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La critica liberale a Berlusconi, editoriale di Ernesto Galli Della Loggia
SC:
Mi succede di rado di essere così d'accordo con una posizione, ma Galli Della Loggia è uno di quelle rare persone che riescono ad avere il mio pieno appoggio fin quasi alle virgole
ripropongo qui il suo editoriale lucidissimo ed elegante, un critica fine di valore e di merito che stona fra le sguaiate grida di una politica di bassa qualità morale e culturale che purtroppo caratterizza la nostra nazione in tutti gli schieramenti politici
--- Citazione ---La necessità di un colpo d’ala
Parlare di crisi finale di Berlusconi e del berlusconismo è senz’altro azzardato. Niente lascia credere, infatti, che se tra sei mesi ci fossero le elezioni politiche il Cavaliere non riuscirebbe per l’ennesima volta a riportare la vittoria. In un modo quale che sia, ricorrendo alle offerte elettorali più irreali, radunando le forze più diverse, gli uomini (e le donne) più improbabili, ma chi può dire che non ci riuscirebbe?
Se però il futuro appare incerto, il presente invece non lo è per nulla. Dopo due anni alla testa di un’enorme maggioranza parlamentare il governo Berlusconi può vantare, al di là della gestione positiva della crisi economica, un elenco di risultati che dire insoddisfacente è dire poco. Inauguratosi con l’operazione «Napoli pulita» esso si trova oggi davanti ad un’altra capitale del Mezzogiorno, Palermo, coperta di rifiuti, ridotta ad un cumulo d’immondizia, mentre l’uomo del miracolo precedente e dell’emergenza terremoto, Bertolaso, è assediato dalle inchieste giudiziarie.
Il simbolo di un fallimento non potrebbe essere più evidente. Ma c’è ben altro. C’è l’elenco lunghissimo delle promesse non mantenute: elenco che la difficile situazione economica e i grandi successi nella lotta al crimine organizzato non sono certo in grado di compensare. C’è la riforma della giustizia con la separazione delle carriere dei magistrati ancora di là da venire; ci sono le liberalizzazioni (a cominciare da quella degli ordini professionali) di cui non si è vista traccia; c’è il piano casa e delle grandi infrastrutture pubbliche a tutt’oggi sulla carta; la costruzione dei termovalorizzatori, idem.
La promessa semplificazione delle norme e delle procedure amministrative è rimasta in gran parte una promessa; la riforma universitaria ha ancora davanti a sé un iter parlamentare lunghissimo e quanto mai incerto; delle norme sulle intercettazioni meglio non dire; e infine pesa sull’Italia come prima, come sempre, la vergogna della pressione e insieme dell’evasione fiscali più alte del continente.
Una tale inadempienza programmatica è il risultato in buona parte dell’incapacità di leadership da parte del premier. Nel merito dei problemi che non lo riguardano in prima persona Berlusconi, infatti, continua troppo spesso ad apparire incerto, assente, più incline ai colpi di teatro, alle dichiarazioni mirabolanti ma senza seguito, che ad una fattiva operosità d’uomo di governo. In questa situazione lo stesso controllo che egli dovrebbe esercitare sul proprio schieramento è diventato sempre più aleatorio. Benché con modi e scopi diversi Fini, Bossi e Tremonti dimostrano, infatti, di avere ormai guadagnato su di lui una fortissima capacità di condizionamento. Riguardo le cose da fare ne risulta la paralisi o il marasma più contraddittorio.
Anziché governare le decisioni, il presidente del Consiglio sembra galleggiare sul mare senza fine delle diatribe interne al suo schieramento. E nel frattempo dalla cerchia dei fedelissimi, dove pure qualche intelligenza e qualche personalità autonoma esiste, continua a non venire mai alcun discorso d’ordine generale, continua a non venire mai nulla che abbia il tono alto e forte della politica vera. Il silenzio del Pdl che non si riconosce in Fini è impressionante. Ad occupare il proscenio rimangono così, oltre l’eterno conflitto d’interessi del premier, solo i ministri ridicoli (Scajola) o impresentabili (Brancher), il giro degli avidi vegliardi delle Authority, le inutili intolleranze verso gli avversari. Dov’è finita la rivoluzione liberale di cui il Paese ha bisogno?
