Sto cercando qualche opuscolo di realtà di Prorietà Collettiva , da dove si possa capire come quei siti siano riusciti ad arginare " l'ostacolo " Parco , perchè da quello che sono riuscito a capire la realtà verte in questa linea guida :
Il comitato preposto ad attivare la Proprietà Collettiva , si riunisce per decidere come governare l'entità parco , con leggi che non si dissociano troppo da quelle Statali Nazionali , e che abbiano delle deroghe in ambianti antropizzati che permettano il continuo della presenza dell'uomo senza che la stessa porti danni all'ecosistema del parco , cercando la soluzione migliore per far si che l'azienda esistente possa continuare la propria attività agricola , pastorale , silvocolturale.
Ovviamente per fare questo occorre farsi portavoce del popolo che vive il parco , fare in modo che siano le stesse persone che pensano possano avere problemi all'interno ad esternare le problematiche ed infine risolverli con l'apporto di tecnici anchessi facenti parte del tavolo di concertazione.
Non dimentichiamoci che il Parco nasce la dove l'uomo non ha ancora " distrutto " gli ecosistemi e si interviene affinchè questo non avvenga , è difatto una sorta di prevenzione e cura , dove l'intervento umano serve solo a ripristinare alcuni danni fatti e dall'uomo e dalle evoluzioni , speciazioni animali e vegetali , estinzioni animali e vegetali , riportando lo stato alla sua natura originale , salvaguardandolo da danneggiatori e curarlo.
Come si può far convivere l'uomo che cerca di ammodernizzare la propria azienda costruendo mobili ed immobili che possono comprometere l'equilibrio del parco ?
Sta in questa direzione la costruzione della proprietà collettiva , un sistema binario di convivenza con la natura , sfruttando al minimo la natura stessa e dando il massimo nel senso del rispetto e salvaguardia , se le due linee non possono viaggiare in maniera rettilinea , non credo si possa mai raggiungere un equilibrio e di conseguenza la nascita del Parco.
Salvatore Pepe