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Sortino aderisce alla protesta al 90' minuto
a.merenda:
Si segnalano blocchi da ieri sere presso le uscite di Sortino.
Cercherò di documentare con foto e chiedo agli altri di fare lo stesso.
Della questione ne ho parlato in altri post del forum (Canicattini Bagni e sezione Politica) dove chi vuole può dire la sua sull'argomento e riportare, se possibile, testimonianze dall'interno.
Personalmente a Sortino mi sono trovato a discutere con studenti e qualche operaio. La mia posizione è la seguente: se si intende assestare un colpo al sistema che non si condivide nel 2012 bisogna adottare stretegie che portino a maggiore confronto ed alla discussione dei problemi concreti e non al populismo (che ci ha ridotto così come stiamo oggi)
E' necessario aver il coraggio di dire, per esempio, che in Sicilia non si lavora perchè ci si assoggetta troppo spesso o spacchiusu di turno che ti cerca pizzo e simili. E' necessario dire che il favore del politico è richiesto ed inviso.
Detto questo rimane la grave situazione che stiamo vivendo ed il fatto che la reazione può essere solamente fatta di maggior impegno e partecipazione circa le dinamiche politiche e sociali che interessano la nostra comunità. QUOTIDIANAMENTE
gli anni 60 sono finiti da un pezzo. Oggi la rivoluzione si fa chiedendo la pace sociale (e per farla bisogna togliere dalle palle chi non la vuole perchè vuole comandare lui e lui solamente) in Sicilia. Lo sapeva già Kant quando scrisse "lo spirito del commercio" nel '700
ESEMPIO DI LOTTA RIVOLUZIONARIA BASATA SULLA CONOSCENZA: http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/01/19/news/pirateria_chiuso_megaupload_megavideo-28445149/?ref=HREC1-8
fr4ssetto:
Aggiungo a questo bellissimo post, che sembra si stia andando verso i tempi supplementari. Infatti in un itervista rilasciata al TG2 delle 13.00 il promotore dal movimento ha ventilato la possibilità che i presidi rimangano attivi fino a mercoledi.
Visto che, per far giungere la notizia hai TG nazionali ci sono voluti 4 giorni, e un isola in ginocchio, ma, senza creare nessun incidente, segno questo di grande civiltà ed intelligenza, da parte dei manifestanti, penso, ma è un mio pensiero personale, che forse per raggiungere gli obiettivi servano anche i calci.... di rigore.
a.merenda:
Meglio pubbliche assemblee che presidi adesso.
anche per organizzare un'azione più ampia e mirata
le divisioni non servono alle ragioni della lotta di cui si parla.
divisione nro 1) nel movimento Forza d'urto c'è chi vuole rispettare i patti (con Lombardo) e fermarsi - Richichi/autotrasportatori - e chi vuole andare avanti - Morsello/forconi
divisione nro 2) moltissime sigle sindacali e datoriali non aderiscono poichè seguono una linea di contrattazione unitaria con il governo (vedasi posizione Lo Bello/confindustria)
divisione nro 3) questo movimento, Forza d'urto, cosa vuol fare di se stesso?
esprimere candidature alle prossime elezioni? fare da porta acqua ad altri movimenti politici? entrare a Palazzo dei Normanni? Andare a presidiare Palazzo Chigi? prendere a calci in culo chi ti chiede il pizzo o buca le gomme dei camion?
Io, ancora oggi, non l'ho capito.
divisione nro 4) se si configurerà come organizzazione politica vorrà concorrere con le regole che il parlamento/governo esprime oppure, come forza antisistema, vuole PRENDERE il potere direttamente? E se si configura come organizzazione politica andrà da sola con un progetto specifico oppure si alleerà con pezzi di politica siciliana già esistente?
MI/VI CHIEDO: qual è il PROGRAMMA POLITICO DEL MOVIMENTO?
Mi auguro che non si tratti della vecchia rivendicazione meridionalista secondo cui il nord è cattivo ed usurpatore e noi siamo povere vittime.
MI SA CHE LE COSE NON STANNO ESATTAMENTE COSI'. E SICCOME LA GENTE SERIA SA CHE NON SI PUO' FARE DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO (sia dalla parte del movimento con le presunte infiltrazioni criminali, sia dalla parte dei contrari al blocco accusati di far da cane da guardia al potere) mi chiedo come si intenda mettere in pratica il progetto di "mandar via tutta la classe dirigente politica siciliana" se:
1 - non si propone un'alternativa ed un progetto complessivo per cui la gente possa fidarsi sostenendolo
2 - si bloccano strade e porti mentre a Palermo si "dialoga" con vertice di questa classe politica (Lombardo)
RIBADISCO POI CHE L'EPILOGO PIU' GRADITO POTREBBE ESSERE UNA DECISIONE GOVERNATIVA CHE RECITI PIU' O MENO QUESTO: a tutte quelle categorie che lavorano con i carburanti è applicata una defiscalizzazione pari a tot (prendo la questione carburanti/accise come simbolica ed emblematica rispetto alle rimostranze) MA POI MI CHIEDO:
una volta che il carburante lo si paga 1 euro a 30 o 1 euro e 40 avremo risolto i problemi dell'economia siciliana? Non credo proprio.
