Autore: SC Topic: I resti del Feudalesimo negli anni 2000: il Territorio di Noto  (Letto 4392 volte)

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Noto è conosciuta in tutto il mondo per essere la capitale del barocco siciliano, dato diventato di dominio pubblico quando la cattedrale costruita male crollò,  non facendo vittime fortunatamente.

In realtà Noto andrebbe conosciuta anche per altre particolarità storiche quali per esempio il suo immenso territorio che la rende il + grande comune siciliano per estensione territoriale.

si avete letto bene il primo in sicilia, 550 kmq , più grande come estensione di palermo (159 kmq) e catania (180kmq) messi assieme

la sua estensione è tale da essere al quarto posto nella classifica italiana

eccovi i primi 6 desunti da wikipedia
Comune Estensione Popolazione
Roma1.285 kmq2.825.077
Ravenna 652,83 kmq 151.055
Cerignola 593,71 kmq 58.090
Noto550,86 kmq23.473
Sassari546,08 kmq128.719
Monreale529 kmq31.964
Non è strano che un comune di appena 23000 abitanti abbia un territorio amministrativo quasi a metà di quello di Roma che di abitanti ne fa quasi 3 milioni?
Da cosa derivano queste stranezze?
Beh l’Italia di stranezze è piena e accade dunque che, dopo l’unità d’italia, nel 1866 si fece una legge che riordinò si dice gli enti locali e il loro territorio  in base sostanzialmente alla classe nobiliare, e come si sa, ringraziando il cielo, di baroni , principi e marchesi la capitale del barocco è piena e per far ancora + contenti i notabili locali si decise di assegnare al territorio di quel comune anche i territori delle abbazie feudali data la nazionalizzazione degli stessi con l'avvenuta unità d’italia   (la cosiddetta acquisizione dei beni di manomorta).

Risultato? Ecco che santa lucia a due km  da palazzolo e distante quasi 30 da noto fa parte del territorio di quest’ultimo.
Ma se palazzolo piange non pensate che il resto dei comuni rida, 1/4 della provincia di Siracusa è di noto, avete presente marzamemi? Ecco una parte non appartiene a pachino ma sempre a noto. E per non parlare di canicattini letteralmente circondato e addirittura col territorio di noto che arriva alle porte della città, come si può vedere dalla mappa.




In pratica se vogliono mettere un palo di luce dall’altro lato della maremonti devono chiedere a noto.
il lungo contenzioso che oppone il comune di noto e quello di palazzolo relativamente alle contrade di:
Acquanova, Gaetanì, Mezzogricoli, Mucia, Mezzo Gregorio, Ban*****, Gelso, San Marco, Aguglia, Celso, Sparano, Benisiti, Ciurca, Furmica, Casalicchio, Santa Lucia, Cutura, Avelardo, La Birritta, Saraceni, Baulì, La Fratina, Pianette, Arco, Rigolizia, Passo Ladro (in parte) e Cardinale (in parte), visibili bella parte rossa della mappa,(noto in blue si vede quanto è grande rispettola provincia)


« Ultima modifica: 12:41:45 pm, 08 Settembre 2013 da SC »
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Re:I resti del Feudalesimo negli anni 2000: il Territorio di Noto
« Risposta #1 il: 11:20:11 am, 21 Maggio 2014 »
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  • visto che sembra di tornato di attualità  riporto alla vita un topic vecchio che avevo scritto tempo fa addirittura su iblon nel 2008 aggiungo ulteriori informazioni desunte dalla discussione che si ebbe li, forse ci sono notizie che possono interessare ea chi stasera andrà al consiglio informale sul territorio

    come si può vedere la sentenza della corte costituzionale è stata il 19 luglio 1989,  sindaco di palazzolo Arturo Rizza  che si dimise proprio un mese dopo il giorno del deposito della sentenza

    http://www.paraparlando.com/palazzolo_acreide/sindaci_di_palazzolo_dal_1800_ad_oggi_7429.msg19348.html

