Autore: a.merenda Topic: La rivoluzione  (Letto 3599 volte)

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Offline a.merenda

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La rivoluzione
« il: 11:53:28 am, 23 Ottobre 2013 »
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  • Molti si riempiono la bocca con questa bella parola che essenzialmente vuol dire profondo cambiamento.

    Tanti la accostano alla violenza dato che per destituire chi comanda al momento non bastano, si dice, le buone maniere.

    Scrivo questo post dato che molti ragazzi della mia generazione hanno avuto sempre un pò di soggezione nel trattare l'argomento.

    Mi spiego.

    Quando nelle discussioni salta fuori l'argomento ci si anima, si condivide e quasi quasi esce fuori quello che è pronto a mettere le bombe. Poi, però, alla soglia della concretezza delle decisioni reali ci si ferma. Ci si rilassa apprezzando la pace di quel momento con gli amici al bar.

    Si ritorna a parlare d'altro con una costante battaglia interiore fra la voglia di vivere in un mondo migliore ed il desiderio di non perdere quel poco di benessere che si ha.

    A questo proposito, leggendo quì e la negli anni, sono venuto a conoscenza di varie forme con cui fare una rivoluzione.

    C'è ad esempio la filosofia ghandiana che mette la non violenza alla base di qualsiasi azione di disobbedienza civile. Ci sono i precetti dell'antica filosofia orientale con cui si bada più alla trasformazione interiore ed individuale per ottenerne una sociale e collettiva.
    C'è poi la guerriglia, ovvero un tipo di rivoluzione armata fatta di piccoli sabotaggi, attentati, imboscate finalizzate a logorare il potere distraendolo dai suoi obiettivi.

    Ecco, scrivo queste parole perchè mi auguro che possa leggerle anche solo un/a giovane adolescente.

    Loro sono gli attori del futuro che stanno ancora formando corpo e mente.

    Mi piacerebbe che si andasse sempre più nella direzione del cambiamento ma non attraverso gli schemi classici. Le immagini delle rivolte sviluppatesi in seno agli stati nazione (o poco prima) negli ultimi 200 anni fanno parte di un mondo che è ormai scomparso.

    La violenza, oggi, è fatta si di armamenti ipertecnologici ma, soprattutto,  è generata e perpetuata attraverso un certo linguaggio.

    I messaggi mediatici che ne derivano istigano tutti i giorni all'irrequietezza e la voglia di prendersela con qualcuno. Moltiplicano l'input di orrore e lo fanno propagare, a piccole dosi, ogni giorno.

    Riflettendo su questo e ben consapevole che i più possano accusarmi di fare discorsi vuoti e poco realistici, tengo ad affermare un diritto alla rivoluzione che deve nascere dal comportamento individuale di ognuno di noi.

    Esempi concreti ce ne possono essere molti. Ne riporto alcuni, di seguito, che riguardano il nostro microcosmo (ma non solo).

    Si potrebbe firmare una petizione per riconsegnare spazi a tutti in luogo del privilegio di alcuni. E' possibile (e facile) non gettare cartacce o mozziconi di sigarette per terra. E' semplice centrare il cassonetto quando si butta la spazzatura. Più complicato differenziarla ma non sono cose dell'altro mondo. Forse un pò più complicato centrare il water quando si fa la pipì (per i maschi) nei luoghi pubblici ma con un pò di impegno e allenamento tutto è possibile! Si può rispondere a tono a qualcuno che sta dicendo una palese stronzata. Possiamo manifestare di più e meglio le nostre emozioni "gentili" senza dover apparire duri necessariamente. Essere duri con gli indifferenti. Ascoltare (veramente) l'altro. Lasciare attraversare i pedoni in santa pace. Non sprecare il denaro in futilità (soprattutto di questi tempi). Aver cura dei propri genitori non solo andando a pranzo a casa loro la domenica. Interessarsi delle sorti della propria città. Non offrire caffè ai poco di buono. Ascoltare i bisogni dei ragazzi. Spegnere la TV. Mettere passione nell'attività che si svolge. Leggere.


    Quanto sopra è un'esortazione che rivolgo in primis a me stesso e non è una frase fatta.

    Penso realmente che la rivoluzione consista essenzialmente in questo. Il resto verrà da se.

    Offline Manfredi

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #1 il: 18:56:32 pm, 23 Ottobre 2013 »
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  • Bello e giusto. mi chiedo però se migliorare se stessi sia sufficiente a cambiare una società basata su rapporti di forza e prima di tutto sulla forza economica.