Quanto ci costano le diseconomie frutto della prepotenza e del ricatto dei potenti gruppi criminali siciliani? Non è forse questo freno allo sviluppo?
Chi come e perchè interloquisce con le imprese internazionali che intendono investire in Sicilia? perchè queste scappano (giustamente) appena sentono parlare di pizzo?
Il movimento ha il coraggio di esprimersi su questo?
Come va, in questo senso, il settore dell'autotrasporto in Sicilia? Quanti sono quelli che possono permettersi di lavorare non essendo in regola facendo concorrenza sleale?
QUESTA E' LA RIVOLUZIONE CULTURALE DI CUI ABBIAMO BISOGNO IN SICILIA. COMINCIARE COL DIRE CA NUN SEMU TUTTI AMICI E NON FERMARSI ALLO STEREOTIPO.
Non mi fido di chi mi dice io sono il buono e gli altri i cattivi. Non mi fido di messia e salvatori della patria. E non mi fido neanche di chi agita la parola mafia come spauracchio quando in Sicilia qualcosa si muove.
Il movimento Forza d'urto deve dirci qual è il suo programma politico e darci la possibilità di criticarlo o condividerlo.
Altrimenti il tutto si riduce ad un incedere beffardo secondo cui continuiamo ad affamarci e gridare al vento disperazione senza proporre al popolo siciliano un'idea complessiva di sicilianità alternativa.
Insomma: o nelle prossime assemblee del movimento escono fuori proposte di legge (anche popolare) fattibili oppure scivoleremo nel piano inclinato dell'irrazionale e cu sa vistu sa vistu (nel senso che il mondo continuerà a fidarsi sempre meno di noi)
Se questo è l'intento lo si dica subito e la si smetta con i siparietti nella presidenza della regione Sicilia o dai prefetti.
Auguro a tutti noi che i fatti dei prossimi giorni mi smentiscano. Sarei felicissimo di avere torto sulla genesi e sviluppo di questa protesta.
a.merenda:
Sicilia, Forza d’urto e Forconi. Per saperne di più
19 gennaio 2012
Stella Spinelli
La Sicilia, da lunedì, è teatro di uno dei più grandi movimenti di protesta italiani dallo scoppio della crisi. La regione è paralizzata da blocchi stradali e manifestazioni, tesi a isolarla. Il vertice a Palermo non sblocca la situazione. Lombardo: “Ho chiesto un confronto con Monti. Rimuovere gli sbarramenti? Non c’è pieno controllo del movimento, ma niente atti di forza”. Richichi (Aias): “Andare a Roma? Non abbiamo i soldi per i biglietti”. Isola nel caos: supermercati semivuoti, code chilometriche nei pochissimi distributori di benzina ancora aperti. Venti presìdi nel Catanese, Paternò inespugnabile. Oltre cento camion fermi agli imbarcaderi in Calabria, sotto assedio il petrolchimico di Gela. Da dove viene e dove porterà questa rivolta ce lo spiega Umberto Santino, colui che ha fondato e che dirige il Centro siciliano di documentazione ” Giuseppe Impastato” di Palermo.
Qualcuno parla di “Vespri del nuovo millennio”, qualcun altro richiama i Fasci siciliani; stando con i piedi per terra siamo di fronte a un movimento di protesta contro gli effetti di una crisi che le misure adottate dal governo Monti e le altre impreparazioni invece di alleviare contribuiranno ad aggravare. Ci sono dentro autotrasportatori, agricoltori, allevatori, pescatori, piccoli imprenditori marittimi, commercianti. La parola d’ordine è la cacciata della classe politica attuale, tutta, senza distinzioni, e gli obiettivi vanno dalla defiscalizzazione dei carburanti, all’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano che dispone che le imposte sulle imprese che hanno sede in Sicilia restino nell’isola. I manifestanti hanno alzato il cartello “Forza d’urto” e accanto ad essi ci sono i “Forconi”, dalla loro intesa si dice che potrebbe nascere un altro partito o quanto meno una lista per le prossime elezioni. Viene indicato come capo un personaggio che proviene dai socialisti, poi è passato nelle fila del Movimento autonomistico di Lombardo, che adesso viene bollato come “traditore” delle aspettative perché non ha defiscalizzato la benzina. Lo scorso dicembre ha partecipato al congresso nazionale dei neofascisti di Forza nuova, ma dice che lo ha fatto solo come esperto di agricoltura. A Palermo accanto ai manifestanti sono scesi i giovani del centro sociale “Anomalia” che dicono di condividere lo “spirito antiglobalizzazione” della protesta. Il disagio è reale, i problemi ci sono, ma mi pare una riproposizione del ribellismo, con forti stigmi del passato. Non amo parlare di antipolitica per ogni espressione che non si riconosca nelle forme tradizionali della politica, in sindacati e partiti soggetti a una crisi sempre più grave, però non vedo segni di un modo nuovo di fare politica. Mi sembra un populismo con incrostazioni di tipo leghistico, che in Sicilia si radicano nell’antico copione separatistico.
