Autore: negi Topic: Primarie del Centro Sinistra - Io voto Laura Puppato  (Letto 2998 volte)

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Primarie del Centro Sinistra - Io voto Laura Puppato
« il: 15:47:56 pm, 22 Novembre 2012 »
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  • http://www.unita.it/italia/speciale-primarie-del-centrosinistra/laura-puppato-la-rivoluzione-e-la-green-economy-1.467127

    Intervista a Laura Puppato di Claudio Sardo
    «Senza donne non c'è cambiamento - spiega Puppato - se non mi fossi presentata, il Pd avrebbe pagato il conflitto tra Renzi e Bersani».

    A Laura Puppato la campagna delle primarie è piaciuta così tanto che promette di continuarla comunque, anche da sola, di proseguire il suo giro d’Italia fino alle elezioni di primavera, qualunque sia l’esito del voto di domenica. «Ha fatto bene al Pd, ha rigenerato un rapporto con la società civile e con tanti cittadini sfiduciati da questa politica chiusa in se stessa. Guai se ci fermassimo. Commetteremmo un errore mettendo le primarie tra parentesi. Dobbiamo invece avere fiducia in noi stessi e chiedere un mandato per un cambiamento profondo delle politiche del Paese. Tante persone sono scoraggiate e hanno paura del futuro. Non possiamo avere paura anche noi e affidare da domani le nostre chances di governo ad alleanze esterne, sempre farraginose, spesso paralizzanti».

    Laura Puppato, 55 anni, è la sola donna candidata alle primarie. Ambientalista, cattolica, una storia di militanza nel Wwf, rivendica l’anagrafe di «nativa Pd», nel senso di essere entrata nell’agone politico nel 2002 con una lista civica, alle comunali di Montebelluna (provincia di Treviso), e di aver scelto l’Ulivo da sindaco. In una Regione dove l’asse Pdl-Lega sembrava indistruttibile è stata un sindaco controcorrente, ma molto popolare. Oggi è capogruppo del Pd nel consiglio regionale. Sulle primarie ha però un rammarico: «Siamo partiti tardi. Venti giorni di campagna sono stati troppo pochi. C’è uno scarto tra l’atto di coraggio di rimettersi completamente in gioco, senza reti di protezione, e i tentennamenti della fase di avvio e della stesura delle regole. Poi, in poco tempo abbiamo fatto moltissimo. La crescita del Pd nei sondaggi ha un grande valore politico: sbaglia chi pensa che sia solo il riflesso di una sovraesposizione mediatica. La verità è che appena la politica rompe il velo dell’autoreferenzialità, appena si torna ad ascoltare le persone in carne e ossa, le loro speranze, i loro affanni, le loro critiche, la politica democratica rifiorisce. È una lezione da ricordare. Perché se cresce il bacino del non-voto, della sfiducia, della protesta è lì, tra questa gente, che bisogna tornare a confrontarsi. È lì che vanno anzitutto cercati i consensi che ci mancano».

    Si è candidata sostenendo che il dualismo Bersani-Renzi avrebbe prodotto effetti negativi sul Pd e che, per il bene del Pd, era necessaria una terza candidatura proveniente dall’interno. Ne è ancora convinta?

    «Più di prima. Il Pd è un partito plurale, aperto. La conflittualità generata da Renzi ha provocato una certa ripetitività degli argomenti. È vero che il litigio in diretta fa audience, ma alla fine porta alla disaffezione. Penso di aver contribuito a rendere più serio e più concreto il confronto. Sui temi veri del cambiamento: la green e la blue economy, la fiscalità ecologica e le politiche per l’innovazione, il sostegno alle nuove imprese, il lavoro dei giovani e delle donne, la messa in sicurezza del territorio, la rivoluzione necessaria nei trasporti. E siccome ritengo la mia candidatura la più vicina alla società civile, sento di aver dato una mano al Pd nell’apertura strategicamente più importante in questo momento».

    L’economia verde occupa un posto sempre più importante nei programmi delle sinistre europee, e non solo delle sinistre. Ma indicarla come «la soluzione» della crisi non rischia di creare un’illusione, un cortocircuito con la cultura di governo necessaria in una società complessa?

