Molti cittadini sortinesi si chiedono chi sarà il nuovo sindaco, se circolano nomi; se ci saranno vere novità o se agirà la forza di reflusso su figure “ di garanzia”, affidabili per curriculum; se l’ex sindaco sfiderà i defenestratori; se l’ex ex tenterà di felicitare i molti rimpianti che si è trascinato dietro durante la sua uscita di scena ; se gli aspiranti storici, storicamente candidati e battuti, ma anche non candidati e imbattuti avranno l’ardire di rischiare la faccia per divenire “sindaco”.
I nomi si sprecano, ma nessuno ha il coraggio di dirli ad alta voce poiché evidentemente la scenografia e il copione non sono ancora pronti,..tuttavia il ruolo di protagonista e la miglior parte in commedia sono li, che attendono i contendenti.
Io approfitto della strategia del silenzio e provo a giocare un gioco di puro esercizio, attraverso il decriptaggio di questo silenzio ufficiale, senza per questo aver altro scopo che il diletto costruttivo.
Girano (ad arte?) molti nomi, i più disparati: De Luca, Giaccotto (nuccio), Orazio Mezzio, Nello Bongiovanni, Dionisio Mollica, Carmelo Spataro, Vincenzo Parlato, Enza Ciaffaglione, un epigone qualunque di Paolo Mezzio, Enzo Buccheri, Silvana Pispisa, Elio Menta.. ma persino altri, taluni davvero indegni e innominabili.
Insomma, il toto-sindaco è nutrito, la scelta è vasta, per diversi gusti e palati. La questione del candidato certo è importante, ma gli incastri della politica non si esauriscono con un nome, anzi,..c’è da pensare che lo scoglio più importante sia rappresentato dalle aggregazioni che devono sostenere gli eventuali candidati e qui si deve necessariamente tirare in ballo la legge elettorale, che nel nostro comune è di tipo maggioritario a turno unico.
Questa legge se da un lato ha il pregio di far eleggere direttamente ai cittadini il sindaco, dall’altro pone seri problemi che ad un tempo riguardano efficacia amministrativa, proposizione coerente degli schieramenti tradizionali, grado di rappresentatività democratica.
Se pensiamo infatti a dare alla città “efficacia amministrativa”, essa si raggiunge attraverso una comunione d’intenti solida e sperimentata, propria dei piccoli gruppi, il che contrasta palesemente con l’idea delle grandi aggregazioni.
Se pensiamo di promuovere a livello cittadino due o tre schieramenti che ricalchino il centro-destra, il centro ed il centro-sinistra, ci scontriamo con l’incompatibilità e le divisioni storiche che attraversano il campo cittadino e impediscono allo stato il coltivarsi di uno scenario simile.
Se poi riflettiamo sul grado di rappresentatività democratica, dobbiamo accettare una evidenza: è possibile avere una compagine che garantisca “efficacia amministrativa” e che sia pure “politicamente” abbastanza coerente con gli schemi tradizionali che si ripropongono a livello nazionale, ma al prezzo di un basso grado di rappresentatività elettorale.
È possibile infatti che il panorama politico cittadino si possa frantumare e dar vita a più di tre liste con opzioni dissimili, che vadano incontro a tutti i gusti e gli appetiti, con il risultato di frammentare il voto e dunque con la probabilità di eleggere un sindaco anche con un migliaio di voti e 15 consiglieri eletti anche con 90 voti cadauno, ipotesi che non consentirebbe comunque un cammino semplice, ma irto di pressioni oppositive e ostacoli quotidiani di ogni tipo.
Certo, queste sono e vogliono essere ESCLUSIVAMENTE alcune (di tante che possono aiutare) suggestioni, proiezioni riflessive sull’importanza e la rilevanza degli strumenti della cosiddetta “ democrazia rappresentativa”, non sono certo previsioni o profezie, d’altronde chi doveva e poteva dirlo che Lombardo(eletto con un tipo diverso di legge elettorale) avrebbe avuto la forza, il coraggio, la spregiudicatezza, la sfacciataggine di buttare a mare il PDL e caricare sulla sua barca, senza alcuna vergogna questo pd siciliano, disperato e traditore.
Fatevi sentire, spero che sul forum si possa aprire un dibattito.

Il vostro Franco Nero