    sicuramente è testimone autorevole di quel tempo l'attuale presidente del consiglio comunale che a quel tempo faceva già parte del consiglio comunale


    le 27 contrade assegnate che corrispondono al numero di quelle elencate furono assegnate tramite la legge regionale 43 del 30-3-1981 che sanciva le rivendicazioni del comune di palazzolo. quindi il tempo che fu risale a 27 (33 ora) anni fa.
    nel frattempo mi sembra a causa di una multa un tribunale sollevò dubbi di natura costituzionale sulla legge investendo la corte costituzionale (quindi ben altra cosa dal tar) sulla legittimità della stessa.

    La Corte Costituzionale, con sentenza n. 453 del 19 luglio 1989, depositata il 27 luglio 1989, dichiarava l’illegittimità costituzionale :

    -   dell’art. 6 della legge reg.le Siciliana 15.03.1963 n.16 (Ordinamento amministrativo degli enti locali nella Regione Siciliana) nella parte in cui non prevede che anche per le fusioni dei Comuni e la modificazione delle loro circoscrizioni territoriali e denominazioni debbano essere sentite le popolazioni direttamente interessate.

    -   dell’ art. della legge reg.le Siciliana 17.02.1987 n.5 ( Modifiche all’ Ordinamento degli enti locali nella Regione Siciliana in tema di istituzione di comuni e norme sul decentramento amministrativo dei servizi comunali nelle frazioni e borgate) nella parte in cui non prevede che anche per la fusione dei Comuni e per la modificazione delle loro circoscrizioni territoriali e denominazioni debbano essere sentite le popolazioni direttamente interessate.

    -    Della legge regionale siciliana 30.03.1981 n.43 ( Aggregazione al Comune di Palazzolo Acreide di ettari 10.295..02.01 del territorio del Comune di Noto).


    tratto dalla nuova istanza di revisione




    in pratica 8 anni dopo ,quindi non un tempo lunghissimo, la corte costituzionale disse che la legge era stata fatta male perchè avrebbe dovuto considerare in maniera formale il parere della gente delle contrade.

    ora essendo un giudizio della corte costituzionale su una legge dubito che gli amministratori dell'epoca avrebbero potuto fare qualcosa visto che non mi risulta ci siano avvocati patrocinatori presso la corte costituzionale.

    Purtroppo la legge era nata in un periodo in cui ancora i referendum e le consultazioni popolari non erano consuetudini.

    Anche se l'assegnazione avvenne nel 1981 le rivendicazioni di palazzolo risalgono a molto prima, già nel 1954 il senatore Alessandro Italia ne parlava in una relazione  di carattere storico-giuridica presentata al comune in cui individuava appunto le contrade oggetto del contezioso.
    La rivendicazione fu portata avanti da parte dell On.Giovanni Nigro che ne fece una battaglia personale  e presentò formale istanza di revisione territoriale il 20 settembre 1973.

    Bisogna dire, a onore del vero, che le contrade in oggetto, eccetto dal 1981-1989, non sono mai appartenute  formalmente al territorio comunale di palazzolo pur essendo da sempre abitate da Palazzolesi in ragione della vicinanza. Infatti nella stessa relazione del senatore italia più che che di una giurisdizione di palazzolo si parla di una giurisdizione autonoma caratteristica del diritto feudale.
    cessato il feudo, rimasero i feudatari ossia i nobili che essendosi trasferiti a noto e continuando ad avere una fitta rete di interessi nei loro ex feudi determinaro l'estensione territoriale di noto.

    tuttavia come lo stesso studioso  annotava sarebbe stato + congruo, meno "odioso" e meno "balordo", una volta che furono eliminati i diritti feudali e riorganizzato lo stato dopo l'unità d'italia, assegnare quei territori  a palazzolo, ricalcando la nuova popolazione che si andava via via insediando in quelle terre.

