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Rivoluzione o strumentalizzazione della disperazione?
a.merenda:
Crisi, dalla Sicilia parte la protesta
del movimento dei forconi Cinque giorni di mobilitazione. Tir e trattori fermi sulle strade dell'isola. Una settimana di mobilitazione del movimento, alleati con i trasportatori. Per la terra che non produce reddito ma solo debitoIl movimento dei forconi Gli “indignati” di Sicilia hanno rispolverato un’icona di chi lavora la terra: il forcone. In Trinacria è diventato il simbolo di un movimento di agricoltori che vuol far sentire la propria voce. Quelli dei forconi sono assolutamente determinati. Perché non hanno più nulla da perdere. Le loro aziende agricole sono in default. Quello che producono non genera più profitto, è solo un costo. Arance e pomodori, grano e zucchine non hanno più valore. I prezzi al mercato ortofrutticolo sono alterati dalla globalizzazione, dalla grande distribuzione, da prodotti importati spacciati per locali. Un chilo di limoni ormai si vende a meno di 30 centesimi di euro. Trasportarlo su un tir che va al Nord costa più del doppio.
L’economia agricola, che nell’isola coinvolge un milione di persone, è al tracollo. La domanda dei “forconi” è semplice: che succede se in Sicilia l’agricoltura si ferma? Se la rabbia degli agricoltori si unisce a quella dei trasportatori? L’alleanza tra i forconi, i trattori e i tir forse stavolta farà la differenza. Gli autotrasportatori dell’Aias hanno aderito alla protesta e si fermeranno. La scommessa è quella di riuscire a trasformarsi in “una forza d’urto”. Cinque giorni di mobilitazione a partire da domani, lunedì 16 gennaio. In strada agricoltori, pastori, autotrasportatori, commercianti, pescatori, commercianti. Tutti insieme per chiedere la defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica, l’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo per risolvere la crisi dell’agricoltura e il blocco delle procedure esecutive della Serit, l’agenzia siciliana di riscossione dei tributi.
“Occuperemo luoghi strategici e simbolici in tutta la regione: snodi autostradali, porti, raffinerie, aeroporti, banche e sedi della Serit”, annuncia Mariano Ferro, 52 anni, che ha smesso di coltivare ortaggi in serra ed è uno dei leader della protesta dei forconi. “Vogliamo scrivere una pagina nella storia della Sicilia. Siamo stanchi di false promesse. Della politica che non dà risposte. Vogliamo che la gente torni a manifestare la sua indignazione e la sua voglia di cambiamento. E che il governo di Palermo ci ascolti”. Ferro è di Avola, fino a qualche anno fa uno dei centri agricoli più ricchi della provincia di Siracusa. Per chi ha memoria anche luogo di una pagina triste, passata alla storia come i “fatti di Avola”: era il 2 dicembre del ’68, la polizia sparò su un blocco stradale di braccianti agricoli in sciopero, 48 feriti e due morti.
di Renata Storaci
da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/15/crisi-dalla-sicilia-parte-protestadel-movimento-forconi/184027/
http://www.avolablog.it/2012/01/mariano-ferro-spiega-cosa-accadra-il-16-gennaio-2012.html
a.merenda:
Sicilia, Forza d’urto e Forconi. Per saperne di più
19 gennaio 2012
Stella Spinelli
La Sicilia, da lunedì, è teatro di uno dei più grandi movimenti di protesta italiani dallo scoppio della crisi. La regione è paralizzata da blocchi stradali e manifestazioni, tesi a isolarla. Il vertice a Palermo non sblocca la situazione. Lombardo: “Ho chiesto un confronto con Monti. Rimuovere gli sbarramenti? Non c’è pieno controllo del movimento, ma niente atti di forza”. Richichi (Aias): “Andare a Roma? Non abbiamo i soldi per i biglietti”. Isola nel caos: supermercati semivuoti, code chilometriche nei pochissimi distributori di benzina ancora aperti. Venti presìdi nel Catanese, Paternò inespugnabile. Oltre cento camion fermi agli imbarcaderi in Calabria, sotto assedio il petrolchimico di Gela. Da dove viene e dove porterà questa rivolta ce lo spiega Umberto Santino, colui che ha fondato e che dirige il Centro siciliano di documentazione ” Giuseppe Impastato” di Palermo.
