Autore: SC Topic: Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio  (Letto 9011 volte)

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Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
« il: 23:26:57 pm, 02 Marzo 2010 »
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  • dal corriere della sera
    http://www.corriere.it/politica/speciali/2010/elezioni/notizie/calabria-presidente-loiero-assolto-why-not_10ededf0-2612-11df-9cde-00144f02aabe.shtml

    si apprende che in calabria tonino saladino faccendiere di cl (creatore della silagum http://www.silagum.it/) è stato condannato a due anni per abuso d'ufficio e assolto da tutti gli altri  + gravi capi d'accusa come l'associazione a delinquere etc.

    saladino prima di finire nella polvere con questa inchiesta era osannato a livello nazionale da tutti , ricordo la sua partecipazione a pinocchio di gad lerner in cui raccontava la sua esperienza.

    nel bene o nel male ha cercato di fare qualcosa se la sua colpa è solo l'abuso d'ufficio forse vale la pena anche analizzare ciò che diceva:
    tratto da 
    http://www.specchioeconomico.com/2005luglio/saladino.html
    Citazione
    Ma chi è veramente Antonio Saladino? È la domanda che viene subito in mente leggendo il curriculum vitae di questo dottore veterinario, nato a Nicastro, vissuto a Milano negli anni dell’università, transitato per molti lavori, oggi «prestato» al mondo della formazione professionale e amministratore unico della Società di consulenza Need & Partners. Tre pagine fitte di iniziative, idee, aziende, società, cooperative. Tutte con un unico comune denominatore: la voglia di far emergere le potenzialità di un Sud che è ancora capace di creare sviluppo. Anzi, come dice lui, «è sempre stato capace, se non fosse per un problema antropologico che nessuno ha mai affrontato». Un problema antropologico? Di che cosa si tratta? Una storia che va cominciata dall’inizio.

    Domanda. Allora, chi è veramente Antonio Saladino?
    Risposta. Dopo varie esperienze come dirigente sia nell’Istituto zooprofilattico che nella Asl di Catanzaro, divenni veterinario-capo nella Regione Calabria. Ma a un certo punto decisi di licenziarmi e questo provocò un po’ di sorpresa anche perché dalle nostre parti non è normale che un dirigente si licenzi. Ricordo ancora il capo del personale quando gli comunicai la decisione. Mi disse: «Dottore, pensateci bene». Gli risposi: «Non si preoccupi, non sono impazzito». E lui replicò: «Sono 25 anni che lavoro qui e non ho mai visto un dirigente licenziarsi».

    D. Perché questa drastica scelta?
    R. La verità è che da tanti anni ormai svolgevo un doppio, triplo, lavoro. Da una parte, infatti, vivevo con lo stipendio che guadagnavo facendo il veterinario e dall’altra avevo avviato una serie di nuove esperienze. La prima fu nella produzione di caramelle. Nel 1989 alcuni amici del Nord Italia, dove avevo studiato e mi ero laureato, mi fecero presente che stavano nascendo opportunità di sviluppo nel Sud. Era appena stata approvata la legge De Vito, per cui mi dissero: «Smettila di curare le mucche e lavora su questo nuovo progetto». La prima cosa cui pensai fu il futuro dei miei figli. Avrei potuto condurre la classica vita del professionista meridionale che diventa ricco e poi va a cavallo o a giocare a golf con gli amici. Decisi, invece, di impiegare il mio tempo libero nel creare sviluppo. Quindi cominciai la nuova esperienza con alcuni giovani disoccupati, tutti laureati nell’Università di Cosenza. Nel 1989, insieme a un mio compagno di università, il dottor Antonio Agostoni di Lecco, socio della fabbrica di cioccolato Icam, creai la Silagum, un’azienda produttrice di caramelle gommose. Fu la mia prima iniziativa industriale. Dopo si sono fatte tante chiacchiere, ma l’unica azienda che è rimasta in piedi è la Silagum, che esporta in 25 Paesi e fattura 5 milioni di euro: tutto il resto sono bellissimi capannoni.

    D. Successivamente a questa iniziativa che cosa ha fatto?
    R. Dalla Silagum sono partite una serie di esperienze parallele. Ho favorito, ad esempio, l’avvio di un centinaio di aziende. Nel 1995 sono diventato responsabile della Compagnia delle Opere per l’Italia meridionale. Tra il 1997 e il 1999 sono stato nominato, dall’allora ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, consigliere di amministrazione della Società per l’imprenditorialità giovanile. E nel 1998 è cominciata la vicenda del lavoro interinale, introdotto in Italia dal cosiddetto «pacchetto Treu» sulla riforma del mercato del lavoro. Non sapevo neanche cosa si intendesse per lavoro interinale. Presto appresi da internet la costituzione di società quotate in Borsa e ritenni veramente interessanti le prospettive. E così cominciai.

