Autore: vincenzo perez Topic: Lettera aperta n.2 a Pippo Fava  (Letto 2826 volte)

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Offline vincenzo perez

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Lettera aperta n.2 a Pippo Fava
« il: 13:41:35 pm, 23 Aprile 2014 »
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  • Ricevo e pubblico una seconda missiva destinata al grande palazzolese Pippo Fava. Spero possa ricevere lo stesso numero di lettori della precedente...
    Mio caro amico,
    torno ancora una volta a disturbare la tua quiete, distraendoti da quella sublime estasi che meritatamente ti sei conquistato. Ti scrivo in un giorno per me di grande tragedia: è scomparsa prematuramente una mia cara amica, una donna forte, minuta ma un concentrato di capacità ed abilità "legali" che la contraddistinguevano dalla massa di "avvocaticchi" che pullulano nei paesini. Con una di quelle malattie fulminee che non lasciano scampo. Una tragedia vera.
    Non so se questo potrà farti piacere... O se questi monologhi urlati possono annoiarti. Quanto meno potrai aggiornare il tuo database, adesso si chiama così. In quella tua redazione di Corso Italia a Catania, dove ho avuto il privilegio di mettere piede, credo si chiamasse archivio. E mi sa proprio che se al posto di una Olivetti, la tua scrivania fosse stata occupata da un tappetino con un mouse, tante cose sarebbero andate diversamente. E, ancor meglio, se quel computer fosse stato collegato ad un modem (aggeggio infernale che sta tra la linea telefonica ed il computer), avresti sicuramente compiuto voli interplanetari, facendo decollare i tuoi articoli da piste prima insperate ed impossibili. Magari, avresti suscitato riflessioni in maniera immediata raggiungendo milioni di persone, in ogni angolo del pianeta. Perché le teste più intelligenti, non quelle che usano quel collegamento per emerite cazzate, hanno utilizzato quel cavetto attaccato alla linea telefonica anche per mettere in piedi vere rivoluzioni... Nel bene e nel male non è questa la sede ed il momento per deciderlo. Ma, credimi, uno strumento che nelle tue mani, non per manifesta adulazione, avrebbe certamente conquistato i consensi non solo degli indigeni terroni avvezzi alla criminalità, ma anche quelli nei cui paesi la criminalità siamo stati bravi ad esportarla... Limoni, arance, ciliegino (che ai tuoi tempi nemmeno si sapeva cosa fosse, una qualità di pomodoro minuscolo e dolce), grano, conserve, vino, olio... Guarda di quante cose avremmo potuto riempire il pianeta... E, invece, mafia russa, mafia cinese, mafia americana... Bella figura di merda!
    Torno alla questione vera di questo nostro secondo incontro.
    "Talvolta poi andavamo a mangiare salsiccia e ulive in una delle bettole sotto la cupola di San Michele. Di là comincia il quartiere più affascinante e segreto: interminabili scalinate che salgono, scompaiono, riappaiono sul fianco della collina, tra piccole case antiche, palazzi sgretolati, la vecchia torre dell'orologio in equilibrio sulla cima, i vicoli invisibili. [...] Tutte le finestre hanno le tendine; vasi di fiori sono disposti ovunque, sull'uscio delle case, sui davanzali, persino sulle tegole, e le strade sono magicamente linde poiché ognuno provvede a pulire il tratto antistante la sua abitazione. Se incontrate qualcuno, sia uomo o donna, vi saluterà sempre, gentilmente, per primo".
    Che figata! Riporto gran parte del brano affinché i tuoi concittadini possano riappropriarsi di Pippo Fava con orgoglio e possano riassaporare l'orgasmo delle tue parole incommensurabili su Palazzolo. Lo facciano, perché hanno perso il gusto di apprezzare la bellezza che emerge da quei luoghi.
    Mi innamorai della tua città proprio ripercorrendo di notte, con una leggera foschia, quelle stradine strette, quei vicoli, quelle scalinate che scendono verso la Matrice e verso la basilica di San Paolo. Mi ci portano degli amici di Palazzolo. Credimi, nemmeno una foto scattata in quel momento, né voglia né tempo per farlo. Volevo solo ubriacarmi di quella bellezza e di quell'unicità. I miei occhi non avevano certo il tempo di guardare dentro un mirino per scattarle quelle foto. E chi poteva staccare gli occhi da quelle pietre? Ma proprio per nulla! Sarei tornato nei giorni seguenti per immortalare quelle immagini. Adesso, dovevo solo godere di quanto i palazzolesi avevano creato per me. Avevano impiegato secoli per regalarmi quel fascino concentrato in pochi chilometri appena di territorio montano: uomini, donne, poveri, ricchi, contadini, artigiani, fabbri, scultori, artisti, scalpellini, muratori, imbianchini. Tutti insieme, inconsapevolmente, avevano creato un capolavoro, Palazzolo Acreide. Come vedi, mancano le categorie professionali privilegiate, gli avvocati, i medici, i farmacisti... Questi, come hai ben detto, si dedicavano ad altro. Talmente chiusi nel loro mondo ovattato, da riuscire solamente a dedicarsi alla politica, per puro diletto o per auto-esaltazione. Categorie non solo inutili, ma che nella maggior parte dei casi, accedendo alle stanze di Palazzo dei Normanni hanno ridotto quest'isola ad una ciofeca.