    «Noi dobbiamo guardare al futuro. La crisi sarà uno spartiacque. Non tornerà più il mondo di prima. Perché consumava risorse, lavoro, energia e impoveriva la terra, i beni comuni, il futuro dei giovani. Chi governa ha il dovere di progettare l’Italia del 2020, del 2030. Quanto possiamo resistere ancora, se gli effetti dei cambiamenti climatici sul nostro Paese sono la devastazione dei territori, l’erosione delle coste, le frane, le alluvioni? Quanto possiamo resistere se il fisco, oltre ad essere incapace di colpire l’evasione, penalizza le imprese che fanno innovazione? Quanto possiamo resistere se le merci in Italia viaggiano ancora, quasi tutte, su gomma? Quanto possiamo resistere tra i fumi e gli inquinamenti, che peraltro sono il corollario di produzioni più costose e di minore qualità? La green economy è l’asse centrale del nostro futuro produttivo e industriale. Richiede un cambio di politiche, ma anche di cultura. La blue economy è la risposta al collasso dello smaltimenti dei rifiuti, dell’energia ad alto costo, dello sfruttamento selvaggio del territorio. Il centrosinistra deve avere il coraggio di dire che questo è il cuore del nostro programma».

    Nella crisi le risorse pubbliche scarseggiano. Governare un cambiamento richiede attenzione: tagli improvvisi rischiano di ridurre ulteriormente il lavoro in Italia.

    «Non è più il tempo di compromessi al ribasso, che poi favoriscono la conservazione e il declino. La logica degli incentivi a pioggia, per fortuna, è oggi respinta dalle stesse imprese. Dobbiamo spostare con decisione le risorse disponibili verso il sostegno all’innovazione e alla green economy. Va indicato bene cosa conviene o cosa no. Quanto alle risorse pubbliche avremo mille miliardi disponibili nell’Agenda europea 2014-2020: vengano utilizzati per il risanamento del territorio, per l’efficientamento energetico, per le reti e le infrastrutture ecologiche, per ammodernare l’edilizia scolastica, per rendere più fruibili i nostri tesori archeologici e culturali, per potenziare il turismo».

    Intanto tra le parti sociali il confronto verte sulla produttività italiana. Un tema dalle implicazioni sociali enormi: cosa ha da dire il centrosinistra?

    «Non condivido la scelta di Monti di mettere due miliardi di euro per defiscalizzare il salario di produttività. Non c’è bisogno di dare ulteriori aiuti alle aziende che vanno bene e che sono in grado di stipulare accordi di secondo livello. Metterei quei soldi per riformare la Pubblica amministrazione e la macchina della giustizia: ciò che più indebolisce la competitività delle imprese italiane è il costo vergognoso della burocrazia e la lunghezza dei procedimenti giudiziari».

    Molti imprenditori direbbero che manca ancora una cosa all’Italia: le strade. Soprattutto al Sud. Cosa risponde?

    «Che non sono assolutamente d’accordo. L’Italia sbaglia da decenni la politica delle infrastrutture. E continuare a sbagliare sarebbe ora un autentico suicidio. Dobbiamo trasferire sulle ferrovie e sul mare il transito delle merci. Dobbiamo fare il contrario di ciò che abbiamo fatto sin qui, inquinando, paralizzandoci, pagando prezzi sempre più alti. Siamo il solo Paese europeo che ha meno chilometri di ferrovia di quanti ne aveva alla fine della guerra. O si cambia rotta o si muore».

    Lei è la sola donna candidata. C’è una questione di genere nelle primarie?

    «Certo che c’è. La figura femminile è totalmente dimenticata dalla politica. Basta guardare la presenza femminile nelle aule parlamentari, le cifre record della disoccupazione delle donne, la caduta verticale dei servizi sociali. Pd e centrosinistra devono dire come affrontare questi nodi: non c’è cambiamento possibile senza un protagonismo delle donne. Le donne sono portatrici di un’idea della politica come servizio e non come potere. Le donne non perdono mai la dimensione del futuro: è la maternità che le porta a pensare continuamente al domani dei figli».

    Le primarie però sono una competizione per esprimere il candidato-premier, non per rendere finalmente equilibrate le rappresentanze di genere in Parlamento e nei governi.

    «Non c’è stata una presidente del Consiglio donna in 65 anni. Non c’è mai stata neppure una presidente della Repubblica donna. Su un totale di 130 anni nessuna donna. Mi pare ci sia un problema anche ai vertici del governo e dello Stato».

    Nel 2007 lei fu premiata da Beppe Grillo come il «primo sindaco a cinque stelle». Che giudizio ha oggi di Grillo e del suo movimento?

