimo che riusci a ottenere qualche efficacia fu solo Giolitti.

    per il resto quando si pensa alla destra si pensa a mussolini che era però un socialista, e berlusconi viene dalle fila dello stesso partito
    la dc dorotea ha fondato la sua politica su politiche di copyright di sinistra

    purtroppo è anche vero che a sto punto la gente non vuole neppure una politica liberale, perchè si è diseducata
    tutti sono cosi abituati ad essere imbeccati dallo stato-mamma che si è perso il gusto di capire,  capire quello che si studia e sopratutto capire la realtà.

    si legge un libro come si guarderebbe la tv , o un culo in una trasmissione, e questo stesso atteggiamento lo si ha fuori.
    ciao
    « Ultima modifica: 15:43:11 pm, 15 Ottobre 2009 da SC »
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