    Questa disomogenità a dato originine squilibri notevoli , per cui come sappiamo il comune di palazzolo   per un dovere di solidarietà contribuisce all'amministrazione di quei territori per quel che è possibile mentre il comune di noto sostanzialmente non fa nulla.

    qui invece la relazione di ALESSANDRO ITALIA

    Citazione

    SULLA INGIUSTA CIRCOSCRIZIONE TERRITORIALE DELLA SICILIA, SI RIPORTA IL PARERE DI UNO STORICO EMINENTE.
    “ In rapporto alla superficie, la Sicilia ebbe durante il Medio Evo una popolazione scarsissima : perciò molte terre rimasero incolte, e i signori incitavano in tutti i modi i rurali liberi, ad accorrere nelle loro terre per metterle a cultura. La popolazione di questi casali, politicamente dipendeva dal signore feudale, finchè la Costituzione del 1812 sciolse questi vincoli.
    Ne’ la vestigia di tali origini sono completamente scomparse, ma restano nella circoscrizione territoriale della Sicilia, la cosa più balorda ed ingiusta che si possa immaginare che solo l’ ignavia governativa e una rete di interessi odiosi hanno perpetuato.
    Anche oggi le circoscrizioni territoriali sono determinate dal numero dei feudi che dipendevano da un luogo abitato, di origine feudale: cosichè veggonsi paesi che hanno un vastissimo territorio e altri che ne sono privi, perché i feudi, che da essi dipendevano, ne furono staccati nel corso del tempo ed aggregati ad altri paesi.” Così scriveva nell’ anno 1902, Giuseppe SALVIOLI ,professore del diritto nelle Università di Paleremo e di Napoli, nel suo opuscolo “Il Villaggio in Sicilia”.
    II°

    Palazzolo non è un Comune sorto nel periodo feudale per l’ accorrere di coloni o villani attirati dalle grazie e privilegi del feudatario, per accrescere la popolazione della sua terra.
    Perché è stato sempre un ente-comune che nel periodo greco fu polis denominato ACRAE, e nel periodo imperiale-bizantino, PALATIUM, cioè stazione del corso imperiale. Esisteva con tale denominazione nell’anno 878, quando avvenne la invasione dei Musulmani. (Michele Amari).
    Perciò come millenario ente di diritto pubblico, ha diritto a reclamare i fondi che costituivano il suo territorio storico , e che i beni terrieri sui quali da molti secoli i palazzolesi esercitano il diritto di proprietà e li abitano e li coltivano da tempo immemorabile, dipendano da magistrati di Palazzolo e paghino le tasse al suo erario.

