Autore: Nello Bongiovanni Topic: La Giunta BUCCHERI/PARLATO E’ PER SORTINO COME “ LE DIECI PIAGHE D’EGITTO”  (Letto 2887 volte)

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Offline Nello Bongiovanni

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La Giunta BUCCHERI/PARLATO
E’ PER SORTINO COME
“ LE DIECI PIAGHE D’EGITTO”
BRAVO Sindaco!
Dopo aver distrutto i servizi sociali e messo per strada i lavoratori della cooperativa che li gestiva.
Dopo aver eliminato la gestione comunale della mensa scolastica.
Dopo aver tolto il servizio urbano per gli alunni degli istituti comprensivi.
Dopo aver cercato, senza successo, di aumentare l’IMU.
Dopo aver aumentato IRPEF.
Ora regala agli articolisti il “FOGLIO DI VIA”!

La Giunta BUCCHERI/PARLATO
 ce l’ha fatta!!!!!!
A METTERE PER STRADA 47 LAVORATORI PRECARI DEL COMUNE E LE LORO FAMIGLIE
Con scelta consapevole e da sempre palesata la Giunta BUCCHERI/PARLATO ha raggiunto l’obiettivo di mettere per strada i  precari del nostro comune.
47 persone che a partire da Maggio 2013 non avranno più uno stipendio, che per alcuni era anche l’unico nel nucleo famigliare.
La Giunta BUCCHERI/PARLATO prima diceva che non poteva assumere gli articolisti perché non si sarebbe potuto rispettare il patto di stabilità, per colpa del gruppo PD che aveva riequilibrato il bilancio 2012.
Ora, dimostrato che il bilancio 2012 fatto dai consiglieri Terranova, Ballatore, Adorno, Ciaffaglione, Palì, Scamporlino, Mollica e Salonia ha salvato l’ente, perché ha fatto rispettare il Patto di Stabilità, si scopre che l’incidenza percentuale dl costo del personale sulle spese correnti è superiore al 50%, quindi il Sindaco dice, cari articolisti TUTTI A CASA!
Il Sindaco Buccheri dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni per “manifesta incapacità” ad amministrare e risparmiare a Sortino ulteriori “Piaghe”

I Consiglieri Comunali
1.   Sebastiano Terranova
2.   Sebastiano Ballatore
3.   Concetta Adorno
4.   Giuseppe Ciaffaglione
5.   Luigi Palì
6.   Lucia Scamporlino
7.   Dionisio Mollica
8.   Cesare Salonia
Per Sortino al Centro
Nello Bongiovanni
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Offline Francesco Di Mauro

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Nello sei stato nominato portavoce dell'opposizione?
A parte la battuta... la faccenda è seria, il MS  sta contattando diverse persone parte in causa per capire come stanno le cose, al pegio.....

Offline Nello Bongiovanni

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Io so la situazione...è complessa...ma al comune esiste un problema...

quote author=Francesco Di Mauro link=topic=6952.msg18579#msg18579 date=1365751714]
Nello sei stato nominato portavoce dell'opposizione?
A parte la battuta... la faccenda è seria, il MS  sta contattando diverse persone parte in causa per capire come stanno le cose, al pegio.....
[/quote]
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Offline carmelo spataro

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Una legge nazionale impedisce una proroga oltre il 31 luglio dei precari degli enti locali siciliani, ma i Comuni non possono stabilizzarli per non violare il Patto di stabilità. Sono 18.500 e chiedono certezze sul proprio futuro: “Facciamo questo lavoro da 25 anni, chiediamo la Sicilia si appelli allo Statuto”. Ma i partiti fin qui non si sono mossi compatti. E per sbloccare l'impasse serve il sì di Roma

 



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PALERMO – Lavorare da 25 anni in un ufficio e rischiare di trovarsi di punto in bianco messi alla porta. È un dramma angosciante quello che vivono in queste ore i precari degli enti locali siciliani. Un esercito di 18.500 persone, per le quali a fine luglio non ci saranno più certezze. Ieri è stato una sorta di day after dopo la doccia fredda arrivata dall'incontro con Rosario Crocetta. Che ha ribadito che senza il sì di Roma, la Regione ha le mani legate e non si può procedere a stabilizzazioni o proroghe.
 
