Dialoghi politologici su una forma alternativa di governo.
(mi scuso, in anteprima, se il discorso potrebbe risultare poco chiaro. Disposto a chiarimenti)
[...] Detto questo Le dico che anch'io sono molto interessato al tema della democrazia e per questo mi sono imbattuto nella "demarchia".
Si tratta di una teoria ripresa da F.A. von Hayek (austriaco), alla fine degli anni '70. In estrema sintesi l'autore si pone in maniera critica nei confronti dell'intero assetto governativo in cui si strutturano le democrazie moderne.
Si fa riferimento, per questo, al sistema common law come l'unico che possa, effettivamente, soddisfare l'evoluzione in campo giuridico e sociale senza calpestare il concetto di libertà. L'ingerenza, infatti, della macchina politico-amministrativa nelle libertà personali di ognuno, inibirebbe capacità e possibilità evolutive insite nell'interazione tra persone diverse.
In estrema sintesi, poi, il concetto di un sistema democratico farebbe eccessivo (nonchè erroneo) affidamento ad una componente "aggressiva" inerente con riferimento all'organizzazione della/nella società, ovvero, la detenzione, gestione ed esercizio del potere (demo-kratos). Hayek propone, di contro, di far maggior affidamento alle modalità organizzative attraverso cui il popolo può gestire il cambiamento attraverso il governo (o l'autogoverno aggiungo). Da qui DEM -ARCHIA, ovvero governo del popolo.
Un passo emblematico di questa filosofia è racchiusa in queste righe:
“ Demarchia sarebbe il nuovo nome di cui si ha bisogno, se si vuole preservare l’ideale alla sua radice, in un’epoca in cui, dato il crescente abuso del termine democrazia per designare sistemi che tendono alla creazione di nuovi privilegi attraverso coalizioni o interessi organizzati, un numero sempre crescente di persone si allontana dal sistema prevalente […]. Se tale reazione giustificata contro l’abuso del termine non si vuole che porti a discreditare l’ideale stesso, e a far accettare alla gente disillusa forme di governo molto meno desiderabili, sembra necessario avere un nuovo termine come ‘demarchia’ che descriva l’antico ideale con un nome non macchiato da un lungo abuso”.
(F. Von Hayek, Law, legislation and liberty)
Per quanto mi riguarda, ispirandomi all'idea di libertà, sia nella sua accezione positiva (Smith) che negativa (Nozic), esprimo la mia profonda criticità nei confronti del "partito" (a partire dalla sua radice etimologica) perchè legato, indissolubilmente al concetto di rappresentanza (non credo che sia possibile che qualcuno ci rappresenti nelle sedi istituzionali. Semmai possiamo aver fiducia - far affidamento su qualcuno che reputiamo degno e capace nella persecuzione degli interessi del popolo, siano essi diffusi o specifici.)
Inoltre, il sistema partitico non può prescindere (a mio avviso) da un'ideologia, qualsiasi essa sia. E' per questo che, se è vero che le deologie sono state superate (ho i miei dubbi, semmai sono cambiate rispetto ad un secolo fa) dovrà essere anche vero che il partito è stato superato.
Il risultato sarebbe rinominare anche questi (es: gruppo,organizzazione, lega, unione), cosa che di fatto sta già succedendo.
In Italia, ad esempio, le nuove aggregazioni politiche tendono a non esternare più di tanto la dicitura "partito" (anche se di fatto lo sono tutti. Mi riferisco al Popolo delle Libertà, Lega, Movimento per l'Autonomia,Sinistra e Libertà, Italia dei Valori, Unione di Centro (o dei cristiani all'occorrenza!), Verdi..L'unico che sembra aver fatto una scelta opposta è il PD (che infatti paga, in termini elettorali, l'ambiguità tra la propria denominazione e la struttura gerarchico-dirigista del proprio apparato) e la costellazione comunista (legata al dirigismo gerarchico).
Questo è, in sintesi quello che penso e credo di aver trovato anche alcuni buoni esempi. Uno fra tutti: gli enti di sottogoverno.
Durante la redazione della mia tesi, infatti, ho studiato le modalità attraverso cui "imprenditori politici" non eletti direttamente dal popolo ma nonminati dai partiti secondo la logica del do ut des riescano a condizionare la vita della comunità ad essi sottoposta attraverso la gestione di politiche/fondi soprattutto di carattere europeo. Mi riferisco, nel mio caso, ai GAL (gruppi di azione locale) i quali sono società consortili miste partecipate da enti pubblici e da privati.
Ecco, è su esempi di questo genere che mi viene da pensare come il popolo debba riacquisire, in primis, la consapevolezza del cambiamento. A questo si può giungere solo attraverso un'adeguata e chiara informazione al fine di otterenere una società che presti maggior attenzione alle proprie responsabilità circa l'indirizzo di governo del Paese.
PS: a proposito della videocrazia: la viviamo da un ventennio ma si tratta di una distorsione. Non possiamo fare affidamento sull'apparenza per migliorare la società.
Adesso è il momento di curare la SOSTANZA.
Per questo mi piacerebbe continuare a discutere di democrazia-demarchia-videocrazia e quant'altro.
Sicuro di trarre beneficio dalla tua risposta ti porgo i miei più cordiali saluti