Da circa un mese ormai vanno avanti gli incontri di “Cittadinanza Consapevole” promossi dall’Acipas (associazione antiracket di Sortino), in collaborazione con le associazioni Tribù, Legambiente, Azione Cattolica, ProLoco Pantalica, Sicilia Antica, nonché sotto l’egida della Commissione Cultura del comune.
Ieri, per tutti i partecipanti, è arrivato il momento della pratica, di andare a toccare con mano cosa vuol dire agire e combattere per il bene della polis. Lo strumento è stato quello del viaggio verso realtà difficili della nostra terra, lungo tappe significative per quella cittadinanza che possa ritenersi consapevole del significato intrinseco della legalità e del suo rapporto con la legittimazione istituzionale ancorchè sociale.
Da Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, gli occhi degli interessati cittadini sortinesi (giovani per la maggior parte) hanno potuto ammirare ed apprezzare l’opera dei ragazzi dell’Associazione “Libera. Nomi e numeri contro le mafie” che, grazie ad uno dei suoi componenti (Davide), ha condotto la carovana nell’hinterland palermitano. Passando per la commozione di Portella della Ginestra fino al senso di onore unito al rispetto per il lavoro dimostrati dai lavoratori della cooperativa sociale “Placido Rizzotto” che opera e produce sopra “scottanti” terre confiscate agli “uomini del disonore” locali del calibro di Brusca (il macellaio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ricordate?). Il Grand Tour si conclude con l’incontro a Partinico con Pino Maniaci di TeleJato, emittente privata a conduzione familiare che si batte da tempo contro una cultura che prima ancora di essere definita mafiosa può dirsi vile e disonorevole. L’incontro risulta entusiasmante per i ragazzi, i quali, rilasciano un’intervista dal sapore forte che i più curiosi potranno scaricare direttamente dal sito web della testata giornalistica (
www.telejato.it).
Volge la sera ed il ritorno a Sortino quasi tocca il giorno successivo. Ma ne è valsa la pena. I ragazzi si sono confrontati non solo su tematiche generali: hanno acquisito maggiore consapevolezza che, di certo, contribuirà a nutrire un’aspettativa di cambiamento su cui pochi tempo fa avrebbero scommesso. Dispiace deludere i detrattori di chi ritiene che il destino della Sicilia sia un fatto privato (o cosa nostra se preferite) ed ineluttabile. Esiste una Sicilia diversa che ha intenzione di cambiare, di mostrare il meglio di sé, non solo a parole.
Antonio Merenda