Tematiche Generali > Cultura
Attenzione ad ATTENZIONARE verbo inesistente della burocrazia
SC:
È da tanto che pensavo di aprire un topic su un fastidiosissimo neologismo affermatosi parecchio e che sento utilizzato da parecchie persone di diverse gradi culturali.
Laureati e gente proveniente dal liceo classico compresi, e ora sfortunatamente qualche giornalista.
Voglio cioè porre l'attenzione sul verbo ATTENZIONARE che non esiste
cioè non fa parte della lingua italiana non è stato incluso in alcuno dizionario.
per esempio provate a cercarlo
http://old.demauroparavia.it/cercaffox.php?stringa=attenzionare
se non vi fidate di un dizionario online allora guardate a pagina 154 del Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli (edizione 1990)
dopo attenuazione viene direttamente attenzione
si pone l'attenzione, si presta attenzione, si mette attenzione ma non si ATTENZIONA una mazza
ma cavolo non sentite come una tagliola in bocca quando lo pronunciate?
è un verbo che hanno inventato di sana pianta i burocrati meridionali e diffusosi come un virus negli ultimi anni
e ancora cito il parere del LINGUISTA del corriere della sera GIORGIO DI RIENZO
--- Citazione ---Attenzionare?
In ufficio c'è una diatriba in corso sul corretto utilizzo o meno della parola "attenzionare". Credo sia un neologismo, spesso in uso nel gergo giornalistico. Potrebbe darmi dei chiarimenti in merito?
Elena
Questo bruttissimo verbo è segnalato nel Grande Dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro: si tratta di un termine, dal significato ovvio, introdotto dal linguaggio burocratico. Non ne caldeggerei l’uso.
--- Termina citazione ---
tratto da http://www.corriere.it/Rubriche/Scioglilingua/2005/4marzo2005.shtml
se c'è qualche insegnante di lettere che legge questo forum e condivide la mia opinione lo pregherei di porre rimedio a scuola segnalandolo ai colleghi oltre che agli alunni.
il buscemese:
Non sono un insegnante di lettere, però amo il nostro bello e a volte poco accesibile idioma. Per quanto riguarda il neologismo attenzionare non mi sembra parola così malvaggia. Enunciandola mi dà il senso di quelo che si sta facendo e cioè : si sta ponendo attenzione, ci si sta interessando con maggiore intensità di una cosa, interessarsi di un qualchecosa e co si via. Ripeto secondo il mio punto di vista ci sono parole molto più incocludenti di attenzionare e anche questa parola entrerà a far parte del nostro parlato corrente e sarà ,sicuramente ,inserita nei dizionari dall'accademia della crusca.
SC:
attualmente gli accademici della crusca la aborrono e non solo loro.
ho segnalato nel post il parere di qualche qualche linguista
è un verbo sbrigativo da burocrati che non hanno controllato il dizionario.
la cosa + divertente è che se finisse in tribunale un atto che usi questa parola potrebbe anche essere impugnato da un qualche avvocato cavilloso, visto che la parola non è presente in alcun dizionario.
non vedo perchè bisogna prostituire la lingua di dante alla burocrazia.
SC:
per dovere di cronaca devo aggiungere quello che ho trovato di recente:
http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=8019&ctg_id=93).
--- Citazione ---Ad intervalli continuano ad arrivare richieste sulla legittimità dell’uso del verbo attenzionare (ultime in ordine di tempo quelle di Eleonora Morando da Catania e di un “laureato in Lingue Moderne per il Web” da Palermo); poiché allo stesso quesito aveva già dato risposta Marina Bongi sulle pagine della nostra rivista La Crusca per Voi (n. 29, ottobre 2004), crediamo di far cosa utile riproponendo quel testo, con un piccolo aggiornamento, a cura di Matilde Paoli, relativo alla lessicografia più recente.
Sul verbo attenzionare
«Il verbo attenzionare non è registrato nei vocabolari sincronici né in quelli storici della lingua italiana consultati; tuttavia, pur avendo recentemente acquisito una nuova vivacità nell’uso, non può essere considerato un neologismo, dal momento che il Dizionario del nuovo italiano di C.Quarantotto (Roma, Newton Compton, 1987) lo lemmatizza riportando, all’interno della definizione, un riferimento bibliografico che risale agli anni ‘60: “v. tr. Sottoporre all’attenzione. Citato da Gino Pallotta (Dizionario della politica italiana, Pisani, 1964) che lo definisce 'mostriciattolo’ del lessico burocratico, trasferitosi tuttavia, talora, nelle aule parlamentari”. Attenzionare, dunque, fa parte di quei verbi utilizzati principalmente in ambito tecnico-specialistico e massimamente nel linguaggio burocratico, passati poi al linguaggio politico e da questo, eventualmente, a settori contigui quali il linguaggio giornalistico o dell’economia e, grazie all'influenza esercitata dai media, anche nel linguaggio comune. In corrispondenza di un sostantivo molto frequente nell'uso, può nascere in una lingua l'esigenza di avere a disposizione il corrispettivo semantico nella categoria grammaticale del verbo e viceversa, anche se non tutte le neoformazioni risultano necessarie o ben formate. Vediamo più accuratamente il caso di attenzionare. Rispetto ai verbi denominali presi in considerazione, attenzionare è diverso perché non equivale a ‘sottoporre qualcuno’, bensì ‘qualcosa’, cioè cambia il referente dell’azione del verbo. Il sostantivo attenzione dà luogo a molte locuzioni verbali: fare/prestare attenzione ('stare attento a qualcosa/ a qualcuno'), fare attenzione, con valore interiettivo ('esortare qualcuno a stare attento') e, specialmente al plurale, avere attenzioni per qualcuno significa 'coprire qualcuno di premure'. Attenzionare