Qualcuno parla di “Vespri del nuovo millennio”, qualcun altro richiama i Fasci siciliani; stando con i piedi per terra siamo di fronte a un movimento di protesta contro gli effetti di una crisi che le misure adottate dal governo Monti e le altre impreparazioni invece di alleviare contribuiranno ad aggravare. Ci sono dentro autotrasportatori, agricoltori, allevatori, pescatori, piccoli imprenditori marittimi, commercianti. La parola d’ordine è la cacciata della classe politica attuale, tutta, senza distinzioni, e gli obiettivi vanno dalla defiscalizzazione dei carburanti, all’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano che dispone che le imposte sulle imprese che hanno sede in Sicilia restino nell’isola. I manifestanti hanno alzato il cartello “Forza d’urto” e accanto ad essi ci sono i “Forconi”, dalla loro intesa si dice che potrebbe nascere un altro partito o quanto meno una lista per le prossime elezioni. Viene indicato come capo un personaggio che proviene dai socialisti, poi è passato nelle fila del Movimento autonomistico di Lombardo, che adesso viene bollato come “traditore” delle aspettative perché non ha defiscalizzato la benzina. Lo scorso dicembre ha partecipato al congresso nazionale dei neofascisti di Forza nuova, ma dice che lo ha fatto solo come esperto di agricoltura. A Palermo accanto ai manifestanti sono scesi i giovani del centro sociale “Anomalia” che dicono di condividere lo “spirito antiglobalizzazione” della protesta. Il disagio è reale, i problemi ci sono, ma mi pare una riproposizione del ribellismo, con forti stigmi del passato. Non amo parlare di antipolitica per ogni espressione che non si riconosca nelle forme tradizionali della politica, in sindacati e partiti soggetti a una crisi sempre più grave, però non vedo segni di un modo nuovo di fare politica. Mi sembra un populismo con incrostazioni di tipo leghistico, che in Sicilia si radicano nell’antico copione separatistico.
Qualcuno sta insinuando che dietro il Movimento dei Forconi e in generale dietro alla cordata Forza D’Urto ci siano esponenti dell’estrema destra, che offuscano il quadro. Cosa ne pensa? E’ un tentativo di strumentalizzazione che non inficia il grande significato della rivolta o c’è di più?
Il quadro è già confuso e contraddittorio di per sé. Ma questo pone un problema di fondo. Mancano soggetti organizzati che siano in grado di incanalare e rappresentare interessi travolti o fortemente attaccati dalla crisi. E questo è un problema che va oltre quello che sta accadendo in Sicilia. Sindacati e partiti di sinistra sono nati e si sono sviluppati quando c’era una grossa presenza contadina nel Mezzogiorno e una forte classe operaia nelle grandi fabbriche. I contadini sono spariti già negli anni ’50, dopo una lunga stagione di lotte cominciata con i Fasci siciliani e conclusasi nel sangue e nell’emigrazione, le grandi fabbriche sono in gran parte smantellate. Per limitarci alla Sicilia, a Termini Imerese la Fiat ha chiuso i battenti e con il nuovo imprenditore le prospettive non sono rosee. Il Cantiere navale di Palermo è in crisi permanente. Anche gli impianti petrolchimici hanno un destino segnato. Oggi bisognerebbe organizzare disoccupati e precari, gli emarginati dai processi di globalizzazione, e bisognerebbe sperimentare forme adeguate per raccogliere una realtà frammentata e contraddittoria, omologata dalla marginalizzazione. In mancanza di questo progetto le spinte prodotte da una crisi di cui non si vede la soluzione non possono che seguire le piste del ribellismo, facilmente strumentalizzabile da chi la spara più grossa. Tra questi negli ultimi tempi c’è stato Lombardo, successore di Cuffaro, che ha creduto bene di rispolverare vecchie aspirazioni separatiste e ha ricostruito quel che rimane dei vecchi reticoli clientelari.
