Autore: SC Topic: i forestali vogliono denunciare panorama: non è vero che hanno il doppio lavoro  (Letto 41136 volte)

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Offline SC

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spaventa ti ostini a pestare acqua nel mortaio e pure in quello sbagliato, costruire un nuovo topic su nuovi presupposti no..?

ti rispondo solo perchè hai voluto accennare alla mia materia dove fai dei parallelismi idioti.

allora cominciamo con il precisare che i due imprenditori geniali non erano altri che due matematici che hanno trasformato la loro tesi di laurea in business, non hanno aspettato segnalazioni l'hanno semplicemente realizzata.

il sistema del page rank di google non è altro,  detto in termini semplici, che una funzione MATEMATICA di peso applicata in una teoria dei grafi.

ove il peso di un nodo aumenta in virtù dei link che puntano ad esso da altri nodi con relativo peso.

l'autorevolezza non viene fornita tramite una valutazione di merito soggettiva bensi come una funzione matematica oggettivamente calcolabile e misurabile.
a parte che in passato sono stati elaborati hack che sfruttavano questo sistema per indirizzare in apposite pagine dimostrandone alcuni limiti
ma
la riproducibilità in un caso umano è totalmente errato perchè non basta un link autorevole per fare aumentare il page rank bensì ce ne vorrebbero tanti e dovrebbero tenere conto dell'insieme di tutti i nodi (chiamalo censimento o scansione) che nel caso dei computer per google è possibile in maniera ma per gli essere umani no.

tieni conto che per tenere aggiornata la sua funzione matematica per ciascun sito google monitora tutta la rete con i suoi crawler ogni giorno.

sarebbe come dire che per definire la competenza di una persona un sistema simile dovrebbe fargli un ESAME al giorno, altro che presentazione di un curriculum e via.

ma dico io hai difficoltà a portare argomenti nella tua materia e vieni a saltare in quella mia di diretta competenza?mah de gustibus
« Ultima modifica: 02:57:43 am, 23 Gennaio 2010 da SC »
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enrico tomasi

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Quando si ragiona a proposito dell'equilibrio generale di una comunità si deve tener conto della particolare situazione, sia storica che poltica, all'interno della quale questa vive ed opera.
Il contesto americano lega indissolubilmente l'idea.....

scusa, ma allora di cosa hai discusso tutto sto tempo? che c'azzecca la segnalazione all'americana in sicilia?

Loro sono due imprenditori geniali che hanno "creato" qualcosa di innovativo e estremamente funzionale.

spaventa, che siano dei geni non lo mette in dubbio nessuno, la cosa che volevo sottolineare è il fatto che sono andati in banca per realizzare il loro progetto, non a farsi segnalare.

Tornando a noi:
Sai come si sono presentati gli indiani che lavoravano per Gates quando sono tornati in India per esternalizzare alcuni servizi Microsoft? Così: "salve, io ho lavorato per Bill Gates e so fare questo questo e questo".
Una piccola garanzia oppure no? Una referenza importante oppure no?

bene, e qui i siculi come vi presentereste, cosa direste...salve,  facevo morire dalle risate durante le lezioni il mio docente, oppure, ciao, ho scopato con il mio professore, so fare questo e quello...ecco il mio curriculum?

perche' vedi, "Quando si ragiona a proposito dell'equilibrio generale di una comunità si deve tener conto della particolare situazione, sia storica che poltica, all'interno della quale questa vive ed opera"
giusto?


spaventa, mi sa che ormai sta discussione come diceva salvo è esaurita. ti propongo un nuovo topic in considerazione alle tue penultime risposte su questo ...se ti va parliamo di una cosetta che è un po diversa dalla "sterile vanità", si chiama ORGOGLIO, esiste ancora sta parola tra certi giovani? che ne dici?
« Ultima modifica: 04:19:28 am, 23 Gennaio 2010 da Enrico Tomasi »

Offline a.merenda

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A SC:
quel metodo applicato agli "esseri umani" esiste già. Si tratta delle "citazioni incrociate" in ambito accademico.
Chi viene citato di più si segnala come più autorevole.
Così può essere anche per il lavoratori. Il vero problema è il perchè si segnala e da chi/quanti proviene la segnalazione.

