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Il paesaggio e l'agricoltura: un rischio in negativo ed una prospettiva positiva

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pinoguzzardi:

A) La tutela del paesaggio, a rischio l'art. 9 della Costituzione Repubblicana.

  " Profeticamente, Roberto Saviano ha scritto in Gomorra: «La Costituzione si dovrebbe mutare. Scrivere che si fonda sul cemento e sui costruttori. Sono loro i padri. Non Parri, non Einaudi, non Nenni, non il comandante Valerio».

«Cementifici, appalti e palazzi quotidiani: lo spessore delle pareti – prosegue Saviano – è ciò su cui poggiano i trascinatori dell´economia italiana». Proprio questo sta accadendo.

Il 4 giugno Tremonti annuncia l’intenzione di modificare l’articolo 41 della Costituzione, secondo cui «la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»: secondo il ministro, invece, bisogna «uscire dal Medioevo per liberare le imprese». Il "nuovo" articolo 41 deve cancellare i controlli, imporre una totale deregulation.

E infatti l’8 luglio il senatore Azzollini presenta al Senato un emendamento alla "manovra" economica secondo il quale il costruttore può avviare cantieri senza alcun permesso, producendo contestualmente un’autocertificazione ("segnalazione certificata di inizio attività", o s.c.i.a.), valevole anche nelle aree vincolate, e lasciando alle amministrazioni l’opzione di un controllo ex post.

Proprio come se la riforma costituzionale vagheggiata da Tremonti (che le Camere non hanno nemmen principiato a discutere) fosse già passata. L’Italia diventerebbe così, secondo la profezia di Saviano, una Repubblica fondata sul cemento. Peggio: anche in caso di falsa dichiarazione, con l’emendamento Azzollini i lavori già iniziati sarebbero "blindati", consolidandosi 30 giorni dopo la dichiarazione (anche se falsa), e senza sanzioni né per l’impresa né per il costruttore, a meno che le amministrazioni non dimostrino «un danno grave e irreparabile per il patrimonio artistico, l’ambiente, la salute». Insomma, piena licenza di abusivismo per i danni ambientali "di modica quantità" (a giudizio delle stesse imprese); un’escalation brutale anche rispetto ai condoni edilizi che abbiamo subito.

Lo abbiamo scritto in queste pagine (12 luglio): questa norma violerebbe principi fondamentali della Costituzione come la tutela del paesaggio (art. 9), il principio di utilità sociale dell’impresa e della proprietà (artt. 41 e 42), la centralità e dignità sociale della persona (artt. 2 e 3). L’appello di Repubblica non è rimasto inascoltato: oltre a Italia Nostra, che già aveva manifestato viva preoccupazione alla prima e meno aggressiva versione della "manovra", il Fai e Wwf invitarono Bondi a esprimere «un civile sdegno» contro questo «vero e proprio assoluto Far West». Altre voci si unirono subito, dall’opposizione ma anche dalla maggioranza, come l’onorevole Fabio Granata, che parlò di «minaccia gravissima e incivile per paesaggio e ambiente», mentre il ministro Bondi si dichiarava «sorpreso» dall’emendamento, prodotto «senza che il Ministero ne sia stato informato».

Ma è stato l’intervento del Quirinale che ha convinto il governo a correggere gli aspetti più perversi della proposta, richiamando con fermezza i valori della Costituzione. Grazie all’efficace esercizio della moral suasion, nella nuova versione la s.c.i.a. non si applica nelle aree vincolate; i termini di reazione delle amministrazioni si estendono da 30 a 60 giorni; si introducono sanzioni, senza limiti di tempo, per le dichiarazioni mendaci; infine, si cancella l’assurdo limite all’intervento delle amministrazioni, non più limitato ai soli danni "gravi e irreparabili".

L’intervento del Colle ha depotenziato gli aspetti più pericolosi di una norma anticostituzionale. Ma la partita non è chiusa: la s.c.i.a. infatti resta, anche se escludendo le aree vincolate.

Come ha scritto Giuseppe Galasso sul Corriere (17 luglio), la "legge Galasso" (1985), poi recepita nel Codice dei Beni Culturali (2004), considera il paesaggio come un insieme organico «nella sua storica e fisica configurazione», affidandone la tutela non al solo strumento del vincolo, ma alla pianificazione paesistica. «La trama dei vincoli è una groviera largamente perforabile e perforata, per cui la riserva è importante ma non rassicurante». Si aggiunga che la s.c.i.a. può essere impunemente applicata in tutte le aree sensibili non vincolate, per esempio nelle zone sismiche senza vincolo paesistico, che in Italia sono enormemente grandi, o nelle "zone insalubri" dove insediamenti industriali a rischio, depositi di carburante e così via potranno essere ampliati a dismisura senza il minimo controllo: con una "segnalazione" autocertificata, appunto. Solo l’abolizione di ogni forma di s.c.i.a., cioè il ritorno alla procedura corrente in tutto il territorio, sarebbe tranquillizzante.