    Offline a.merenda

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #2 il: 15:49:16 pm, 24 Ottobre 2013 »
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  • Io penso che la tua risposta rifletta un pensiero che si rifà al materialismo storico di carattere marxista. Dunque la lotta di classe come risposta alle iniquità, soprattutto di carattere economico.

    Non mi permetterei mai di mettere in dubbio una simile interpretazione anche perché, storicamente, ha prodotto risultati concreti. Non foss'altro poichè il concetto di "classe" è implicitamente collettivo e tende ad aggregare.

    Quindi la forza dei numeri (delle masse) contro le oligarchie al potere.


    Detto questo non credo che oggi basti....un piccolo imprenditore artigiano spesso è più "proletario" di un operaio iper garantito.


    Quindi mi sembra difficile, nella nostra attualità, ricreare un fronte comune fatto di grandi masse.

    Vedo più fattibile concentrare un gran numero di persone su una battaglia specifica in un momento ben preciso.

    Diciamo che la gente di questi tempi non vuole essere irregimentata e seguire ciecamente direttive da strutture che ti dicano "dall'alto" dove andare (vedasi ruolo del partito nel passato).

    Bisogna essere ben organizzati e saper "usare" la flessibilità.

    Un certo numero di persone, ad esempio, può mobilitarsi oggi per il diritto all'acqua pubblica e domani per il reddito di cittadinanza. Non è detto che siano le stesse. E' probabile, tuttavia, che parte di esse si ritrovi in situazioni analoghe divenendo di fatto "nodi" di una rete politica più ampia.

    I nodi (concetto che uso in termini sociologici) non sono altro che persone/organizzazioni che connettono fra loro realtà diverse.


    Un esempio in piccolo:

    a Sortino ci sono persone che hanno lottato per l'acqua pubblica. Persone che firmano petizioni per restituire al pubblico i locali del circolo rinascita. Persone che raccolgono fondi per la beneficenza. Persone che difendono i diritti degli animali. Persone che si sostituiscono al comune ripulendo spazi pubblici...etc etc etc

    Tra queste ce ne saranno alcune che si incontrano più di frequente e che condividono valori di fondo.

    Ecco, a mio parere è questo che sostituirà il partito. La reputazione di individui che sanno diventare "connettori" di altri individui attraverso idee ed azioni.
    Essi saranno il punto di riferimento di altri. Ed a loro volta avranno punti di riferimento su scala diversa (nazionale, internazionale etc.).

    Le cose appena descritte esistono già. E corrispondono anche all'esigenza a cui tu accennavi, credo.

    Manca solo un tassello: dove far convogliare, oggi, tutto questo consenso sul piano politico dato che le regole del gioco si basano ANCORA sulla democrazia rappresentativa e sul do ut des.


    Il M5S con Grillo e Casaleggio hanno provato a dare una risposta in tal senso ma secondo me non ci sono riusciti finendo per voler mettere il cappello su altre iniziative sorte spontaneamente grazie ad altri movimenti. L'esigenza dell'organizzazione ha indebolito quella della libertà di pensiero.

    Il resto dei partiti non ci ha nemmeno provato poichè autoreferenziale ed autofinanziato. Diciamo che il loro obiettivo è "conservativo". Cercare, ovvero di mantenere i privilegi acquisiti il più possibile.
    Alcuni all'interno dei partiti tradizionali ci provano a dire o fare qualcosa del genere ma ancora non ci siamo (penso a Barca ne PD col "partito-palestra" o Vendola con le sue "fabbriche" - ormai fallite)

    Ciò detto manca ancora l'ultimo tassello (come convogliare il consenso verso queste nuove forme politiche) anche se il virus della destrutturazione è già in circolo.

    Da queste riflessioni nasce la mia esortazione ad una rivoluzione che sia innanzitutto individuale. Dunque culturale e politica.

    Quanto ci vorrà? Non lo so. Una cosa è certa: ci costerà un sacco di studio tanti sacrifici e molta fatica ;-)



    Offline a.merenda

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #3 il: 15:53:31 pm, 24 Ottobre 2013 »
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  • su cosa misurarsi? Putroppo casi non ne mancano.

    Un pensiero a chi lotta quà: http://www.laterradeifuochi.it/

    ben consapevole che dalle nostre parti siamo semplicemente in deficit di conoscenza. Le brutte sorprese non mancheranno

    Offline Ivan

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #4 il: 16:47:15 pm, 29 Ottobre 2013 »
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  • Sono fermamente convinto che la RIVOLUZIONE CULTURALE è l'unica attuabile... ed è l'unica che possa produrre il cambiamento che tutti auspicano!