Qual è il ruolo e quali le colpe e le mancanze della politica e delle organizzazioni professionali?
Più che una mancanza c’è un vuoto. Le organizzazioni professionali non sono in grado di assolvere a un ruolo che con la crisi e la scarsità di risorse è diventato sempre più difficile sostenere. La protesta si sviluppa perché l’associazionismo tradizionale non basta ad attutire gli effetti della crisi, incanalando il disagio verso sbocchi praticabili. Si crede di trovare una nuova strada nella rivolta, ma non so quanto potrà durare. Sbaglio o si è alla ricerca di qualche nuovo protettore?
La mafia, in questo contesto, dove si colloca?
In passato la mafia ha cavalcato, o ha tentato di farlo, i movimenti di protesta popolare. Lo ha fatto al tempo del separatismo, ha tentato di farlo con il movimento contadino, ma le hanno sbarrato la strada sindacati e partiti. Molti dirigenti e militanti delle lotte contadine sono caduti proprio perché si opponevano al loro ingresso. Ma era una mafia attestata a difesa degli interessi legati all’agricoltura. Nei decenni successivi la mafia ha trovato nuovi terreni per la sua attività, per qualche tempo è stata tentata dalla possibilità di costruire un leghismo isolano, ma poi ha capito che trovava di meglio schierandosi con Berlusconi. Non è da escludere che possa interessarsi a quel che sta accadendo, per il suo radicamento sul territorio, che rimane un dato costitutivo del fenomeno mafioso, ma i suoi interessi ormai sono giocati su piani che vanno oltre l’orizzonte locale.
Da: http://www.eilmensile.it/2012/01/19/sicilia-forza-durto-e-forconi-per-saperne-di-piu/
a.merenda:
la voce di Libera
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=16515
Sicilia, dentro il movimento dei Forconi
Da 72 ore l'isola bloccata dalle proteste di autotrasportatori, agricoltori, pescatori e cittadini
Movimento dei "Forconi"
Continua da oltre 72 ore il blocco della Sicilia organizzato dal movimento “Forza d'Urto” per assestare un segnale forte contro la classe politica, contro il caro carburante e per dare voce, ancora una volta, alla crisi che sta mettendo in ginocchio l'isola. Presidi sparsi tra le nove province con una forte presenza di autotrasportatori, agricoltori, pescatori e cittadini vari. A subire i disagi specie gli automobilisti costretti a subire code chilometriche nei punti nevralgici della rete stradale siciliana. Benzina esaurita quasi ovunque, i generi di prima necessità scarseggiano già in molte città. Una protesta sicuramente sentita, ma su cui sembrano piombare ombre e sospetti.