Un numero davvero alto quello dei precari impiegati nei Comuni e nelle Province siciliani, che però nel corso degli anni si è pian piano assottigliato. Erano oltre 60.000 all'inizio, con due importanti infornate di assunzioni: una nel 1988, quando di fatto sono nati, e l'altra nel 1995. Sono poco meno di un terzo oggi, dopo che la stragrande maggioranza è stata stabilizzata. Si occupano di numerosi servizi nei vari Comuni dell'Isola, soprattutto servizi per la comunità. Dalla sorveglianza alla manutenzione, passando per incarichi amministrativi. Insomma, lavoro d'ufficio, spesso indispensabile per il funzionamento dei Comuni, che però non hanno i soldi per stabilizzarli. Alcuni lavorano facendo da ausilio alla vigilanza urbana, ai servizi sociali, in tutte quelle attività e servizi essenziali alle pubbliche amministrazioni. Una nutrita colonia appartiene alla Provincia di Palermo, ma pattuglie di cospicue dimensioni si trovano anche in altre realtà come per esempio il Comune di Alcamo. E ci sono anche diversi Comuni siciliani in cui i "contrattisti" sono più numerosi dei dipendenti assunti a tempo indeterminato.
 
Il più alto numero di precari negli enti locali si ha in provincia di Palermo, con oltre 3.200 lavoratori. Segue a ruota la provincia di Messina, che ne ha poco meno di 3.200, poi Agrigento con 2.200 precari, davanti a Catania, dove i "contrattisti" degli enti locali sono poco meno di 2.000.
 
L'universo del precariato si dirama in numerose propaggini all'interno degli Enti locali. “Sono in tutti i Comuni – precisa Marcello Greco, presidente della commissione Cultura, formazione e lavoro dell'Assemblea regionale siciliana –, a Messina per esempio sono un migliaio. La linea del governo è quella che abbiamo discusso nella riunione congiunta con la seconda commissione, cui ha partecipato anche il presidente Crocetta. C'è l'intenzione di estendere la proroga al 31 luglio, poi dovremo interloquire con Roma, sperando che ci sia un governo nazionale”. L'inserimento della loro proroga per un periodo più ampio verrebbe infatti stangata dal commissario dello Stato, perché contraria ad una norma nazionale, che ha posto un limite alle proroghe dei contratti di lavoro nella pubblica amministrazione. La conseguenza di una proroga che vada oltre la fine di luglio, ha spiegato Crocetta, sarebbe il congelamento di tutto il bilancio, con il rischio commissariamento per la Regione. La stabilizzazione d'altro lato creerebbe ai Comuni dei problemi dal punto di vista dello sforamento del Patto di stabilità, che di fatto impedisce ai sindaci di assumere nuovi dipendenti. E così le prime lettere di licenziamento nei Comuni sono già pronte, ma il governo ha chiesto agli Enti locali di aspettare.
 
Intanto i protagonisti della protesta chiedono certezze sul proprio posto di lavoro, e non si accontentano di una proroga provvisoria fino al 31 luglio. “Abbiamo chiesto che la Regione possa appellarsi allo Stato nel legiferare in materia di lavoro, come ha fanno negli ultimi venticinque anni”, afferma Leonardo Duca, rappresentante del Movimento giovani lavoratori. “Serve incardinare un disegno di legge che possa porre la parola fine al precariato in Sicilia – prosegue Duca – altrimenti non serve aver trovato i fondi per tutto l'anno, nel momento in cui non si possono prorogare i contratti”. Istanze che l'altroieri i rappresentanti dei lavoratori e i sindaci hanno prospettato in un animato faccia a faccia a Palazzo di Normanni con il governatore Crocetta. Un incontro ad altissima tensione con urla e incomprensioni.
 
A spiegare le ragioni del governo è però Marcello Greco. “Esiste un fondo di salvaguardia di 300 milioni, previsto nel bilancio per evitare la 'spada di Damocle' del commissario dello Stato. Capisco che i precari vogliano la stabilizzazione, però dico ai Comuni che se stabilizzano i precari e non hanno i soldi con cui pagarli poi falliscono”. Il presidente della commissione Lavoro comunque sottolinea come l'attuale situazione sia stata “creata dalla politica, che oggi ha invece abbandonato i lavoratori”.
 
