Alla cortese attenzione del dott. Vincenzo Signorelli,in merito alla sua pubblicazione "La morte dal cielo" del luglio 2011
Permeato dalla volontà di ottenere giustizia per me, per la mia famiglia, per la memoria di mio padre, e ben consapevole che un parziale riscatto della sua reputazione non potrà aver luogo se non tramite pubblico chiarimento dell’intera faccenda affinché i miei concittadini abbiano coscienza dell’infamia immotivatamente caricata sulla memoria di Vincenzo Amodio e dei suoi discendenti, desidero rivolgermi a Lei pubblicamente. Confido che possa ritenerlo un mezzo adeguato per palesare la Sua posizione.
In data 9 luglio 2011, nel Palazzo di Città di Palazzolo, all’interno di una mostra-convegno, nata all’interno delle celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità nazionale probabilmente come iniziativa in ricordo dei caduti dello sbarco alleato sulle coste siracusane, così come desumibile dal sito internet della Prefettura, è stata presentata la pubblicazione intitolata “La morte dal cielo. Memorie di un bombardamento. Palazzolo Acreide 9-10 luglio 1943” curata da Lei, dott. Signorelli. Il libello, in copertina, riporta tre loghi: quello del Comune di Palazzolo, quello della Provincia Regionale di Siracusa e quello dell’Associazione Culturale “Lamba Doria” di Siracusa. L’invito all’evento, sovrastato dai medesimi emblemi e da quello coniato per celebrare il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, recitava testualmente: “L’Associazione Lamba Doria e il Comune di Palazzolo Acreide (Sr) sono lieti di invitare […]”.
A seguito della pubblicazione, nella quale indicava in mio padre, Vincenzo Amodio, la causa e il mezzo del bombardamento che sferzò Palazzolo nel luglio ’43, Le ho chiesto dei chiarimenti. Ad oggi, nessun riferimento sulle fonti utilizzate mi è stato da Lei fornito: ad una iniziale spontaneità, della quale ho allora avuto eccessivo rispetto non sporgendo alcuna querela, e con la quale difendeva il suo operato scrivendo, tra l’altro: “ho riportato una testimonianza che non credevo potesse provocare problemi”, ha fatto seguito un atteggiamento recidivo con la pubblicazione su internet, sul sito dell’Associazione “Lamba Doria”, del suo libello, emendato con una frase che suona particolarmente irridente: “Destino volle che tra i primi a morire sotto i bombardamenti alleati vi fu proprio lo stesso Amodio”. È stato solo dopo aver appreso questa ulteriore diffusione dell’infamia su mio padre che ho deciso di dar mandato al mio legale per procedere nei suoi confronti con una querela per diffamazione.
Peraltro, almeno basandomi sulle risposte ottenute dagli Enti che, a causa della riproduzione dei propri emblemi araldici sulla copertina, vengono individuati dall’opinione pubblica tra i patrocinatori dell’evento del 9 luglio 2011 e del suo lavoro editoriale, ho appreso che Lei avrebbe utilizzato impropriamente i succitati loghi: il dott. Scibetta, a nome dell’Amministrazione Comunale, dopo aver ipotizzato nel Luglio 2012 che Lei si fosse sentito in dovere di utilizzare lo Stemma comunale per individuare il luogo della avvenuta presentazione del libello, nell’Ottobre 2012 confermava al mio legale di non aver concesso “alcun contributo e/o avallo per la pubblicazione” e che “l’Amministrazione è estranea all’intera vicenda”; la Provincia di Siracusa, in data 27 Maggio 2013, scriveva: “non ha concesso alcuna autorizzazione all’utilizzo del Logo dell’Ente sull’opuscolo da Lei citato, mai pervenuto a questa Provincia Regionale. Dalle ultime ricerche è emerso, altresì, che nessun patrocinio è stato concesso per l’evento del 09/07/2011 tenutosi presso il Comune di Palazzolo Acreide”; infine, “Lamba Doria”, a Dicembre 2012 mi faceva pervenire il seguente testo: “[..] non riteniamo sussistere alcuna nostra responsabilità in merito a quanto da lei lamentato”.
