Autore: negi Topic: [b]HO VISTO GLI OCCHI DI GIULIO CAVALLI Di Armando Ram Peluso Coord.G.Fava  (Letto 2503 volte)

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Offline negi

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HO VISTO GLI OCCHI DI GIULIO CAVALLI
Di Armando Ram Peluso Coordinamento G.Fava Palazzolo

 - "Anche tu domani mattina, svegliandoti, puoi ritrovarti all'improviso nella mia storia"
anche se questa storia non e` completamente tua, perche` appartiene un po` anche a me
- "basta che tu faccia un nome di quelli scomodi, uno di quei nomi che non vanno detti, puoi ritrovarti dentro ad una storia simile alla mia"
Ma io non credo che ci sia spazio per raccontarla una mia storia, una di quelle storie che non appartengono solo a chi le racconta, ma un po` anche a chi le ascolta. Una di quelle storie tramite le quali puoi raccontare, nello stesso momento, anche la storia di qualcun altro. Perche` io quei nomi scomodi, quei nomi che spesso devono essere dimenticati, come alcuni ricordi, come quei ricordi che vengono cancellati dalla mente perche` lasciano sempre qualcosa di amaro, perche` a ripensarli fanno star male, perche` a tenerseli portano dietro delle verita` scomode, delle verita` che vanno dimenticate, celate a volte dietro parole non vere, dietro parole inventate sul momento per giustificare una dimenticanza...io quei nomi non li so fare. Perche` non li ricordo.
Perche` non so chi siano quei Trigila, quegli Aparo a cui si dice cosa nostra abbia dato il mandato per controllare il territorio del mio paese. Non so quali sono i volti dietro i quali si nascondono i nomi che controllano i proventi delle macchinette mangia soldi, che impongono a mulini, ristoranti, appaltatori di rifornirsi solo presso determinati fornitori. In questa provincia che e` chiamata 'a provincia babba' che tanto stupida non e` se e` riuscita ad inventarsi una nuova forma di pizzo. Ma dalle mie parti il pizzo non esiste. Viviamo in un isola felice... in quell'isola nell'isola, babba, ma che ha inventato un nuovo modo per nascondere i proventi illeciti, per giustificare somme di denaro in movimento, per accaparrarsi gli appalti e per imporre il prezzo alla farina ed al cemento.
Io non so perche` nel mio paese da decenni ormai governi sempre la stessa famiglia, perche` i nomi di potere siano sempre gli stessi e come mai in quest'isola felice la gente e` spesso infelice.
Io che vivo in quest'isola felice i nomi non li so fare. In questo triangolo di terra dove la stidda si e` inventata anche un modo per imporre il pizzo ai costruttori di sogni. Perche` qui nemmeno i sogni puoi costruire e se ne hai uno devi andare via, perche` qui non te lo lasciano costruire il tuo sogno, in quest'isola felice dove la gente spesso e` infelice. Dove i ragazzi spesso sono obbligati ad andar via se non si vogliono trovar costretti a pagare tangenti sui propri sogni. In quest'isola felice dove per poter realizzare il proprio sogno devi sempre chiedere il permesso a qualcuno e poi ringraziare, cosi` che quel tuo sogno non diventi totalmente tuo, ma sia sempre un pezzetto di qualcun altro, sia sempre un pezzetto di quei nomi che io non so fare.
Cosi` cresci imparando che il voto di scambio sia una cosa normale, che non puoi far niente per cambiare le cose, perche`
"e` cosi` e che ci vuoi fare"
"non arrivi certo tu a cambiare le cose"
"questa e` la realta`"
In quest'isola felice dove non si spara, dove ai ragazzi si vende felicita` arrotolata in una cartina, dove si bevono i propri sogni dietro pinte di birra e si consumano i tacchi sui lastroni di pietra delle vie principali.
In quest'isola felice dove la droga e` la maggior felicita` ed il sogno piu` prezioso.
Mio caro amico, io non potro` mai scrivere una storia come la tua storia che non vuoi raccontare, perche` io quei nomi non li so fare. Mentre ascolto le tue parole che si intrecciano con la mia ansia di aver ritrovato il mio pensiero. Il mio pensiero che avevo perso fra le pietre di questo paese e che adesso ritrovo in ogni tuo gesto. Mentre respiriamo la stessa aria fredda ed il fumo delle nostre sigarette si intreccia concorde e fa da sfondo a tutti i miei propositi, mentre tu mi parli di nomi, di idee, di principi e durante le pause, per assaporare ancora un tiro del tuo tabacco, i tuoi occhi si perdono dietro le mie spalle ed in silenzio mi svelano quella splendida intelligenza e quella lucidita` che hai nell'osservare la realta`, mentre mi racconti la tua storia che non vuoi raccontare, mentre in una delle sale sopra le nostre teste si sta raccontando un'altra storia, la storia di un uomo che per lungo tempo non e` stata mai raccontata, una storia simile alla tua, che forse e` anche la tua, che va perdendo il suo pensiero fra le pietre di questo luogo, le scalinate segrete che si infilano tra le case e sbucano sull'altro monte, i minuscoli cortili, le antiche strade settecentesche, le fontane...
E nel momento stesso in cui, sorseggiando un altro caffe`, io provo a raccontarti la mia storia, mi rendo conto che non posso far altro che raccontarti di quella paura che ho del mio futuro, di quella mia testardaggine che ho nel non voler andar via e costruire i miei sogni qui, del lavoro che non c'e`, della mia vita qui che non e` la mia vita, ma e` sempre la vita di qualcun altro e come la mia quella di migliaia di altri ragazzi come me, ma dopo che ti racconto questo mi appresto, come per tranquillizzarti, a dirti che anche se qui spesso la gente e` infelice questa e` un'isola felice, dove non si spara, come spesso invece accade nell'altra parte dell'isola e se succede, presto ce ne dimentichiamo come i ricordi che vanno dimenticati, dimenticandoci anche dei nomi e cosi` si costruisce la felicita` di quest'isola felice. E ne approfitto, non appena vedo il tuo umore distrarsi, per riferirti, non senza un certo imbarazzo, la paura che gia` sento quando tu andrai via, perche` perdero` nuovamente il pensiero che avevo ritrovato nella pallida sentenza delle pietre di questo luogo. Ma a te ti aspetta un'altra isola felice, che e` Milano, dove tu andrai a dire la tua verita`, a raccontare la tua storia che non vuoi raccontare a dire quei nomi che io non so dire. La tua storia che e` differente dalla mia storia identica alla tua, perche` se non la diciamo noi la verita` qui, adesso, in questo luogo, fra queste pietre, fra queste piccole case antiche, palazzi sgretolati, fra vicoli invisibili, mentre ho ritrovato il mio pensiero...
...se non la diciamo noi la verita` chi mai potra` dirla?
Armando Ram Peluso Coodinamento G.Fava Palazzolo Acreide


 

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