Numerose segnalazioni di minacce dei presidianti ai danni degli autotraportatori “colpevoli” di non volersi fermare, sono centinaia (se non migliaia) i lavoratori costretti, per questa ragione, a sospendere il proprio lavoro. Eppure il movimento, nell'organizzazione della protesta, faceva riferimento solamente a dei fermi volontari. La stessa sorte è toccata ai commercianti di diverse località dell'isola la cui adesione alle agitazioni è stata coatta, pena vetrine rotte. Sospetti anche sulle infiltrazioni politiche all'interno di “Forza d'Urto”. E’ confermata da più parti la presenza di uomini di Forza Nuova all’interno del movimento, così come è verificabile da chiunque la “vicinanza” ai “Forconi” tramite dichiarazioni apparse in giro per la rete. Queste le parole di Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova:
“La Rivolta in atto in Sicilia si allargherà ben presto a tutte le regioni del Sud Italia per divenire un fatto nazionale. O si sta dalla parte di Monti , della BCE, e della schiavitù bancaria o si sta dalla parte delle categorie, del popolo che non ce la fa più e che non vuole perdere la propria dignità. Inoltre, e’ necessario che venga attuato subito l’art 40 dello Statuto siciliano che prevede che il Banco di Sicilia emetta denaro unilateralmente per fronteggiare il crollo sociale in atto. Questa misura statutaria, oltre che la riduzione della benzina a 70 centesimi, e’ la mina sociale che Forza Nuova, a fianco di agricoltori e autotrasportatori, intende fare esplodere”
La stessa Forza Nuova, con una sua delegazione, ha sfilato nello scorso Dicembre alla testa di un corteo indetto dai “Forconi” a Catania.
E’ praticamente un dato di fatto che il movimento neofascista partecipi alle attività dei “Forconi” e di Forza d’Urto. E pare che uomini di Forza Nuova siano proprio tra gli organizzatori dei “moti siciliani”, dunque non solo una vicinanza formale. Nei presìdi è tangibile lo spirito di avversione a Lombardo. Si leva alta l’accusa di tradimento nei confronti del Presidente della Regione. “Ha raggirato i siciliani!”: il grido giunge proprio da soggetti che hanno indubbiamente sostenuto e portato al potere l’attuale Assemblea Regionale.
A capo dei "Forconi" troviamo Mariano Ferro, diventato il volto simbolo della protesta. Ferro vanta un passato, neppure troppo lontano, in Mpa. Nello scorso Giugno, da invitato, ha partecipato all'assemblea regionale dell'Mpa presso il Palaghiaccio di Catania. Ha esposto lì, davanti alla platea di delegati del partito autonomista, la sua richiesta di "concretezza" nei confronti di Raffaele Lombardo. E poi c’è Salvatore Bella, presidente dell’Associazione Italiana Autotrasportatori, confluita in “Forza d’Urto”. Un passato in Forza Italia, poi le varie liste civiche e infine la candidatura alle amministrative di Campobello di Licata proprio nelle file dell’MPA.
L’onorevole Pippo Gennuso, uomo di Lombardo, è stato visto girare tra i negozi di Rosolini chiedendo, in maniera più o meno gentile, di chiudere le saracinesche per aderire alla protesta. Lo stesso Gennuso, ripreso dalla telecamere di Canale 8, ha assunto le vesti di “capopopolo” improvvisando un comizio presso uno dei punti della protesta. Ma i politici non dovevano essere “cacciati a calci in culo”? (Riportiamo fedelmente il trattamento indicato da Mariano Ferro in caso di “infiltrazioni”). Il deputato rosolinese ha dichiarato che, se il governo regionale non ascolterà le ragioni della protesta, si incatenerà sulla linea ferroviaria di Rosolini. Infine, le dichiarazioni che Giuseppe Scarlata, fondatore nisseno del movimento dei Forconi, ha rilasciato a Linikiesta, sono la ciliegina sulla torta: “Se qualche anno fa il nemico numero uno era la mafia, adesso è lo Stato”, dove per Stato egli intende proprio la regione Sicilia. “Noi aspettiamo le decisioni di Lombardo, perché del governo nazionale ce ne infischiamo”, conclude, inneggiando quasi a “un’autonomia” desiderata a mai ottenuta.
C’è anche Grande Sud (di Miccichè) ad aver tenuto comizi, nella giornata di Lunedì, nei luoghi dei presidi. Anche per loro nessun “trattamento Ferro”.