Se Antonio Merenda è segnalato da un politico poco cambia in termini qualitativi, anzi. Se, invece, nel suo c.v. scrive che i suoi referenti sono: un prof. di Amsterdam, un manager giamaicano, e un'imprenditore agricolo colombiano di certo avrà delle buone possibilità di accedere alla carica di addetto import-export sementi in Olanda (coltivazioni dedicate alla ricerca medica).
Perchè? Perchè i referenti testimoniano la sua capacità, conoscenza, serietà ed abnegazione.

Detto questo ribadisco: se parliamo di concorso pubblico stabilito per legge il problema non si pone.

Il problema rimane sempre quello: la legittimazione che sta alla base dei comportamenti. Se noi, comunità siciliana, riusciamo a trovare l'autonomia per decidere quello che è più giusto per noi (compatibilmente con i diritti umani, s'intende!) riusciremo a vivere in pace.
PS: sulle difficoltà che incontro nella mia materia dico ad SC: per fortuna la complessità e la bellezza delle scienze sociali derivano dal fatto che il contributo al loro sviluppo può venire da ogni individuo. E ancor di più se tale individuo riesce a condividere il pensiero ed il sentimento con altri suoi simili. E' così che si da vita alla consuetudine la quale, una volta legittimata, diventa legge o semplicemente costume (norma sociale).

A Tomasi:
I giovani di oggi non hanno orgoglio? Tu sei quello che tacci i siculi come buffoni e fancazzisti.
Mi fai ridere.

Alla faccia della maieutica...

enrico tomasi

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non li taccio caro merenda, se mai li provoco, se volessi tacciarli non sarei qui a darti la possibilità di confrontarti con me (chiedo, aspetto le tue risposte, rileggo i nostri post suggerendoti di fare stessa cosa, ecc.)
e comunque, mi parrebbe perfettamente coerente dire di qualcuno che è fancazzista, attribuendo il fatto a mancanza d'orgoglio, o no?


le mie verità saranno anche sbagliate quanto esigue, nessuno è perfetto, ma ho la coerenza di esprimerle apertamente, anche quando farlo è scomodo come vedi. tu invece dimostri di essere maestro nel sostenere tutto e il contrario di tutto. capisco che  "c'est plus facile", ma cosi' facendo, non emergerà mai "nessuna piccola verità" caro maurizio.

allora, vogliamo aprirlo sto nuovo topic signor merenda, mi pare che lei stia iniziando pure ad esagerare un po nei toni... alla faccia della maieutica !  ;)

ps: i giovani buffoni, non erano quelli che giocavano a fare i ciarlatani durante le lezioni di quel docente "puttaniere" per prendere i voti alti, non ne sai niente di sta storia?
« Ultima modifica: 11:49:20 am, 25 Gennaio 2010 da Enrico Tomasi »

Offline a.merenda

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tacciare
[tac-cià-re]
(tàccio, -ci, tàcciano; taccerò; taccerèi; tacciànte; tacciàto)
v. tr.
Incolpare, accusare
‖ SIN. imputare

anche questa è informazione.

enrico tomasi

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tacciare: imputare, incolpare, bollare, infamare...

provocare: pro-vo-ca-re

far succedere, cagionare (un effetto), eccitare, suscitare, promuovere, dar motivo, dare occasione, aizzare, istigare, scatenare, fomentare



pare che tu abbia proprio esaurito gli argomenti
« Ultima modifica: 15:39:06 pm, 25 Gennaio 2010 da Enrico Tomasi »

enrico tomasi

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pare che un senatore calabrese abbia le idee più chiare sul doppio lavoro dei forestali, e non solo su quello.....

Antonio albanese chiu pilu!!!!


considerate che il video risale a tre anni fa....
stando agli argomenti, immagino che il personaggio interpretato da albanese non avrebbe nessuna difficoltà ad essere eletto governatore della sicilia.
forse sarebbe persino più genuino ed efficace nel governare delle sue "caricature" più recenti lombardo e cuffaro
« Ultima modifica: 11:40:07 am, 08 Febbraio 2010 da Enrico Tomasi »

Offline a.merenda

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Forse non hai notato che "Cetto" si è fatto riprendere con la bandiera italiana alle sue spalle (mica quella siciliana)...


A parte la tua "svista concettuale" Albanese è sempre un grande.