    "Così questi uomini politici, minuscoli ma perfetti, che sanno di teologia, meccanica agraria, idraulica, sistema fiscale, royaltys sul petrolio e procedure legislative, sbucano adagio nella vita delle province, sempre animati dalla febbrile ambizione di vendicare gli anni perduti, la noia, l'occasione che li ha fatti nascere in quel sito piuttosto che altrove, la mancanza di compagnie femminili. Sempre animati dall'infallibile istinto, dall'abitudine alla dialettica paziente, dall'arte di saper attendere. E dietro di loro la coorte dei clienti e degli interessi si impingua, i voti si moltiplicano, i posti che riescono a procurare, le raccomandazioni, le cariche da distribuire, gli stanziamenti da conquistare ad ogni costo. L'assemblea regionale siciliana è formata in massima parte da tanti piccoli ma perfetti cervelli politici, ognuno dei quali ha dei conti da pagare continuamente al suo elettorato"... Dici tu bene.
    Ma non voglio annoiarti con cose che conosci già e delle quali tu stesso hai parlato abbastanza.
    Torniamo alla tua città. Quel quartiere affascinante e segreto, quelle tue amate bettole, le finestre con le tendine, i vasi di fiori in ogni dove, tutto svanito. In cambio di ciò, sai cosa accade? Sai cosa ha saputo partorire la mente contorta dei contorti amministratori? Un bellissimo quartiere dormitorio! Un quartiere per indigenti, per giovani coppie che non riescono a pagare un affitto. Acquisendo delle vecchie abitazioni e ristrutturandole, le stesse verranno cedute in cambio di affitti calmierati. Nulla da eccepire. Guai a non pensare agli ultimi! Il contrario sarebbe una bestemmia! Tutti dovremmo concorrere ogni giorno della nostra vita ad aiutare il prossimo che ha più bisogno, questa è umanità. Ma quando a farlo è un politico, un amministratore, mi fa troppa puzza di bruciato... Loro non fanno mai nulla per nulla! 
    L'Africa c'è sempre stata. Esisteva. Anche ai tuoi tempi l'Africa era la meta dei nuovi colonizzatori. Era la terra del traffico di umani. Era la sperimentazione farmacologica. Era il laboratorio per la vendita internazionale di armi. Qualche anno fa ci ammazzarono due tuoi colleghi, due bravissimi giornalisti, Ilaria Alpi e Miran Rovatin, due davvero in gamba... Quanti soldi versati su quella terra? Tanti. Ma mai e poi mai una soluzione definitiva ai problemi di quella gente martoriata dalla fame. A cosa è servito "donare" secoli di aiuti umanitari? Il mondo non ha mai realmente voluto che l'Africa guarisse dai propri mali. Lo sai bene. L'Africa aveva bisogno di altro. E col tempo s'è capito. Non portare cibo ma portare i mezzi per produrlo da sé quel cibo. Non portare vestiti ma macchine per cucirli da sé quei vestiti.
    Una casa ad affitto calmierato è una elemosina che porta solo consensi! Per favore, Pippo, non dirmi che non è così! Non aiuto i ragazzi in questo modo a non scappare da questa città! Non tolgo la fame delle famiglie! Dimmi se la mia è eccessiva dietrologia, o se la mia soluzione poteva essere percorribile. Il quartiere che amavi, affascinante e segreto, poteva diventare un piccolo gioiello, un posto non certo dedito a speculazioni economiche, ma dove dare libero sfogo alle tante risorse nascoste della città. Un luogo di piccole botteghe, di bravi artigiani, di esaltazione delle tipicità dei tuoi luoghi, di piccole gallerie d'arte, e perché no, di piccole bettole dove assaggiare una fetta di pane di casa, quattro olive arrostite e un bicchiere di buon vino rosso! Poteva essere credo un ottimo investimento per i nostri ragazzi. E ne conosco tanti di abili, di capaci, con quella vena artistica che li contraddistingue dalla massa, che li fa essere unici. Sarebbe stata un'alternativa migliore a quell'assurdo tentativo di risollevare le sorti di chi!? Questo era possibile sotto la cupola di San Michele, come attorno ai ruderi del castello medievale del quartiere San Paolo! Non ho nessuna voglia di chiedere o fare elemosina! Voglio dare e voglio avere opportunità di crescita e di affermazione personale, anche economica!
    Questo andava fatto... Ma, come vedi, sono stanco di parlare coi vivi sordi e muti. Preferisco parlare coi morti eternamente vivi, che sanno parlare ancora e ascoltare di più.
    Ti ho rattristato? Tranquillo, prima o poi qualcosa di piacevole da raccontarti del tuo adorato paesello ci sarà... Dici molto poi? Vedremo. Ti abbraccio fraternamente. 