Grande Sud, nel suo blog, ha speso parole di elogio per la protesta mentre Titti Bufardeci, esponente del partito, con le sue dichiarazioni è stato oggetto di una Adnkronos in cui ha dichiarato, nello specifico, di condividere ogni aspetto delle manifestazioni. Tra i leader della rivolta dei “Forconi” troviamo Martino Morsello, assessore a Marsala negli anni ’80 per il Psi. Candidato alle elezioni regionali del 2008 per una lista collegata a Raffaele Lombardo. Dietro di lui una complessa storia legata alla chiusura della sua azienda di prodotti ittici (vi rimandiamo a questa inchiesta di Marsala.it per conoscerla nei dettagli). Morsello il 28 maggio 2011 ha presenziato, in quanto relatore, al convegno organizzato da Forza Nuova di Terni sull’usura bancaria. L’apertura del convegno è stata affidata alla figlia, Antonella. Antonella Morsello è una camerata convinta. Risulterebbe dipendente della stessa sezione di Terni dell’organizzazione neofascista. La sezione le dedica parole di elogio in questo post.
Morsello (padre) ha partecipato altresì al II Congresso nazionale del movimento, nel suo intervento ha dichiarato, qui l’audio (l’intervento di Morsello è selezionabile dalla colonna di destra, alle ore 17:49), che Forza Nuova è l’unico interlocutore politico dei “Forconi”: “Noi non partecipiamo ai convegni degli altri partiti, perchè sono quei partiti messi insieme, in questo momento particolare, pensando di spartirsi, come si dice in Sicilia, il porco, e continuare a dominare la scena politica. Il mio augurio è che con Forza Nuova si possa fare un passo avanti in questo sistema di politica corrotta”. Morsello non si ferma lì e incrocia la strada dei “Responsabili” di Scilipoti, divenendone responsabile nazionale del dipartimento agricoltura. Lo stesso, a Luglio 2011, rilascia a Marsala.it una dichiarazione a favore della finanziaria appena approvata dal governo Berlusconi
Nel “cda” di “Forza d'Urto” troviamo anche l'imprenditore friulano Maurizio Zamparini, uno tra i più ricchi del paese. Il vulcanico presidente del Palermo Calcio, non contento di cacciare allenatori a dismisura, ci riprova con i politici. Ha dato vita al “Movimento per la gente”, un po' la versione italiana degli estremisti e conservatori “Tea Party” americani della pasionaria Sarah Palin (candidata nel 2008 alla vicepresidenza degli Stati Uniti in ticket con Mc Cain). Il movimento zampariniano ha come obiettivo quello di fermare Equitalia che, unitamente alla burocrazia, attanaglia i cittadini. L'imprenditore, già da inizio Gennaio, ha dichiarato il suo endorsement (pare anche economico) alla causa dei “Forconi” di Mariano Ferro, partecipando ad un'affollata conferenza a Palermo.
Nell’agrigentino il “capopopolo” è Salvatore (detto Totò) Petrotto, ex sindaco di Racalmuto. Tre mandati e numerosi cambi di casacca all’attivo: dalla Rete di Leoluca Orlando, fino alla rottura con l’IdV. Poi l’avvicinamento all’MpA e le simpatie per il Partito del Sud di De Santis, leader dei movimenti autonomisti meridionali. Quando è stato eletto sindaco col favore del PD, stava già schiacciando l’occhio ad Angelino Alfano e a Silvio Berlusconi, con tanto di lettera aperta. Durante l’ultimo mandato ha chiesto l’intercessione di Scilipoti per assegnare a Berlusconi il premio “Per una Giustizia Giusta” intitolato a Leonardo Sciascia. Petrotto ha un curriculum di tutto rispetto, da vero “perseguitato” quale afferma di essere (ci ricorda per caso qualcuno?): più di una dozzina di indagini su di lui, da quella per concussione (terminata con la riqualificazione del reato a induzione alla corruzione e la condanna dell’ex sindaco), a quella per droga; fino all’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa, poi archiviata, che lo ha condotto alle dimissioni. Da bravo grillo quale è, lo Scilipoti nostrano ha indirizzato il suo ultimo salto verso la guida dei Forconi agrigentini. A guidare la rivolta iblea, tra gli altri, Geraldo Bertolone, segretario regionale dei Cristiano-Riformisti, l’area cattolica del PDL. Vanta una candidatura con Forza del Sud alle amministrative di Ragusa e la recente adesione al movimento “Territorio”. Ha da poco annunciato il suo sostegno alla candidatura di Mandarà (area PDL) a Santa Croce Camerina. Sostiene i “Forconi”, gli stessi che non vogliono avere nulla a che fare con i politicanti.