    D. In quale modo avviò l’attività?
    R. Mi chiesero di trovare un gruppo di imprenditori del Sud disposti ad investire in questo progetto. Realizzammo una cooperativa, dalla quale nacque Obiettivo Lavoro, alla cui costituzione pertanto partecipai sin dalle prime mosse. Poi Obiettivo Lavoro è cresciuta ed è diventata la prima società a capitale interamente italiano operante nel campo del lavoro interinale. Ho ampliato quella mia esperienza operando come manager per il Sud, quindi mi sono occupato dei grandi clienti, successivamente dei progetti speciali, e alla fine ho deciso di mettermi in proprio dando vita alla Need. Si tratta in pratica di una «piccola Accenture» che, nata al Sud, cosa unica in Italia, ha risalito lo Stivale, tanto che oggi abbiamo sedi a Roma e Milano. In realtà trasferisco lavoro nelle aree povere invece di spostare persone da queste nelle aree ricche. Oggi questo si può fare con l’aiuto della telematica. Il nome deriva dal termine inglese «bisogno», perché essa vuole costituire una vera risposta al bisogno avvalendosi delle numerose esperienze che ho acquisito nel corso degli anni. La Need ha un Comitato tecnico-scientifico composto da giuristi e docenti universitari come Cesare Pozzoli, Alberto Sciumé, Francesco Gambardella e Antonio Pileggi.

    D. La Need rappresenta un nuovo modello di sviluppo per il Sud?

    R. Ritenevo sbagliato, e ne sono ancora convinto, l’iter seguito in tutti questi anni per stimolare lo sviluppo del Sud. I più recenti dati del Censis indicano che negli ultimi 20 anni tutto l’intervento straordinario nel Mezzogiorno ha prodotto un aumento dello 0,1 per cento del prodotto interno. Questo significa che abbiamo veramente fallito. Ciò è avvenuto perché nessuno ha mai voluto capire che quello del Sud - io lo riduco a uno slogan - non è un problema di progetto, ma di soggetto. Se non nasce una mentalità nuova non può esservi sviluppo. Il Sud deve superare un gap antropologico non indifferente. Il mio lavoro, ad esempio, è più educativo che imprenditoriale, perché aiuto i giovani neolaureati a creare aziende; è delicato, perché nell’esperienza educativa esiste sempre qualche rischio nel rapporto con gli altri, ma è anche l’unico lavoro che alla lunga fornisce dei risultati. È naturale che in questo compito lo Stato sia in difficoltà, perché è improbabile che esso possa diventare un soggetto educatore. Ma organizzazioni intermedie come i sindacati, la stessa Confindustria, la Compagnia delle Opere possono svolgere questo ruolo.

    D. Perché è un lavoro difficile?
    R. Perché è più facile regalare soldi che educare le persone. Questo, secondo me, è il dramma del Mezzogiorno. Recentemente ho partecipato a un seminario dell’Unioncamere a Roma nel quale ho così esordito: «Jean Guitton diceva ”L’uomo ragionevole è colui che sottomette la ragione all’esperienza”, perché di analisi sui temi dello sviluppo e del sottosviluppo del Sud sono piene le biblioteche universitarie». Giuseppe Roma, direttore del Censis, ha allora pronunciato una battuta: «Ha ragione Saladino, perché siamo passati da Pasquale Saraceno a Carlo Borgomeo».

    D. Cosa voleva dire?
    R. Che per tanti anni è prevalsa l’idea di Saraceno secondo il quale il Sud era debole e il suo sviluppo era compito dello Stato. È stata una grande iattura per il Sud, perché ha impedito la crescita di un soggetto adulto, maturo. Il risultato è un Mezzogiorno rimasto sempre bambino, al quale il papà Stato forniva tutto. Questo gli ha impedito di progredire e assumere responsabilità; è il problema centrale, che lo Stato non ha mai affrontato. Dalle nostre parti giungevano i soldi e i ragazzi si trasformavano in piccoli JR, il popolare personaggio di uno sceneggiato televisivo. Per evitarlo occorre educarli. E chi li educa? Chi si mette accanto a loro? Quando mi occupavo di finanziamenti per le nuove imprese, invitavo i giovani a visitare la Silagum e gli dicevo: «Avete visto? Ora cominciano i vostri problemi; avete ottenuto i fondi, tocca a voi operare, perché vi succederà questo». Allora rimanevano spaventati perché, nell’«ubriacatura» del finanziamento, perdevano di vista la realtà.

