Siamo in guerra e nessuno dice niente...
Ho aspettato qualche giorno per vedere se qualcosa scappava fuori dal forum ma pare che il placebo mediatico abbia atterrito pure i forumiani iblei...
Ascoltavo qualche giorno fa una onsiderazione circa il mutamento della percezione che abbiamo dei conflitti in cui siamo coinvolti..
Tutto cominciò nel 1991, quando all'alba della guerra del Golfo, venne spiattellata in TV una sequenza di immagini tale da ATTERRIRE, per l'appunto, i malcapitati cittadini-elettori-fruitori-consumatori-telespettatori (soprattutto direi).
Un distacco favorito da un semplice schermo tale da farci apparire "lontano" l'orrore e la desolazione generati dalla violenza..
Oggi, con la guerra in Libia, si ripete tutto questo, dopo le assuefazioni graduali delle vicende Afghanistan e Iraq...
Ci limitiamo a preoccuparci dell'invasione dei profughi ma pare che nessuno ancora abbia capito che, per noi, ciò deve diventare un'opportunità di professionalizzazione nel settore.
Quello che rimane da fare è pressare le istituzioni europee affinchè cada il muro ipocrita di chi dice: "dobbiamo accogliere gli immigrati" e poi non fa nulla per favorirne una concreta "degna interazione"..
A Lampedusa ci sono persone STIPATE in una maniera indegna. In Libia c'è il caos e Gheddafi delira come il fu (?) Saddam....
Bisogna approntare un piano europeo volto all'interazione degna più che all'integrazione forzata fatta di crocifissi e permessi di soggiorno...
E' necessario investire per tempo se si vuole che la Sicilia divenga terra di specializzazione per un'accoglienza che porti alla valorizzazione del capitale umano lasciatoci in dote dalla nefasta violenza (a cui si devono aggiungere i flussi d'immigrazione che prescindono da qualsiasi evento contingente. Essi sono il frutto di migrazioni aventi cause molteplici)
Un ultima parola su Gheddafi: è l'ennesimo leader malato di potere che ha fatto il bello e cattivo tempo con gli occidentali perchè disponeva del peso contrattuale petrolifero.
E' ora di mutare l'approvvigionamento energetico.
Pluralità delle fonti con sostegno alle fonti rinnovabili.
Con questo potremmo riuscire a virare verso un'immagine (ed una realtà) dell'Italia che sia all'avanguardia con le tecnologie ambientali.
Liberi dal despota energetico di turno: che sia petrolio, gas ed altri combustibli fossili.
Pluralità delle fonti di approvvigionamento. Basta questo, non un lungo, faticoso, costoso ed incerto processo d'industrializzazione nucleare