Qualcosa non quadra. L’apartiticità della protesta, praticamente giurata agli inizi delle agitazioni, si sta lentamente sgretolando. Peccato che molti dei manifestanti, che in questo freddo Gennaio presidiano le strade siciliane, siano ignari di tutto ciò. In lotta, con il cuore, per il futuro. Ma forse, alle spalle, strumentalizzati.
a.merenda:
un altro punto di vista:
http://pensareliberi.com/2012/01/18/voci-dal-fronte-siciliano-dei-forconi-mentre-i-colletti-bianchi-della-rivoluzione-storcono-il-naso/
Voci dal Fronte Siciliano dei Forconi, mentre i colletti bianchi della rivoluzione storcono il naso
18 gennaio 2012
Continua determinata la protesta siciliana partita ufficialmente il 16 gennaio 2012. Una protesta che solo per chi non ha voluto sentire casca dal cielo. Una protesta ben organizzata e con sorprendente tempismo. Già da settembre del 2011, infatti, il Movimento dei Forconi, così come Forza D’Urto, avevano preso forma operativa e scesi in piazza per manifestare e programmare ciò che oggi stiamo vedendo e commentando.
L’onda d’urto sta colpendo in queste ore anche la Calabria e qualcuno già chiama prontamente all’appello la vicina Basilicata. Solo uno stolto potrebbe ridimensionare il fenomeno, solo TV e giornali ipnotizzati da notizie oramai fatiche, come lo spread, potevano non accorgersi della grande opportunità giornalistica di fare finalmente notizia e vera informazione.
La manifestazione non si ferma a seguito di boicottaggi, semplicemente perché non si può fermare. Il popolo sceso nelle strade non ha modo di “subire” azioni ostacolanti “da scrivania” perché è un popolo in azione!
A noi sembra che questa rivolta offra soltanto due possibilità a tutti noi italiani: appoggiarla o subirla, dove per subire si intende anche soltanto lo stare fermi a guardare, mentre una regione si riappropria dei suoi diritti e della sua dignità e fa capire, con un gesto forte e determinato, che esiste e che è alla base dell’economia di questo Paese e questo non può in nessun modo essere smentito a meno che non si dimostri che i bulloni siano buoni da mangiare… troppo sottile la metafora? Chi ha orecchie per intendere, allora intenda.
In tutto questo scenario non potevano mancare le polemiche e le divisioni così come accadde nell’ormai famoso 15 ottobre romano, ricordate? Non si può dare di questo tutta la colpa alle persone perché in fondo siamo tutti vittime di un sistema che ci ha voluti così sin da piccoli.
Ed è così che ritroviamo una sempre pronta schiera di rivoluzionari benpensanti dal colletto bianco che pretendono una rivolta senza disordini, che fanno l’analisi grammaticale con la “r moscia” sugli eventi siciliani: “Si, ma dietvo c’è fovza nuova?”, senza interrogarsi saggiamente sul vero dato preoccupante che non riguarda i presenti, semmai gli assenti, questi si, assolutamente ingiustificati.
Sono appelli di un popolo, il nostro popolo che chiede letteralmente pane, un popolo che parla di “orgoglio siciliano”, di “identità siciliana” (così come i sardi, ricordiamolo), di tradizioni, di economia locale e non globale, di produzione locale che vuole essere difesa dagli attacchi di un sistema che è molto lontano dalla Terra in tutti i sensi.
