Autore: negi Topic: Cultura e territorio‘Condividere il mondo. Per una ecologia dei beni comuni’.  (Letto 2742 volte)

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Offline negi

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Finita la buriana elettorale: regionali, comunali, europee, si prevede adesso un periodo di calma, e arriva il tempo del "costruire", si semina, si lavora, per una società migliore, per una comunità, Palazzolo e i paesi della zona montana, migliore, che sappia affrontare il futuro in un mondo dove impera la globalizzazione la finanziarizzazione delle società. Un incauto politico locale leader(?) di una lista avversa alle comunali dell'anno scorso (forse un giorno vi dirò chi è) mi telefonò per convincermi ad aderire al loro progetto e disse che "il mio impegno sociale e politico a Palazzolo era meritorio ma avevo alzato troppo l'asticella della proposta culturale", gli eventi organizzati in questi anni nell'ambito politica/cultura/legalità erano fuori portata e non garantivano consenso, e che unendoci potevamo sconfiggere la dittatura imperante a Palazzolo. Parlare di Terzani, G.Fava, etc., portare a Palazzolo scrittori e giornalisti era tempo perso. Ma il nostro scopo, questo il tipo non aveva capito, era un'altro, non certo il consenso, ma la costruzione di una società migliore, solidale, attenta ai più debili, contro le illegalità (vere), contro i sorprusi dei potenti nei confronti dei più deboli, questo era, ed è, il nostro concetto di impegno civico, non certo quello di conquistare uno scranno al consiglio comunale o il potere come espansione dell'ego personale. Io penso che non sia così. Anzi, pur essendoci un velato complimento nei miei confronti la considerai una delle peggiori offese per i miei concittadini. Sottotraccia colsi una grande offesa per la comunità, come se Palazzolo fosse abitata da ebeti e ignoranti non degni di delle proposte culturali che io insieme ad altri proponevamo. E NOI invece insistiamo su questa strada..... continueremo la nostra azione sempre sul binomio Cultura e Politica, da dove, a mio avviso, nasce la adeguata economia per lo sviluppo del nostro territorio. Qui di seguito vi posto un articolo, che spero vi sia gradito, scritto da un socio di Libertà e Giustizia di Pistoia, che fa il resoconto su un incontro con Gustavo Zagrebelsky tenuto appunto a Pistoia dove Zagrebelsky parla della cultura come "componente essenziale delle società libere", come "terzo pilastro della vita sociale", unita all'economia e alla politica. Buona lettura.

p.s. metto anche una foto di una pagina del libro di G.Zagrebelsky "Fondata sulla cultura" che si apre con questo incipit:"......l'arte e la scienza "sono" libere, dice la Costituzione. E "devono esserlo". La cultura asservita a interessi politici ed economici tradisce il suo compito. Gli uomini di cultura devono guardarsi dalla più sottile delle insidie:mettersi al servizio in modo non volontario e quasi inavvertito......"


Festival della antropologia contemporanea - ‘Condividere il mondo. Per una ecologia dei beni comuni’.

La cultura come componente essenziale delle società libere.

Il lungo e caloroso applauso finale degli oltre mille attentissimi ascoltatori è stata la migliore dimostrazione di quanto la ‘lezione’ del professor Gustavo Zagrebelsky abbia saputo cogliere le tensioni del momento.
L’argomento scelto per questa edizione dei Dialoghi sull’uomo, che gli organizzatori pistoiesi definiscono ‘festival della antropologia contemporanea’, era ‘Condividere il mondo. Per una ecologia dei beni comuni’.
In questa cornice, che ha visto la partecipazione interdisciplinare di Stefano Rodotà, Remo Bodei, Ugo Mattei, Serge Latouche, Alain Caillé e tanti altri importanti relatori, al Presidente onorario di Libertà è Giustizia è stato assegnato il tema ‘La cultura come terzo pilastro della vita sociale’, uno dei più ‘politici’ in programma, specialmente alla vigilia di una tornata elettorale complicata.
Zagrebelsky ha scelto di affrontarlo mescolando l’abituale ironia a affermazioni nette e talvolta apertamente polemiche verso quanti si sono recentemente interrogati sul valore economico della cultura che ‘non si mangia’, o hanno apertamente irriso i ‘professoroni’.
La tesi svolta ha visto la cultura come componente essenziale delle società libere, insieme all’economia e alla politica, ma con una profonda differenza: se le ultime due sono i ‘luoghi’ del potere e della prevaricazione, la cultura è, al contrario, l’elemento unificante, apparentemente più debole, ma indispensabile.
I tre elementi devono essere indipendenti, altrimenti si precipita in un regime autoritario; questo è il rischio troppo sottovalutato del conflitto di interessi che il nostro Paese conosce benissimo.
‘Nella cultura condivisa ci si riconosce senza conoscersi personalmente’ perché accomunati dalle stesse speranze e dagli stessi ideali, ma la cultura è anche ciò che ci distingue dagli ‘altri’, nei confronti dei quali può perfino generare paura e conflitto.
Per il relatore fino a un certo punto nella storia dell’uomo la cultura è stata quasi coincidente con la religione, ora nelle nostre società multietniche e laiche dobbiamo invece costruirla noi stessi, trovando le ragioni della convivenza e della libertà, rifiutando l’asservimento alle logiche conflittuali dell’economia e della politica, che contengono il rischio del conformismo, e di quella patologia della democrazia che Tocqueville definì la ‘dittatura della maggioranza’.
L’ultima sezione della lezione è stata dedicata al più attuale dei conflitti culturali: quello generazionale, che ribaltando l’errore della gerontocrazia sembra voler attribuire alla età anagrafica un valore in sé, costruendo appunto un contrasto fra le ‘generazioni’ che si vorrebbe far coincidere con quello fra innovazione e tradizione e risolvere semplicemente facendo tabula rasa del pensiero precedente e privilegiando l’attivismo fine a se stesso.
Ipotesi più che sbagliata impossibile, dato che ‘non si riparte mai da zero’ e tutti siamo il frutto di chi ci ha preceduto.
Zagrebelsky propone il riconoscimento del naturale conflitto fra nuovo e ‘vecchio’ da cui nasce l’evoluzione, ma anche che ‘il mondo è un lascito che si trasmette fra le generazioni’ all’interno di quella cultura unificante e condivisa che è elemento fondante delle nostre società.
Per questo è importante che la politica dei governi non pensi di asservire la cultura e, anche se può essere fattore di sviluppo economico, non pensi di assoggettarla alle regole del profitto o del conformismo.
Ma soprattutto ne garantisca gli spazi di autonomia, di elaborazione e magari di contestazione, senza cedere alle tentazioni semplificatrici della ‘rottamazione’ del dissenso.
« Ultima modifica: 10:18:21 am, 27 Maggio 2014 da negi »