    «Se il Pd avesse avuto negli anni passati la capacità di far sue alcune delle buone proposte avanzate da Grillo, oggi il Pd avrebbe più voti e il Movimento 5 stelle ne avrebbe meno. Oggi di Grillo non condivido per nulla la violenza delle espressioni, il tono demagogico e i contenuti anti-euro».

    Viviamo una drammatica crisi sociale che si mescola alla crisi democratica. Quale sistema pensa sia giusto costruire per l’Italia?

    «Sono sempre stata favorevole a un bipolarismo sul modello anglosassone. Chi sta da una parte, chi dall’altra. Le alleanze si dichiarano prima del voto e chi governa lo fa pensando soprattutto al suo programma, anziché ad estenuanti trattative parlamentari. Purtroppo siamo lontani da questo modello. E abbiamo fatto passi indietro rispetto alle speranze di riforme istituzionali».

    Non è proprio il bipolarismo all’italiana, il maggioritario di coalizione, la causa dei mali della Seconda Repubblica, dal trasformismo alla perdurante instabilità dei governi?

    «Continuo a pensare che sia giusto dichiarare le coalizioni prima del voto. Non sono contro la politica del dialogo. Il dialogo però non deve impedire la decisione. Chi è al governo deve fare. Deve cambiare le cose. Poi, se non piacerà ai cittadini, dopo cinque anni il governo andrà a casa. La legge elettorale che più mi piace è quella australiana, con i collegi plurinominali, che assicurano legame con il territorio e diritto dei scelta dei cittadini. Può darsi che voteremo con una brutta legge elettorale: ma il dovere del cambiamento resta intatto per il centrosinistra».

    Se la coalizione Pd-Sel-Psi non dovesse avere la maggioranza per governare da sola con chi dovrebbe cercare l’intesa? Che opinione ha di Montezemolo e dei movimenti al Centro?

    «Massimo rispetto per chi sale in politica. Sottolineo: sale, non scende. Ma la sensazione che ho di questi movimenti al Centro è che si tratti di vecchie cose. Non mi pare di cogliere novità significative. Anche l’uso dell’aggettivo “moderati” mi pare equivoco, vuoto. Cosa significa politica dei moderati? Che bisogna essere moderatamente innovatori, moderatamente giusti? Vorrei essere innovatrice per intero e giusta per intero».

    Allora niente alleanze oltre i confini delle primarie?

    «Di sicuro dobbiamo provare fino in fondo a vincere con la coalizione su cui abbiamo investito il nostro progetto comune. E penso che possiamo riuscirci. Nell’area del non-voto, tra i cittadini sfiduciati e delusi, nella società civile che vuole partecipare e non ne può più di una politica stanca e impotente, in tanti ci stanno guardando con attenzione. L’ho toccato con mano in questi giorni. Appena rompiamo con i vecchi riti e il vecchio gergo, tante persone si volgono verso di noi».

    Il Monti-bis è una possibilità o una minaccia?

    «Il presidente Monti è una persona competente. Ha dato un contributo importante in questa stagione difficile. Ma ora è necessario un cambiamento politico, una svolta. Il nostro obiettivo non può essere sopravvivere. È in gioco il futuro dell’Italia».

    Qualcuno teme la riedizione dell’Unione, se il centrosinistra restasse solo con le sue differenze.

    «Nel dibattito trasmesso da Sky abbiamo mostrato concretezza e convergenze come mai era accaduto in passato. Si è vista la buona politica, quella attenta alle proposte di governo, non la conflittualità del passato. Anche sui diritti civili si sono registrate importanti consonanze. Io sono cattolica e non abortirei mai, ma non per questo non si deve garantire l’assistenza pubblica alle donne che hanno deciso di abortire. Io non sono gay, ma è giusto riconoscere i diritti e i doveri delle coppie omosessuali. La fede religiosa non deve entrare in contrasto con la laicità dell’ordinamento. Siamo una buona squadra. Con valori e con un’idea di governo impegnativa».

    http://www.facebook.com/photo.php?fbid=381016018648573&set=a.264994396917403.63480.264970936919749&type=1&theater

    Laura Puppato, se fossi premier ecco cosa farei per i giovani

    Offline negi

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    Re:Primarie del Centro Sinistra - Io voto Laura Puppato
    « Risposta #1 il: 21:11:09 pm, 22 Novembre 2012 »
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  • Una sana risata....hahahahahaha!!!!!
    Primarie 2012 - Il Terzo Segreto di Satira

     

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