    III°

    DIRITTO STORICO DEL COMUNE DI PALAZZOLO SUI POSSIDIMENTI DELL’ ABBAZIA BENEDETTINA DI SANTA LUCIA DELLE MONTAGNE E DELLA ABBAZIA DI SANTA MARIA DELL’ ARCO DELL’ ORDINE CISTERCENSE.
    a)   SANTA LUCIA DELLE MONTAGNE. (Pirro, pag. 1238, anni 1100-1103)
    “Fra i templi che in molti luoghi con grande liberalità e munificenza quasi incredibile, il conte Ruggero fondò, trovasi in prossimità della selva di querce il cui nome è Bauly, la nobilissima casa consacrata a Santa Lucia Vedova Romana, che fu assegnata ai monaci della regola di S. Benedetto nell’ anno 1100, e che lasciò incompleta, prevenuto dalla morte. Tancredi poi, figlio di Guglielmo Ferrabach, nipote di Ruggero e conte di Siracusa, nell’ anno 1103, ne completò la costruzione e volle che fosse consacrata da Guglielmo Vescovo di Siracusa, e con beni da lui e da altri donati l’ assegnò al Monastero di Bagnara e a Goffredo Fittaviense, suo Priore, e suoi successori in perpetuo la concesse.
    “ Ed inoltre che le navi della detta chiesa approdino nei porti miei , sicure e tranquille, e portino e riportino, e vendano e comprino qualunque cosa, senza obbligo alcuno di pagar denaro o divieto di bando.”
    ARCHIVIO DELLA CURIA VICARIALE DI PALAZZOLO. – (Registro, 18 giugno, 1653.)
    “ Sopra istanza di don Pietro Talleri, Abbatte di Santa Lucia, il Tribunale della regia Monarchia, come Giudice degli esenti, dichiarò immuni dalla giurisdizione ordinaria, non solo l’ Abbate di Santa Lucia, ma anco il Priore, Cappellano, sacrestani, procuratori; tutti li gabelloti, inquilini et altri di detta Abbazia, che al presente sono et pro tempore saranno:pertanto non li vogliate né dobbiate conoscere, né molestare né permettere siano molestati, tanto per civile, quanto per criminale……et se qualcuno pretendesse qualche cosa contro quelli, tanto in civile quanto in criminale, voglia e debba comparire innanzi noi e questo tribunale della Regia Monarchia che li sarà fatta ogni celere expedita competentia di giustizia.”
    b)   ABBAZIA DI SANTA MARIA DELL’ ARCO. (Pirro, diploma anno 1212, tomo II, pag. 1303).
    Nell’ anno 1212, Isimbardo de Morengia, Signore di Noto sotto Federico II, donò all’ Abate Rodolfo, locum ipsum in quo praefectum monasterium Sanctae Mariae de Arco fundatum est, nonché un tenimento a boscaglia, confinante coi possedimenti di Santa Lucia de Monte, terre del Casale Bidino (in territorio di Palazzolo) e terre burgensatiche di Noto, e diversi casali.
    Vi aggiunse il mulino di Manchisi e metà del battinderio ( cioè gualchiera o paratore per feltrare i pannilana), e metà dello stesso fiume, per la pesca delle trote, tinche,e anguille, nonché l’ intero tenimento denominato Gaetany.
    Avendo Isibardo il diritto di extracta e d’ importazione dai porti dei suoi castelli e dagli approdi delle sue terre, lo stesso diritto concesse all’Abbazia.
    REGISTRO DELLA CITTA’ DI NOTO. (Arch. Prov. Di Siracusa). Abbazia di santa Maria dell’ Arco. Viceregina, 2 ott. 1692, diretta ai giurati di Noto e Palazzolo.
    “Si dichiara, su istanza del cardinale Auguirre investito Abbate dell’ Abbazia dell’ Arco e dei Feudi Pianeta, Arco, e Gaetany, che tanto i feudi quanto gli inquilini, sono esenti da gabelle, perché  di spettanza del Cardinale.”
    CURIA VICARIALE DI PALAZZOLO. Abbazia di Santa Maria dell’ Arco.
    “Con editto 31 marzo 1731, pubblicato a cura del Vicario di Palazzolo, nella Chiesa Matrice, e luoghi pubblici si comunicava la nomina di Giovanni Battista Deodato, a delegato dell’ Abbazia dell’ Arco, in virtù di ordine, dato in Paleremo a 28 luglio 1729 dal Giudice della regia Monarchia, con la cognizione di tutte le cause attive e passive degli inquilini dei feudi di detta Abbazia.”
    E’ IMPORTANTISSIM0O RILEVARE CHE I TENIMENTI DELL’ ABBAZIA DELL’ ARCO CONFINANO COL TERRITORIO COMUNALE DI PALAZZOLO, (feudo denominato Bidino) E COI TENIMENTI DI SANTA LUCIA, ( dalla parte montana) E ARRIVANO TANTO QUELLI DELL’ ABBAZIA DELL’ ARCO, QUANTO QUELLI DI SANTA MARIA DELL’ ARCO, AL FIUME MANGHISI, sul quale ambedue i monasteri aveano diritto di servirsi del battinderio e del mulino cheUNICAMENTE ESISTEVANO ALLORA IN TUTTA LA VASTISSIMA REGIONE.