Ernesto Galli della Loggia
--- Termina citazione ---
tratto da
http://www.corriere.it/editoriali/10_giugno_28/dellaloggia_15c69da0-8273-11df-9406-00144f02aabe.shtml
a.merenda:
Accorgersi solo ora che le locuzioni "Berlusconi" e "liberale" stridono un pò se messe vicine mi pare un pò eccessivo.
Che si aspettava il buon Ernesto (in onore al più famoso "Che" ?) da uno che ha preso il potere per usarlo come grimaldello contro la giustizia. Eh si, sempre la stessa questione...sarà pure un uomo di spettacolo, un venditore ma quando si tratta di processi, implicazioni con poteri oscuri del Belpaese non la da a bere proprio a nessuno (compresi molti suoi elettori credo)
Io penso che il buon Ernesto assomigli tanto a quelle persone che (pare) a te non piacciano proprio....coloro i quali fanno finta di non vedere chi o cosa hanno di fronte.
Il Berlusca non mi pare la massima espressione del pensiero liberale italiano. Credo piuttosto sia, in fondo in fondo, solo un cattocomunista come tanti. Si, anche lui.
Un liberale italiano? Forse Vendola
SC:
antonio a differenza di te leggo e ho anche ascoltato galli della loggia da un bel po di tempo.
affermare che sia uno che si sveglia ora e e abbia fatto finta di non vedere significa semplicemente che non si è mai letto i suoi editoriali sempre molto schietti e lucidi.
dire poi che vendola è un liberale significa poi essere anche a digiuno di categorie politiche e sociali.
oltre che non aver letto con la dovuta attenzione questo editoriale
ti risulta che vendola sia favorevole ai termovalorizzatori?
ti risulta che vendola sia per l'abolizione degli ordini professionali?
ti risulta che vendola sia per la separazione delle carriere dei giudici?
ti risulta che vendola sia per le grandi opere?
a me no
e se leggi l'editoriale sono critiche che Della Loggia fa a Berlusconi per non averle attuati.
ma è chiaro che questo non significa che Vendola le avrebbe fatte perchè non fanno manco parte del suo programma politico ossia Vendola NON LE VUOLE, legittimamente nelle sua posizione politica.
sicuramente per un liberale italiano che voglia le cose sopraindicate non può votare vendola per ottenerle,
e attribuirgli l'etichetta di Liberale è prima di tutto un offesa a quello che lui rappresenta legittimamente oltre che denotare scarsa padronanza del termine nel contesto italiano.
a.merenda:
mica essere liberali vuol dire necessariamente essere a favore dei punti da te elencati.
Ti do ragione, piuttosto, sul "contestualizzare" il termine.
Quindi dovremmo chiederci quale sia in Italia la concezione politica di "liberalità"..
Ti rammento il fatto che il termine è ricondotto usualmente alla destra solo per questioni di sintesi (o di comodo se preferisci). Essere liberali (o addirittura liberalisti) vuol dire tanto altro....non di certo separazione delle carriere dei giudici e termovalorizzatori.
Forse tu confondi il liberalismo con il liberismo. Stessa radice, è vero, ma il secondo è un approccio strettamente economicistico e siccome ritengo che la vita reale non può essere analizzata solo con la lente degli indicatori economici ti dico che Vendola è un liberale se paragonato a Berlusconi (che è un autoritario)
Altro discorso invece per i cattocomunisti (altro nome della socialdemocrazia italiana) i quali, sempre a mio modesto parere, celano dietro grandi parole (democrazia e sociale) un approccio gerarchico rispetto all'organizzazione dello stato (quindi alla collocazione territoriale del potere decisionale)
Ecco come la vedo
SC:
--- Citazione da: Tito - 16:14:31 pm, 29 Giugno 2010 ---mica essere liberali vuol dire necessariamente essere a favore dei punti da te elencati.
--- Termina citazione ---
senti stiamo parlando di galli della loggia del suo punto di vista che viene definito "liberale" non da me ma da gente molto + autorevole di me e lui stesso si riconosce in questa definizione ideologica e filosofica della concezione di stato.
se poi "poi come la vedi tu" significa la persona che ti sta simpatica è liberale, quindi vendola lo è, allora può essere tutto.
altrimenti ti prego di elencare quei principi di organizzazione dello stato, della società e del mercato su cui Nichi Vendola può essere considerato un liberale con un fondamento nel liberalismo classico che ti ricordo parte da Adam Smith.
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