Seppure in ritardo voglio dare un mio ultimo contributo anche perché personalmente sono tentato di arrendermi e gettare la spugna.
Non voglio dire di avere cambiato idea. Tutt’altro. E’ solo che non ce la faccio a sostenere il ritmo delle risposte e contro risposte: purtroppo non ho molto tempo a disposizione. Pur reputando il forum un incredibile mezzo di comunicazione e conoscenza , questo rimane, per me, un mezzo virtuale e poco adatto al mio personale modello di scambio delle opinioni che è, e rimane, quello “de visu”.
Invidio al dott. Guzzardi, e ad altri, il tempo libero che hanno per mettersi a rovistare in mezzo alle pieghe di internet per scovare argomenti a sostegno delle loro tesi, e bisogna riconoscere, che mettono a disposizione quanto riescono a trovare, per supportare ciò in cui credono: e questo va da sè che è un merito.
Purtroppo il lavoro di tutti è viziato da un problema di fondo: ci si è apertamente schierati da una parte o dall’altra, e come un avvocato difensore, pur consapevole che l’imputato è colpevole, si espongono le proprie argomentazioni in modo da impressionare la corte a vantaggio esclusivo del proprio cliente. Ma del resto anche il pubblico ministero fa la stessa cosa: fa di tutto per far condannare l’imputato.
Ora, anche se qui, e mi si scusi la metafora, fortunatamente, non ci troviamo in un’aula di tribunale, ci ritroviamo due schieramenti opposti l’un contro l’altro armato e, forse, siamo caduti, tutti quanti, nel tranello psicologico che per difendere le nostre tesi, non ci importa più, o forse l’abbiamo dimenticato, di cosa stiamo parlando.
Io personalmente vorrei ricordarmelo di cosa stiamo parlando e l’argomento è il nostro territorio con il suo futuro, su cui pende, come una spada di Damocle, questo macigno chiamato parco. Non voglio tornare indietro a rovistare argomenti già trattati e ampiamente dibattuti. Voglio solo ribadire che il mio NO non è una presa di posizione ideologica o per partito preso, (anche perché spesso, io stesso, me la faccio la domanda: ma chi sa se il parco, alla fine, non sarebbe utile per il nostro territorio?) e la risposta sta sempre nella domanda stessa. Ma se fossimo così sicuri dei benefici che apporta il parco che bisogno ci sarebbe di discutere? Non sarebbe il caso di scendere in piazza e chiedere l’immediata istituzione e attuazione del parco stesso? E forse il dott. Guzzardi di botto dirà: facciamolo.
A questo punto credo che valga la pena anche per una maggiore consapevolezza, e persino come strumento di prevenzione contro i rischi oggettivi insiti nella realizzazione del parco, ampliare il raggio del confronto attraverso un qualche strumento in cui le opposte fazioni facciano sentire la loro voce.
Chi si oppone al parco è gente preoccupata. Preoccupata del cambiamento, delle incertezze legate alle zonizzazioni e al regolamento. Preoccupata della possibile perdita di consolidate pratiche economiche. Preoccupata per la perdita di valore del proprio fondo o terreno. A poco valgono le rassicurazioni circa la bontà dei fini, le prospettive legate alle opportunità insite nel parco stesso. E non si tratta di preoccupazioni da ignoranti o da persone che si ostinano a volere pensare in maniera retrograda. Io, personalmente, e probabilmente sarà un limite, parto dal presupposto che se mi si propone una cosa che non ho chiesto la rifiuto, a maggior ragione se mi viene imposta e specialmente se non è del tutto chiaro lo sviluppo successivo all’accettazione. E come me non ci sono solo agricoltori, ma ci sono artigiani, professionisti e cittadini che vedono nel parco qualcosa che non è perfettamente chiaro, dagli sviluppi imprevedibili in ogni caso lenti e lontani da venire, infine qualcosa che è stata imposta senza che nessuno ne abbia mai fatto richiesta. E mi sembra comprensibile per chiunque la riluttanza verso qualcosa che dovrà essere vissuta sulla propria pelle.
Perché veda dott. Guzzardi, un conto è fare da se stessi una qualunque cosa, sapendo cosa significa farla sotto tutti i punti di vista (economici, di impegno personale, dei rischi) un altro conto è dire a qualcuno di farla anche solo con dei semplici consigli. In questi giorni mi sono trovato in una azienda agricola che doveva fare il raccolto di quanto seminato l’autunno scorso e dove una certa partita di terreno era stata seminata con metodo biologico. L’agricoltore mi faceva vedere che non c’era quasi nulla da raccogliere: tutto il terreno invaso da piante infestanti che avevano rovinato quanto si sarebbe dovuto raccogliere, con l’ulteriore aggravio di dovere pulire adesso il terreno per prepararlo alla prossima annata. Ora, vero è, che tutte quelle porcherie che si buttano nel terreno fanno male alla salute di tutti (uomo e natura) ma è pur vero che se quell’agricoltore deve trarre qualche frutto dalla sua terra, biologicamente, raccoglie ben poco e a nulla potranno servire le allettanti prospettive di vendere il prodotto in maniera più conveniente: i costi sono esagerati e la riuscita dell’impresa incerta (come in questo caso dove alla fine si sono solo buttati soldi).
Noto pure che gli appassionati del parco è tutta gente idealista che vive il territorio in maniera domenicale, per passatempo, da innamorati del territorio (e questa non è una pecca, anzi). Ma noto pure che gran parte di quelli che si oppongono, o che sono titubanti è gente che vive nel territorio, da esso trae sostentamento e fa economia, insomma è gente sposata con il territorio. Tanto per essere più espliciti: ma si vuole mettere sullo stesso livello l’ansia di un agricoltore di fronte a questi problemi con l’entusiasmo di chi il parco lo vuole?
Ecco perché l’argomento del parco è viziato alla base: perchè si pretende, che altri dovrebbero fare cose che chi li propone solitamente non fa. In tutte le discussioni, riunioni, conferenze, dibattiti cui ho partecipato, non ho mai visto agricoltori, o gente che vive anche indirettamente dell’economia del territorio, schierati per il sì al parco, al massimo ho visto gente titubante e alquanto dubbiosa. Come mai? Incapacità di vedere oltre certi orizzonti? Semplice ignoranza? Non credo.