Autore: Franco Nero Topic: nuove idee: la politica e la cosa pubblica  (Letto 2786 volte)

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Offline Franco Nero

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nuove idee: la politica e la cosa pubblica
« il: 16:05:20 pm, 15 Ottobre 2010 »
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  •            Riflessioni sul modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica

    Amministrare presuppone una capacità speciale: riuscire a far di conto e nei limiti del possibile far si che questa attività di natura aritmetica produca dei vantaggi oggettivamente osservabili. Da questa osservazione si può dedurre un giudizio di merito che permette di discernere tra la buona e la cattiva amministrazione. È infatti nella natura dell’amministrare l’implicito aggettivarsi in positivo o in negativo: una amministrazione che perde beni e risorse è una cattiva amministrazione; un’altra che viceversa li aumenta, o ne aumenta il valore è una amministrazione virtuosa.
    L’amministrazione è però una categoria che raggruppa diverse fattispecie di applicabilità; qui interessa distinguere due tipi di amministrazione: l’amministrazione privata dei beni personali e l’amministrazione politica dei beni pubblici.
    Mentre il primo tipo di amministrazione non contempla alcun vincolo e risponde unicamente al libero arbitrio del possessore/amministratore, il secondo tipo ha invece un vincolo originale: la non proprietà dei beni e delle risorse, ma in luogo di questa, solamente una delega concessa da un soggetto collettivo quale il corpo sociale, in nome di un soggetto impersonale quale lo Stato. Nei contesti democratici questo complesso rapporto viene regolato dallo strumento elettivo a suffragio universale, che normalmente assegna il ruolo di governo e di opposizione ai vari gruppi politici che si esprimono nel corpo sociale e in esso svolgono il loro sviluppo dialettico.
    Al di sopra di ogni amministratore chiamato a governare la cosa pubblica, vi è sempre la tutela degli interessi pubblici e quindi un preservarli dal rischio di una amministrazione privatistica.
    Chiaramente è più facile mantenere certe distinzioni nei contesti nei quali la cultura democratica è consolidata e dove il primo strumento di controllo è il grado di cittadinanza attiva, dedotto che dove si registra più partecipazione è più forte la garanzia del bene pubblico.

    Tuttavia sono i dati di fatto a sostanziare le teorie e più di ogni altro dato, qui interessa porre l’attenzione sullo sviluppo economico, in concreto considerato come l’indicatore principale per valutare la validità paradigmatica propria di una qualsiasi amministrazione politica. Sono i corpi sociali nella loro complessità ed estensione, attraverso il processo dialettico e la sintesi dei loro bisogni a determinare i caratteri dello sviluppo complessivo. In base al grado di elaborazione pragmatica dei propri bisogni e quindi in conseguenza dei metodi politici per soddisfarli i corpi sociali si possono distinguere in identità articolate, capaci di mettersi in sinergia, oppure in entità eterogenee, incapaci di promuovere sviluppo di carattere generale.
    Schema dicotomico:
                                                      corpi sociali
    Identità articolata                                                entità eterogenea non org.
    Amministr.politica beni pubbl.                              amm. Privatistica beni pubbl.
    Alta elab.pragmatica dei bisogni                       bassa elaborazione bisogni gen.


    Tutti i corpi sociali sono fondati su sistemi di regole; sono infatti proprio le regole a fondare la categoria concettuale del “sociale”. In assenza di un sistema di regole (condivise o meno) non vi sono i presupposti per definire un insieme di individui un entità sociale; può infatti essere concepita una società senza regole? È dunque fortemente simbolico che sia il corpo sociale, attraverso la sua migliore articolazione a promuovere la validità delle proprie regole.

    Da questa visuale  assume centralità la questione del ruolo dei gruppi politici che si esprimono in un corpo sociale, intendendo cioè tutti quei gruppi che organizzandosi assolvono una funzione di rappresentanza politica, assumendo in essa le salienti responsabilità dell’amministrazione o del controllo sui beni e le risorse pubbliche.

    Appare dunque inevitabile considerare necessario, dentro un sistema di relazioni organizzato, un processo di formalizzazione delle regole, che si esprime attraverso una sua sostanziale condivisione e  in una sua ufficiale introiezione.
    La formalità delle regole ha una peculiarità consistente nel contenere e nell’organizzare la dialettica che si sviluppa nel corpo sociale.  Affinché il sistema di regole sia funzionale all’intero corpo sociale, occorre che un alto grado di congruenza connoti il collegamento/gap tra la dimensione formale delle regole e le consuetudini dialettiche dei gruppi politici. Le consuetudini, infatti, hanno un tratto distintivo che le riconosce come la traduzione empirica della logica formale di un sistema dato di regole, pertanto più alto è il grado di congruenza tra guida formale ed esperienza ermeneutica, nello svolgimento dei processi dialettici, più risulta aumentare la possibilità di diffondere e ampliare i fenomeni di benessere sociale.

    Si inserisce a questo punto la questione della “discrezionalità”, cioè di quel atteggiamento valutativo, dettato dal bagaglio di priorità culturali, valoriali e pragmatiche, proprie dei diversi gruppi politici. In ultima istanza, l’esito di una particolare amministrazione pubblica dipende da quali e quanti siano gli elementi culturali, valoriali e pragmatici che entrano in sinergia dialettica e che nel loro esito politicamente ultimativo danno luogo alle scelte strategiche di ogni amministrazione politica.

    Da differenti bagagli valoriali e culturali prendono le mosse diverse opzioni politiche, ma anche differenze legate all’elaborazione dei bisogni complessivi. A questa naturale difformità, va aggiunto il differenziale discriminante legato al grado di preparazione tecnica ed intellettuale dei gruppi politici che delineano  natura e missione specifica dell’amministrazione.

    Il tema di fondo è quindi di carattere storico e riguarda il massimale d’interpretazione dei bisogni sociali presente nei gruppi politici di un dato corpo sociale, e non meno importante il loro essere o non essere congruenti nell’ interfaccia regole formali/ consuetudini discrezionali.   

    Offline Francesco Di Mauro

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    Re:nuove idee: la politica e la cosa pubblica
    « Risposta #1 il: 09:49:10 am, 16 Ottobre 2010 »
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  • Grazie Cesare, ci faremo un trattato per gli studenti di filosofia politica.
    E scusa per amministrare Sortino qual'era l'idea?
    Maledetto il fatto che uno, da fotografo, non li capisce i "politici" d'oggi......solo di fotografia capisco un pò, scusami

    Offline Franco Nero

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    Re:nuove idee: la politica e la cosa pubblica
    « Risposta #2 il: 12:43:56 pm, 16 Ottobre 2010 »
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  • ..w la filosofia...

     

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