Dalla maggioranza, il capogruppo dell'Udc Lino Leanza, che da anni segue la vertenza di questi precari, invita governo e Parlamento all'unità: “Stiamo parlando di persone che lavorano da 25 anni. E la stragrande maggioranza di loro sono indispensabili per garantire i servizi essenziali dei Comuni, guadagnando 6-700 euro al mese: siamo sotto la soglia di sopravvivenza. Sono lavoratori veri, che tengono viva la macchina. Stabilizzarli è un atto di giustizia”.
 
Insomma, senza i "contrattisti" (ex "articolisti" ed ex lsu), i Comuni rischiano la paralisi. Da qui l'esigenza di scongiurare la scadenza di fine luglio. Per farlo, serve il via libera da Roma. Ma prima, osserva Leanza, è bene che a Palermo si trovi, e in tempi strettissimi, una proposta unitaria da sottoporre al governo nazionale: “Ci vuole un tavolo permanente che coinvolga governo, sindacati, parlamento, dirigenti degli assessorati alla Funzione Pubblica, al Lavoro e all'Economia – spiega Leanza -. La partita si gioca su due fronti: quello economico a Palermo e quello legislativo a Roma. Qualcuno deve spiegare al governo nazionale che questo è un precariato particolare perché la Sicilia dal 1990 non fa un concorso. Ma è una battaglia si vince solo se siamo tutti insieme, mentre fin qui persino tra diversi assessorati ci sono state posizioni divergenti”. Sulla stessa lunghezza d'onda Mimmo Milazzo, segretario della Cisl di Palermo: "Serve una soluzione regionale, non si può aspettare Roma. Intanto, già in Finanziaria ci vuole un piano chiaro. Tenendo presente che parliamo di persone di 40 anni e più che hanno costruito famiglie nella precarietà". "Servirebbe un piano pluriennale per programmare l'uscta dal precariato di questo personale - aggiunge Mario Basile, responsabile Enti locali della Fp Cisl -. Senza questo personale, i Comuni non possono funzionare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte".
 
Per il grillino Giorgio Ciaccio la soluzione pensata dal governo “serve solo a prendere tempo”. Lo stesso deputo del M5S però rilancia: “Stiamo definendo una proposta ampia per la stabilizzazione di tutti i precari, secondo criteri di produttività reale. Contiamo di presentarla come emendamento alla legge di stabilità”. Intanto, il tempo scorre. E il 31 luglio, per dirla con Leanza, “è già ieri”.
 
 
 
 
Ultima modifica: 11 Aprile ore 22:30

Offline Nello Bongiovanni

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Tutto ciò è vero...ma come sempre l'amico Carmelo Spataro dice la mezza verità...quando la possibilità...quando c'erano tutti i presupposti per poterli stabilizzare questi precari sono rimasti tali perchè nessuna amministrazione del passato e del presente (sostenute anche dal PD di Spataro...) non hanno avuto il coraggio e la volontà di farlo...soprattutto perchè qualche dirigente locale poneva il parere negativo, prima per il problema di Stabilità (falso), poi perchè la spesa del personale in base a quale era la soglia da non superare stranamente di in anno ed anno veniva superata, prima il 40%, poi il 45, oggi addirittura il 53%...mi dispiace ricordo l'ultima campagna elettorale non esisteva ancora nessuna normativa potevano essere stabilizzati tutti i candidati avevano promesso di farlo...chi è stato votato per farlo non lo ha fatto...questo che sia chiaro a tutti...ognuno si assuma le responsabilità e non far finta di fare il professore di turno...



