Antonio, apprezzo il tuo sforzo, è molto affascinante quello che scrivi, ma ritengo che più che appartenere all'ambito rivoluzionario, si inserisca più facilmente nell'ambito riformatore. Se pensiamo a tutte le lotte che tu hai elencato e delle quali hai descritto egregiamente il funzionamento organizzativo, potremmo dire che insieme in una ideale piattaforma costituirebbero una programma riformatore di carattere radicale, ma non un programma rivoluzionario, se utilizzando questo termine, adottiamo criteri marxiani (bada, marxiani e non marxisti). In quel pensiero(di cui ancora propugno la validità)vi è una distinzione preliminare tra struttura (economia e organizzazione economica) e sovrastrutture da essa derivanti( cultura, arti, folclore, costumi, politica e funzionamento delle istituzioni etc etc). Da questo punto di vista è dunque un fatto che tutte le lotte che elenchi intervengono nel tentativo di modificare le sovrastrutture, lasciando intatta la critica e la lotta per sovvertire la struttura e i modelli organizzativi che la ispirano. Soltanto sovvertendo la struttura si sostanzia la rivoluzione, viceversa si rimane nel solco del percorso riformatore(bada, c'è differenza sostanziale tra riformatori e riformisti). Detto questo in entrambe le ipotesi c'è necessità di elaborazione, ma mentre nella rivoluzione è essenziale un partito, nella riforma basta un movimento di pressione anche temporaneo.
Essendo io umilmente convinto che il nostro problema storico sia strutturale e quindi legato al capitalismo ed alle sue coniugazioni iper liberiste, ecco che malgrado condivida tutte le battaglie di riforma che hai elencato ed a cui ho partecipato e partecipo, rimango convinto che il nemico sia il liberismo, che se non sarà sconfitto, debellato, eliminato, liquidato, ogni volta che penseremo di aver vinto una lotta rialzerà la testa,..con buona pace di tutti i morti di fame.
un abbraccio
..mi piacciono queste discussioni.