Autore: a.merenda Topic: la socializzazione dell'economia: quali radici?  (Letto 11811 volte)

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la socializzazione dell'economia: quali radici?
« il: 17:09:53 pm, 15 Dicembre 2009 »
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  • http://it.wikipedia.org/wiki/Socializzazione_dell%27economia_(fascismo)

    Esistono, a vostro parere, punti di contatto con l'odierna realtà?

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    Re:la socializzazione dell'economia: quali radici?
    « Risposta #1 il: 02:32:59 am, 24 Dicembre 2009 »
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    Re:la socializzazione dell'economia: quali radici?
    « Risposta #2 il: 12:31:36 pm, 25 Dicembre 2009 »
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  • In effetti punti di contatto è improprio. Mi interessava sottolineare, però, come sia strano che tematiche "di destra" e "di sinistra" talvolta differiscano per così poco.

    Un elemento importante per connotare un certo movimento politico è il ruolo e la preponderanza del leader sul resto degli aderenti.

    Leggendo quella pagina di wikipedia ho pensato a Tremonti, un ex socialista che è riuscito a battere i post-comunisti sul medesimo campo, attraverso l'adozione dei dettami dell'economia sociale di mercato... (se pur riadattati "all'italiana"..)

    Inoltre, lo Stato appare come maggiormente presente nella vita del cittadino, in contrasto con i principi della destra liberal-capitalista che parla di uno Stato minimo...

    Insomma,nella pagina di wiki da me proposta trovo questo punto di contatto con l'odierna realtà: una fase in cui il pensiero politico transita oltre il continuum sinistra/destra classico.
    Un'epoca di trasformazioni, con relativi terremoti sociali e teorie sulla sopravvivenza (o sostenibilità se preferite).

    Se è vero che vincerà chi meglio saprà organizzarsi/cooperare sono proprio curioso di vedere se la storia ci riconsegnerà un nuovo fronte che va dai cattolici ai comunisti (il vecchio C.L.N.), se i cattolici rigoverneranno per i prossimi 50anni e se i seguaci del berlusconismo dapprima si negheranno (e lo rinnegheranno) per poi farsi rivedere, in altra forma, tra qualche decennio...

    Cosa mi auguro?
    Il rafforzamento dei seguaci di Salvemini, Calamandrei, Bobbio. Quelli della cultura "azionista" che, secondo D'Alema "ha fatto male all'Italia"...
    Che la secolarizzazione non lasci scampo al dogma religioso
    Che i "movimenti" di sonistra abbiano il coraggio di difendere i "nuovi schiavi" (precari di tutte le categorie lavorative) anzichè arroccarsi tra le clausole dei contratti nazionali e della pensioni..
    Che si approfondisca il tema della libertà, lo si studi per comprendere che non si tratta di un vessillo ma di un valore che tutti dovrebbero impegnarsi a salvaguardare (così come il senso profondo della democrazia(archia) che, a prescindere dalle disquisizioni teoriche bisogna aver il coraggio di ritrattare, ristudiare. Il coraggio di mettere in dubbio ciò che abbiamo già ma che può risultare inadeguato per i tempi odierni)
    Che i movimenti politici legati al territorio trovino una propria emancipazione senza farsi imbrigliare dai dettami delle tradizioni "storiche", affermandosi come riferimento per gli ineteressi di una popolazione (i quali riusciranno ad affermarsi quanto più il loro carattere, la loro espressione riuscirà ad acquisire valenza universale)
    Che non ci siano catastrofi naturali tanto gravi da condizionare (ancora una volta) lo sviluppo della comunità siciliana

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    Re:la socializzazione dell'economia: quali radici?
    « Risposta #3 il: 19:23:49 pm, 25 Dicembre 2009 »
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  • In effetti punti di contatto è improprio. Mi interessava sottolineare, però, come sia strano che tematiche "di destra" e "di sinistra" talvolta differiscano per così poco.
    diciamo che nella maggioranza dei casi non differiscono per niente, la tradizione culturale da cui provengono è spesso la medesima aggiungerei di sinistra.

    in italia quando pensiamo a destra  pensiamo a mussolini  che in realtà fu per buona parte della sua vita un socialista.
    berlusconi ha sempre frequentato circoli socialisti, tremonti e brunetta non ne parliamo.
    la realtà è che in italia manca una vera destra di stampo liberale-capitalistica, l'idea di uno stato che stabilisca le regole e faccia solo da arbitro manca, qui vogliono tutti che intervenga pesantemente.



    Leggendo quella pagina di wikipedia ho pensato a Tremonti, un ex socialista che è riuscito a battere i post-comunisti sul medesimo campo, attraverso l'adozione dei dettami dell'economia sociale di mercato... (se pur riadattati "all'italiana"..)

    tremonti è riuscito a batterli perchè è al potere gli altri no, per quanto riguarda l'economia sociale mi sembra tutto dettato ad un'idea piuttosto paternalistica che ad una vera e propria ideologia di carattere sociali.



