
I prossimi mesi, a quanto pare, saranno tutto un sfoggiar di colori, soprattutto nero, con qualche sfumatura di rosso.
Allora, avete presente il flipper, il biliardino elettrico, il pinball, ecco, si erge a mito della nostra condizione socio economica. I primi flipper erano semplici, si inseriva la moneta, si lanciavano delle biglie di acciaio, e con le
“alette”, si colpiva la “pallina” mirando a bersagli posti su un piano inclinato coperto da un vetro trasparente”. Poi sono arrivate le versioni più complesse, in cui “
le palle che giravano” erano diventate tante, i bersagli tecnologici e chiaramente la gioia ed il divertimento super.
Ritornando al sensibile, il nero assomiglia al “
Game Over”, cioè al fine partita, mentre il rosso è una sorta di “
Tilt”, del tipo si perde una palla, ma ci sono le altre.
Questa è solo una fase intermedia del gioco, in quanto esistono ancora delle altre palle, ma cominciano a mancare i soldini da inserire nell'apposita fessura.
Ora, per consentire di giocare a tutti, i flipper sono stati manomessi, si giocava senza inserire monetine.
I gestori dei flipper si sono
“fatti i baffi”. Pur togliendo loro il maltolto, riusciamo a mala pena a comprarci una “
testa di lattuga”. Solo contorno, niente primi e secondi piatti. Ma quel surplus irregolare di cui dispongono va comunque tolto, però senza pensare che tanto sia sufficiente a risolvere la situazione. Solo una questione etica, di giustizia sociale, inutile mettersi un
Grillo per la testa.
Da che mondo è mondo, il fine principale che l'uomo si è prefissato è stato quello di ridurre il “
fardello del lavoro”. Ecco, noi abbiamo esagerato. Riassumendo, i nostri “cari” (nel senso che costano assi) gestori di flipper, hanno messo in pratica la massima “
Cu mania non pinia”, molti lavoratori autonomi attraverso alcune scorciatoie, spesso senza rispettare il regolamento, con un lancio iniziale di 9 sono andati direttamente alla vittoria, senza passare dalla cassa, ed infine per molti lavoratori dipendenti il lavoro consiste in quell'immenso sforzo costituito dallo spostare il proprio corpo, durante il mese da casa al luogo del "posto di lavoro", e a fine mese nel luogo del desiderio per eccellenza, la Banca.
Ognuno ha la sua pietra da scagliare, (quelli che credono di non averla possiamo prestargliela), e allora,
“chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdámmoce 'o ppassato...” e rimbocchiamoci le maniche, tutti, e per una volta pensiamo ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli, riprendiamoci la versione base del flipper.
Si impone a tal uopo, una modifica Costituzionale dell'Articolo Primo:
“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro regolare e non sul posto fisso”. paolo.giardina@virgilio.it
A proposito dell'autore: I suoi ultimi articoliI Professionisti dell'Etica ed i Negazionisti Mazzettari. Sull'essere pecora dell'uomo. Cinque tesi dimostrativeCottarellismo all'ItalianaPer loro, alla fine, in qualsiasi caso, siamo pecore, comunqueLe derive di Marco TravaglioPensare senza ringhere Quell'inchino quotidiano alle mafieRimpasto al Comune di Siracusa. L'oru ra zitaLettera aperta all'ex assessore al Comune di Siracusa, Alessio Lo Giudice A proposito di gay pride. I cattoliciL'organo dell'orchestra maschile, in EuropaGrillo e Cinque Stelle incompatibiliIl buono, il brutto ed il cattivo, all'italianaLe veline di Matteo RenziQuel tentativo di conciliare l'inconciliabileLa storia maestra di vita ed
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