    D. Apprendono la lezione i giovani meridionali?

    R. Racconto spesso un episodio verificatosi alla Silagum. Per realizzare le rondelle di liquirizia i miei amici acquistarono la macchina migliore esistente in commercio, prodotta da un’azienda francese. Il montaggio fu effettuato da tecnici francesi, ma le rondelle non uscivano. Allora se ne andarono scoraggiati. Vi si dedicarono i giovani dell’azienda, tutti laureati. Dopo un paio di giorni riuscirono a produrre le rondelle. I francesi tornarono per capire dove avevano sbagliato. Un esempio che dimostra che nel Sud la gente non è tarata, anzi possiede grandi capacità. Ma l’esperienza non s’improvvisa, non si può far nascere un imprenditore per decreto.

    D. Che cosa occorre per imparare?
    R. Un lavoro di anni, che io ho fatto con i miei amici della Compagnia delle Opere, e attraverso i quali ho imparato un metodo. Un metodo che nasce dall’incontro che personalmente ho avuto con don Luigi Giussani. È stato lui ad insegnarci che il «metodo è imposto dall’oggetto». Bisogna osservare molto. Ci ripeteva sempre una frase di Alexis Carrel: «Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità, molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore». Questo rapporto educativo non cessa mai nella vita, infatti io ho avuto la fortuna di averlo con un personaggio geniale, magari spesso ruvido, perché educare è introdurre la persona alla vita tutta. Questo è il difetto dei meridionali che ci sentiamo sempre un po’ «filosofi della Magna Grecia». Invece se uno guarda, impara meglio dalla realtà. Per questo mi sono impegnato nell’esperienza del lavoro interinale che ci ha permesso di fare molti progetti. Abbiamo cominciato proponendo alla Pubblica Amministrazione di affidarci lo svolgimento di servizi gestiti da essa, secondo una formula che in Italia trova molte resistenze legate all’ignoranza.

    D. Perché c’è una prevenzione verso il lavoro interinale?
    R. C’è molta ipocrisia. Quando si accusa il lavoro interinale di costituire una forma di precariato, nessuno dice che gli addetti a tale lavoro in Italia sono 120 mila di fronte a milioni di lavoratori; nessuno spiega che il nostro Paese ha il più alto tasso di lavoratori a tempo indeterminato e il più basso tasso di occupati. Se si esaminano i dati dell’Ocse si rileva subito che Spagna, Inghilterra e Finlandia hanno un trend positivo, mentre in Francia, Germania e Italia esso è negativo; ma nessuno aggiunge che in quei Paesi sono state compiute riforme radicali del mercato del lavoro. Oggi non si può più continuare senza una flessibilità vera e tutelata.

    D. Quali vantaggi ne derivano?
    R. Innanzitutto va ricordato che il lavoro interinale nel Mezzogiorno significa lotta dura al lavoro nero. Noi in questi anni abbiamo lanciato nuovi strumenti come la «Piazza del lavoro», che aiuta a cercare un’occupazione. Dai dati dei Centri per l’impiego risulta che i 700-800 addetti operanti in essi riescono ad avviare al lavoro, in un anno, solo 18 persone. Io con appena 18 persone ho avviato al lavoro interinale, solo l’anno scorso, 15 mila lavoratori. Viviamo in un sistema autoreferenziale che tutela se stesso e lavora per se stesso. E questo è veramente inconcepibile.

    D. Ma allora quali sono le prospettive del mercato del lavoro, e in particolare dei giovani disoccupati?

    R. Oggi viviamo in un mondo complesso. Il lavoro non può più essere concepito come una torta da spartire. Invece troppo spesso la gente pensa ad esso come a qualcosa che deve arrivare dall’alto o che, peggio ancora, deve essere fornita dal politico di turno. Io, al contrario, ritengo il lavoro frutto dell’iniziativa personale. Se sono convinto di questo, non ho paura di affrontare la realtà, compio una scelta consapevole, rischio sì, ma fino a un certo punto. È quanto è capitato a me: vedevo nascere iniziative ogni giorno, per questo ho lasciato il posto di veterinario, essendo esso diventato incompatibile con i miei hobbies.