Offline gilippo.dasparta

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Finita la buriana elettorale: regionali, comunali, europee, si prevede adesso un periodo di calma, e arriva il tempo del "costruire", si semina, si lavora, per una società migliore, per una comunità, Palazzolo e i paesi della zona montana, migliore, che sappia affrontare il futuro in un mondo dove impera la globalizzazione la finanziarizzazione delle società. Un incauto politico locale leader(?) di una lista avversa alle comunali dell'anno scorso (forse un giorno vi dirò chi è) mi telefonò per convincermi ad aderire al loro progetto e disse che "il mio impegno sociale e politico a Palazzolo era meritorio ma avevo alzato troppo l'asticella della proposta culturale", gli eventi organizzati in questi anni nell'ambito politica/cultura/legalità erano fuori portata e non garantivano consenso, e che unendoci potevamo sconfiggere la dittatura imperante a Palazzolo. Parlare di Terzani, G.Fava, etc., portare a Palazzolo scrittori e giornalisti era tempo perso. Ma il nostro scopo, questo il tipo non aveva capito, era un'altro, non certo il consenso, ma la costruzione di una società migliore, solidale, attenta ai più debili, contro le illegalità (vere), contro i sorprusi dei potenti nei confronti dei più deboli, questo era, ed è, il nostro concetto di impegno civico, non certo quello di conquistare uno scranno al consiglio comunale o il potere come espansione dell'ego personale. Io penso che non sia così. Anzi, pur essendoci un velato complimento nei miei confronti la considerai una delle peggiori offese per i miei concittadini. Sottotraccia colsi una grande offesa per la comunità, come se Palazzolo fosse abitata da ebeti e ignoranti non degni di delle proposte culturali che io insieme ad altri proponevamo. E NOI invece insistiamo su questa strada..... continueremo la nostra azione sempre sul binomio Cultura e Politica, da dove, a mio avviso, nasce la adeguata economia per lo sviluppo del nostro territorio. Qui di seguito vi posto un articolo, che spero vi sia gradito, scritto da un socio di Libertà e Giustizia di Pistoia, che fa il resoconto su un incontro con Gustavo Zagrebelsky tenuto appunto a Pistoia dove Zagrebelsky parla della cultura come "componente essenziale delle società libere", come "terzo pilastro della vita sociale", unita all'economia e alla politica. Buona lettura.

p.s. metto anche una foto di una pagina del libro di G.Zagrebelsky "Fondata sulla cultura" che si apre con questo incipit:"......l'arte e la scienza "sono" libere, dice la Costituzione. E "devono esserlo". La cultura asservita a interessi politici ed economici tradisce il suo compito. Gli uomini di cultura devono guardarsi dalla più sottile delle insidie:mettersi al servizio in modo non volontario e quasi inavvertito......"


Festival della antropologia contemporanea - ‘Condividere il mondo. Per una ecologia dei beni comuni’.

La cultura come componente essenziale delle società libere.

