Il mago italiano degli algoritmi
che è pronto a sfidare Google
«La mia invenzione rivoluzionerà i motori di ricerca». Lunedì presenterà in streaming mondiale la sua ultima invenzione
Massimo Marchiori (Mori/Sestini)
MILANO - Attesa e mistero, profondo. Non solo in Italia ma nei cinque continenti. «Quello che presenterò lunedì non è un semplice motore di ricerca, un semplice miglioramento di Google, ma qualcosa di nuovo, di diverso che con Google finora non si riesce a fare».
ALGORITMI - Difficile non credere a Massimo Marchiori che è stato l'inventore dell'algoritmo sul quale Larry Page fondatore del più celebre dei «motori» ha costruito così la sua fortuna. E lunedì, in streaming mondiale, Marchiori presenterà il suo risultato dal Palazzo del Bo, cuore dell'Università di Padova dove insegna. «Ci sto lavorando da quattro anni», precisa, «da quando ho fondato una piccola società, una start-up battezzata Volunia come il mio nuovo motore». Ma che cosa sarà capace di fare? «Il segreto», risponde sorridendo, «sta nello slogan che ho scelto per lanciarlo, "cerca e incontra"; le due parole racchiudono e spiegano tutti i significati delle nuove capacità che entro cinque anni saranno normali funzioni di tutti i motori di ricerca, da Google a Yahoo».
SVILUPPO - L'idea era coltivata da Marchiori da tempo. Ora, dopo un lungo sviluppo, è diventata uno strumento matematico efficace. Il collaudo, durato molti mesi, lo conferma e quindi non restava che uscire allo scoperto, nel mercato, prima che qualche indiscrezione favorisse concorrenti agguerriti nel cercare nuove possibilità sul web. La storia di come sia arrivato al traguardo sembra una corsa a ostacoli e solo la sua passione di «italiano protagonista in patria» lo ha sostenuto e ha vinto. Cambiando metodo rispetto alla sua prima conquista balenata quando ancora era studente. «Allora il mio algoritmo Hypersearch lo presentai a un congresso», racconta. «Larry Page ne fu affascinato, mi chiese di utilizzarlo e siccome era un lavoro libero senza brevetto lo impiegò nel migliore dei modi». Intanto le idee di Marchiori marciavano oltre.
EMIGRATO - Lavorava al Mit di Boston con Tim Berners-Lee che lo assunse battendo un pugno sul tavolo per non perdere l'occasione di un collaboratore geniale. Ma poi desiderava tornare «per dimostrare che anche nel nostro Paese possiamo raggiungere importanti risultati». E questo lo dice nonostante i rifiuti che lo costrinsero a emigrare in Olanda dove venne assunto prima ancora di laurearsi. Quindi da Boston e da protagonista della ricerca informatica mondiale entrava all'Università di Venezia con uno stipendio di mille euro al mese e tante promesse. «Ma non le mantenevano mai e così dopo sei anni ho concorso a Padova dove ora insegno con duemila euro al mese e tanta soddisfazione». Qui ha concretizzato la nuova idea. Ricevette molte proposte di finanziamento e scelse l'offerta del sardo Mariano Pireddu. Aggiunse la disponibilità di una piccola società di Scandiano, a Reggio Emilia, sconosciuta da noi ma famosa al di fuori dei confini come fabbricante di server e supercomputer, e creò Volunia con sede alla periferia industriale di Padova.
BUROCRAZIA - «Ho sprecato un incalcolabile numero di mesi per le pratiche burocratiche», aggiunge con amarezza. «Quando dovevo collegare i computer, Telecom mi informava che non poteva perché nel condotto non c'era spazio per un altro cavo. Sono stato costretto a installare una parabola e attivare una connessione radio con un fornitore remoto che supplisce ai disservizi delle reti normali. L'Enel ha impiegato due mesi per allacciare la corrente elettrica senza la quale nulla poteva funzionare. Ora, nonostante tutto, siamo pronti, determinati e convinti che il nuovo motore avrà successo; altrimenti cercheremo altre idee: web è un mondo bellissimo e stimolante». L'elenco dei riconoscimenti a Massimo Marchiori è lungo e illustre. Nel 2004 entrava nella classifica dei cento migliori giovani innovatori mondiali stilata da Technology Review, la rivista del Mit. Aveva 34 anni. I rapporti con il Mit continuano «ma i grandi frutti adesso voglio farli germogliare nella mia terra. E dobbiamo essere orgogliosi».
Giovanni Caprara
twitter@giovannicaprara
da: corriere.it