Vorrei approfittare di questo post per fare un punto, esprimere qualche piccola riflessione, a costo di andare un po fuori argomento, chiedo scusa in anticipo.
Per fare ciò, ho tratto forse più conclusioni dal significato eloquente del silenzio degli interessati, che da quel po’, ma significativo contributo scritto da chi si è sentito “chiamato in causa” o reclama per danni alla propria "verginità".
parto dal presupposto che quanto segue, non possa venire interpretato come tentativo di delegittimazione del SEL, poichè palese, che proprio questa invalidazione sia stata già perpetrata da parte degli stessi “tesserati” all’atto della nomenclatura dei vertici.
La cosa che mi lascia più perplesso da quanto emerso fin ora, è dover prendere atto, che per parlare di principi, qualcuno sente l'esigenza di tirare in ballo una sorta di sponsor consacrato, e fatto ancora più grave, non lo fa manco parlando a titolo personale, ma come coordinatore di un movimento.
Valori come onestà, giustizia sociale, solidarietà, tolleranza, diventano esclusiva di un partito, anzi, di due persone…basta dire di credere in esse tenendo in mano la tessera di un partito, e si vive sotto la luce della giusta causa, persino al di sopra delle parti... nessuno ti può giudicare.
Pensavo nella vita si dovesse avere la coerenza e l’ambizione di portare avanti le proprie di idee, credendo in se stessi, servendosi delle idee degli altri esclusivamente come mezzo di confronto.
Ma forse, parto da un presupposto sbagliato. Per misurare un qualcosa che ci appartiene, con qualcos’altro, bisogna possederlo questo qualcosa. sarà per tale motivo che spesso, oltre ad altre "onorevoli" pratiche, si diffonde anche quella di rincorrere i leader politici, come fossero dei santoni.
angosciante constatare che dei valori universali, la cui sostanza solo “il partito degli imbecilli di destra, centro e sinistra” potrebbe mettere in dubbio, da parte di taluni vengono sbandierati alla maniera di una sorta di programma elettorale.
Qualcuno, intervenendo dall’alto del suo “status”, ci rimprovera del fatto che sono state pubblicate delle notizie false, dimenticando però di dirci dove sta la verità, o forse, che alla pari delle religione, in politica, dove finisce la ragione, deve entrare in gioco la “fede”.
Mi chiedo se prima di intervenire, il signor dierna, no si sia chiesto cosa possa recare più danno al suo neonato partito, una notizia falsa, ammesso che ci sia stata, o una verità da lui stesso ignorata o palesemente nascosta. e se egli sia convinto, considerando il tono e la sostanza del suo intervento, che, alla pari dei suoi compagni acrensi, un partito debba avere le caratteristiche di un club "privè".
O forse ancora, il suo intervento, con il complice silenzio di alcuni e le visioni mistiche di altri, mira a raggiungere l'essenza del detto di Alexander Pope, “un partito è la pazzia di molti per il beneficio di pochi” ?