Quando si parla di "sistema da rilanciare" si allude ad un meccanismo già consolidato che ha bisogno, però, di nuovi stimoli, innovazioni di carattere materiale e/o immateriale.
Discutendo delle vicende della nostra terra però ci si arrovella sempre, consapevolmente o meno,lungo due malefiche direttrici.
La prima: l'orgoglio derivante dai complimenti che ci vengono fatti da "esterni" per le ricchezze che possediamo.
Molti dei presenti al convegno calavano la testa assuefatti e compiaciuti di quanto importante fossero le quattro pietre" di Pantalica e quanto fosse "splendida" la natura della Valle dell'Anapo. Detto ciò, però, chi più chi meno veniva assalito da un'inquietudine intrisa da disperazione che sussurrava più o meno queste parole: e allora perchè non siamo straricchi?
Il motivo è molto semplice. Soffriamo di una congenita patologia legata all'intestazione della prima malefica direttrice: l'orgoglio...non suffragato dalla conoscenza e/o dal coraggio di riconoscere chi è più bravo di noi. Per noi il merito è essere dei simpaticoni, non portare risultati concreti, tangibili, misurabili e se si fallisce è sempre colpa delle "congiunture"
La seconda (malefica direttrice): il senso di inferiorità.
Diciamocela tutta. Quando ci si riunisce per parlare delle magnificenze culturali e naturalistiche di cui disponiamo nonchè delle prospettive inerenti allo sviluppo locale anesso ci coglie un senso di paura.
Ci chiediamo: come mai si farà questo, come si realizzerà quest'altro. Attenzione, non sto raccontando certo la reazione di tutti...Solo quella di amministratori spauriti i quali avendo la prospettiva della "creazione di ricchezza" ed abbandonata quella della "assistenza economica al più bisognoso" TEMONO il sopraggiungere di individui che possano argomentare, essere convinti che: il coraggio è figlio della conoscenza.
Vogliamo diventare un territorio "da invidiare" anche per ciò che riguarda la governance? (ovvero il modo attraverso il quale condividiamo i punti di vista differenti per trovare una sintesi che ci conduca ad uno sviluppo condivisibile)
Bene. Abbandoniamo i pavidi e diamo fiducia agli audaci (a patto che non siano audaci con le tasche altrui!)
Con questo voglio dire che il primo passo per liberarci dall'orrido compromesso al ribasso è pensare di poter realizzare qualcosa di grande.
Le diatribe ideologiche non ci abbandoneranno mai. Tuttavia possiamo trattarle con maggior pacatezza, mettendo davanti a tutte le cose il senso civico secondo il quale possiamo dirci fieri di essere iblei, siciliani, italiani,europei cittadini del mondo....come tutti gli altri.
Come si fa? Riscoprendo il gusto della conoscenza. La soddisfazione che deriva dal raggiungere qualcosa per cui molti hanno lavorato e sofferto già prima che arrivassimo su questa terra.
Siamo in mezzo al guado ed abbiamo l'opportunità di fare un passo in più dallo stato di scimmia a quello di "super uomo" (per dirla alla Nietzsche).
Ricordiamoci però che nulla è scontato e che la scimmia che sta in noi tenterà sempre di ricondurci a quegli istinti per i quali l'uomo non può dirsi che fondamentalmente bestia.
Emanciparsi talvolta è un dovere. Ci sono energie umiliate ed emarginate. C'è un potere (a prescindere dai colori) che tende a disumanizzare.
Ribelliamoci