Un popolo, dunque, dalla cui veduta si evince un dato che il politically correct non permette di vedere e nemmeno di pensare, ovvero che si tratta di italiani e non di generici abitanti della penisola italica, italiani 100%… se qualcuno ogni tanto si ricordasse che esistono anche loro…
Questi appelli chi li coglie? I colletti bianchi delle ideologie dialettiche che stanno facendo ribaltare nella tomba Che Guevara e che in questo momento hanno come unica attività quella della caccia al fascista senza accennare a un benchè minimo riesame di quelli che sono i veri bisogni popolari e (ri)farli propri?
Attenzione perchè a seguito di questi scollamenti si sono sempre insidiate pericolose minacce sociali!
Qualche sana domanda in più e qualche accusa strumentale in meno sarebbero auspicabili. Stiamo vivendo momenti molto difficili e di peggiori se ne vedono già all’orizzonte.
A noi, lo ribadiamo, sono gli assenti che ci fanno paura e non i “presenti”.
Marco Cutolo
a.merenda:
http://www.ilqualunquista.it/?p=2075
LA REAZIONE DEL MOVIMENTO AI TENTATIVI DI STRUMENTALIZZAZIONE
ANTEPRIMA. Ufficiale, i Morsello fuori dai Forconi. Ferro: “Non li conoscevamo bene”
20 gennaio 2012 | Filed under: PRIMA PAGINA | Posted by: Davide Ferrante
Nelle scorse ore vi abbiamo anticipato le versioni discordanti addotte da due dei promotori del movimento dei Forconi, Mariano Ferro e Martino Morsello. Il primo ha professato la totale estraneità del movimento a qualsiasi schieramento politico e partitico dichiarando stamani a Sky Tg 24: “Denunceremo tutti coloro che stanno dirottando verso Forza Nuova il movimento dei forconi”. Il secondo ai microfoni de Il Qualunquista ha aperto le porte sia a Forza Nuova, sia a ogni movimento intenzionato a rispettare le regole del movimento dei Forconi.
Qualcosa non quadrava nelle due versioni piuttosto difformi dei due leader della rivolta popolare che in queste ore sta paralizzando la Sicilia e nei prossimi giorni prenderà piede in altre regioni. Difatti, come denuncia il Popolo Viola, diversi referenti regionali dei Forconi sono tutti militanti di Forza Nuova.
Per fugare qualsiasi dubbio in merito alla matrice partitica dei Forconi, la famiglia Ferro ha preso ufficialmente le distanze dalla famiglia Morsello.
E’ lo stesso Mariano a comunicarlo sulla sua pagina Facebook in un comunicato firmato da lui e da Giuseppe Scarlata, altro militante del movimento: “Ci dissociamo da Forza Nuova e da qualsiasi forma di fascismo. Sia io (Giuseppe Scarlata, ndr) che Mariano Ferro siamo contro queste ideologie e i soggetti che le mandano avanti. Fino a quando non capiamo da dove viene la strumentalizzazione che ruota attorno al movimento dei forconi, siamo gli unici due a diffondere notizie ufficiali. Le altre consideratele nulle”.
Anche la figlia di Mariano, Anna, sulla sua bacheca di Facebook ha lanciato un appello ai militanti del movimento: “Vi invito tutti a togliere il “mi piace” nella pagina del movimento che adesso è nelle mani di Forza Nuova. Così creeremo una nuova pagina”.
E ancora: “Questa pagina (l’account Facebook del movimento dei Forconi, ndr) è gestita da gente che ha nominato referenti regionali di Forza Nuova nessuno macchierà mai la faccia pulita di questo movimento e se qualcuno ci sta provando riceverà presto una denuncia”.
Anna, inoltre, ha fatto sapere che prenderà le veci del padre nella diffusione di notizie, dal momento che Mariano, comprensibilmente, è impegnato nelle mobilitazioni.
Davide Ferrante
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