si inserisce tra tutti questi significati, ma non è sinonimo di nessuno perché è transitivo ed esprime il significato di 'sottoporre qualcosa all’attenzione di qualcuno'. Anche dal punto di vista grammaticale, la formazione attenzionare non è scorretta perché segue la flessione morfologica dei verbi denominali della prima coniugazione. Probabilmente, il fatto che questo verbo sia nato e sia normalmente usato in ambito burocratico fa sì che esso venga percepito, al di fuori dei settori nei quali comunemente si usa, come scorretto o, quanto meno, cacofonico; dal momento, perciò, che il verbo attenzionare è usato soltanto nel gergo tecnico degli uffici e nelle sedi amministrative piuttosto che nel linguaggio comune, non parlerei di "abuso" perché questo termine implica un uso eccessivo e, soprattutto, un uso in situazioni e in ambiti inadeguati. Le stesse riflessioni si potrebbero fare per altre forme verbali che hanno avuto ultimamente un rilancio nell’uso di alcuni ambiti settoriali come urgenzare, coniato, secondo il GRADIT (Grande Dizionario Italiano dell’Uso, a cura di Tullio De Mauro, Torino, UTET, 1999-2000 con aggiornamento del 2003) nel 1935, in epoca fascista, col significato di 'sollecitare con urgenza' e ingressare usato nell’ambito della biblioteconomia col significato di 'registrare un libro acquisito dalla biblioteca'. Sia attenzionare sia urgenzare hanno una costruzione transitiva che prevede una ‘cosa’ e non una ‘persona’, come oggetto diretto : “io ti attenziono questa pratica” e “il direttore urgenza questa pratica”. Questi verbi non pare abbiano avuto finora una rilevante diffusione nel linguaggio comune; tuttavia, sulla base dei dati emersi da una ricerca libera su Internet, possiamo fare alcune considerazioni in merito alla distribuzione di attenzionare nella nostra lingua: in primo luogo,notiamo che i siti che contengono questa forma verbale (circa 699) sono, per la massima parte, siti a carattere politico, amministrativo, medico, burocratico, giornalistico, dato che conferma quello che abbiamo già evidenziato; in secondo luogo, emerge che un numero consistente dei siti in cui viene utilizzato il verbo attenzionare è legato alla Sicilia: siti della regione e di comuni siciliani, testate giornalistiche regionali e siti di altro genere o argomento ma sempre legati alla regione Sicilia. Questa particolarità può essere dovuta al fatto che il verbo attinziunari è attestato nel dialetto siciliano, come conferma il Vocabolario siciliano a cura di G. Piccitto (Catania-Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 1977) in cui il lemma, marcato come ‘antiquato’,è registrato con il significato di “rendere ossequio a qualcuno; fare a qualcuno una visita di omaggio”. Attinziunari e attenzionare sono formalmente equivalenti (ma non semanticamente), con la sola differenza che nel verbo siciliano l’oggetto diretto è ‘persona’, mentre nel verbo italiano è piuttosto una ‘cosa’. Recentemente, il participio sostantivato del verbo attenzionare è entrato, con molta probabilità dal gergo delle questure e delle caserme, nel linguaggio giornalistico (fonte: www.repubblica.it e www.corriere.it) con una sfumatura ancora diversa rispetto a quelle finora considerate: gli attenzionati sarebbero le persone sottoposte ad un'intensa sorveglianza da parte delle forze dell'ordine, con particolare riferimento a coloro che sono sospettati di collaborare o di far parte di gruppi terroristici e, comunque, persone considerate di particolare pericolosità per la comunità internazionale».
Marina Bongi
Come aggiornamento di quanto sopra scritto, possiamo aggiungere che l'edizione 2004-2005 del Devoto-Oli riporta sia il verbo transitivo che l'aggettivo attenzionato, datandoli rispettivamente 1998 e 2000; le definizioni sono le seguenti: “Sollecitare l'attenzione di qualcuno, spec. delle forze dell'ordine o dell'autorità giudiziaria, allertare” e “Sottoposto all'attenzione di qualcuno, spec. delle forze dell'ordine o dell'autorità giudiziaria”. Anche l’edizione 2007 del GRADIT riporta il verbo, datandolo 2001 e riferendolo al linguaggio burocratico; datato 2002, è registrato anche il sostantivo derivato attenzionamento, così definito: “da parte di un utente, il polarizzare l'attenzione su un determinato argomento o settore”. Infine lo ZINGARELLI ha accolto il verbo (non l'aggettivo, né il sostantivo) solo nell'edizione 2009, mentre il Sabatini Coletti 2008, non accoglie la forma.
24 aprile 2009
--- Termina citazione ---
value:
Bella l'idea di aprire un topic sull'uso della lingua italiana. Sarebbe davvero interessante se si potesse tornare ad usare la lingua come si faceva una volta, invece adesso quasi ti devi vergognare a parlare e scrivere bene perchè ti dicono che sei "antico" o "pedante" (sempre ammesso che chi lo usa sappia cosa vuol dire questo termine).
Sapete qual è l'espressione che più odio? "Piuttosto che" usato al posto delle congiunzioni "e", "e anche", "o anche", "oppure" (es.: " ...io amo la musica piuttosto che lo sport" invece di "io amo la musica e lo sport").
E questo perchè succede? La prima causa in assoluto è l'incapacità di leggere e/o la superficialità con cui si fa, presi come siamo dall'uso di internet e i mezzi di comunicazione moderni che ci abituano alle informazioni veloci e superficiali che quasi mai vengono approfondite. E così come è superficiale la lettura delle cose, diventa superficiale la "lettura" della vita in generale. Si, sono molto pessimista in merito.
Navigazione
[0] Indice dei post
Vai alla versione completa