Volevo sottoporvi un articolo preso dal sito "liberal" Istituto Bruno Leoni
(vediamo se aiuta)

Nessuna economia sopravvivrebbe a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale

di Antonio Martino

Nel 2007, stando alle dichiarazioni dei redditi, il reddito medio degli italiani è stato di poco superiore ai 18mila euro e ben 14 milioni di contribuenti hanno dichiarato meno di 10mila euro (il 35% del totale). A dichiarare più di 200mila euro è stato solo un numero irrisorio, neanche 70mila contribuenti; oltre la metà del gettito delle imposte sul reddito proviene dal 10% dei contribuenti. Questi dati confermano ancora una volta verità ampiamente note. Anzitutto, ed è bene tenerlo sempre a mente, sono i contribuenti “ricchi” a sopportare la maggior parte del carico fiscale (quantitativamente ma non proporzionalmente dato che il nostro sistema è regressivo, aggiungo io); in secondo luogo, il numero di persone che, legalmente o illegalmente, si sottrae in tutto o in parte ai suoi doveri fiscali è elevatissimo; infine, è evidente che tutti gli sforzi fin qui dedicati a portare i contribuenti italiani a fare per intero il loro dovere sono risultati vani. E’ evidente, infatti, che non è credibile che il 35% degli italiani abbia meno di 1.000 euro al mese di reddito, né tanto meno che solo poco più di 68mila italiani guadagnino più di 200mila euro l’anno.

I dati non lasciano dubbi: il fenomeno dell’evasione esiste e riguarda sia i “poveri” (quelli che dichiarano meno di 10mila euro) sia i “ricchi” (quelli che negano di guadagnarne più di 200mila) così come non c’è dubbio che siano largamente diffuse sia l’erosione (la sottrazione di reddito alla fiscalità) sia l’elusione (l’individuazione di scappatoie legali per evitare le imposte). Le “lotte all’evasione” che da tempo immemorabile sono state il piatto forte di tutti i governi che si sono succeduti hanno evidentemente fallito il loro obiettivo: i contribuenti italiani continuano a fare i comodi loro. A questo punto credo che sia evidente che si debba cambiare strategia: non possiamo continuare a tollerare una situazione in cui l’esistenza dei furbi (evasori) si traduce in una fiscalità intollerabile per i cittadini onesti (tartassati). Ma, prima di chiederci che fare, può forse essere utile una considerazione generale.

I poco esaltanti risultati del prelievo fiscale sono solo una delle tante indicazioni che suggeriscono che, accanto all’economia ufficiale misurata dalle statistiche, esiste un vasta e prospera economia sommersa che sfugge alle misurazioni. E’ difficile indicarne anche solo approssimativamente le dimensioni proprio perché non è misurabile. Molti anni fa in un articolo sul Giornale nuovo (11 settembre 1978) ne tentai una misurazione indiretta basata sui dati monetari italiani in confronto a quelli di altri Paesi: il rapporto fra la quantità di moneta in circolazione ed il reddito nazionale era molto più alto in Italia che altrove, il che suggeriva che il denominatore, il reddito misurato dalle statistiche ufficiali, era molto inferiore alla realtà. Oggi quella stima indiretta, con l’avvento dell’euro, è diventata impossibile. Tuttavia, le conseguenze della sottostima del reddito sono rimaste le stesse: gli italiani sono più ricchi di quanto dicano i dati ufficiali e sono anche più liberi, perché la percentuale del loro reddito espropriata dalla fiscalità è più bassa di quella che risulta dalle statistiche. Nessuna economia sopravvivrebbe a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale; se siamo riusciti a sopravvivere è grazie al fatto che il reddito è maggiore di quanto suggeriscono i dati ufficiali e, quindi, la percentuale che lo Stato ci porta via è meno di quella metà che le statistiche indicano.

Il che fare per rimediare a questa situazione, a mio parere, è abbastanza ovvio: se questo sistema fiscale non viene rispettato è perché gli italiani non lo considerano rispettabile e se vogliamo ripristinare il rispetto delle norme fiscali dobbiamo renderle meritevoli di essere rispettate. Aliquote apparentemente proibitive finiscono col fruttare poco o nulla perché tutti si sforzano di individuare il modo di aggirarle; un sistema tributario incredibilmente complesso fa certamente la fortuna dei tributaristi, che guadagnano cifre da capogiro, ma non è compreso dai contribuenti che non hanno motivo di rispettarlo. Una radicale semplificazione delle norme tributarie con la eliminazione delle scappatoie fiscali, accompagnata dalla diminuzione drastica delle aliquote, possibilmente con l’adozione di un’unica aliquota, produrrebbe un comportamento più civile degli italiani nei confronti del fisco, stimolerebbe il lavoro gli investimenti e lo sviluppo, e darebbe vita ad un considerevole aumento del gettito per l’erario. Cosa aspettiamo per farlo?