    D. Con la sua esperienza quale consiglio darebbe allora ai giovani che intraprendono questa strada?

    R. Solitamente fornisco loro un consiglio: se uno svolge un lavoro, qualunque esso sia, deve farlo bene, con grande passione. Se si segue questa strada, non sai mai quello che può avvenire. Racconto sempre la storia di un mio amico che lavava i cani, ma così bene che era diventato amico dei propri clienti. Un giorno un personaggio politico gli disse: «Sei proprio bravo, ma tu che cosa hai studiato?». E lui: «Sono geometra». Il politico gli offrì un posto di geometra alla Regione. Questo dimostra che non si può concepire il lavoro come attesa del lavoro. Bisogna costruire una cultura basata sulla capacità di agire in un contesto che è sempre più imprevedibile. Io sono stato formato a questa cultura, per cui ho compreso che nel Sud il problema è antropologico.

    D. Che significa di preciso?

    R. Che manca questo tipo di mentalità, manca l’abitudine a coniugare educazione e formazione e questa mancanza crea un danno antropologico. Bisogna ripartire dalla scuola e dall’università. Io dedico del tempo a spiegare ai ragazzi come è cambiato il mercato del lavoro. Numerose scuole mi chiamano ogni anno a far lezione e accetto volentieri i loro inviti perché mi forniscono l’occasione di comunicare ai giovani alcuni concetti chiari. Mi colpisce come essi siano attenti a questi argomenti; gli stessi presidi se ne stupiscono. Quando capiscono che l’interlocutore racconta esperienze vissute, raddoppiano l’interesse perché desiderano comprendere quale sarà il loro futuro.

    D. Sembra tornare una certa attenzione verso il Sud; è stato creato anche un dicastero. È la strada giusta?
    R. Non lo è affatto. Troppo spesso ho l’impressione che del Sud non interessi niente a nessuno. Anzi più il tempo passa, più si rafforza l’impressione che qualcuno pensi seriamente di dargli una spallata definitiva. Credo che dedicherò i prossimi anni alla formazione dei giovani, perché una pessima realtà sociale produce una pessima classe politica, e ognuno ha il governo che si merita. Vedo due priorità. Occorre che il Nord cominci a recitare un «mea culpa» perché ha sempre considerato il Sud come un’area in cui pescare manovalanza. E occorre che il Sud ripensi se stesso in modo serio, riconoscendo che ha un problema di mentalità. Un problema serio, che va affrontato e non con le solite chiacchiere da bar. Io ringrazio moltissimo chi mi ha dato la possibilità di studiare a Milano e di conoscere l’esperienza di Comunione e Liberazione, che mi ha formato e mi ha fatto tornare a casa con una visione positiva. Finora il meridionale non è partito mai da una visione positiva, si è sempre lamentato, è capace solo di ciò.

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    « Ultima modifica: 23:41:11 pm, 02 Marzo 2010 da SC »
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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #1 il: 10:44:53 am, 03 Marzo 2010 »
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  • quindi il meridionale sarebbe incapace, visto che è capace solo a lamentarsi?
    Un problema antropologico... ::) forse lo è diventato, tuttavia non sono pienamente d'accordo.

    La causa scatenante io la individuo nei rapporti di forza alla base della nascita dello Stato italiano ed il successivo assetto conferito dalla Costituzione post II guerra mondiale.

    Perchè? Perchè la ricchezza, seppur di ridotte dimensioni rispetto quella del nord Italia, che noi producevamo in termini di forza lavoro e output industriale veniva "conferita" in grossissima parte a Roma per poi essere redistribuita secondo una logica centralista.

    In questo il PCI ha delle enormi responsabilità poichè ha tradito le idee dei suoi ispiratori migliori cedendo il passo a dinamiche clientelari.

    Della DC non ne parlo poichè non riconosco una forza politica che inserisce nel suo nominativo una connotazione di carattere religioso.

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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #2 il: 12:20:50 pm, 03 Marzo 2010 »
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  • quindi il meridionale sarebbe incapace, visto che è capace solo a lamentarsi?
    Un problema antropologico... ::) forse lo è diventato, tuttavia non sono pienamente d'accordo.

    il fatto che tu non sia d'accordo è del tutto irrilevante  se non sai dare controtestimonianze che smentiscano

    La causa scatenante io la individuo nei rapporti di forza alla base della nascita dello Stato italiano ed il successivo assetto conferito dalla Costituzione post II guerra mondiale.

