Salve amici di Paraparlando. Ritorno qui dopo una lunga assenza... Per comunicarvi qualcosa che ho ricevuto e così ve la sottopongo, senza alterare nulla, perché credo meriti molto e potrà suscitare serie e doverose riflessioni... So quanto sia difficile oggi leggere... guardiamo solo stupide immagini, senza leggere... E stavolta farlo credo valga davvero la pena...
Caro Pippo,
ho da poco smesso di leggere il brano del libro "I Siciliani" che parla della tua Palazzolo, della tua amata Palazzolo. Libro oramai introvabile, purtroppo.
Non ho mai avuto tempo e modo di dirtelo, ma sei proprio un gran figlio di buona donna... Ti invidio da morire... Invidio il tuo stile, il tuo modo di scrivere o descrivere i tuoi luoghi, i tuoi personaggi, i tuoi affetti, i tuoi sentimenti, i tuoi amori. E' quello che ho sempre desiderato e mai raggiunto: scrivere così bene da poter essere compreso dal mondo, nessuno escluso. E chi ha avuto modo di leggerti, ha indossato i tuoi occhi, perché hai l'assurda abilità di infilare i tuoi occhi nelle mie orbite e farmi vedere le cose come tu vuoi che io le veda. Sono pochissimi gli scrittori che riescono a farmi vivere le loro storie, i loro luoghi, i loro sapori... E tu sei uno di questi, maledetto bravo giornalista che come uno stupido ti sei fatto ammazzare, togliendomi di fatto la possibilità di crescere con te. E dovere mi impone di essere schietto. Manchi da tanto, tante cose sono cambiate nel mondo e nel tuo adorato paesello... E tante altre sono rimaste uguali spiccicate così come le hai lasciate.
A leggere quanto hai scritto, c'è proprio da rimpiangere quell'isola felice che era Palazzolo, quella dei tuoi ricordi da bambino e quella che rivedevi nelle tue brevi visite da adulto. Vivere di ricordi o di rimpianti certo è impossibile. Vivere sognando ciò che non c'è più, è triste. Accontentarsi della mediocrità è peggio. Poiché nel tuo paesello si vive di questo.
Dalla descrizione che ne fai si respira una genuinità che non c'è più, come non c'è in qualsiasi altra parte di mondo. Ma qui, a Palazzolo, era semplice poterla mantenere... Non pensi che io abbia ragione?
Ti debbo però fare una piccola rimostranza. Perché non hai sfiorato l'aspetto "politico" proprio nel capitolo dedicato a Palazzolo? Se non sbaglio, erano gli anni degli "onorevoli", quelli che hanno reso grande Palazzolo. Gli anni dei lavori pubblici esasperati e delle tangenti ad essi legate, gli anni delle pensioni per tutti, quelli in cui si raccomandava anche la scopa, e si dava lavoro e posto fisso anche a chi risiedeva ormai al camposanto, sottoterra.
Ma sai che la gente, il popolo, vive di pancia. Se il popolo non fosse così istintivo e indemoniato, tu saresti qui, ancora accanto a me. E ti dico di più. Poiché gli animali proteggono i loro cuccioli anche a costo della propria vita. Gli umani no. Gli umani lasciano sempre soli coloro che alzano la testa e dicono in tutta libertà quello che pensano. Gli umani lasciano sempre soli quelli che dicono scomode verità. Ne sai qualcosa.
Invece di blindarti, invece di proteggerti, invece di formare un cordone umano davanti a quell'automobile dentro la quale ti hanno crivellato di colpi, ti hanno lasciato solo.
E debbo purtroppo raccontarti che quegli anni non sono mai definitivamente tramontati. Non ci sono più quegli onorevoli, ma quel vecchio modo di fare politica, di parlare solo alla pancia della gente, quel vecchio modo di gestire la cosa pubblica sono rimasti tali e quali. La politica, sai meglio di me, è il luogo dei numeri, il luogo dell'assalto all'ultimo voto, del ricatto dei consiglieri al sindaco, della spartizione del denaro pubblico, della tangente da pagare se mando gli operai della ditta in questo o quell'altro ristorante a mangiare, della tangente all'assessore per aver comprato questo e non quell'altro spettacolo. La politica è definitivamente deceduta. Tu hai lasciato un certo tipo di politica e di politici... Oggi è ancora peggio.
E insieme a quella politica e a quei politici morti, è morta, per esempio, pure Palazzolo... Spero con questo di non rattristarti.
Quando tu dici, nel capitolo dedicato alla bellezza, parlando di Palazzolo "Ecco, questo è il corso del paese, la strada più amabile che io conosca. Fiancheggiata da piccoli palazzi dell'Ottocento, essa scende dapprima in lievissimo declivio formando un'ampia curva e poi ricomincia a salire, sempre più ripida in rettifilo, fino quasi alla cima della montagna... Ogni sera, un'ora dopo il crepuscolo, la strada si anima improvvisamente di migliaia di persone che passeggiano quietamente come in un rito, le ragazze più belle sottobraccio, i tavoli dei bar affollati di studenti...", io ti dico "Ecco, questo è solo un ricordo".