Qualcuno sta insinuando che dietro il Movimento dei Forconi e in generale dietro alla cordata Forza D’Urto ci siano esponenti dell’estrema destra, che offuscano il quadro. Cosa ne pensa? E’ un tentativo di strumentalizzazione che non inficia il grande significato della rivolta o c’è di più?
Il quadro è già confuso e contraddittorio di per sé. Ma questo pone un problema di fondo. Mancano soggetti organizzati che siano in grado di incanalare e rappresentare interessi travolti o fortemente attaccati dalla crisi. E questo è un problema che va oltre quello che sta accadendo in Sicilia. Sindacati e partiti di sinistra sono nati e si sono sviluppati quando c’era una grossa presenza contadina nel Mezzogiorno e una forte classe operaia nelle grandi fabbriche. I contadini sono spariti già negli anni ’50, dopo una lunga stagione di lotte cominciata con i Fasci siciliani e conclusasi nel sangue e nell’emigrazione, le grandi fabbriche sono in gran parte smantellate. Per limitarci alla Sicilia, a Termini Imerese la Fiat ha chiuso i battenti e con il nuovo imprenditore le prospettive non sono rosee. Il Cantiere navale di Palermo è in crisi permanente. Anche gli impianti petrolchimici hanno un destino segnato. Oggi bisognerebbe organizzare disoccupati e precari, gli emarginati dai processi di globalizzazione, e bisognerebbe sperimentare forme adeguate per raccogliere una realtà frammentata e contraddittoria, omologata dalla marginalizzazione. In mancanza di questo progetto le spinte prodotte da una crisi di cui non si vede la soluzione non possono che seguire le piste del ribellismo, facilmente strumentalizzabile da chi la spara più grossa. Tra questi negli ultimi tempi c’è stato Lombardo, successore di Cuffaro, che ha creduto bene di rispolverare vecchie aspirazioni separatiste e ha ricostruito quel che rimane dei vecchi reticoli clientelari.
Qual è il ruolo e quali le colpe e le mancanze della politica e delle organizzazioni professionali?
Più che una mancanza c’è un vuoto. Le organizzazioni professionali non sono in grado di assolvere a un ruolo che con la crisi e la scarsità di risorse è diventato sempre più difficile sostenere. La protesta si sviluppa perché l’associazionismo tradizionale non basta ad attutire gli effetti della crisi, incanalando il disagio verso sbocchi praticabili. Si crede di trovare una nuova strada nella rivolta, ma non so quanto potrà durare. Sbaglio o si è alla ricerca di qualche nuovo protettore?
La mafia, in questo contesto, dove si colloca?
In passato la mafia ha cavalcato, o ha tentato di farlo, i movimenti di protesta popolare. Lo ha fatto al tempo del separatismo, ha tentato di farlo con il movimento contadino, ma le hanno sbarrato la strada sindacati e partiti. Molti dirigenti e militanti delle lotte contadine sono caduti proprio perché si opponevano al loro ingresso. Ma era una mafia attestata a difesa degli interessi legati all’agricoltura. Nei decenni successivi la mafia ha trovato nuovi terreni per la sua attività, per qualche tempo è stata tentata dalla possibilità di costruire un leghismo isolano, ma poi ha capito che trovava di meglio schierandosi con Berlusconi. Non è da escludere che possa interessarsi a quel che sta accadendo, per il suo radicamento sul territorio, che rimane un dato costitutivo del fenomeno mafioso, ma i suoi interessi ormai sono giocati su piani che vanno oltre l’orizzonte locale.
Da: http://www.eilmensile.it/2012/01/19/sicilia-forza-durto-e-forconi-per-saperne-di-piu/
a.merenda:
e giusto per completezza e per non rischiare di rimanere sul vago su un concetto cruciale riporto uno scritto che personalmente condivido. Penso che questa sia la strada/chiave psicologica, sociologica e culturale da intraprendere se vogliamo dar ragione alla predizione di Falcone secondo cui il "fenomeno umano" della mafia scomparirà (almeno nelle forme criminogene se non nell' ostentazione di se/spocchiosità)
Che significa la parola Mafia?
