Scusate... ma mi capita spesso di uscire fuori tema... accidenti a me, ero entrato e volevo parlare di quel neologismo... purtroppo il linguaggio è una delle cose più belle e più ostiche da digerire.
Secondo me il problema dei neologismi è quello che dovrebbero rispondere quanto meno a una regola fondamentale: non essere cacofoniche.
Certo non pretendere che, come scrive Aulo Gellio nelle sue Notti Attiche, (a proposito di letture... luca_, segnati anche questo) che esaltando i neologismi inventati da Cicerone, per esempio, questi andava alla ricerca della perfetta assonanza, (e Cicerone ne introdusse moltissimi), ma avendo appunto l'accortezza di analizzarne e limarne il suono sia come singola parola che accoppiata alle altre parole e persino con intere frasi alle quali si poteva associare quel particolare neologismo.
Un lavoro folle diremmo oggi, ma ricordandoci le "bellissime" versioni in latino... (azz. luca_ quasi dimenticavo tutte le opere in latino che ho e che ho lette - del greco conosco solo qualche parola, peccato... sigh! ma conto se non muoio prima di riuscire a leggere un giorno tutti i libri con testo greco a fronte che ho).
Ma ritornando alle versioni in latino di Cicerone... se qualcuno di voi le ha fatte e se le ricorda... bene... pensate che in esse lui vi aveva introdotto moltissimi neologismi, quindi secondo me il problema non e' l'introduzione di nuove parole in sé ma queste dovrebbero rispondere a due requisiti:
1) La parola non è necessaria? Nel senso che esiste una parola alternativa che esprime lo stesso concetto-idea?
2) E' dissonante, stridente o cacofonica sia da sola che accoppiata a una qualche frase che ne completi il senso?
In entrambi i due casi precedenti si dovrebbe quindi evitare l'uso di parole alternative... a meno che...
Prendiamo i neologismi legati alle nuove tecnologie...
Chiamare il mouse "topo" francamente mi fa ridere, anche perché nel nostro linguaggio comune ormai il termine "mouse" viene associato a quell'oggetto elettronico accessorio del PC che serve a far muovere il cursore sullo schermo.
Viceversa se dovessimo chiamare mouse i comuni topolini, mammiferi roditori a 4 zampe... insomma sarebbe davvero un crimine.
Quindi ben vengano i neologismi legati alle nuove tecnologie anche perché così facendo si rende più universale il linguaggio tecnico comune (che generalmente è l'inglese), e di conseguenza so che se lo chiamo mouse mi capirà anche un tedesco o un finlandese (tranne i francese che si ostinano a tradurre nella loro lingua TUTTE le parole tecniche inglesi, cosicché il mouse (mi pare) lo chiamino ratin).
Poi c'è la cacofonia...
Le parole devono essere semplici e facilmente pronunciabili, oltre che associabili sia ad aggettivi che a contesti complessi di frasi complete senza produrre dissonanze o cacofonie.
Nel nostro caso la parola "Attenzionare" per esempio, e' la creazione di un verbo partendo da un sostantivo che nelle intenzioni di chi lo ha coniato per primo (credo qualche politico della prima repubblica, perché l'ho sentita moltissime volte a partire dagli anni '70-80 e sempre in contesti rigorosamente politico-amministrativi) voleva "verbizzare" ( a proposito si puo' dire verbizzare?) una parola che faceva parte di una frase completa di verbo e di complemento oggetto (porre attenzione) appunto.
Alla fine questo ipotetico verbo attenzionare riesce soltanto a ridurre si e no di una sillaba la frase completa
"porre attenzione", ma se ci fate caso è utilissima nel caso specifico dell'uso politico che se ne fa... si proprio così...
si sposta la responsabilità perché la frase viene generalizzata...
Nel primo caso infatti, rimarcando il verbo porre, viene posta l'attenzione sul soggetto che compie l'azione (IO) pongo attenzione a questo problema e di conseguenza non solo ho il mandato, ma anche L'OBBLIGO (quanto meno morale) di risolverlo.
Nel secondo caso invece vediamo come se la cava il nostro bravo politico "scivolante d'ala":
"Quel problema è stato attenzionato"...E gia' sparisce il soggetto di prima e soprattutto LA RESPONSABILITA' rimanendo al suo posto, anzi... il fatto POSITIVO che (Noi o io) abbiamo "attenzionato" il problema...
Quindi il soggetto diventa il problema e non più chi COMPIE o DOVREBBE compiere l'azione (IO O NOI).
Sembrano sottigliezze, ma fateci caso... le studiano proprio tutte per sgattaiolare...
Ah... questi politici

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