    Perchè? Perchè la ricchezza, seppur di ridotte dimensioni rispetto quella del nord Italia, che noi producevamo in termini di forza lavoro e output industriale veniva "conferita" in grossissima parte a Roma per poi essere redistribuita secondo una logica centralista.

    la individui perchè? quali sono gli elementi  storici che ti permettono di asserirlo?

    parliamo di FATTI storici, statuto siciliano approvato dal 1946 mentre le regioni per il resto d'italia entrarano in funzione dal 1970

    quindi di fatto la sicilia ha goduto di un autonomia  legale che in altri posti d'italiano non hanno goduto e tutt'ora non godono
    noi abbiamo i "deputati all'ars" che godono di privilige pari a quelli dei senatori , in lombardia e negli altre regioni hanno i "consiglieri regionali"

    e smettiamo con il piagnisteo che i soldi vanno  a roma e non scendono, ne sono scesi fin troppi
    con la cassa del mezzogiorno  e migliaia di altri fondi per anni e sono stati amministrati da gente del sud

    e ora reclama la mucca europea come hai fatto tu in altre occasioni

    se hai letto l'ntervista a saladino ci sono diverse risposte su cui dovresti risolvere per esempio questa

    Citazione
    Bisogna osservare molto. Ci ripeteva sempre una frase di Alexis Carrel: «Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità, molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore». Questo rapporto educativo non cessa mai nella vita, infatti io ho avuto la fortuna di averlo con un personaggio geniale, magari spesso ruvido, perché educare è introdurre la persona alla vita tutta. Questo è il difetto dei meridionali che ci sentiamo sempre un po’ «filosofi della Magna Grecia». Invece se uno guarda, impara meglio dalla realtà.


    Della DC non ne parlo poichè non riconosco una forza politica che inserisce nel suo nominativo una connotazione di carattere religioso.

    e questa è la dimostrazione che sei un cieco che rifiuta la realtà, una forza politica non viene riconosciuta in base "al nome", ma di per se per il consenso che rappresentava e basta, a te può non piacere "perchè contrario al concetto di rappresentanza" ma nella storia è esistita la DC sei tu che non esisti.

    puoi criticare le scelte, la politica le impostazioni di quel partito ma non puoi dire "non riconosco" è quantomeno sciocco
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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #3 il: 16:44:04 pm, 03 Marzo 2010 »
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  • E' vero che lo Statuto entrò in vigore nel '46 ma è anche vero che fu "sovrastato " dai vincoli costituzionali del '48 (entrata in vigore Cost. italiana).

    Da li assistenzialismo al povero e sfigato sud nella vecchia versione della cassa per il mezzogiorno, egregiamente gestita dai cari Dc, e nella nuova dei fondi strutturali.

    Tuttavia c'è una differenza: il metodo.
    L'Ue ti dice: io ti do i soldi se li anticipi tu, quindi investi. Che poi lo si faccia proficuamente o meno è altra questione.
    Piuttosto sarebbe meglio rendere vincolante la regola del cofinanziamento privato in tutte le azioni promosse dall'Ue (quindi anche per il fondo sociale europeo, quindi anche per la formazione che sta in mano ai sindacati, alle università ed agli appositi enti gestiti da associazioni di categoria e simili).
    Sarebbe necessario che le imprese si presentassero dicendo: siccome io sono disposto ad uscire di tasca mia il 30/40% del costo del progetto allora potete ritenermi un'interlocutore responsabile.

    Invece: ci sono una serie di gruppi d'interesse/pressione che SUCCHIANO le risorse comunitarie poichè pesci grossi.

    L'autonomia politico-fiscale consentirebbe, a mio parere, una responsabilizzazione della cittadinanza indispensabile per non far venir meno il potere di controllo che deve detenere la gente.
    Come? con il voto.
    Se non sei stato bravo a gestire le risorse pubbliche vai a casa poichè non potrai fare più lo scaricabarile e/o l'adolescente viziato da mamma Italia o mamma Europa.


    I deputati dell'ars si chiamano così perchè a Palermo il parlamento fu inventato prima.

    Sulla rappresentanza:
    abbiamo detto "deputare"...quindi ci deve essere qualcuno che deputa qualcun'altro a far qualcosa (dov'è scritto rappresentare?)
    Non credi che deputato sia molto più simile a commissario piuttosto che a rappresentante?



    sulla Dc: non la riconosco come aggregazione politica che possa garantire benessere poichè ritengo la commistione tra politica e religione una cosa nefasta.

    Perchè è esistita? Perchè a prescindere dal nome del partito coloro che portavano avanti precetti del cristianesimo erano una esigua minoranza. Gli altri erano gestori di risorse pubbliche che, in cambio di un lasciapassare che conferiva loro "un certo alone di moralità" facevano quello che fanno oggi, ne più ne meno (col beneplacito a stelle e strisce s'intende)

    Questa riflessione deriva dalla mia osservazione. Mica è verità assoluta.