    Offline Franco Nero

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #5 il: 17:27:03 pm, 31 Ottobre 2013 »
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  • Antonio, apprezzo il tuo sforzo, è molto affascinante quello che scrivi, ma ritengo che più che appartenere all'ambito rivoluzionario, si inserisca più facilmente nell'ambito riformatore. Se pensiamo a tutte le lotte che tu hai elencato e delle quali hai descritto egregiamente il funzionamento organizzativo, potremmo dire che  insieme in una ideale piattaforma costituirebbero una programma riformatore di carattere radicale, ma non un programma rivoluzionario, se utilizzando questo termine, adottiamo criteri marxiani (bada, marxiani e non marxisti). In quel pensiero(di cui ancora propugno la validità)vi è una distinzione preliminare tra struttura (economia e organizzazione economica) e sovrastrutture da essa derivanti( cultura, arti, folclore, costumi, politica e funzionamento delle istituzioni etc etc). Da questo punto di vista è dunque un fatto che tutte le lotte che elenchi intervengono nel tentativo di modificare le sovrastrutture, lasciando intatta la critica e la lotta per sovvertire la struttura e i modelli organizzativi che la ispirano. Soltanto sovvertendo la struttura si sostanzia la rivoluzione, viceversa si rimane nel solco del percorso riformatore(bada, c'è differenza sostanziale tra riformatori e riformisti). Detto questo in entrambe le ipotesi c'è necessità di elaborazione, ma mentre nella rivoluzione è essenziale un partito, nella riforma basta un movimento di pressione anche temporaneo.
    Essendo io umilmente convinto che il nostro problema storico sia strutturale e quindi legato al capitalismo ed alle sue coniugazioni iper liberiste, ecco che malgrado condivida tutte le battaglie di riforma che hai elencato ed a cui ho partecipato e partecipo, rimango convinto che il nemico sia il liberismo, che se non sarà sconfitto, debellato, eliminato, liquidato, ogni volta che penseremo di aver vinto una lotta rialzerà la testa,..con buona pace di tutti i morti di fame.
    un abbraccio

    ..mi piacciono queste discussioni.

    Offline a.merenda

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #6 il: 11:26:00 am, 04 Novembre 2013 »
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  • Ho già detto che rispetto questo punto di vista e chi lo ritiene ancora valido perchè le argomentazioni a proposito di certo non mancano.

    Tuttavia, per dirla con Gramsci, è anche la sovrastruttura che influenza e determina i cambiamenti della struttura. Un movimento biunivoco.

    Il termine rivoluzione, seppur improprio dal punto di vista delle modalità organizzative con cui essa si è esplicitata storicamente, l'ho usato di proposito per enfatizzare il tentativo di "trasformarsi" individualmente.

    Questo pensiero deriva anche dalle influenze della c.d. "ecologia profonda" o "ecosofia" a cui mi sono interessato da qualche tempo.


    Sarebbe bello approfondire e confrontarsi su questi temi in "luoghi della politica" meno virtuali di un forum (anche se è uno strumento fondamentale che ha creato un'interfaccia virtuale dei luoghi di cui sopra)




    Concludo con una domanda: per te/voi questo "luogo della politica" può essere ancora il partito con le dovute modifiche (es: regolamentazione della democrazia interna) oppure qualcos'altro come ad esempio Agora 99 (http://99agora.net/)?

    « Ultima modifica: 11:28:58 am, 04 Novembre 2013 da merenda »

    Offline Nunzio Cartelli

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    Re:La rivoluzione
    « Risposta #7 il: 18:30:57 pm, 18 Novembre 2013 »
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  • Riflettendo, e nello stesso tempo farsi una propria e personale autocrita,possiamo affermare che questo progetto che ha tanto di realistico,si scontra con una amara realtà dettata da una regolamentazione che la società contemporanea  ci circonda e  ci soffoca.
     
      Fare una sintesi di quello che è stato ampiamente descritto dai vari interventi,non sempre,ma a volte si scontra con realtà imposta da leggi non scritte,ma che in effetti regola ,nostro malgrado la vita quotidiana di tutti i santi santi giorni.

       Auguriamoci una pace sociale,della quale ne abbiamo tutti tanto bisogno.
     
       

     

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