Ma c’è da scommettere che non sarà così. Quali siano le intenzioni di chi ci governa lo si vede nel Lazio, dove l’assessore all’urbanistica della Regione Luciano Ciocchetti ha appena annunciato una "rivoluzione in dieci mosse": via libera agli interventi nei centri storici, nelle zone agricole e nei condomini; «abbandono del concetto di adeguamento sismico»; ampliamenti consentiti in sopraelevazione, anche oltre il limite di mille metri cubi, e questo per «coinvolgere maggiormente Roma, oggi tagliata fuori dalla legge» (Il Sole, 14 luglio).

Tutto, pur di costruire. In un Paese dove un milione di case risultano vuote (così il rapporto Legambiente diffuso il 15 luglio), e che mantiene saldamente il primato europeo nell’abusivismo edilizio, il partito del cemento continua a imperare. Abbiamo il più basso incremento demografico d’Europa e insieme il più alto consumo di suolo: eppure chi ci governa sembra credere che "il mattone" sia l’unica forma nota di investimento produttivo.

Questa mentalità arcaica, che distoglie capitali da forme ben più dinamiche di investimento, non solo frena lo sviluppo del Paese, ma ne distrugge la risorsa più preziosa: il paesaggio e l’ambiente. Secondo la Corte Costituzionale (per esempio nella sentenza nr. 367 del 2007), il paesaggio incarna valori costituzionali «primari e assoluti», che sovrastano qualsiasi interesse economico, e perciò esige «un elevato livello di tutela, inderogabile da altre discipline di settore». È ribadendo questi valori che si deve rispondere a miserevoli espedienti come la s.c.i.a., alla sciatta deregulation di una Costituzione immaginaria scritta col cemento. Salvatore Settis da " la repubblica" di oggi.

Salvatore Settis, da La Repubblica di oggi.

Ed è questo il rischio che si sta paventando all'orizzonte: non  ne frega niente a loro del paesaggio del "bel paese", purchè si continui a "cementare" e la prospettiva è certamente negativa.

Ma io sono fiducioso ed ottimista: no pasaran.


B) L´agricoltura guarda avanti.

Così il biotech supera gli Ogm   

 "Con i sequenziatori di Dna ora nei campi si possono accelerare e migliorare le produzioni. E farle rendere di più La diffusione di queste tecnologie nelle campagne è la proposta avanzata da una task force di 32 associazioni     

Basta con i prodotti dai superpoteri: adesso si punta a creare piante con più frutti. E buoni. Si programma in laboratorio anziché aspettare 15 anni per vedere se un incrocio è riuscito

Gli ogm? Roba vecchia, una filiera di ricerca che si è impantanata nelle difficoltà di realizzazione e nei rischi. La nuova frontiera dell´agricoltura avanzata è la tecnologia che legge il futuro dei semi. Invece di sotterrarli e star lì ad aspettare che crescano, anni di attesa per capire se alla fine quella pera sarà veramente più saporita, si può passare l´evoluzione al setaccio di un sequenziatore di Dna capace di prevedere lo sviluppo di 20 mila semi in modo da scegliere quelli più adatti. Il rischio è uguale a quello di 10 mila anni fa, quando si tracciò il confine del primo orto. La redditività dell´impresa straordinariamente alta.

Questo salto di tecnologia è la proposta che, all´indomani della decisione europea di lasciare gli Stati liberi di coltivare o non coltivare gli ogm, uscirà dal convegno "Agricoltura e biotecnologie: il fronte della ricerca tra un´avanguardia silenziosa e un´innovazione superata" organizzato oggi a Roma dalla task force «Per un´Italia libera da ogm» di cui fanno parte 32 associazioni tra cui Slow Food, Legambiente, Vas, Verdi, Wwf.

Il tentativo è uscire dalla contrapposizione manichea tra agricoltura tradizionale e organismi geneticamente modificati per esplorare le mille possibilità che le biotecnologie, dall´invenzione del pane e della birra in poi, hanno prodotto.
«Gli ogm sono fermi a soia, cotone, mais e colza modificati per sviluppare la resistenza agli erbicidi e agli insetti: le proposte della fine degli anni Ottanta», afferma Marcello Buiatti, ordinario di genetica a Firenze. «Le altre migliaia di sperimentazioni in sostanza non hanno funzionato perché l´idea di inserire un gene nuovo all´interno di una pianta, pensando che si limiti a fare quello che faceva nel contesto da cui è stato estratto, è sbagliata. Il nuovo gene finisce per interagire con tutto il Dna e il risultato è che l´operazione non dà il risultato atteso. Con le tecniche attuali invece, tutto cambia».