    I meridionali si atteggiano a filosofi della Magna Grecia? Mi pare che questa affermazione derivi da poca osservazione e troppo ragionamento.

    Mi stai dicendo che faccio sterile filosofia? Come ho già detto in altro post non credo di averne titolo ne diritto. So solo che penso, quindi esisto, quindi la tua accusa è una contraddizione in termini...oltre ad essere puerile.

    Per quanto riguarda Saladino concludo dicendo: diffido da chi si esalta da solo (a meno che non lo faccia ironicamente)


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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #4 il: 17:53:12 pm, 03 Marzo 2010 »
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  • E' vero che lo Statuto entrò in vigore nel '46 ma è anche vero che fu "sovrastato " dai vincoli costituzionali del '48 (entrata in vigore Cost. italiana).


    la statuto siciliano non è mai stato sovrastato dalla costituzione italiana  addirittura se ne configura come una costola dello stesso rango  in pratica è COSTITUZIONE ITALIANA

    http://it.wikisource.org/wiki/L.cost._26_febbraio_1948,_n._2,_Conversione_in_legge_costituzionale_dello_Statuto_della_Regione_siciliana

    ma ovviamente hai perso quella lezione all'università giusto?

    per il resto l'assemblea e la presidenza regionale esistevano quando in altre regioni non c'erano
    quindi l'autonomia è stata sempre un fatto reale


    Tuttavia c'è una differenza: il metodo.
    L'Ue ti dice: io ti do i soldi se li anticipi tu, quindi investi. Che poi lo si faccia proficuamente o meno è altra questione.

    oh wow ed  ha funzionato vero? non sono successi casi alla ribalta della cronaca in cui molta gente ha presentato fatture gonfiate per far apparire gli anticipi?

    gli sprechi che i tedeschi e gli inglesi ci attribuiscono sono tutte finzioni?

    ci sono soldi che vengono dati a pioggia con una burocrazia maggiore, ma il concetto è quello


    Piuttosto sarebbe meglio rendere vincolante la regola del cofinanziamento privato in tutte le azioni promosse dall'Ue (quindi anche per il fondo sociale europeo, quindi anche per la formazione che sta in mano ai sindacati, alle università ed agli appositi enti gestiti da associazioni di categoria e simili).

    in questo modo si eviterebbero le fatture false o gonfiate?

    Sarebbe necessario che le imprese si presentassero dicendo: siccome io sono disposto ad uscire di tasca mia il 30/40% del costo del progetto allora potete ritenermi un'interlocutore responsabile.
     


    Citazione
    diffido da chi si esalta da solo (a meno che non lo faccia ironicamente)


    parole tue

    I deputati dell'ars si chiamano così perchè a Palermo il parlamento fu inventato prima.


    a quindi non c'entra nulla che la legge dello stato gli attribuisce  questo titolo?
    è solo perchè abbiamo un parlamento che si richiama storicamente a quello fondato da federico II

    Sulla rappresentanza:
    abbiamo detto "deputare"...quindi ci deve essere qualcuno che deputa qualcun'altro a far qualcosa (dov'è scritto rappresentare?)
    Non credi che deputato sia molto più simile a commissario piuttosto che a rappresentante?


    io credo che questa si chiami disonestà intellettuale, giocare sulle parole, fare sofismi inutili  nel caso sia fatto con coscienza o assoluta ignoranza nel caso sia fatto incosciamente

    un commissario esprime un potere esecutivo non un potere legislativo come quello dei deputati all'ars
    questi giochi falli con altre persone

    sulla Dc: non la riconosco come aggregazione politica che possa garantire benessere poichè ritengo la commistione tra politica e religione una cosa nefasta.


    ok ce ne faremo una ragione che un neolaureato in scienze politiche antonio merenda non riconosca un partito della storia d'italia
    sono certo che ci saranno una marea di storici e filosofi  che ti seguiranno...

    Questa riflessione deriva dalla mia osservazione. Mica è verità assoluta.


    direi..
    un osservazione non nega la realtà

    I meridionali si atteggiano a filosofi della Magna Grecia? Mi pare che questa affermazione derivi da poca osservazione e troppo ragionamento.


    mi sembra che la risposta denoti "stizza" perchè è sufficientemente azzeccata

    Mi stai dicendo che faccio sterile filosofia? Come ho già detto in altro post non credo di averne titolo ne diritto. So solo che penso, quindi esisto, quindi la tua accusa è una contraddizione in termini...oltre ad essere puerile.


    no antonio ti assicuro che non penso tu faccia filosofia ho un concetto troppo alto della stessa per attribuire ai tuoi attuali  ragionamenti un simile valore.
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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #5 il: 19:12:15 pm, 03 Marzo 2010 »
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  • Bene. Appurato il fatto che io sto esprimendo il mio punto di vista ribadisco quanto segue.