Una legge nazionale impedisce una proroga oltre il 31 luglio dei precari degli enti locali siciliani, ma i Comuni non possono stabilizzarli per non violare il Patto di stabilità. Sono 18.500 e chiedono certezze sul proprio futuro: “Facciamo questo lavoro da 25 anni, chiediamo la Sicilia si appelli allo Statuto”. Ma i partiti fin qui non si sono mossi compatti. E per sbloccare l'impasse serve il sì di Roma

 



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Un numero davvero alto quello dei precari impiegati nei Comuni e nelle Province siciliani, che però nel corso degli anni si è pian piano assottigliato. Erano oltre 60.000 all'inizio, con due importanti infornate di assunzioni: una nel 1988, quando di fatto sono nati, e l'altra nel 1995. Sono poco meno di un terzo oggi, dopo che la stragrande maggioranza è stata stabilizzata. Si occupano di numerosi servizi nei vari Comuni dell'Isola, soprattutto servizi per la comunità. Dalla sorveglianza alla manutenzione, passando per incarichi amministrativi. Insomma, lavoro d'ufficio, spesso indispensabile per il funzionamento dei Comuni, che però non hanno i soldi per stabilizzarli. Alcuni lavorano facendo da ausilio alla vigilanza urbana, ai servizi sociali, in tutte quelle attività e servizi essenziali alle pubbliche amministrazioni. Una nutrita colonia appartiene alla Provincia di Palermo, ma pattuglie di cospicue dimensioni si trovano anche in altre realtà come per esempio il Comune di Alcamo. E ci sono anche diversi Comuni siciliani in cui i "contrattisti" sono più numerosi dei dipendenti assunti a tempo indeterminato.
 
Il più alto numero di precari negli enti locali si ha in provincia di Palermo, con oltre 3.200 lavoratori. Segue a ruota la provincia di Messina, che ne ha poco meno di 3.200, poi Agrigento con 2.200 precari, davanti a Catania, dove i "contrattisti" degli enti locali sono poco meno di 2.000.
 
L'universo del precariato si dirama in numerose propaggini all'interno degli Enti locali. “Sono in tutti i Comuni – precisa Marcello Greco, presidente della commissione Cultura, formazione e lavoro dell'Assemblea regionale siciliana –, a Messina per esempio sono un migliaio. La linea del governo è quella che abbiamo discusso nella riunione congiunta con la seconda commissione, cui ha partecipato anche il presidente Crocetta. C'è l'intenzione di estendere la proroga al 31 luglio, poi dovremo interloquire con Roma, sperando che ci sia un governo nazionale”. L'inserimento della loro proroga per un periodo più ampio verrebbe infatti stangata dal commissario dello Stato, perché contraria ad una norma nazionale, che ha posto un limite alle proroghe dei contratti di lavoro nella pubblica amministrazione. La conseguenza di una proroga che vada oltre la fine di luglio, ha spiegato Crocetta, sarebbe il congelamento di tutto il bilancio, con il rischio commissariamento per la Regione. La stabilizzazione d'altro lato creerebbe ai Comuni dei problemi dal punto di vista dello sforamento del Patto di stabilità, che di fatto impedisce ai sindaci di assumere nuovi dipendenti. E così le prime lettere di licenziamento nei Comuni sono già pronte, ma il governo ha chiesto agli Enti locali di aspettare.
 
Intanto i protagonisti della protesta chiedono certezze sul proprio posto di lavoro, e non si accontentano di una proroga provvisoria fino al 31 luglio. “Abbiamo chiesto che la Regione possa appellarsi allo Stato nel legiferare in materia di lavoro, come ha fanno negli ultimi venticinque anni”, afferma Leonardo Duca, rappresentante del Movimento giovani lavoratori. “Serve incardinare un disegno di legge che possa porre la parola fine al precariato in Sicilia – prosegue Duca – altrimenti non serve aver trovato i fondi per tutto l'anno, nel momento in cui non si possono prorogare i contratti”. Istanze che l'altroieri i rappresentanti dei lavoratori e i sindaci hanno prospettato in un animato faccia a faccia a Palazzo di Normanni con il governatore Crocetta. Un incontro ad altissima tensione con urla e incomprensioni.
 
A spiegare le ragioni del governo è però Marcello Greco. “Esiste un fondo di salvaguardia di 300 milioni, previsto nel bilancio per evitare la 'spada di Damocle' del commissario dello Stato. Capisco che i precari vogliano la stabilizzazione, però dico ai Comuni che se stabilizzano i precari e non hanno i soldi con cui pagarli poi falliscono”. Il presidente della commissione Lavoro comunque sottolinea come l'attuale situazione sia stata “creata dalla politica, che oggi ha invece abbandonato i lavoratori”.
 