Tutto cambia perché si ribalta la prospettiva: non si lavora più in direzione dell´evento mirabolante, della fragola che cresce sotto la neve grazie al gene del pesce artico. Le nuove conoscenze sono messe al servizio del vecchio fine: creare piante con frutti più buoni e più abbondanti. La differenza, non piccola, sta nella velocità: minuti invece di secoli.

Alla fin dei conti quello che all´agricoltore interessa non è creare una mela quadrata ma intervenire su quella parte di genoma che regola non il cosa ma il come e il quanto: il grado zuccherino, la velocità di crescita, l´intensità del profumo. «A progressi in questa direzione si è arrivati con millenni di incroci casuali che, piano piano, per selezione progressiva, hanno permesso di arrivare alle materie prime agricole di cui disponiamo», continua Buiatti. «Oggi è possibile sostituire l´efficacia e la rapidità della scelta in laboratorio al caso che regola la selezione nei tempi lunghi.

Grazie alla tecnica dei marcatori funzionali basta una macchina come quella che ho io, in piccolo, nel mio laboratorio, per capire quale variante genetica contengano i semi e scegliere i più adatti alle nostre esigenze».

Invece di aspettare 15 anni per vedere se un incrocio di susine è venuto bene e poi farne un altro aspettando, sempre dopo 15 anni, un piccolo progresso successivo, si può giocare la partita della programmazione in laboratorio. Usando, oltre alla tecnica dei marcatori funzionali, il sistema del vigore ibrido, cioè la capacità di sfruttare le linee genetiche che contengono in sé un messaggio potenziale più ampio, e quello del rimescolamento del genoma che punta alla maggiore velocità evolutiva derivante dagli incroci di due varietà.

Leonardo Vingiani, direttore di Assobiotec, dice che tra queste tecniche e gli ogm non c´è contrapposizione: «Sono linee di ricerca parallele». Per Manuela Giovannetti, preside della facoltà di agraria di Pisa, invece la contrapposizione esiste: «L´85 per cento degli ogm è stato progettato per resistere agli erbicidi e infatti il loro uso invece di diminuire è aumentato. Inoltre la possibilità che la resistenza agli erbicidi si trasferisca a piante infestanti creando uno scenario estremamente allarmante, con impatti pesanti sulla capacità del sistema agricolo mondiale, è concreta. I casi in cui questo processo è avvenuto sono ben documentati nella letteratura scientifica».

ANTONIO CIANCIULLO - la Repubblica di oggi

Ed è questa la nuova agricoltura, nel rispetto sostanziale della tradizione ed in una prospettiva positiva.



                                                                                                                    pinoguzzardi

SC:
come sempre i giornalisti quando si occupano di scienza mischiano un po di cose

sa a cosa serve il sequenziamento del dna?
serve alla progettazione tout court al computer di nuove specie animali e vegetali ossia un ogm completamente artificiale esattamente come la cellula artificiale di Venter

se lei pensa che questa è una tecnica tradizionale di agricoltura che al rispetti nella "sostanza" per me va bene io sono favorevole

industria genetica combinata con quella informatica  sarebbe fantastico e sono felice che lei si dichiari a favore

ce la facciamo finanziare con i contributi del parco che dice?

pinoguzzardi:
Vedremo, gentile sign. S.C., forse più presto di quanto Lei si immagini e non auspichi.

A me sembra che vi sia una notevole dfferenza tra il concetto di " sequenzialismo del D.N.A" e la "cellula di Venter".

Se non è così, mi illumini per favore.


                                                                                                                   pinoguzzardi

SC:
http://it.wikipedia.org/wiki/Craig_Venter

basta leggere la biografia di venter  detiene parecchi brevetti sul sequenziamento del dna, delle cui tecnica è uno dei maggiori esperti al mondo.

pinoguzzardi:
Il Suo rimando a "wikipedia" non mi ha consentito di verificare la corrispondemza tra " sequenzialismo del D.N.A" e " la
costruzione in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un DNA sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente"

Forse il primo concetto è propedeutico all'altro ma semplicemente quale metodologia di conoscenza.

Ma sono due cose assolutamente diverse, ritengo.

O mi sbaglio ed in tal caso mi rivolgo a Lei che ne sa sicuramente più di me.


                                                                                                                           pinoguzzardi
 

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