    Inoltre, lo Stato appare come maggiormente presente nella vita del cittadino, in contrasto con i principi della destra liberal-capitalista che parla di uno Stato minimo...

    diciamo che è onnipresente, e la popolazione è culturalmente sprovvista di un idea di stato diversa, ongi volta che accade qualcosa la gente è convinta che vada trovata una soluzione politica.questa cosa vale soprattuto nel mezzogiorno.
    le radici culturali di questo problema vanno cercati in profondo.

    un esempio storico chiarisce la mentalità, le ferrovie da noi come in molti paesi europei sono dello stato, anzi la prima tratta ferroviaria fu inagurata dai borboni proprio al sud.

    negli usa la transamerica fu voluta e creata da due società industriali , due società private che ritennero  fosse utile e profittevole costruirla.
    questo è il capitalismo come ideologia, l'idea che la società civile in singoli privati  sia disposta  a risolvere i problemi della società a fronte di un legittimo prezzo. lo stato dovrebbe solo impedire un sovraccarico di potere.
     
    qui per una cosa del genere avrebbero aspettato che lo stato si decidesse.

    un altro esempio di diversità è la causa contro il monopolio telefonico della AT&T lo stato invece di ricorrere a decreti e leggi come avrebbe fatto in italia o in francia  è ricorso al tribunale come qualunque cittadino.


    Insomma,nella pagina di wiki da me proposta trovo questo punto di contatto con l'odierna realtà: una fase in cui il pensiero politico transita oltre il continuum sinistra/destra classico.
    Un'epoca di trasformazioni, con relativi terremoti sociali e teorie sulla sopravvivenza (o sostenibilità se preferite).

    la realtà odierna è che il pensiero politico culturale non esiste, le ideologie se ci sono sono separate dalla realtà.
    coloro che occupano cariche pubbliche non sanno il criterio culturale che usano  per giudicare un operazione.

    lo spartiacque temporale di questa cosa sono gli anni 80 , l'emblema ancora uan volta i socialisti, i quali crearono i nuovi capitalisti come berlusconi , quelli che in altri tempi avrebbero chiamato "nuovi padroni" e non avendo + un reale criterio ideologico di giudizio della realtà ma solo apparente ,l'unica cosa che gli rimaneva era rubare e far campare questi ricchissimi amici.
    ma non solo loro, durante gli anni 80 i partiti tradizionali hanno perso il loro riferimento culturale e sociale, vivendo ideologie vuote.
    perchè i comunisti dagli anni 80 cominciano a parlare di "questione morale" perchè berlinguer si era conto della sconfitta del comunismo e capiva che il suo partito doveva essere riempito da qualcosa di nuovo seppure molto aleatorio come la questione morale.
    i democristiani , ossia i cattolici anche loro hanno vissuto questa perdita ideologica, il pensiero cattolico democratico è scomparso ed è rimasto il solo riferimento culturare e vagamente potente della chiesa. per questo i partiti "cattolici" di oggi sono molto + clericali della DC di una volta, la dc aveva un forte aiuto dalla chiesa ma aveva anche una sua "testa".
    negli anni 80 non c'era + voglia di pensare una società cristiana, i giovani hanno cominciato a scopare solo per divertirsi o addirittura per fare carriera (chissà quando la prima la diede a rossitto per l'esame ci scommetto che fu in quell'epoca)

    se non c'è tensione morale (ossia la fede) in ciò che si crede si finisce alla deriva, si cercano "vie personali" non sempre lecite e moralmente accettabili.


    purtroppo sono pochi ancora gli studiosi che pongono il problema nella discrasia/coerenza fra cultura politica e realtà negli anni 80 tutti partono da tangentopoli mentre va cercato prima la crisi della prima republica, anche se ho letto di recente un articolo  di Ernesto Galli della Loggia che l'ha posta anche lui in questi termini.

    Se è vero che vincerà chi meglio saprà organizzarsi/cooperare sono proprio curioso di vedere se la storia ci riconsegnerà un nuovo fronte che va dai cattolici ai comunisti (il vecchio C.L.N.), se i cattolici rigoverneranno per i prossimi 50anni e se i seguaci del berlusconismo dapprima si negheranno (e lo rinnegheranno) per poi farsi rivedere, in altra forma, tra qualche decennio...

    ancora??? è perchè bisogna pensare con le vecchie ideologie? esse hanno fatto il loro tempo hanno servito l'uomo, ma ora sono strumenti culturali inadeguati.
    è necessario che vengano pensate nuovi sistemi di pensiero coerenti che diano strumenti di valutazione della realtà
    insomma altri "centri di gravità permanente" che non valgano solo per battiato.
    peccato che i giovani vogliano fare tutto tranne pensare.

    e a me basta questo come augurio che i giovani comincino ad esercitare l'arte del pensiero, quella per cui cartesio disse che esistiamo.

    saluti
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