(Una o due aliquote "basilari" per tutti con le dovute differenziazioni imposte dal pluralismo culturale italico.
La confederazione italiana potrebbe essere la soluzione
, aggiungo io)

enrico tomasi

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scusa spa..ma cosa c'entra la bandiera? stavamo parlando dei forestali mi pare.
a cosa ci serve l'articolo, chi è cosi' imbecille da credere che con questa spesa pubblica si puo' andare avanti, credi davvero serva na laurea in economia per capirlo? forse l'articolo su liberal aiuterà te a tale proposito, io è dall'inizio dei miei interventi che la sostengo sta cosa..francamente non ti capisco

toglimi na curiosità, visto che tu la laurea in economia ce l'hai (se non erro)...e vorresti un "maggiore gettito per l’erario", i tedeschi, che evasori non sono considerati, pagano piu' o meno tasse di noi, o meglio, lo stato tedesco incassa piu' o meno tasse dai contribuenti (in % pro capite) rispetto a quello italiano?
« Ultima modifica: 13:37:49 pm, 09 Febbraio 2010 da Enrico Tomasi »

Offline a.merenda

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scienze politiche (relazioni internazionali-triennale/ sviluppo locale-specialistica)

Germania e Italia sono difficilmente comparabili da questo punto di vista (secondo me). Se si riportano semplicemente i numeri non capiamo molto.

Invece, se premettiamo che ogni Lander ha l'autonomia per prendere delle decisioni imporanti in ambito fiscale unitamente al "tetto" del patto di stabilità imposto dagli accordi comunitari (salvo deroghe) sento di dirti che:

grazie a questa "autonomia effettiva" ogni Lander è in grado di adeguare il sistema impositivo alle esigenze della propria economia.

enrico tomasi

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e no dottore...questo non gle lo consento!
si auspica (sostanzialmente) maggiore gettito erariale per risolvere i problemi del nostro paese, e lei afferma che germania e italia sono difficilmente comparabili quando le chiedo se sa chi dei due riceve più denari dai suoi contribuenti?

l'autonomia dei laender non c'azzecca nulla, mi spiace.
o forse  dovremmo pagare piu' tasse per consentire ad altri forestali, nuovi assunti, di grattarsi "i cosidetti", per essere poi pronti a ricambiare piccole cortesie, magari a qualcuno che casualmente si candida come deputato al collegio sicilia 2, e si chiama antonio martino anzichè "cetto"?

vede, una cosa è dire che c'e' chi ne paga troppe di tasse e chi ne paga poche o manco quello. qui si afferma che nelle casse dello stato entrano pochi soldi "I poco esaltanti risultati del prelievo fiscale", cosa che sento dire dai più autorevoli economisti italiani nonchè da geniali politici di destra e di manca, nessuno che parla di numeri però, e quelle poche volte che lo si fa, nessuno porta i numeri di altri stati europei! ma hai idea di quale bestialità si afferma con insistenza?

quando si parla di economia sono fondamentali le cifre, dove sono?
una seria analisi dovrebbe partire da quelle...non da affermazioni mirate a deviare l'attenzione dal problema vero.


il signor martino continua a chiamare furbi tutti quegli italiani, ricchi o poveri, a suo dire piccoli o grandi evasori, grazie ai quali gente come lui che muove le fila della politica italiana, sperpera enormi risorse dello stato per  tenere in piedi un carrozzone clientelare fine a se stesso e ai privilegi di quanti ne sono alla guida o dentro.

paradossalmente da una parte suggerisce le soluzioni per stimolare lavoro sviluppo e investimenti, dall'altra sostiene che gli italiani sono più ricchi e liberi di quanto dicano i numeri ufficiali. considerando il dato "certo" che  in percentuale pro capite paghiamo più tasse che in germania, dovremmo quindi dedurre che mediamente un contribuente italiano lavora già molto più di un tedesco, e questo, altro paradosso, nonostante ci siano pochi investimenti, o forse ancora, che il benessere di cui egli parla non è frutto del lavoro, ma di una qualche colossale vincita collettiva al superenalotto.