    1) pur essendo lo statuto siciliano una legge di rango costituzionale esso deve sottostare ai principi della Costituzione italiana di cui all'arto1 comma due di rimanda ai limiti costituzionali.
    Uno di questi è costituito dall'art.117 circa i poteri e le funzioni da ripartire tra stato e regioni (ti evito l'excursus storico ma se ci tieni...) ed la mancata attuazione dell'art.119 circa l'autonomia finanziaria degli enti locali.

    E' lunga la storia caro Sc. Non serve scaldarsi. ci vuole mooolta pazienza  :-\


    2)Sull'Ue. Funziona ancora male anche se meglio della cassa per il mezzogiorno. Prego chiedere alle imprese sane che hanno usufruito del beneficio. Ciò che contestano è l'esborso iniziale, eccessiva burocrazia e lungaggini burocratiche (cosa attribuibile anche all'interferenza fiscale degli organi centrali)

    La distribuzione a pioggia, poi, dipende dalla nostra capacità di condividere obiettivi chiari. Questo handicap è legato ad un individualismo esasperato oltre che alla scarsa capacità di decidere "a prescindere" dall'interesse nazionale (mi riferisco agli investimenti sul fotovoltaico/energie rinnovabili e reletive agevolazioni, per esempio)

    3) Il fatto di avere/proporre una capacità di esborso non vuol dire esaltarsi bensì piazzare investimenti laddove si ritiene che vi sia un ritorno in termini sia di capitale umano che di guadagno.

    4) Sui deputati non ho detto che non vi sia la legge che attribuisca loro questo titolo. Ti ho risposto sulla tua sollecitazione circa il "nome" dei componenti dell'ars

    5)sulla rappresentanza/commissari. Non è mia intenzione fare giochi di nessun genere. Quello che dico riguarda il modo di intendere colui che deputiamo ad essere il legislatore. Ed io reputo il legislatore come una persona che ha contezza di ciò che succede nella vita reale. Quindi riconosco solamente il popolo come vero legislatore e chi siede in Parlamento un deputato (da esso) per l'appunto.
    Dopo di ciò il parlamento nomina l'esecutivo che talvolta legifera pure tramite decreto (o direttiva)- (Berlusca docet)
    Quindi un commissario non esprime esclusivamente un potere esecutivo.
    Questo dovrebbe farti capire che la realtà odierna impone una riflessione sulle strutture politiche.

    Prendiamo per un attimo la più moderna in termini temporali: l'unione europea
    -c'è il consiglio europeo (esecutivi nazionali che tracciano linee guida politiche su verso cui tendere)
    -consiglio dell'ue (organo decisionale)
    -commissione europea (organo d'impulso legislativo nonchè centro tecnico di raccolta info attraverso comitati specializzati . Per far questo vengono nominati di commissari che fanno da referenti per diversi settori/gruppi d'interesse-pressione)
    -parlamento europeo (ruolo consultivo solo poche volte vincolante)

    + altri organi ancora meno importanti come il comitato delle regioni, ecofin etc...

    Tornando a noi potremmo dire che:
    a) è giusto rafforzare il ruolo del parlamento
    b) bisogna combattere l'opacità da cui le istituzioni comunitarie sono afflitte

    MA se per rafforzare il ruolo del parlamento intendiamo rafforzare il legame con i cittadini europei ci sbagliamo di grosso.

    In definitiva: se vogliamo porre un freno all'opacità e allo scarso peso che i cittadini hanno riguardo le decisioni che vengono prese sulla loro testa dovremmo badare maggiormente alla recriminazione del voto degli organi esecutivi (che,come ti ho detto, spesso divengono legislativi).

    Perchè questo è avvenuto? poichè siccome c'è bisogno di "scelte rapide per far funzionare un sistema moderno" gli esecutivi si sono imposti sulle procedure e le discussioni parlamentari.

    Quindi, al fine di ripristinare un effettivo potere (di governo) del popolo bisognerebbe metter bocca circa la scelta di questi commissari.

    Per quanto riguarda, poi, il voto delle leggi che riguardano l'intera collettività mi insegni che non sarebbe complicato organizzare referendum telematici con tutti i crismi della sicurezza.
    Se poi per talune scelte (nucleare, acqua, pensioni) si vuol maggior sicurezza si può organizzare un referendum "vecchi stile".

