I 29mila lavoratori forestali stagionali della Sicilia (contro i 500 della Lombardia e i 900 della Toscana) sono nei guai: la Regione Sicilia non ha i 290 milioni necessari per pagare gli stipendi. Una buona occasione per ridurre il numero, in eccesso? Macché, le elezioni sono vicine e non si scontenta nessuno... Le denunce de La Zavorra, inchiesta di due giornalisti palermitani
PALERMO –
In Sicilia i lavoratori forestali dipendenti dalla Regione sono 29mila, i più numerosi d’Italia, ma ora mancano 290 milioni di euro per rimandarli al lavoro in vista dell’estate. Per questo hanno appena organizzato diverse proteste, fra cui un blocco stradale a Palermo e, come già è stato fatto intendere, altre azioni seguiranno.
REGIONE IN BOLLETTA L’Assemblea regionale siciliana, che è l’organo legislativo della regione a statuto speciale, non riesce infatti a mettere insieme i 290 milioni di euro destinati in buona parte ai forestali. Sono operai chiamati a giornata, iscritti a graduatorie pubbliche, assunti direttamente dalla Regione e suddivisi a seconda di quante giornate di lavoro vengono loro assegnate:
78, 101 o 151 giorni l’anno. Si tratta soprattutto di un bagaglio di voti che nessun partito siciliano può permettere di giocarsi a così poca distanza dalle elezioni regionali. A ottobre infatti si va al voto, con sei mesi di anticipo a causa delle fibrillazioni all’interno della giunta del presidente Raffaele Lombardo.
La faccenda dei 29mila operai forestali siciliani, contro i 500 operai lombardi o i 900 toscani solo per fare due confronti, finì sotto i riflettori nazionali nel 2009, in seguito a un inchiesta del settimanale Panorama. Da allora non è cambiato nulla e oggi, con i soldi che sembrano finiti, la situazione sta precipitando.
A maggio la giunta aveva proposto di finanziare parte della spesa chiedendo alle banche un mutuo da 60 milioni di euro. Ma il commissario dello Stato, figura che vigila sulla costituzionalità e sulla copertura finanziaria dei provvedimenti dell’assemblea siciliana, si è messo di traverso e la questione rimane pendente. Una buona occasione per ridurre il numero dei forestali, così in eccesso, e gli enormi sprechi? Nemmeno per sogno. I deputati dell’isola – questo il titolo che spetta ai consiglieri siciliani – stanno tentando la via di una legge ad hoc. L’intera vicenda, insieme a un excursus storico sulle radici dello sfaccettato clientelismo siciliano, è contenuta nel libro “La Zavorra” dei giornalisti palermitani Enrico Del Mercato ed Emanuele Laurìa, pubblicato dal 2010.
Ma né i libri né le inchieste sono state in grado di scardinare un equilibrio perverso che dà sostentamento a 29mila famiglie e garantisce una quantità imprecisata di voti ai partiti, che generalmente non sono altro che discendenti diretti della vecchia Democrazia cristiana. CHI CAUSA GLI INCENDI DOLOSI Il compito di un operaio forestale è tenere in ordine le zone boschive, controllare lo stato di salute degli alberi e fare la manutenzione delle barriere tagliafuoco e delle zone di rispetto, al fine di contenere gli eventuali incendi. Roghi che però in Sicilia non mancano mai, stando ai numeri di Legambiente, che certifica come nel 2010 la regione sia stata la più colpita dal fenomeno doloso, con 203 chilometri quadrati di vegetazione andati in fumo, quasi il 50% di tutto quello che è bruciato in Italia. Lo stesso anno ha visto nell’isola anche il più alto numero d’incendi, 1.159, un primato che nel 2011 la Sicilia si è vista sottrarre dalla Sardegna. L’esercito dei 29mila forestali quindi non sembra in grado di proteggere i propri boschi. E dire che la superficie di foresta da presidiare ammonta a 5.100 km2, contro i 6.500 della Lombardia. Durante gli anni è stato più volte avanzato il sospetto che qualcuno degli stessi operai appicchino roghi proprio per essere chiamati al lavoro, ma nessuna condanna è mai stata emessa per dimostrare un’illazione tanto grave. Non conviene a nessun politico siciliano frenare questa marea umana e stabilizzare gli operai forestali, talvolta precari da una vita intera.
Anche 78 giorni di lavoro all’anno sono sufficienti a maturare i requisiti per ricevere l’indennità di disoccupazione, che tuttavia non impedisce a queste persone di cercare di arrotondare durante i giorni “liberi”, attraverso le attività più varie, dal commesso di negozio al benzinaio. Ricevendo la disoccupazione,
tuttavia, queste attività secondarie passano automaticamente in nero, non potendosi ricevere sia un salario da lavoro che l’indennità.
Rinnovare il precariato per tutte queste persone, di anno in anno, è un ricatto elettorale da parte della classe politica siciliana. Ma è anche un equilibrio, radicato e difficilissimo da rovesciare.
fonte :
http://www.ilvostro.it/cronaca/sicilia-lesercito-del-forestali-inutili-e-disoccupato-per-ora/31122/