    IV°

    TALI TENIMENTI ECCLESIASTICI, INSIEME CON ALTRI FEUDI SPECIFICATI, COSTITUISCONO QUELLA CIRCOSCRIZIONE CHE IL COMUNE DI PALAZZOLO OGGI RECLAMA PER SUO TERRITORIO.



    a)   La città di Noto, come risulta dal registro dei Consilia o Parlamenti del popolo.
       ( Arch. Prov. Di Siracusa), nel secolo XVI comprendeva nel suo territorio una ottantina di feudi, e alle riunioni intervenivano, votando separatamente, il ceto dei popolari, il clero, e i nobili,fra i quali, secondo le epoche, da quindici a venti baroni con titolo araldico e dominio terriero.
    b)   E’ certezza che nel corso dei secoli, i baroni, abbandonata la dimora dei feudi rustici, la maggior parte si ritirarono nelle città e poi ottennero che i loro feudi dipendessero dalla città prescelta  per abitazione.
    Il viceré Nicolò Speciale, (a. 1423) , storici eminenti di tutte le epoche, fra i quali Nicolò Speciale che fiorì sotto Federico re di Sicilia e dal quale nell’ anno 1334 fu inviato come legato al Pontefice Benedetto XII, e Nicolò Speciale, Maestro Nazionale del Regno Signore di Paternò e Spaccaforno, il Littara, il Pirro e molti altri, nonché feudatari illustri in gran numero, tutti nativi di Noto, hanno creato il territorio della loro città.
    c)   Ed anche gli Abbati di Santa Lucia e Santa Maria dell’ Arco, che occupavano seggio nel braccio ecclesiastico del parlamento di Sicilia, hanno contribuito al suo accrescimento.

    VI°


    Soppresso il Parlamento di Sicilia con la Costituzione del 1812, e aboliti i conventi nell’anno 1866, per il difettoso ordinamento delle leggi sui territori, i cittadini di Palazzolo non reclamarono.

    Oggi il Comune di Palazzolo, cosciente dei suoi diritti, reclama come suo territorio tutti gli antichi tenimenti delle due Abbazie di Santa Lucia e di Santa Maria dell’ Arco,
    PERCHE’ SUGLI STESSI IL COMUNE DI NOTO FINO ALL’ ANNO 1812 NON HA AVUTO GIURISDIZIONE, e reclama anche le altre terre delle quali cittadini di Palazzolo sono da secoli proprietari e coltivatori, e cioè i seguenti feudi confinanti tutti col fiume Tellaro : Tagameli, Furmica, Ciurca, Benisiti, Mucia, Gaetany.
    E nella parte a monte, reclama i feudi che da secoli sono stati pure posseduti e coltivati da Palazzolesi, cioè : Avelardo, Saraceni, Bauly, Pianette, Arco, Aguglia, Testa dell’Acqua, Mezzogrigoli, Sarculla, Gelso, San Marco, confinanti col Vallone della Madonna, e il feudo di Cardinale, separato dal restante territorio di Noto dal fiume Manchisi.
    Le Piante con segno rossi, e gli Indici coi nominativi dei proprietari, che saranno compilati dall’ Ufficio Tecnico Erariale, provano che la maggior parte di tutti questi feudi e tenimenti, è di proprietà ed è coltivata da palazzolesi e costituiscono insieme il complesso della chiesta nuova Circoscrizione Territoriale.

    VII°

    ED E’ SORPRENDENTE CHE TUTTE QUESTE PROPRIETA’ TERRIERE DISTANO DALL’ ABITATO DI PALAZZOLO, SOLAMENTE DUE CHILOMETRI E SI PROLUNGANO PER UNA QUINDICINA, (Testa dell’ Acqua) con abitanti tutti palazzolesi, mentre distano DALLA CITTA’ DI NOTO, da quindici a trenta chilometri, come sarà accertato da periti incaricati delle operazioni.
    Palazzolo Acreide 10 giugno 1954 f.to avv. Alessandro Italia
    « Ultima modifica: 11:47:29 am, 21 Maggio 2014 da SC »
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