Dalla maggioranza, il capogruppo dell'Udc Lino Leanza, che da anni segue la vertenza di questi precari, invita governo e Parlamento all'unità: “Stiamo parlando di persone che lavorano da 25 anni. E la stragrande maggioranza di loro sono indispensabili per garantire i servizi essenziali dei Comuni, guadagnando 6-700 euro al mese: siamo sotto la soglia di sopravvivenza. Sono lavoratori veri, che tengono viva la macchina. Stabilizzarli è un atto di giustizia”.
 
Insomma, senza i "contrattisti" (ex "articolisti" ed ex lsu), i Comuni rischiano la paralisi. Da qui l'esigenza di scongiurare la scadenza di fine luglio. Per farlo, serve il via libera da Roma. Ma prima, osserva Leanza, è bene che a Palermo si trovi, e in tempi strettissimi, una proposta unitaria da sottoporre al governo nazionale: “Ci vuole un tavolo permanente che coinvolga governo, sindacati, parlamento, dirigenti degli assessorati alla Funzione Pubblica, al Lavoro e all'Economia – spiega Leanza -. La partita si gioca su due fronti: quello economico a Palermo e quello legislativo a Roma. Qualcuno deve spiegare al governo nazionale che questo è un precariato particolare perché la Sicilia dal 1990 non fa un concorso. Ma è una battaglia si vince solo se siamo tutti insieme, mentre fin qui persino tra diversi assessorati ci sono state posizioni divergenti”. Sulla stessa lunghezza d'onda Mimmo Milazzo, segretario della Cisl di Palermo: "Serve una soluzione regionale, non si può aspettare Roma. Intanto, già in Finanziaria ci vuole un piano chiaro. Tenendo presente che parliamo di persone di 40 anni e più che hanno costruito famiglie nella precarietà". "Servirebbe un piano pluriennale per programmare l'uscta dal precariato di questo personale - aggiunge Mario Basile, responsabile Enti locali della Fp Cisl -. Senza questo personale, i Comuni non possono funzionare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte".
 
Per il grillino Giorgio Ciaccio la soluzione pensata dal governo “serve solo a prendere tempo”. Lo stesso deputo del M5S però rilancia: “Stiamo definendo una proposta ampia per la stabilizzazione di tutti i precari, secondo criteri di produttività reale. Contiamo di presentarla come emendamento alla legge di stabilità”. Intanto, il tempo scorre. E il 31 luglio, per dirla con Leanza, “è già ieri”.
 
 
 
 
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Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Offline a.merenda

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stesso discorso fatto per i forestali: deficit di "produttivita"

E' vero: non si possono mandare a casa le persone e far rischiare le famiglie già vessate da tanti problemi MA non si può neanche illudere la gente

Ergo: va bene la stabilizzazione ma ci vuole un'apertura dai sindacati e dagli stessi LSU per far si che il loro contributo sia REALMENTE DA "LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI"

alcuni esempi:

- assistere gli anziani (portare la spesa a casa, sbrigare pratiche che a loro interessano facendo da spola tra uffici e sindacati etc.)
- accompagnare i bambini a scuola o all'asilo, coadiuvare la scuola nelle attività dei bambini per il tempo prolungato, mansioni di vigilanza in aree con giochi per bambini

- sostegno alle associazioni non profit nel comparto del turismo e dei beni culturali (tenere aperti  musei, cinema comunale, ufficio turistico, antiquarium, teatri, apertura chiese per fini turistici, etc etc

- mansioni di controllo del territorio per segnalare atti di vandalismo

- altre idee





INOLTRE  a tutto questo va aggiunto un fatto di fondamentale importanza

Molto spesso i c.d. "articolisti" sono più competenti di quelli "di ruolo".
Ecco, bisogna smetterla con l'era degli intoccabili (e quì tornano in gioco i sindacati) promuovendo maggiore mobilità interna

Inoltre è fondamentale prevedere un impianto sanzionatorio in caso di non adempimento dei doveri relativi alle nuove mansioni per il quale chi non fa ciò che deve viene prima AMMONITO, poi RICHIAMATO e, se recidivo, ESPULSO...

Dunque apertura ed avanti un altro

 

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