    P.S. Sai cosa mi ha meravigliato enormemente? Che a leggere la precedente missiva destinata a te siano stati in 372... E sai benissimo che le capre non leggono più, purtroppo. Si limitano a guardare immagini. Farei loro un banalissimo esempio: cosa pagherebbe un cieco per leggere da sé un quotidiano o un buon libro??? E, come sempre accade, chi ha occhi per farlo, non lo fa... 
    « Ultima modifica: 13:46:15 pm, 23 Aprile 2014 da vincenzo perez »

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    Re:Lettera aperta n.2 a Pippo Fava
    « Risposta #1 il: 23:08:12 pm, 25 Aprile 2014 »
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  • Prof. Perez, ogni tanto vale la pena ricordare i titoli, la speranza che seppure  per come artificio retorico il tuo stile, fosse in questi mesi fosse migliorato, vedo che era una pia illusione, torna il tuo vocabolario e lasciami dire anche il cattivo gusto.

    Scrivi a Fava un uomo morto , e morto per mafia, per trascinarlo in cosa  nelle beghe politiche di paese di provincia che ha avuto l'onore si di dargli i natali ma da cui lui stesso si allontanò per scelta di una vita maggiormente consapevole, la consapevolezza e al ricerca di una lotta che non poteva essere fatta a palazzolo.

    Prof. Perez parli di Giuseppe Fava adulando la sua memoria ma dimostrando di non capirla quando parli che se avesse avuto un computer o internet chissà di cosa avrebbe potuto fare per l'economia etc
    Ma mi spieghi cosa ti fa pensare  che Giuseppe Fava  volesse diventare una specie di esperto di marketing dei prodotti siciliani? pensi che se il suo sogno fosse quello non lo avrebbe perseguito? Fava voleva fare informazione e un informazione onesta, voleva parlare di mafia voleva capirla

    mischiare la  memoria  di uomo AMMAZZATO per mafia (parola che a chi proviene da floridia dovrebbe suscitare qualche emozione)  alle beghe politiche e onestamente provinciali di palazzolo  che pure conosceva, perché veniva in questo paese spesso, mi sembra una forzatura di cattivo gusto enorme ci manca  che chiedi ad un morto che ne pensa dei vasi di piante o dei dissuasori di sosta ad un uomo che si occupava di vicende un po + importanti.

    e come fai  a pensare che Fava, socialista , ai tempi in cui socialismo significava qualcosa  potesse essere contrario ad assegnazioni della casa in base al reddito fatta peraltro secondo bando e legge regionale.


    e poi un altra cosa  non pensare che chi legge sia automaticamente in tuo favore, al contrario con gli argomenti che esponi  e sopratutto come le esponi hai maggiori possibilità di consenso con le persone che non sanno leggere.




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    Offline vincenzo perez

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    Re:Lettera aperta n.2 a Pippo Fava
    « Risposta #2 il: 01:09:11 am, 27 Aprile 2014 »
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  • Quando punti il dito alla luna, per indicare la luna, gli sciocchi piuttosto che guardare la luna, guardano il dito (cit.)
    « Ultima modifica: 01:11:24 am, 27 Aprile 2014 da vincenzo perez »

    Offline SC

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    Re:Lettera aperta n.2 a Pippo Fava
    « Risposta #3 il: 11:08:34 am, 27 Aprile 2014 »
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  • Quando punti il dito alla luna, per indicare la luna, gli sciocchi piuttosto che guardare la luna, guardano il dito (cit.)

    carissimo se tu scrivi una lettera a fava quello non è un dito ma un sole, e il sole scotta e accieca

    « Ultima modifica: 12:09:45 pm, 27 Aprile 2014 da SC »
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