Da ciò, si deduce che Lei avrebbe utilizzato artificiosamente e senza alcuna autorizzazione quantomeno gli emblemi araldici dei due Enti Istituzionali, supponendo che la citata Associazione “Lamba Doria”, seppur a dispetto di quanto abbia scritto, abbia concesso il proprio avallo: del resto, se ciò non fosse, non si spiegherebbe la pubblicazione dell’opuscolo sul proprio portale internet. Comprendo che la presenza di più emblemi denoti senza dubbio maggiore attendibilità dell’opera, in quanto i patrocinatori legittimano il contenuto scommettendo su di esso la propria reputazione. Uno studioso diligente e probo, tuttavia, ed in modo particolare uno storico che abbia in animo un approccio costruttivo nei confronti della “Magistra Vitae”, non può dissimulare così la verità, qualsivoglia possa essere lo scopo prefissato.
D’altro canto l’atto di diffida, provvedimento adottato dal Comune forse anche dietro la mia segnalazione per l’uso del simbolo araldico, e del quale il Sindaco mi informava a Settembre, non costituirebbe a mio avviso azione sufficiente nei confronti di chi ha denigrato non solo l’onorabilità di un suo cittadino, ma la rispettabilità della comunità palazzolese e, di rimando, di ciascun Palazzolese. Con l’utilizzo capzioso dello Stemma comunale, nel quale si riconoscono e tramite il quale sono identificati tutti i Palazzolesi, Lei, dott. Signorelli, ha macchiato la dignità della comunità alla quale fieramente apparteniamo! Ritengo, come già scrissi tempo addietro, che l’Amministrazione Comunale, alla quale è conferito non solo l’onere di governare il paese, ma l’onore di rappresentare e tutelare l’unità sociale della Comunità cittadina, e la Provincia debbano agire in modo ben più risoluto nei confronti di chi, con agire scaltro, interessato e senza remore alcuno, non ha esitato ad utilizzare il decoro della Città di Palazzolo e della Provincia di Siracusa: come già detto, non rappresenta un cavillo burocratico di chi è stato investito di un mandato elettorale, ma beffa ogni retta coscienza!
Ritengo che debba apertamente spiegare il suo operato in merito a ciò che un topic pubblicato su un blog (
http://www.paraparlando.com/palazzolo_acreide/la_morte_dal_cielo_mostra_convegno_2361.0.html) dall’account “Consulta Giovanile – Informagiovani – Giosef” specificava essere: “(La mostra – convegno – presentazione opuscolo è) frutto di una ricerca storica in merito”, inquadrata all’interno di “un evento culturale che ci aiuterà a rispolverare la memoria circa il bombardamento che Palazzolo subì durante la seconda guerra mondiale”: topic oltraggioso se l’account fosse appannaggio dell’allora direttivo della Consulta presieduto da Suo fratello!
Voglia dunque, in risposta alle questioni da me sollevate, chiarire pubblicamente la Sua posizione per porre fine ad una vicenda che ha recato solo onta alla verità, ad una storiografia seria, e, tra l’altro, anche a Palazzolo: potrebbe finalmente precisare quali fonti ha utilizzato per avallare l’accusa di cui si fa portavoce e di quali testimonianze si è avvalso? Che metodologia storiografica ha seguito? Potrebbe chiarire l’utilizzo degli emblemi cui ho fatto riferimento poco sopra? E ancora: premesso che una sua lettera mi accennava ad un presunto caso di omonimia, potrebbe spiegare chi lo avrebbe accertato e quali prove vi sarebbero a suffragio? È facile confondere, invocando l’omonimia! Non avrebbe ritenuto corretto emendare quantomeno la pubblicazione su internet, tra l’altro, dalla duplice infamia su mio padre che avrebbe non solo agevolato il bombardamento con le presunte comunicazioni radio, ma l’avrebbe addirittura causato comunicando infidamente della falsa presenza di corazzati tedeschi?
Giuseppe Amodio