Come si è originata? Come e perché la mafia in Sicilia? E quale è stata la sua evoluzione storica dai tempi più antichi a quelli più recenti?
Per capire ciò cominciamo dal nome, la parola mafia non deriva né dall'arabo, come molti credono, in quanto essa è entrata nell’uso comune in Sicilia, solo dal 1862, quando in Sicilia gli arabi da secoli non esistevano più e nessuno in Sicilia parlava arabo, né deriva dai tanti fantasiosi acronimi, perché deriva dal toscano, dove esiste da secoli nella forma con due “F”, maffia e cosi fu introdotta in Sicilia subito dopo l’Unità d’Italia.
In Toscana essa significa «miseria», oppure «ostentazione vistosa, spocchia»; es esiste nella forma con due “F”, maffia, e con lo stesso significato essa fu adoperata dagli studiosi e dagli scrittori siciliani come Giuseppe Alongi, Napoleone Colajanni, Giuseppe De Felice, Nino Martoglio che per primi si occuparono di questo scottante problema sociale ed ancora nel 1930 lo scrittore siciliano E. M. Morelli pubblicava a Palermo, un romanzo intitolato “I delitti della mafia” (con due F).
Nel'uso popolare, il termine in Sicilia entrò nel 1862.
Lo riscontriamo nel lavoro teatrale di Giuseppe Rizzotto “I mafiusi di la Vicaria di Palermu”, che è di quell'anno; e la parola aveva già subito il fenomeno del'affievolimento fonetico, comune ad altre parole toscane entrate nell'uso comune siciliano dopo l’Unità d’Italia, per cui «macchina» diventa màchina, «malattia» malatia, e “mattino” matinu; e questa parola toscana, divenuta “mafia” in Sicilia, servì ad indicare sia l’organizzazione segreta delle classi popolari che proprio nella mafia trovavano allora la difesa contro lo strapotere delle classi dominanti (dopo le promesse fatte ai siciliani, anche da Garibaldi), dal saccheggiamento e dalla oppressione erariale dello stato sabaudo, sia la braveria e l’ostentazione vistosa tipica dei mafiosi di allora.
E ancor oggi in Sicilia l’aggettivo qualificativo “mafiusu” non indica l’appartenenza ad una cosca mafiosa, o non solo questa, ma indica anche l’avvenenza di una persona, o la vistosità di un oggetto, per cui una bell’uomo è “nu picciottu mafiusu” un vestito elegante, una motocicletta, un’auto, sono “vistiti” o “machina” o “motu” mafiusi.
Il popolo vedeva, nel mafioso, di allora, il suo difensore contro i soprusi dell’autorità costituita che contrariamente alle promesse ante unità d’Italia, continuava ad opprimerlo ed a spoliarlo del poco che aveva, come avevano sempre fatto in precedenza i governi precedenti, accomunando la giustizia sociale a quella dell’avvenenza e della prestanza fisica.
Da allora nulla è stato in concreto fatto e non serve lottare contro la mafia, con l’esercito, la magistratura, i pentiti, etc… la mafia si debella mantenendo, ora per allora, le promesse fatte e mai mantenute, ridare al popolo siciliano dignità di popolo, autodeterminazione, e ridare alla Sicilia ciò che dalla Sicilia si è avuto e preteso anche con la forza e con la sopraffazione ( basti pensare che la Sicilia contribuì alla costituzione del capitale liquido del nuovo Regno d’Italia con 440 su 670 milioni di allora, nella proporzione di quasi il 70%, e non ci sembra poco. E’ da considerare, anche, che lo Stato spendeva per ogni abitante della Sicilia 20 lire di allora e per ogni abitante della Liguria 72 lire ( Francesco Saverio Nitti, dal libro “Nord e Sud”del 1900) e che su un totale di debito pubblico di 112.000.000, il solo Piemonte concorreva (lo Stato gli erogava) per 62.000.000, mentre, nonostante quanto dalla stessa versato, la Sicilia per soli 6.500.000
Come si vede l’origine del malcontento Siciliano, e persino della mafia, è da ricercare nel malcostume e nella discriminazione dei poteri costituiti e, non che oggi sia cambiato molto…negando ai siciliani persino quella autonomia che i padri costituenti di questa nostra repubblica intesero sancire e statuire nella Carta Costituzionale, ……….su questo si dovrebbe riflettere.
fonti: Breve Storia della Sicilia (Santi Correnti)
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