    Il mio sogno?
    -) almeno un referendum al mese
    -) il voto per scegliere i commissari di governo
    -)annullamento privilegi (totalmente quelli di carattere economico) di qualsiasi tipo per consiglieri/deputati con riconoscimento del ruolo di indirizzo politico e votazione del bilancio dell'ente.
    -) moltiplicazione dell'utilizzo dell'istituto referendario (telematico e/o fisico)




    5) sulla Dc: "non la riconosco come aggregazione politica che possa garantire benessere poichè ritengo la commistione tra politica e religione una cosa nefasta".

    che vuol dire:

    iu pensu ca unu ca fa u politicu nun po pinsari ca u beni voli riri iri appressu a i liggi di na religioni. E si tu ti chiami democrazia cristiana voli riri ca pensi ca a democrazia è giusta sulu si teni in considerazioni i liggi do cristianesimu ca, prima di siri religioni fu filosofia, e perciò mi vulissiti riri ca si iu guvernu secunnu i liggi da filosofia cristiana e da democrazia i cosi ponu iri boni.

    No, nun ne veru.
    I cosi vanu boni o no si chitru ca fa u politicu mi rici: "cumpà, nun è importanti si si cristianu o musulmanu o buddista picchi u dirittu è o stissu pi tutti. Ca nui stamu parrannu di commu ama spenniri sordi pi stari megghiu possibbili, perciò di chi culuri è u ta diu non voli riri nenti.

    L'importanti è ca ni mettemu a parrari de problemi c'avemu e circamu na soluzioni ca cummeni chiossai a tutti, o si nun putemu, a maggiorparti. Stannu sempri attenti però a nun ammazzari a minoranza ca nun ne d'accordu picchi in futuru putissi risultari ca c'avvivunu raggiuni."


    La salvezza della democrazia cristiana fu, quindi, che tra le sue fila i cristiani (veri) erano pressocchè assenti

    Offline a.merenda

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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #6 il: 19:14:09 pm, 03 Marzo 2010 »
  • Publish
  • ecco lo sapevo...da Saladino a Gesù Cristo

    ci risiamo con l'off topic.  :(

    Offline SC

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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #7 il: 19:53:52 pm, 03 Marzo 2010 »
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  • Bene. Appurato il fatto che io sto esprimendo il mio punto di vista ribadisco quanto segue.


    il fatto di esprimere un punto di vista non significa che sia esente da un dovere di coerenza logico razionale,
    se nel esprimere un punto di vista metti ti impegni in maniera differente da  quando stavi davanti ad un professore per l'esame vuol dire che una delle tue cose  ha meno importanza per te, o l'esame o il punto di vista.

    1) pur essendo lo statuto siciliano una legge di rango costituzionale esso deve sottostare ai principi della Costituzione italiana di cui all'arto1 comma due di rimanda ai limiti costituzionali.
    Uno di questi è costituito dall'art.117 circa i poteri e le funzioni da ripartire tra stato e regioni (ti evito l'excursus storico ma se ci tieni...) ed la mancata attuazione dell'art.119 circa l'autonomia finanziaria degli enti locali.


    guarda come hai potuto notare non mi spaventano gli excursus storici o filosofici, il problema è cosa vuoi dimostrare?

    che la sicilia non ha mai goduto di autonomia giuridica? è falso , perchè ne gode da tempo
    che la sicilia non sia economicamente autonoma? hai detto una banalità, su questa idea si è basata la questione meridionale,  il problema è che fin'ora nessuno ha riuscito a risolvere

    dai tuoi discorsi comprendo che non hai la + pallida idea di cosa significa autonomia finanziaria nella pratica

    saladino metteva punto su questo qui si parla di tanti progetti ma manca un educazione e un impostazione culturale a passare ad un livello pratico a guardare la realtà.

    cito di nuovo tomasi di lampedusa
    Citazione
    Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l'altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.

    http://www.pensieriparole.it/aforismi/autori/g/giuseppe-tomasi-di-lampedusa/pag1

    tu a quante idee sei arrivato per risolvere il problema?
    « Ultima modifica: 20:53:51 pm, 03 Marzo 2010 da SC »
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    Offline a.merenda

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    Re:Tonino Saladino condannato per abuso d'ufficio
    « Risposta #8 il: 12:35:13 pm, 05 Marzo 2010 »
  • Publish
  • una.
    la confederazione regionale italiana

     

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