Io credo fermamente che una idea del genere sia da bloccare sul nascere. Se fosse vera la considero un ulteriore disastro per le nostre zone. Io odio la parola “shopping”. Lo “shopping” è un sistema che sta fagocitando il mondo intero creando benessere ma anche inutili bisogni. Man mano che cresce il desiderio di consumo, svanisce la consapevolezza per il valore reale di quello che si compra. Il valore delle nostre scelte e del nostro tempo sono stravolti. La moda produce per essere consumata , la merce viene prodotta per durare poco , il consumatore si lascia ingannare da offerte di ogni genere e trascorre il suo tempo prezioso a girovagare in questi templi dell’effimero, comprando tutto quello che viene offerto e scientificamente esposto in un certo modo per essere comprato. Quando si entra in un centro commerciale è come se il cervello entrasse in un corto circuito, e quello che sembra paradiso sembra diventare un inferno, soprattutto con i ragazzi. Ti trovi investito da tanto ciarpame, tante cose inutili che compri perché “ti potrebbero servire”, ma in realtà non ti servono. E così ti ritrovi alla cassa con un carrello strabordante di cose che non avevi neanche pensato di comprare, ma ci sono e “mentre ci sei” le prendi. Se poi hai al seguito anche un bimbo lagnoso, ancora peggio; per sfinimento compri stupidaggini che andranno a riempire i sacchi della spazzatura (e neanche i cassonetti per il riciclaggio). Come novello “Marcovaldo” di Calviniana memoria giri fra gli scaffali in modo compulsivo e anche se ti accorgi che stai esagerando non torni indietro, tu non sei come Marcovaldo, se non hai i contanti alla cassa potrai usare la “carta”. E poi vuoi mettere lo sconto? Compri 3 e paghi 2….che meraviglia, davvero conveniente! E lo stress del parcheggio dove lo mettiamo?
Se ci fermiamo a riflettere, a volte l’escursione al centro commerciale nasce da una sola idea: come passo questo pomeriggio? Cosa faccio fare ai bambini? Se invece di scegliere questa via breve si usasse la fantasia, ci si informasse su quanto avviene attorno, si facesse qualcosa più interessante come visitare un monumento, andare a passeggiare in mezzo alla natura ecc. Certo, il dialogo attorno ad un’opera d’arte è un po’ più faticoso e impegnativo del giro attorno agli scaffali dell’ipermercato. Ma forse così riusciremmo ad abituare l’occhio e la mente alla vera bellezza e non alla bellezza effimera del prodotto commerciale. Forse riusciremmo a sfuggire al potere della pubblicità che spinge al consumo “rendendoci infelici di ciò che abbiamo”.
Tanto altro si potrebbe dire sullo “shopping” e sulla effimera soddisfazione della gita ai centri commerciali, ma forse è meglio dire solo “NO AL CENTRO COMMECIALE ALLA PIANA DI BUCCHERI” se fosse vera la notizia. No alle escursioni nei centri commerciali; si alle gite in campagna e agli acquisti nei mercatini dei prodotti locali.