i veri furbi in italia sono coloro che pur essendo loro stessi per gran parte la causa dei problemi, del marciume creato, riescono  pure a cavalcarlo, vedi l'articoli da repubbliche delle banane che ci hai sottoposto caro spaventa.

il sistema tributario italiano cosi' come descritto da martino, è ststo creato a doc da una classe politica che con esso può esercitare a suo piacimento un potere di riscatto enorme sui contribuenti. Aliquote apparentemente proibitive finiscono da una parte si col fruttare poco perché tutti si sforzano di individuare il modo per aggirarle, ma dall'altra gli aggiramenti possono essere facilmente scoperti all'occasione, se si ha la volontà, sopratutto "politica"!

alle aliquete più o meno proibitive si aggiungono diecine e diecine di tasse (non raggirabbili),  la cui somma è maggiore delle somme versate dai contribuenti di gran parte degli altri stati membri europei.

il sistema tributario andrebbe sicuramente cambiato in italia, ma non per fare cassa, se mai per farne meno, e a favore di una più equa dislocazione dell'imposizione fiscale.

Nessuna economia sopravvive a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale, su questo non si puo' essere non d'accordo, ed è esattamente quello che succederà in italia se non si pone un drastico freno alla spesa pubblica, vera piaga del nostro paese.

ps: complimenti per il nuovo nickname! ;-)
« Ultima modifica: 04:16:57 am, 10 Febbraio 2010 da Enrico Tomasi »

Offline a.merenda

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non è solo un problema di "quantità".
Se prendi i paesi scandinavi, ad esempio, l'imposizione percentuale può essere anche superiore a quela italiana in termini quantitativi ma non qualitativi.
Io non auspico maggior getto erariale bensì una sua diversa "organizzazione".

Se parte delle tasse restano a livello locale (es:in buona percentuale quelle derivanti dai trasporti-carburante, lavoro, attività produttive (ciò permetterebbe la fiscalità di vantaggio per investimenti esteri) etc..) e soprattutto se si può decidere come spenderle sonoconfinto che possa aumentare la pressione attorno le istituzioni per la risoluzione dei problemi.

2 esempi:
le strade nella zona montana: chi dobbiamo aspettare per veder riconosciuto il nostro diritto ad una mobilità "normale"?

il welfare locale: i servizi sociali possono intendersi come un settore del mercato in cui il pubblico può affiancare a dei servizi base anche "attività più complesse e a costo puù alto" collaborando col privato. Come, ad esempio l'università delle terza età, attività culturali a favore degli anziani etc...


PS: ho citato quell'articolo per dare spunti alla discussione.

Sul meccanismo tributario italiano penso questo: vige la mentalità secondo la quale il pubblico chiede una quantità abnorme di imposte per caverne almeno la metà. Ciò pesa su determinate categorie di lavoratori ed accentua "la furbizia" di altre.
Si scatena, così, una dinamica secondo la quale certe  imposizioni fiscali non vengono nè riconosciute nè legittimate da intere comunità di italiani (vedi il caso Sicilia).

Perchè succede questo? perchè il sistema è centralizzato e ha usato la leva impositiva per tenere sotto scacco la struttura economica del nostro paese avallando, di fatto, la redistribuzione di denaro verso sud, sottoforma di privilegi (si veda il caso delle pensioni di invalidità) "non meritati"
Il risultato di questa dinamica è che adesso "ci percepiamo" (in Sicilia, ad esempio) come sistema non funzionante fatto di incapaci etc...

Sarà in parte anche vero ma questa impostazione (che tu ed SC condividete) non dipende solo da un fatto "antropologico", da presunta "criminalità sociale" etc...
E' anche frutto di un distorto utilizzo che si fa del termine libertà.

Tutti bravi a condannare tutto ondistintamente noi siciliani ma poi, alla resa dei conti, qualcuno conosce l'iter che bisogna seguire per aggiustare una strada, intervenire su uno smottamento etc.?

A chi bisogna chiederli i soldi?
Se dipendesse dono dalla provincia (ad esempio) non credete che gli abitanti della comunità montana degli iblei sarebbero li ogni giorno a manifestare?

Ecco che in questa situazione il politico diventa "l'unico ponte" percorribile per avere le risorse. Quindi viene legittimata l'abilità di colui il quale ha più potere a Roma, a prescindere dal suo effettivo operato, dalla sua responsabilità, professionalità e competenza.
Un sistema verticistico e gerarchico, insomma.

Auspico per questo maggiore decentramento del potere.

 

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