Il lungo e caloroso applauso finale degli oltre mille attentissimi ascoltatori è stata la migliore dimostrazione di quanto la ‘lezione’ del professor Gustavo Zagrebelsky abbia saputo cogliere le tensioni del momento.
L’argomento scelto per questa edizione dei Dialoghi sull’uomo, che gli organizzatori pistoiesi definiscono ‘festival della antropologia contemporanea’, era ‘Condividere il mondo. Per una ecologia dei beni comuni’.
In questa cornice, che ha visto la partecipazione interdisciplinare di Stefano Rodotà, Remo Bodei, Ugo Mattei, Serge Latouche, Alain Caillé e tanti altri importanti relatori, al Presidente onorario di Libertà è Giustizia è stato assegnato il tema ‘La cultura come terzo pilastro della vita sociale’, uno dei più ‘politici’ in programma, specialmente alla vigilia di una tornata elettorale complicata.
Zagrebelsky ha scelto di affrontarlo mescolando l’abituale ironia a affermazioni nette e talvolta apertamente polemiche verso quanti si sono recentemente interrogati sul valore economico della cultura che ‘non si mangia’, o hanno apertamente irriso i ‘professoroni’.
La tesi svolta ha visto la cultura come componente essenziale delle società libere, insieme all’economia e alla politica, ma con una profonda differenza: se le ultime due sono i ‘luoghi’ del potere e della prevaricazione, la cultura è, al contrario, l’elemento unificante, apparentemente più debole, ma indispensabile.
I tre elementi devono essere indipendenti, altrimenti si precipita in un regime autoritario; questo è il rischio troppo sottovalutato del conflitto di interessi che il nostro Paese conosce benissimo.
‘Nella cultura condivisa ci si riconosce senza conoscersi personalmente’ perché accomunati dalle stesse speranze e dagli stessi ideali, ma la cultura è anche ciò che ci distingue dagli ‘altri’, nei confronti dei quali può perfino generare paura e conflitto.
Per il relatore fino a un certo punto nella storia dell’uomo la cultura è stata quasi coincidente con la religione, ora nelle nostre società multietniche e laiche dobbiamo invece costruirla noi stessi, trovando le ragioni della convivenza e della libertà, rifiutando l’asservimento alle logiche conflittuali dell’economia e della politica, che contengono il rischio del conformismo, e di quella patologia della democrazia che Tocqueville definì la ‘dittatura della maggioranza’.
L’ultima sezione della lezione è stata dedicata al più attuale dei conflitti culturali: quello generazionale, che ribaltando l’errore della gerontocrazia sembra voler attribuire alla età anagrafica un valore in sé, costruendo appunto un contrasto fra le ‘generazioni’ che si vorrebbe far coincidere con quello fra innovazione e tradizione e risolvere semplicemente facendo tabula rasa del pensiero precedente e privilegiando l’attivismo fine a se stesso.
Ipotesi più che sbagliata impossibile, dato che ‘non si riparte mai da zero’ e tutti siamo il frutto di chi ci ha preceduto.
Zagrebelsky propone il riconoscimento del naturale conflitto fra nuovo e ‘vecchio’ da cui nasce l’evoluzione, ma anche che ‘il mondo è un lascito che si trasmette fra le generazioni’ all’interno di quella cultura unificante e condivisa che è elemento fondante delle nostre società.
Per questo è importante che la politica dei governi non pensi di asservire la cultura e, anche se può essere fattore di sviluppo economico, non pensi di assoggettarla alle regole del profitto o del conformismo.
Ma soprattutto ne garantisca gli spazi di autonomia, di elaborazione e magari di contestazione, senza cedere alle tentazioni semplificatrici della ‘rottamazione’ del dissenso.

@Una Nazione e un Comune, che hanno dimenticato le loro origini, che hanno dimenticato l'Umanesimo e l'Umanità, in favore di una moneta fasulla e di una finanza ladra, non sono degni di essere annoverati tra i paesi civili!
La "vile Germania" che ci ha assoggettati ai suoi voleri economici insieme alla Ex tedesca dell'Est di Anghela Merkel(un coacervo di nazismo becero e comunismo staliniano), la Germania dicevo, con tutti i suoi difetti, NON ha mai lesinato soldi e aiuti alla cultura. E infatti studiano greco, latino e classici MOOOOLTO meglio di noi che di quelle lingue siamo i diretti discendenti. Non affossano la cultura in nome di una parola assurda: SPENDING REVUE. La loro civiltà, anche economica è basata sulla cultura.
Hanno commesso enormi sbagli nel passato, l'hanno capito e hanno posto rimedio.
La mia non è una difesa della Germani, anzi! E' solo l'ammirazione per una nazione che ha saputo anteporre la cultura, anche quella economica(perché non scordiamo che l'economia pria la si studi e POI la si applica) ,è la base di ogni civiltà. Studiare, studiare e studiare: TUTTI, OPERAI E STUDENTI.
Perché un operaio che studia non sarà MAI vittima di padroni criminali(ILVA tra tutti), ma saprà ribattere colpo su colpo, perché la cultura affina la mente e rinforza le braccia, già forti di loro.
na buona giornata.
Salvo Figura

 

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