E se parli oggi con un tuo concittadino, sentirai ripetergli "Una volta il carnevale era bellissimo... Una volta il paese era pulitissimo... Una volta il paese era tranquillissimo... Una volta c'erano tanti forestieri... Una volta cadeva la neve... Una volta il caldo estivo era secco... Una volta era un paese di villeggianti... Una volta c'era tanto lavoro... Una volta i giovani non scappavano... Una volta... Una volta... Una volta...".
Sai qual è il problema? Lo avrai già intuito. Non certo la crisi, banale giustificazione della politica altrettanto banale, incapace di tutto, dedita solo agli affaracci propri. Il problema è la delega politica alle persone sbagliate! O, meglio, la delega tout court. Nessuno si impegna personalmente. Delegando significa che non sei mai responsabile, sia del bene che del male. Peggio della delega non c'è nulla. Perché guarda caso, chi viene delegato ad amministrare è sempre l'immagine fedele della mediocrità dell'elettore. Per questo Palazzolo, la tua bella unica inimitabile Palazzolo è morta, sfiorita, invecchiata.
Per questo i giovani vanno via, ma non solo in cerca di lavoro. Scappano perché non si tollera più la loro voglia di divertirsi spensieratamente, non si tollera la musica, non si tollera la loro gioia di vivere... Scappano nelle sere estive in cerca di nuove mete. E, peggio, scappano col cervello seppur presenti fisicamente, scappano ubriacandosi, tirando coca, fumando erba come in un tentativo estremo di spegnere il cervello.
Ma non li condanno. I ragazzi sono il risultato positivo o negativo delle nostre azioni. Peggio, sono il risultato della nostra indifferenza, del nostro non-pensare-al-loro-futuro, anzi, del nostro averglielo disintegrato quel futuro.
Ti dico una cosa: ai tuoi, ai miei tempi, e non parlo di secoli fa, quando entravi nella classe di un liceo qualsiasi, e chiedevi "Cosa vuoi fare da grande?", sentivi mille risposte, mille sogni, mille professioni, tanta voglia di fare della propria vita una gran bella avventura. Questo non accade più, scordatelo, tutto annullato, tutto azzerato.
Dici una grande verità. Non c'è un solo individuo che arrivando a Palazzolo non se ne innamori. E, purtroppo, si vive di una rendita che sta esaurendosi, anzi si sopravvive. Si vive di "mi-accontento", di "vabbè-e-io-che-posso-farci", e non per la voglia di mostrare di avere delle qualità reali e metterle in atto. I politici si limitano a fare i funzionari pubblici, puri e semplici burocrati. La loro immaginazione è totalmente spenta. E la loro colpa più grande? Avere spento la passione nelle categorie economiche che sono il motore di una comunità.
Palazzolo, la tua bella e amabile Palazzolo, dovrebbe aprirsi al mondo. Forse, non saprai del prestigioso riconoscimento conquistato "Patrimonio dell'Umanità"... Ma Palazzolo non era pronta per un riconoscimento simile. I tuoi concittadini avrebbero prima fatto bene a capire cosa significa "Patrimonio dell'Umanità"! Per non continuare a buttare cartacce a terra per strada, per tenerla pulita come lo era quando giocavi da bambino le tue partite di calcio. Avrebbero dovuto capire che Palazzolo andava "blindata", agghindata come l'attrice più bella al mondo. Avrebbero dovuto capire i giovani del sabato sera, che marciapiedi cosparsi di bottiglie di birra e bicchieri di plastica non possono fare di una città il "Patrimonio dell'Umanità". I commercianti, la politica, i cittadini tutti avrebbero dovuto capire l'importanza di una sana mummificazione della città, confezionata come il regalo più bello dentro la sua impossibile isola pedonale, per proteggerla, tutelarne la bellezza, migliorarne l'aspetto senza violentarla.
L'altro giorno, dei turisti palesemente del nord, dicevano "Questa città è impossibile per i pedoni..." e mi sono vergognato. E mi vergogno tutte le volte che una mamma col suo passeggino fa la gimcana tra automobili, moto smarmittate, impedimenti di qualsiasi genere, con l'aggravante che una mamma col suo bambino sono cose sacre e non debbono dare la precedenza alle automobili come accade qui e in tanti altri luoghi di questo amato-odiato Sud!!!
Vero, verissimo, dici bene "I cambiamenti e la civiltà di un popolo avvengono nell'arco di un tempo lungo..." Ma questo tempo non può essere interminabile!
Adesso, perdonami, devo scappare. Mi farò sentire presto. Tuo perenne estimatore.